(Prosegue) Ad ogni buon conto, l'ascolto del disco menzionato nello scritto immediatamente precedente a questo, mi ha confermato ampiamente quel che già pensavo, ovvero che "Rapsodia satanica" di Mascagni, priva delle immagini oleograficamente datatissime del film, ci guadagni sensibilmente, addirittura! Anzi sempre più, al solo ascolto, mi appare come un efficacissimo contraltare nostrano a certi giganteschi poemi sinfonici d'inizio '900, tipo "Pelléas und Melisande" di Schoenberg. o "Die Seejungfrau" di Zemlinski, alla faccia di chi continua a considerare il musicista livornese autore di una sola opera, ovvero limitandolo all'inflazionatissima "Cavalleria rusticana", rendendogli così assai poca giustizia! Direi trattarsi decisamente di una straordinaria partitura, circa tre quarti d'ora di musica veramente suggestiva ed immaginifica, magistralmente orchestrata, tale da meritarsi un posto d'onore, ossia una vita pienamente autonoma, nelle programmazioni concertistiche, con delle autentiche zampate degne di un genio assoluto, nonostante il dover sottostare ad alcune convenzionalità d'epoca, come le 2 brevi citazioni pianistiche di notturni chopiniani, magistralmente incastonate nel tutto (a suggello della propensione pianistico-salottiera del personaggio femminile protagonista della vicenda), una musica che si intuisce chiaramente come abbia potuto costituire un modello esemplare per le generazioni di compositori di musica da film successive, veramente avanzata per l'epoca nella quale venne composta, tanto che, nel confronto con i brani dalle magistrali musiche di Rota per "Il Gattopardo" di Visconti, incisi nel medesimo disco, non ne esce affatto sminuita, risultandomi difficile, se non impossibile, dire quale fra i 2 esiti possa essere, almeno musicalmente, definito il più mirabile. Tanto più in una splendida esecuzione come la presente, ottimamente registrata tralaltro, che mi è parsa anche superiore alla pur valida esibizione bolognese, confermandosi più che mai l'espertissimo Frank Stroebel, alla testa di una disciplinatissima orchestra tedesca, una sicurezza ed una garanzia assoluta in questo genere di repertorio, direi proprio che non si possa chiedere di meglio! L'unica critica che muoverei a questo bellissimo disco è che avrei preferito un altro abbinamento più originale, ovvero anzichè le alquanto inflazionate musiche di Rota per "Il Gattopardo" (oltretutto con una strana scelta di 5 brani - tralaltro indicati grossolanamente come: "Titoli di testa"; n.6, che corrisponderebbe al "Viaggio a Donnafugata"; n.19, relativo ad "Angelica e Tancredi"; n.11, "Angelica e Tancredi"; "Finale"; - tratti dalla suite da concerto di 9 pezzi complessivi - mancherebbero quindi, nell'ordine, il n.7, "I sogni del principe"; il n.3, "Partenza di Tancredi"; il n.21, "Amore e ambizione"; il n.22, "Quasi in porto"; e sì che il minutaggio del cd lo avrebbe ampiamente consentito - realizzata da Riccardo Muti e già incisa da par suo nel '97 con la Filarmonica della Scala per la Sony Classical e fermo restando che l'esecuzione di Stroebel, in sè, non ha proprio nulla da invidiare a quella mutiana), magari io ci avrei aggiunto la non molto più estesa (circa una ventina di minuti) ma altrettanto bellissima partitura di Camille Saint-Saens, composta per il cortometraggio francese muto del 1908, "L'assassinat du Duc de Guise" di André Calmettes e Charles Le Bargy, prodotto dalla Pathé Frères (ascoltata sabato 5 luglio 2008, dal vivo, sempre nell'ambito della rassegna estiva del "Cinema ritrovato" in Piazza Maggiore), ovvero, forse, la prima partitura scritta appositamente per un film (peraltro anch'esso in sè un centone d'epoca che vale assai meno, secondo me, della musica che sontuosamente lo riveste) da parte d'un grande compositore, abbinamento che senz'altro avrei trovato assai più stimolante, stante il fatto che di quest'ultima mi risulta un'unica incisione discografica, valida, ma in una riduzione per piccolo complesso strumentale! Ma tornando al disco in esame, francamente mi riesce incomprensibilmente assurdo il motivo per cui si siano decisi a licenziarlo sul mercato, circa una decina d'anni dopo essere stato registrato. Come ho già detto in precedenza, non è affatto l'unico caso che ho rilevato ultimamente, certe volte anche questi tedeschi hanno dei comportamenti cervelloticamente strambi! Tornerò senz'altro sull'argomento... / P.S.: ultimamente il mio ego smisurato (l'unica cosa smisurata che possa vantare alla mia veneranda età, scommetto che qualcuno potrebbe persino morire dall'invidia leggendomi, non è certamente da tutti, poichè si sa che con l'avanzare crudele ed inesorabile dell'età ti cala la vista, ti cala la palpebra, oltre a tutto il resto... transeat!) sta ricevendo persino troppe gratificazioni; non solo sono citato ovviamente come il vincitore del mese di settembre della rubrica "Saper vorreste? Indovina quale opera ti stiamo raccontando" di Mario Marcarini, a pag. 68 del n.270 di ottobre del mensile "Musica" (e mi è andata bene, poichè la soluzione del mese corrente, sinceramente non l'avrei proprio azzeccata), ma addirittura la mia recente disavventura uditiva ha occupato l'intera rubrica musicale di Federico Guglielmi, a pag. 169 (sotto il titolo di "Drammi uditivi") del n.368, sempre di ottobre, di un'altro mensile, "Audio Review", rivista di elettroacustica, musica ed alta fedeltà (come recita la testata), al cui curatore avevo inviato il 10 settembre una mail senza alcuna pretesa di pubblicazione, meno che mai aspettandomi simile considerazione da parte sua, veramente troppa grazia! Sarà per una sorta di legge di compensazione che allora il destino abbia deciso di "allietarmi" ulteriormente l'esistenza, funestandomi fino a pochi giorni fa con un "gradevolissimo" virus intestinale veramente terribile, oltrechè l'aver subito una sorta di attacco informatico (altro virus?) che, oltre a rendermi difficoltoso l'accesso ai miei siti abituali, mi insidiava ambedue i numeri del mio telefono cellulare a doppia sim, ad ogni buon conto sono riuscito a riprendere il pieno controllo della mia situazione. Ma ripensando alle mie recentissime gratificazioni, adesso come farò a ritornare con i piedi per terra, ossia a riprendere la mia piattissima e scoloritissima esistenza, come se nulla fosse? Parrebbe veramente un problema insormontabile a questo punto (non preoccupatevi, sto delirando come da mia consuetudine, tutto nella norma), ma mi sorge il vago sospetto che si tratti di una boiata pazzesca, chissà perchè! Ai "posteriori" l'ardua sentenza! / / P.P.S.: non mi è piaciuta proprio per niente la predicozza finale dell'ineffabile Michele Dall'Ongaro al termine di una puntata di "Pétrushka" su Rai5, quando ha dichiarato che, se vogliamo più musica classica in televisione, allora dobbiamo pagare il canone. Essendomi già ampiamente e lungamente espresso in precedenza su questo assurdo ed anacronistico balzello, trasformatosi nel tempo in una volgarissima tassa di possesso di apparecchi audiovisivi, il cui ricavato non va affatto all'ente radiotelevisivo pubblico, ma serve unicamente ad ingrassare le casse perennemente voraci di quell'accolita di criminali mafiosi legalizzati che va sotto il nome di Agenzia delle Entrate, che non per niente ne gestisce direttamente la riscossione, non starò qui a ripetermi ulteriormente sull'argomento, anche perchè appartengo comunque a quella categoria di fessi che la paga, nonostante tutto, sia pur certamente di malavoglia (conosco diverse persone che non lo fanno e francamente le invidio, ad essere sinceri)! Trovo in ogni caso esecrabile, oltre che spregevolmente immorale, usare persino la cultura, ovvero nella fattispecie la musica classica, per ammanire ai telespettatori, da un canale del servizio pubblico, un volgarissimo e stucchevolissimo predicozzo dal tono nauseantemente ricattatorio, tanto più irritante poichè viene da un musicista, o meglio un compositore e musicologo, competente, autorevole ed appassionato come Michele Dall'Ongaro, che francamente ci poteva risparmiare questa sordida tiratina aziendale così offensiva, soprattutto verso coloro come il sottoscritto che tirano a campare con una paga da fame, con grandi sforzi, senza alcuna agevolazione da parte di qualsivoglia struttura sociale!
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