mercoledì 6 luglio 2011

Condizionamenti espressivi.

(Segue) A proposito delle musiche create da Gabriel Thibaudeau per il film muto "Il fantasma dell'Opera" con Lon Chaney, oggetto del cineconcerto di venerdì 1 luglio in piazza Maggiore a Bologna, il compositore, stante la natura del film, era soggetto inevitabilmente a 2 elementi condizionanti. Il primo era dovuto proprio al fatto che, essendo l'opera lirica rappresentata al teatro dove si svolge gran parte della vicenda narrata dal film, il "Faust" di Gounod, era inevitabile includerne delle ampie citazioni all'interno delle stesse musiche realizzate per accompagnarne la proiezione sullo schermo. Il secondo elemento era dato dal fatto che, più volte, il personaggio protagonista, si mette a suonare l'organo a canne quando è in scena, per cui per l'autore delle musiche era impossibile non soggiacere a uno dei luoghi comuni più tipici delle musiche create per accompagnare questo genere di film, ovvero includere anche un organo fra gli strumenti dell'orchestra (comprendente al suo interno anche un pianoforte verticale). Certo quanto possa essere verosimile che un organo a canne sia situato nei sotterranei di un teatro lirico, è una di quelle incongruenze logiche e ingenuità che rendono molti film di quest'epoca decisamente datati e poco più che delle curiosità da cinefili impallinati. L'originalità della partitura non poteva che essere viziata in partenza da questi 2 elementi, purtuttavia l'esito complessivo mi è sembrato più che dignitoso, pur senza arrivare ai vertici, con una musica comunque in grado di dare un valido sostegno alle immagini che via via scorrevano sullo schermo, nobilitando comunque un film non disprezzabile ma decisamente datato anche quanto a recitazione, con il protagonista che più che incutere terrore fa scompisciare dalle risate, peccato solo per qualche pausa di troppo in corrispondenza di alcune didascalie che frammentava la continuità del flusso musicale. Conformemente a quanto dichiarato dall'autore, vi erano evidenti (e un pò troppo ovvii) riferimenti stilistici a Bach in alcuni passaggi organistici, assai più incerti ho trovato i riferimenti stilistici a Chopin quando entrava in campo il pianoforte verticale, i cui passaggi avevano un carattere salottiero alquanto generico, mentre al contrario in certi passaggi orchestrali la partitura mi faceva pensare più a Shostakovich che a Stravinski. C'è al suo attivo da denotare comunque un uso parco, discreto, ma efficace ed atmosferico, degli effetti elettronici dovuti al sintetizzatore che ben si amalgamano con le sonorità orchestrali. Ho trovato il film soprattutto interessante per il particolare uso del colore in diverse sequenze ma anche nelle note di commento del pieghevole, di Alan Frank, si ammette che: "Benchè oggi gran parte della recitazione appaia sovraccarica e l'interpretazione di Mary Philbin sia scarsamente efficace, i momenti di tensione del film conservano ancora tutta la loro forza originaria. Lo smascheramento; la scena d'amore tra l'eroe e l'eroina sul tetto del teatro mentre il fantasma assiste alla scena dall'alto, il rosso mantello che ondeggia come le ali di un angelo dell'inferno; Chaney a un ballo in maschera, travestito da Morte, reso ancora più efficace dal precoce uso del colore, il rosso del mantello che spicca su uno sfondo a dominante verde (forse un riferimento a "La maschera della Morte Rossa" di Edgar Allan Poe, che ispirò anche un brano musicale al compositore francese André Caplet?); lo schianto del gigantesco lampadario nell'auditorium e l'inseguimento culminante nelle fogne e nelle strade di Parigi: tutti questi aspetti contribuiscono a compensare, con la genialità della mimica e del trucco di Chaney, le mancanze di una storia che sconfinava a tratti nel melodramma di 'Perils of Pauline' (1914)." Sostanzialmente, da cinofilo qual sono, più che cinefilo, concordo, pur con le riserve già espresse in precedenza, a costo di inorridire eventualmente gli appassionati cinefili più impallinati, con questo giudizio riguardo al film oggetto di questo ultimo cineconcerto (in effetti negli anni precedenti i cineconcerti in piazza erano mediamente 3 anzichè 2 come adesso, sarà forse tutto ciò conseguenza della crisi?). Della complessivamente buona prestazione del soprano e dell'orchestra ho già riferito, aggiungo soltanto che, a tratti la voce della prima era quasi sommersa dalle sonorità strumentali, ma forse ciò almeno in parte era dovuto a un non sempre perfetto dosaggio di equilibri del sistema di amplificazione usato per rinforzare il suono all'aperto, amplificazione che comunque mi sembra che abbia funzionato un pò meglio rispetto al cineconcerto precedente. Per giunta il sottoscritto era riuscito a piazzarsi in una posizione più favorevole rispetto alla volta precedente. Innanzitutto, lo sponsor della serata, si era riservato già in partenza una fila di poltrone in meno rispetto all'altra volta, inoltre, dopo le ore 22, quando sono state tolte le transennature alla zona riservata per consentire al pubblico ancora in piedi, di occupare i posti rimasti vuoti, il sottoscritto è riuscito ad avanzare di altre 5 file, con ovvio beneficio soprattutto ai fini dell'ascolto della parte musicale. Per il resto sottolineo la solita indisciplina del pubblico in simili occasioni, con idioti che chiacchierano al cellulare o si mettono a giocherellare con l'accendino o alzano in alto i loro gingilli tecnologici per rubare qualche immagine sullo schermo o si alzano andandosene o fanno cadere rumorosamente sulla pavimentazione le bottiglie di vetro vuote o si mettono a blaterare ad alta voce per conto loro o ti affumicano con le loro mefitiche sigarette, ecc. ecc., tutto questo ovviamente nel corso di ambedue i cineconcerti, per cui il quadro è completo, siamo assolutamente nella norma, boia d'un mond leder, c'at vegn'un cancher!!!