E' soltanto da pochissimo che ho superato il senso di autentica vergogna per aver messo, a suo tempo, in condivisione su facebook, la "Serata Cage" svoltasi in piena estate canicolare, alla libreria "Coop/Ambasciatori" di via degli Orefici, a Bologna. Più di tre ore di autentico stracciamento di marroni, un susseguirsi di boiate pazzesche una peggio dell'altra, fra stornellatori e cineserie d'accatto, di tutto di più, mancava solo una cosa, l'oggetto della serata, ovvero lo stesso Cage, purtroppo! Più che una "Serata Cage" nel senso di John, una "serata cage", nel senso letterale di cage, ovvero trappola, autentico specchio per le allodole. E per questa ributtante baracconata, da cui ne sono sortito con una depressione a dir poco cosmica, vi erano coinvolte varie scuole musicali e financo il conservatorio felsineo! Per darvi un'idea del livello "altamente culturale" dell'evento (a parte un telegrafico accenno ad un nuovo libro dedicato al suddetto musicista) , a cui hanno fatto presenziare, tanto per darsi una parvenza di serietà, un rintronatissimo, canuto, Tito Gotti (direttore d'orchestra e fra gli organizzatori, a suo tempo, del "Treno di Cage") che sembrava piovuto lì per caso, ad un certo punto, sul palco, fra i vari cialtroni che vi si avvicendavano, è giunto un tal professor Luppi, proveniente dal riformatorio, ops, conservatorio, il quale, presentando i suoi allievi, ha annunciato, testuale: "Adesso facciamo un baccanale, ovvero un Bach anale!". E dopo questa bella trovata, prendendo pure a pretesto il fatto che a Tampa, in Florida, si tiene un "Festival Cage", ha annunciato l'esecuzione, sempre da parte dei propri allievi (o Allevi? Ci mancava soltanto il moccoluto, a questi livelli!) di una sua propria composizione, dedicata (sic!) al commemorato, ovvero la "Suite Tampa". Visto l'andazzo, meglio sarebbe stato, a questo punto, ribattezzarla "Suite Tampax" (in bocca gliel'avrebbero dovuto cacciare, a codesto mentecatto)! Ingenuamente, pensavo che, per il fatto che il gestore di codesta libreria, Luigi Montrone, si picca di essere un appassionato di classica, ed inoltre, visto che fra gli organizzatori figurava sua figlia Irene, insegnante di musica e curatrice di "Girotondo di note", piccola rassegna periodica domenicale di giovani allievi aspiranti concertisti, avente luogo nella medesima libreria, pensavo, ripeto, di trovarmi al cospetto di ben altra cosa, altrimenti meno che mai mi sarei azzardato a condividerla sui social, nè tantomeno di buttare un'intera serata assistendoci di persona! Insomma, non c'è speranza, questi sguaiatissimi bottegai che con la cultura ci si riempiono soltanto le loro sudicie boccacce, non solo hanno rifatto il funerale a Cage, ma, per giunta, pure d'infima classe!
Disquizioni intorno alla musica colta, con particolare riferimento alla realtà contemporanea.
domenica 3 dicembre 2017
L'orinale di Bologna.
Istituzione sempre più in decadenza, l'orinale, ops, il Comunale di Bologna! Certo che scegliere "Aida" come titolo inaugurale, con la scusa che non la si dava da 16 anni, manco fossimo l'ombelico del mondo e non ci fossero altri teatri sparsi per il mondo a colmare (fin troppo!) la "lacuna" nel frattempo (veramente pietosi questi "solito minestristi"), è quanto di più banalmente scontato ci sia, ma quello che mi lascia perplesso è il fatto che, in questa occasione, per motivazioni bizzarramente tecnologiche, al posto dei consueti sopratitoli, si sia utilizzata un'applicazione, da scaricarsi preventivamente sul proprio gingillo tecnologico, al fine di poter seguire il libretto. Io trovo altamente diseducativo incoraggiare il pubblico indisciplinato odierno, che già tende troppo a farlo di suo, a smanettare per tutta la durata della rappresentazione, sul loro giocattolino mediatico e come ipotetico, semplice spettatore mi darebbe veramente fastidio, spendere dei gran soldi per andare a teatro, vedendomi circondato da una massa di bambini deficienti intenti a trafficare col loro trastullo tecnocratico, per tutto il tempo. Sarò un matusa, un dinosauro, ma stupidamente mi chiedo, come si faceva ad andare a teatro ai miei tempi, persino in occasione di titoli in idiomi stranieri, quando tutte queste diavolerie tecnologiche, a cominciare dai sopratitoli, sostanzialmente disturbanti e distraenti, non esistevano affatto? E difatti c'era chi si portava dietro il libretto dell'opera (all'estero, anche la partitura), da piazzarsi in grembo durante lo spettacolo, cosa assai più discreta e di ben altro stile e spessore, rispetto all'attuale onanistica esibizione di paccottiglia tecnologica praticata in ogni dove! E tutto questo, per giunta con un'opera stra-arcinota e cantata pure in italiano, altro che analfabetismo di ritorno! Il fatto che questa applicazione sia già stata usata con successo in altri teatri nazionali ed esteri (o così dicono), rimane per me un'ulteriore conferma della progressiva volgarizzazione e decadenza del mondo musicale nel suo complesso. Non so se questa diavoleria, all'atto pratico, abbia poi funzionato o meno lo scorso novembre, anche in rete non ho trovato resoconti degni di nota, tantomeno recensioni dello spettacolo che non fossero redatte prostituendosi, ma a questo punto la cosa riveste relativa importanza, queste istituzioni musicali sempre più nauseantemente museali, col loro pubblico di mummie incartapecorite, sono allo sbando totale e non sanno più cosa inventarsi per continuare a parassiteggiare impunemente. Io, nel frattempo, mi siedo sulla riva del fiume (Reno) ed aspetto...
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