Disquizioni intorno alla musica colta, con particolare riferimento alla realtà contemporanea.
sabato 9 aprile 2011
Ulteriori considerazioni sulla contemporaneità nel teatro lirico.
Un altro esempio di discutibile contemporaneità si era già ascoltato su Radiotre sabato 2 aprile alle ore 20 circa, con la trasmissione in differita dall'Opera di Stato di Vienna in una registrazione dal vivo effettuata il 7 dicembre 2010, del lavoro teatrale del compositore messicano Daniel Catàn "Il postino", in 3 atti, dal romanzo "Il postino di Neruda" di Antonio Skàrmeta, la stessa fonte che aveva ispirato l'omonimo film di Michael Radford con Massimo Troisi nella parte del postino. Qui se possibile si sprofonda ancora di più rispetto al lavoro di Ferrero in un risultato complessivo di aurea mediocritas, nel senso che, pur non trrovandolo personalmente un brutto lavoro, nondimeno non mi è risultato particolarmente esaltante come risultato finale. Il che è persino peggio! L'eccesso di melodiosità zuccherosa, unita a puccinismi di riporto particolarmente sfacciati, con qualche vaga spruzzatina stravinskiana qua e là, oltre a un certo bozzettismo e colore locale alquanto banali e stereotipati, denotavano innanzitutto poca o punta personalità dal punto di vista stilistico, che non andava oltre una generica piacevolezza a buon mercato. Va detto peraltro che l'attrattiva principale dello spettacolo era la presenza del tenore Placido Domingo nel ruolo del poeta Pablo Neruda, scritto appositamente per lui, consentendogli così alla sua veneranda età di aggiungere un ulteriore nuovo personaggio nel suo già ricco carniere. Ovviamente è stato lui soprattutto a beccarsi qualche applauso a scena aperta nel corso dell'opera, da un pubblico che, giudicando attraverso la ripresa audio radiofonica, anche stavolta non sembrava particolarmente numeroso. Per il resto gli applausi sembravano abbastanza tiepidi.Musicalmente i momenti migliori secondo me si sono avuti durante l'ultimo atto, con qualche discreto spunto drammatico, ma onestamente nulla di veramente memorabile. Rilevato che, nel suo complesso l'esecuzione musicale mi è parsa adeguata, trattandosi di ripresa radiofonica, non posso certo giudicarne la parte visiva. Aggiungo però che le recensioni che ho letto su alcune riviste specializzate, erano piene di riserve, con ragione direi, almeno in questo caso. Inoltre la maggior parte degli sms mandati a Radiotre dagli ascoltatori erano decisamente di segno negativo. Giustamente il conduttore di Radiotre ha sottolineato il fatto come sia comunque importante che queste cose vengano fatte conoscere, al fine di potersi fare un'idea personale dell'andamento del teatro lirico contemporaneo e in questo la radio è senza dubbio uno strumento utile e prezioso, da sfruttare se possibile ancora di più, unitamente al fatto di potere avere accesso ai supporti audiovisivi, soprattutto in un paese come l'Italia, dove il teatro lirico è stato ridotto sostanzialmente a un museo delle cere! Ma volendo tentare un discorso lungo e articolato, nel timore di risultare troppo prolisso e tedioso, rimando il tutto a una prossima puntata. Gabriele Evangelista
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