Adesso non più, per le case discografiche e relativi distributori è più sbrigativo ed economico, rimandarti ai propri siti internet, non sempre però attendibili, completi ed aggiornati, anzi talvolta decisamente lacunosi, caotici, farraginosi, dall'accesso difficoltoso oltrechè dal caricamento delle pagine lento, dove puoi (spesso ma non sempre) trovare il catalogo, anche in questo caso non sempre aggiornato, ed eventuali supplementi, scaricabili unicamente come file in pdf (e qui cominciano i problemi, poichè talvolta ho successivamente riscontrato che il file scaricato risultava danneggiato e perciò illeggibile da Adobe Reader). Questo significa già escludere in partenza coloro che, per vari motivi, non abbiano dimestichezza alcuna con la rete, inoltre se si vuole stampare il file su supporto cartaceo (fra numero di fogli di carta occorrenti e soprattutto, quantità d'inchiostro necessaria per la stampa), la faccenda risulta assai più onerosa e costosa, rispetto al fatto di poterlo acquistare direttamente in negozio (fino a pochissimo tempo fa era ancora possibile che venisse anche allegato a qualche cd promozionale, almeno nel caso di qualche etichetta indipendente), se poi si pensa che ai bei tempi andati, sovente lo si otteneva gratis... Ma anche limitandosi ad immagazzinarlo dentro al proprio computer, come faccio io, viene comunque a mancare quella immediatezza di consultazione esclusiva del supporto cartaceo, soprattutto se l'informazione che si cerca è contenuta nelle ultime pagine, costringedoti a tenere pigiato perennemente il tasto sinistro del mouse o del touchpad, dovendolo tediosamente e lungamente scorrere fin dall'inizio, sino ad arrivare finalmente al punto desiderato. Insomma, è tutto diventato così terribilmente, frustrantemente, irritantemente scomodo, a parte poi l'altra questione di rendere disponibili un sempre maggior numero di titoli, attraverso la pratica del famigerato download (scaricamento) a pagamento (si tenga conto che i supporti registrabili sono assai più deteriorabili di quelli preregistrati), ma in una società consumistica dove impera il criterio dell'usa-e-getta, probabilmente tutto ciò è irrilevante, anche se dal mio punto di vista retrogrado costituisce una decisa perdita secca, diventando sempre più difficile non solo essere informati sulle nuove uscite, ma anche sapere se un certo titolo sia ancora in catalogo e quindi reperibile. A parte il fatto che comunque, ribadisco, l'immediatezza di consultazione di un catalogo cartaceo, in questo caso semplicemente te la sogni. Ma che palle! / Nell'attuale programmazione di Radiofd5 (l'ex 5° canale "Auditorium" della defunta filodiffusione, attualmente ricevibile soprattutto sul digitale sia terrestre che satellitare), noto da qualche tempo la perniciosa tendenza a privilegiare nettamente brani di musica classica brevi se non brevissimi e solo saltuariamente di medio respiro, evitandosi quasi completamente le composizioni di più ampia durata, ovvero escludendo in partenza gran parte della letteratura musicale esistente, niente più composizioni sinfonico-corali di ampie proporzioni, niente più opere liriche integrali, ridotte casomai a succinti estratti (dove sono finiti i vari "Progetto Gluck", "Progetto Verdi", "Progetto Wagner", "Progetto Strauss", "Progetto Mascagni" e compagnia bella, domanda retorica, nel senso che una volta conclusisi, era proprio necessario far progressivamente sparire le opere liriche integrali dal palinsesto?). Un vero e proprio obbrobrio, direi! Una logica, ammesso che si possa definire tale, decisamente aberrante, anche se non nuova purtroppo, degna di certe trasmissioni di Radiotre, il ridurre la musica colta esclusivamente a pezzetti e pezzettini, manco fossimo al cospetto di banalissime canzonette, ma forse, in questi tempi così barbaramente "virtuali", dove manca sempre il tempo (e la voglia) di fare alcunchè e perciò non ci si vuole spremere troppo le meningi, magari può benissimo essere che tutto ciò corrisponda a delle perversamente precise esigenze da parte della stragrande maggioranza del pubblico dei radioascoltatori, troppo indaffarati nell'arco delle loro inutilmente "modernamente" convulse giornate, per aver voglia di "sprecare" tempo ed energie mentali nell'ascolto senz'altro più impegnativo di musiche di ben più ampio respiro, ovvero minutaggio complessivo, forse ci sarà anche lo zampino dei discografici, od al contrario nulla di tutto ciò, ma mi sembra comunque un ulteriore piccolo segnale di progressiva involuzione, d'impoverimento culturale, da parte di quello che "dovrebbe" (ma lo è ancora?) un ente radiotelevisivo pubblico. Il mio è senz'altro un discorso da ingenuo zuzzurellone, che ci volete fare!