E pensare che volevo piantarla di dedicarmi a questo dannato blog, incoerente che non sono altro, chissà chi me lo fa fare, ma mettiamola così, sarà per via del mio smisuratissimo ego, fatto sta che non riesco a smettere, proprio per niente, continuiamo così, baldanzosamente, a grande richiesta (ma di chi??? però lo si dice sempre, per giustificare la propria vanagloria, tutto nella norma, coraggio), la mia sballatissima messe di suggerimenti: ------------ Mitch Leigh: Man of La Mancha - Placido Domingo, Mandy Patinkin, Julia Migenes, Carolann Paige, Jerry Hadley, Rosalind Elias, Robert White, Samuel Ramey, Placido Domingo junior, Alvaro Domingo; - The Concert Chorale of New York (James Bassi, Rodne Brown, Daniel Egan, Michael Hume, tenori; Roger Andrews, James Bingham, Julian Long, Joseph Neal, bassi), Jacqueline Pierce consulente artistica; - American Theatre Orchestra / Paul Gemignani - cd Sony Classical SK 46436 (è il celeberrimo musical tratto dal "Don Chisciotte" di Cervantes, tenuto a battesimo proprio da Domingo e nel quale prendono parte, come si evince dalla locandina, anche i suoi 2 figli in ruoli minori. Soltanto ho dei dubbi, stante lo scarso minutaggio complessivo del cd, che si tratti di un'edizione veramente integrale, ma questa è l'unica che ho reperito, tra i protagonisti figura anche Julia Migenes, che fu un'avvenente, sensualissima Carmen, nell'omonimo film-opera, basato sul celebre capolavoro di George Bizet, di Francesco Rosi, del 1984. Libretto interno del cd, completo dei testi cantati, ma alquanto avaro di informazioni); --- Benny Andersson: Kristina - Helen Sjoeholm, Russel Watson, Louise Pitre, Kevin Odekirk, David Hess, Robert Ousley, Greg Stone, Joy Hermalin, Walter Charles, Raymond Jaramillo Mc Leod, Jessica Vosk, Claire Tendl, Madelein Rose Yen, Josh Caggiano, Derin Altay, Jane Brockman, Rebecca Eichenberger, Osborn Focht, Liz Griffith, Blythe Gruda, Michael James Leslie, T. Doyle Leverett, Rob Lorey, Frank Mastrone, Linda Mugleston, Jan Neuberger, Sal Sabella, Wayne Schroder, Kathy Voitko, John Wasiniak; - American Theatre Orchestra & Choir / Paul Gemignani (direttrice d'orchestra associata Annbritt duChateau) - 2 cd Decca 6 025 2734981 7 (è la versione in lingua inglese, essendo il testo originale in svedese, ripresa dal vivo in una sala della Carnegie Hall a New York nel 2009, di un musical incentrato sulle vicissitudini di una famiglia svedese facente parte di un gruppo di emigranti, giunti nel Nord degli Stati Uniti, intorno al 1850, basato sull'epopea "Gli emigranti" di Wilhelm Moberg, peccato che il libretto del doppio cd non specifichi riguardo a quest'ultima se si tratti di lavoro letterario o teatrale e a parte i testi cantati in inglese, non dica quasi nulla nemmeno riguardo al musical in questione, salvo scarni accenni di trama e qualche foto di scena dell'allestimento oggetto dell'incisione discografica, dall'osservazione delle quali, sembrerebbe desumersi che, in quell'occasione, sia stato realizzato in forma semi-scenica. Bel modo di rendere giustizia a un lavoro praticamente sconosciuto dalle nostre latitudini, del quale anch'io ignoravo del tutto l'esistenza, frutto di uno dei miei vari 'reperimenti' casuali. I soliti grandissimi cretini, questi discografici!). --------- In questa sede non tratterò nemmeno, al momento, di "Porgy and Bess" di Gershwin, che pure ha avuto una celeberrima trasposizione cinematografica, poichè è anch'esso un capolavoro di controversa classificazione, in effetti il suo autore aveva l'ambizione di farne il prototipo di un modo di concepire il teatro lirico di derivazione europea, secondo un'ottica più idiomatica e autenticamente americana e certamente in questo lavoro il linguaggio adottato, con i suoi rimandi stilistici a Stravinski, Mussorgski, Copland, Puccini, Richard Strauss, fusi con rimandi al jazz, al blues, al musical e alla canzone popolare, in una sintesi prepotentemente personalissima, mostrano un musicista senz'altro molto più maturo e raffinato, anche a livello di tensioni armoniche, rispetto all'autore dei celeberrimi brani degli anni '20 che gli diedero notorietà internazionale, più immediati ma meno sofisticati, come "An american in Paris" e "Rhapsody in blue", per citare i più arcinoti, si capisce benissimo sentendo "Porgy and Bess" che, se Gershwin, giustamente ammirato anche da Schoenberg suo singolare compagno a Los Angeles nelle partite a tennis, fosse vissuto più a lungo, il suo grandissimo genio lo avrebbe senz'altro portato molto più lontano, ma purtroppo, come ben sappiamo, il suo destino ha deciso ben altrimenti. Ma vista la genesi particolare del suo capolavoro estremo, comparso sia nei teatri lirici che in quel di Broadway (pur ritenendolo personalmente più prossimo all'opera lirica), penso proprio che abbia ragione chi, a suo tempo ha affermato che, se si dà "Porgy and Bess" a Broadway, allora diventa automaticamente un musical, se lo si dà al "Metropolitan" allora diventa tranquillamente un'opera lirica (e se a tutto questo, si aggiunge anche la trasposizione cinematografica, diventa altrettanto perfettamente, anche un film musicale!). Trattasi quindi di un capolavoro camaleontico, capace di cambiare pelle, ovverossia di aderire come un guanto alle più disparate esigenze di allestimento, pur mantenendo integra la sua più intima essenza, cioè senza snaturarsi? Secondo il mio modesto parere, potrebbe essere proprio così, ad ogni buon conto, il dibattito resta aperto e sarò comunque banale, ma per quanto straveda per Leonard Bernstein et similia, per me la summa dell'essenza musicale statunitense è e restera per sempre, George Gershwin! Alla prossima!