venerdì 25 ottobre 2013

Pancia e psiche.

Ovvero dell'impossibilità di conciliare le esigenze dell'una e dell'altra, almeno per quello che mi riguarda. Purtroppo le mie vicissitudini extra-musicali stanno nuovamente prendendo il sopravvento su tutto il resto, come era prevedibile. Essendomi a suo tempo volutamente allontanato dall'ambito delle mense per poveri, soprattutto per motivi psicologici, visto che non sono null'altro che l'anticamera della fine secondo la mia opinione, stante anche l'umanità alla deriva con la quale hai inevitabilmente a che fare, volente o nolente, tutti i santi giorni, con il conseguente senso di ineluttabile sconfitta e di deriva mentale che sopravviene, volendo anche solo simbolicamente dare una scossa alla mia patetica esistenza, uscendo dall'atteggiamento di passiva accettazione di un destino ingrato che ne costituisce la naturale conseguenza, ho deciso, dopo averlo meditato da parecchio tempo, di dare un taglio drastico a tutto ciò, anche perchè la faccenda mi procurava diverse crisi di nervi e di pianto. Ovviamente all'inizio la cosa non sembrava affatto così difficile, anzi ti sentivi più libero da condizionamenti vari, solo che avevo fatto i conti senza l'oste, ossia la mia pancia, per cui se dal punto di vista psicologico mi sembrava di stare leggermente meglio, lo stomaco rimbrottava a più non posso e avevo voglia a fare orecchie da mercante, naturalmente e giustamente, non voleva sentire ragioni e non poteva essere altrimenti. Senonchè, escludendo a priori per i summenzionati motivi l'idea di tentare di rientrare, per così dire, nel 'giro', ho cercato una sorta di compromesso, rivolgendomi a una delle tante associazioni di volontariato cittadine che, settimanalmente, distribuiscono cibo e indumenti alle persone bisognose. In effetti, anche grazie a uno sguardo in rete, non mi è stato difficile iscrivermi ad una di esse proprio in giornata, inoltre anche bussando ad altre porte, nonostante il periodo difficile, non ho avuto problemi ad ottenere risultati concreti sotto questo profilo, anzi troppa grazia Sant'Antonio! In questa maniera circoscrivendo la faccenda in ambito settimanale anzichè giornaliero, pensavo proprio di aver trovato un accettabile compromesso fra la pancia e la psiche, avendo l'ennesima conferma che, in condizioni d'indigenza, almeno qui in Bologna, cibo e vestiario sono problemi risolvibili con relativa facilità anche senza il bisogno di ricorrere alle mense e ad organizzazioni come la Caritas, quello che è irrisolvibile è il problema di sbarcare il lunario pagando tasse, bollette e gabelle varie, come facilmente intuibile. Ma a parte il problema che la maggior parte degli alimenti che ti danno è costituita da generi rapidamente deperibili come pane, frutta e verdura (d'altronde capisco che in questi casi non si può fare decisamente i difficili), mentre personalmente preferirei, per ragioni ovvie di praticità e comodità, più alimenti a lunga conservazione come pasta, riso, biscotti secchi e scatolame, presenti in percentuale assai più ridotta, tanto più che vivendo da solo non riuscirò certo a smaltire tutto il pane, la frutta e la verdura che copiosamente mi ritrovo in casa, prima che divenga inutilizzabile, nè conoscendo altre persone a cui donarlo a mia volta, questo sarebbe comunque un problema relativo, una quisquilia. Poichè purtroppo, anche il solo fatto di ritrovarmi una sola volta alla settimana, a far la coda in mezzo a questa umanità dolente nell'attesa della mia spettanza, sta già nuovamente mettendo in crisi la mia psiche, mi sento di nuovo addosso quel senso di sconfitta ineluttabile e senza appello, schizofrenicamente scisso in 2 persone, quella che va a far la fila in mezzo ai poverelli per prendersi la sua spettanza alimentare e quell'altra che, in questo momento, è seduta in una biblioteca pubblica cittadina, in un ambiente di persone normali e rispettabili, a vomitare queste scempiaggini sul mio blog. Tutto nella norma!