Lunedì sera su Radiotre, sono stati trasmessi 2 bei concerti comprendenti musica del '900 storico e musica contemporanea, ma è innanzitutto sul primo che vorrei soffermarmi. Trattavasi di una differita di un concerto registrato al Teatro Manzoni di Bologna, il 28 febbraio scorso, con i complessi del Comunale diretti da Philipp von Steinaecker (maestro del coro Andrea Faidutti) e l'apporto del mezzosoprano polacco Natasha Petrinski, quest'ultima valida sostituta di Monica Bacelli inizialmente prevista (a proposito della qualità delle riprese audio effettuate dai tecnici Rai sia al Manzoni che al Comunale, essendo stato a suo tempo in ambo i luoghi e conoscendone quindi a sufficienza l'acustica, devo sinceramente constatare la loro bravura nel restituirla in maniera pressochè fedele in tutti e due i casi, anche attraverso l'ascolto radiofonico, il che non è affatto così scontato come dovrebbe essere, per cui diamo a Cesare ciò che è di Cesare, pur non essendo certo un estimatore di coloro che lavorano in ambito Rai, ma ricordo che la prima cosa che mi è saltata all'orecchio quando ho assistito a dei concerti gratuiti sia al Manzoni che al Comunale, è stata l'assenza di discrepanze rispetto all'acustica che avevo percepito prima di allora, soltanto attraverso le trasmissioni radiofoniche, a ulteriore dimostrazione di quanto a suo tempo affermato da Marco Lincetto, quando dichiarò che il miglior tecnico del suono è colui del quale non si avverte l'intervento al momento dell'ascolto). Il programma di questo concerto, complessivamente ben eseguito a parte alcune minime smagliature dell'orchestra soprattutto in 'Nuages' di Debussy, era insolitamente bello, stimolante, non troppo banale, come dovrebbe essere regola più frequente, ahimè, mentre al contrario solitamente non è affatto così, come ben sappiamo. Comprendeva la suite "The sea" di Frank Bridge, a cui faceva seguito una silloge di canti giovanili originariamente per voce e pianoforte di Arnold Schoenberg, validamente trascritti con orchestra da Alessandro Solbiati, che li ha scelti assieme a Nuria Schoenberg-Nono (In hellen Traeumen hab Ich Dich oft Geschaut - Mannesbangen - Waldesnacht - Mailied - Warum bist du aufgewacht - Der Pflanze, Die dort uber dem Abgrund schwebt), nella prima parte, mentre nella seconda comprendeva i "Lieder eines fahrenden Gesellen" di Gustav Mahler e i "Trois Nocturnes" per coro femminile e orchestra di Claude Debussy (a voler essere pignoli i 2 lavori di Mahler e Debussy, cronologicamente farebbero parte del tardo '800, anzichè del '900 storico, pur trattandosi di compositori che hanno operato anche nei primi anni del 20° secolo), i brani di quest'ultima parte del concerto senz'altro molto più conosciuti rispetto a quelli di Bridge e di Schoenberg. E in effetti quello che ho chiaramente rilevato attraverso la ripresa radiofonica, è stata una risposta della sala decisamente tiepida quanto ad intensità degli applausi, soprattutto col brano iniziale e sì che si trattava di bellissima musica tutt'altro che ostica all'ascolto, mentre nella seconda parte con le musiche di Mahler e Debussy, il pubblico mi è sembrato scaldarsi un poco di più, ma chiaramente senza esagerare, per carità! Siamo proprio alle solite, le perle ai porci, a meno che io non abbia preso un abbaglio, ma questa è l'impressione che ho avuto attraverso l'audio radiofonico. Tutto nella norma! Avvincente il 'Late night Prom', quest'ultimo in diretta da Londra, trasmesso da Londra, con un bel programma di musica (salvo l'ultimo brano) scritta da compositori viventi ed eseguito dalla BBC Scottish Symphony Orchestra diretta da Ilan Volkov (John White: "Cold breaking machine" - Gerald Barry: "No other people" - Frederyck Rzewsky: Concerto per pianoforte e orchestra, in prima assoluta con l'autore come solista - Morton Feldman: "A coptic light"), trasmesso un'oretta dopo il concerto bolognese. In quest'ultimo caso, il pubblico londinese ha risposto con ben altro entusiasmo ai brani propostigli, ma tant'è! Sembra proprio che noialtri si viva in un altro mondo. A proposito di Morton Feldman, morto nel 1986, a coloro che apprezzassero il suo particolare stile fascinoso ed ipnotico, mi permetto modestamente di suggerirgli l'ascolto anche di "For Samuel Beckett", per strumenti a fiato, di cui esistono delle incisioni discografiche (se la memoria non m'inganna, ce ne dovrebbe essere una con l'Ensemble Kairos diretto da Sylvain Cambreling, per la CPO, ma prendetela con beneficio d'inventario). Alla prossima (se mai ce ne dovesse essere una)!