Dal mese di maggio del corrente anno, sono entrato anch'io a far parte di una delle tante corali amatoriali cittadine, ma una delle poche ancora esclusivamente maschili, trattasi precisamente de "La Tradotta", avente l'attuale sede "operativa" (se così si può dire!), sita presso la parrocchia di Santa Maria della Carità, in via San Felice, in pieno centro storico felsineo. Inizialmente inserito nella sezione dei tenori (o "terrori"?) primi, successivamente spostato fra i secondi poichè a rischio di strangolamento (ma secondo qualcuno sarei più adatto fra i baritoni o "barritoni"), devo dire che l'ambiente in sè non sarebbe affatto malvagio, sennonchè questo coro risulta afflitto da un problema endemico, che rischia seriamente di minarne la sopravvivenza futura. Il problema è innanzitutto di natura anagrafica, stante il fatto che l'età media dei suoi attuali componenti veleggia sui 70-75 anni (del resto la persona che mi ci ha introdotto, Maurizio, è un sessantacinquenne stralunato ex-bancario, con un vocione da basso in perenne lotta senza esclusione di colpi con l'intonazione; fra cantare nel coro e giocare a tennis, suoi principali passatempi, difficilissimo stabilire quale gli venga peggio) e a parte il sottoscritto, prossimo ai 53, ho constatato che, al momento del mio ingresso in formazione, i 2 elementi relativamente più giovanili, erano un quarantacinquenne che si è successivamente defilato ed un trentanovenne, Gilberto (detto "Gibi"), 'scombiccherato' autista-soccorritore del 118, alternante espressioni facciali varianti dal catatonico più assoluto all'isterico uterino, che viene una tantum e che mostra già da qualche tempo dei segni di stanchezza e sul quale dubito si possa contare molto per il futuro; ciò significa che il sottoscritto "rischia" anche di risultare, attualmente, l'elemento "più giovane" -sic!- ovvero meno "rudere" di tutta la compagine e sarebbe veramente il colmo, poichè tutto ciò accentuerebbe ulteriormente la vocazione perigliosamente 'gerontologica' del gruppo (allegria!), essendo un coro con un'anzianità di "servizio" quasi cinquantennale e che ai bei tempi andati contava almeno una quarantina di elementi fra le sue fila, mentre adesso è già un miracolo se si riesce ad arrivare ad almeno 2 o 3, forse, chissà, eccezionalmente anche 4 elementi per singola sezione (tenori - o per l'appunto "terrori" - primi, tenori / "terrori" secondi, baritoni/"barritoni", bassi/"bassotti"-nel senso proprio di "banda bassotti", purtroppo!), la qual cosa sta a voler significare che difficilmente si supera la quindicina, quando va bene! Praticamente un coro da camera, a voler essere generosi, decimato progressivamente, nel corso degli anni, da una ridda di patologie assortite facilmente immaginabili, arteriosclerosi, sordità e cecità inclusi, che continuano a funestare anche una buona parte degli attuali sopravvissuti (a parte il fatto, cosa alquanto antipatica, che ancora non figuro ufficialmente nell'organico della formazione, non più aggiornato da almeno un triennio, il che significa che sono praticamente un "corista fantasma"). Ma non è nemmeno pensabile, come ci ha fatto presente il suo attuale direttore, Ennio, 'consumato', navigato esperto di queste faccende, di trasformarlo in un coro misto, aprendoci all'apporto muliebre, come altre formazioni in condizioni simili alle nostre hanno già fatto, poichè ciò presupporrebbe un lungo e complicato lavoro di reimpostazione totale del coro che si tradurrebbe in un ulteriore periodo di rodaggio, chè vista l'anzianità della quasi totalità dei componenti, comporterebbe degli sforzi difficilmente sostenibili e un tantinello rischiosetti per degli ingrigiti cantori. E qui si arriva ad un altro punto cruciale della faccenda, innanzitutto il repertorio, costituito da canti popolari, talvolta anche con armonizzazioni raffinate ed interessanti, discretamente complesse e niente affatto prive di dissonanze o di modulazioni particolari, tutt'altro che facili da cantare insomma, ma purtroppo dal carattere prevalentemente cupo, lugubre e drammatico, trattandosi di brani imperniati soprattutto sui temi della guerra, dell'emigrazione, della partenza; ad accentuare il clima uniformemente plumbeo, funereo e cinereo della questione, ci pensano anche le (ovviamente) usurate, limitate capacità vocali della maggior parte di questi attempati "ragazzi del coro", che inducono il nostro direttore ad operare ulteriori aggiustamenti, soprattutto in materia di rallentamenti ritmici e abbassamenti di tonalità, al fine di non rischiare l'incolumità fisica (soprattutto strangolamenti da capponi sgozzati) dei componenti la corale, rischiando per contro, di rendere il carattere di questi canti, ancora più soporifero ed uniformemente triste di quanto già non sia in origine, rendendone la fruizione ad un ipotetico pubblico, senz'altro più ostica del dovuto . A parte il fatto che, attualmente, l'unica speranza di esibizione in vista, sarebbe non prima del giugno del 2015, nell'ambito del "Giugno Corale" dell'Oratorio di Santa Cecilia in via Zamboni (luogo ameno nel quale ci siamo già esibiti proprio nel mese di giugno del corrente anno), nell'ambito per l'appunto della ricorrenza del centenario dall'entrata in conflitto dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale, sempre tanto per stare allegri; e a parte Beppe, nostro 'consumatissimo' segretario, sempre alla ricerca di altri possibili, quanto improbabili, abboccamenti, che regolarmente svaniscono come neve al sole, al fine di procacciare al nostro coro nondimeno un fittizio carnet di esibizioni, tanto per salvare almeno le sempre più flebili apparenze! Tra parentesi, in effetti, ero presente all'interno della compagine corale, nelle sue ultime 3 esibizioni, accadute tutte nel mese di giugno, che comprendevano, oltre a quella svoltasi all'Oratorio di Santa Cecilia, un altro paio svoltosi all'interno della stessa parrocchia di Santa Maria della Carità, di cui l'ultima particolarmente breve, dovendo fare semplicemente da apripista ad un'altra formazione corale mista, decisamente più baldanzosa e giovanile; ma la cosa migliore di queste ultime 2 serate parrocchiali, è stato indubbiamente il fatto che, a ciascuna di esse, ha fatto seguito una cena luculliana all'interno dei locali della canonica, riservata ai coristi ed ai loro familiari ed amici, nel corso delle quali, il sottoscritto (che per sua fortuna, non aveva alcuna persona al seguito), non solo si è strafogato di brutto, senza alcun ritegno, ma all'ultima di esse, si è pure riportato a casa una bella teglia di rutilanti, rubizzi fagioli messicani al sugo, coi quali si è abbuffato ad abundantiam pure il giorno seguente, sfogando costì persino la sua anima d'incallito, illanguidito petomane assassino, con 'contorno' di poderosissime, fragorosissime e gagliardissime flatulenze assortite ad libidinum ( tanto ero solo in casa) associate naturalmente ad odorosissime e fragranti emissioni gassose, contrappuntate da qualche sguaiato rutto qui e là, tanto per gradire (dopotutto non si vive di solo spirito, dico bene, anche la pancia ha le sue sacrosantissime esigenze, alla facciaccia della "Kunstlerleben"!), a tutto questo facendo seguito, come di prammatica, una copiosissima e soddisfacente defecazione, a degno coronamento dell'intrapresa! Eh sì, perchè per poterci produrre decentemente nelle nostre esibizioni serali, avevamo la tassativa disposizione di rimanere digiuni come minimo a partire dal primo pomeriggio, affinchè le nostre prestazioni vocali non ne risentissero più di tanto (bah!), per cui, una volta terminato il concerto, non ci si vedeva letteralmente più dalla fame, o almeno il sottoscritto, prossimo, con la bava alla bocca e gli occhi fuori dalle orbite, a manifestare istinti di volgarissimo cannibalismo tribale nei confronti dei suoi più vetusti colleghi coristi, non vedeva praticamente l'ora di abbandonarsi lussuriosamente alla crapula più smodata, svergognata e incontrollata, come dimostrato susseguentemente nei fatti! Altra incognita, tanto per rimanere in tema geriatrico, l'anzianità dell'attuale parroco titolare della parrocchia ove alberga la corale, Don Valeriano, settantaseienne comprensibilmente stanco e desideroso di mettersi un poco e giustamente a riposo, al quale dovrebbe subentrare, all'incirca, forse, ma chissà, entro il 29 di novembre, il suo successore, tal Don Davide, baldo (od almeno così si spera!) "giovincello" trentaseienne, auspicabilmente ben disposto nel continuare a concedere al coro di poter dimorare nell'attuale sede, altrimenti sarebbe proprio un'altra bella gatta da pelare, non bastasse pure il resto! Certo è che l'annuncio messo all'esterno della canonica, per la ricerca di nuovi membri (!) per il coro, obiettivamente non era molto incoraggiante, visto che si richiedeva almeno una media capacità di leggere la musica, la qual cosa, in una nazione come la nostra, dove l'educazione musicale non ha mai fatto parte dei normali programmi scolastici, nemmeno in tempi assai migliori degli attuali, è francamente assai poco realistica, tant'è che sia lo stralunato Maurizio come il rintronato sottoscritto, andiamo praticamente ad orecchio e credo proprio, salvo smentite, che non siamo nemmeno gli unici così (s)combinati; non c'è da meravigliarsi quindi che non si sia mai fatto vivo alcun aspirante, almeno fino ad ora! Ma l'autore dell'annuncio, Giuliano, padre dello "stravolto" Gilberto, risente ancora dei suoi retaggi di ex-sindacalista, con la sua tipica prosa fortemente tendente al 'burocratese', cosa che si evince ancor di più, quando stila le note di commento ai programmi dei concerti, alquanto verbose, retoriche, enfatiche, roboanti, ampollose, non prive di luoghi comuni e stereotipi. Al momento, dopo la prolungata pausa estiva, si prova soltanto una volta la settimana, sia pure in un clima generale da cronicario per malati terminali, generalmente il mercoledì sera, a cui si aggiunge la serata del lunedì qualora si approssimi un'esibizione pubblica (ma andando di questo passo,campa cavallo che l'erba cresce, oramai!); in effetti, la maggior parte del tempo dedicato alle prove, mediamente un paio d'ore circa, viene occupato da chiacchiere e facezie varie, con sovente una piccola appendice mangereccia a base usualmente di grissini, salame e vino. Se non altro, ci si può consolare pensando almeno che non manchi qualche sia pur modesta occasione di bisbocciare, ovvero chi si contenta gode! A completare, almeno per il momento, il quadro clinico della situazione, ci si è messo pure Mauro, il nostro "dinamicissimo" (almeno nelle intenzioni) presidente, non certo di primo pelo, che rimarrà assente per alcune settimane, dovendosi far operare per via di un'ernia inguinale (auspicando che la faccenda non abbia, in futuro, imbarazzantissime, nefaste ed inimmaginabili conseguenze trans-genetiche sul suo timbro vocale originario di basso talmente profondo da sembrare un autentico buco nero), sostituito, si fa per dire, nelle sue (dis)funzioni presidenziali, nel frattempo, sempre dal "fido" Beppe, che comincia, in cotal guisa, ad accaparrarsi spudoratamente un po' troppe cariche con gagliarda disinvoltura, il che renderà inevitabile il suo prossimo defenestramento d'autorità, vedremo anche qui gli sviluppi della situazione! Lo stesso Mauro ci ha informato, nella medesima occasione, di essersi precedentemente intrattenuto una sera, premurandosi chissà perchè di specificare che trattavasi soltanto di una banale cena al ristorante (ma basta vederlo con quell'aspetto fisico così sgangheratissimamente male in arnese, praticamente un rottame, già con un piede, se non ambedue, nella fossa, per credergli assolutamente sulla parola; orsù, suvvia, si metta pure tranquillo, requiescat in pace!), con una nostra presunta estimatrice nipponica, una certa Satomi, o qualche cosa del genere, la quale, sorta di stramba Cio-Cio-San, pur facendoci veramente le pulci dal punto di vista vocale, parrebbe che ci trovi, avendoci auscultato ovviamente in pubblico, in qualche misura, capaci d'ingenerare emozioni (certamente non erezioni, come avrei senz'altro preferito, vista la mia non più giovanile età, nessuno fa miracoli, per sfortuna!) veramente profonde in lei, o misteri insondabili dell'anima orientale, ma forse qualcuno dovrebbe prontamente consigliarle una visita accurata dall'otorino o dallo psichiatra, meglio forse entrambi, anzi, mi sovvengono strani sospetti in proposito, oddio, non sarà stata mica la menopausa e/o le ovaie fuori squadra? Un bel dì vedremo! Piuttosto, forse, sarebbe proprio il caso, a questo punto, che qualcuno di noi, si decidesse una buona volta, a rammentare bene a Valter, solerte cassiere dell'associazione culturale (sic!) che starebbe alla base della corale, ogni qualvolta che batte chiodo, di specificare per benino a quale tipo di "cassa" si riferisca, poichè, visto che se l'intera compagine dei "ragazzi del coro" ammesso e non concesso che non sia già con un piede nella fossa, poco ci manca, non ci vuole molto ad intuire che eventuali fraintendimenti in tal senso, stiano letteralmente dietro l'angolo, ohimè! Certo però che l'attuale tassa d'iscrizione fissata a 30 euro (alquanto discutibile il fatto che non venga lasciato uno straccio di ricevuta, limitandosi a una semplice annotazione su un foglio), con la prospettiva anche di dover contribuire per 10 euro a cranio per le eventuali cene che dovessero far seguito a future (????) esibizioni pubbliche dei "Tradotti", rischia di costituire un'ulteriore freno all'ingresso di ipotetici nuovi adepti, almeno secondo la mia (im)modesta opinione; anche qui è proprio il caso di dire: "Chi vivrà (ammesso e non concesso che la sorte benevola gli consenta di campare a sufficienza, data l'età avanzata), vedrà (semprechè non divenga anche orbo nel frattempo, non si sa mai)!". Comunque, questa mia temo breve (stante che, se perdura, come temibile, la situazione attuale, il coro non può certo pensare di sopravvivere oltre il 2015, pure a patto che le cose non peggiorino nel frattempo, com'è stato chiaramente ribadito nell'ultima assemblea, la qual cosa non m'induce di certo all'ottimismo) sortita nel canto corale dilettantesco, mi ha fatto scoprire di possedere una voce non eccessivamente canina, che mi ha consentito di cavicchiarmela quasi passabilmente anche nella triade di esibizioni per così dire pubbliche (fortunatamente, in questo caso, il pubblico non era certo una folla oceanica, inoltre non ho notato persone a me conosciute frammiste ad esso, meno male, poichè ciò avrebbe aumentato sensibilmente il mio disagio), badando soprattutto, almeno nelle intenzioni, a non farmi notare troppo, in barba al mio nervosismo e alla mia totale inesperienza in tale ambito. Indubbiamente, prima di questa avventura, non avrei mai pensato che, anche fra i canti popolari (prevalentemente di provenienza emiliano-romagnola, friulana o comunque settentrionale, almeno nel caso del repertorio della corale in questione, per un totale di circa 56, il cui nome, "La Tradotta", corrisponde proprio al titolo di uno di essi, che costituisce praticamente una sorta di inno della medesima), ce ne potessero essere anche di quelli piuttosto complessi, con armonizzazioni ardite e raffinate, come già dichiarato in precedenza, con un'agogica varia, talvolta perfino con un carattere quasi operistico o d'innodia religiosa, con incastri ritmici fra le varie sezioni piuttosto complicati e dei gran saliscendi di tonalità piuttosto accidentati, persino da una sillaba all'altra del testo cantato, ma evidentemente devo essere stato vittima, fino a non molto tempo fa, come tanti, dei tipici pregiudizi, dell'autentica puzza al naso nutrita nei confronti di un genere forse a torto considerato minore e certamente poco conosciuto, tipica degli appassionati di musica colta! Al contrario, invece, trattandosi proprio, in questi casi, di autentiche bestie nere, irte di difficoltà vocali e ritmiche e proprio per questa ragione, estremamente stimolanti e galvanizzanti, una volta che se ne è finalmente, faticosamente riusciti a venirne a capo in qualche modo; dopotutto se persino un Arturo Benedetti Michelangeli si è preso la briga di armonizzarne alcuni (peccato che non ne abbia acquistato il relativo cd, a suo tempo uscito in edicola), evidentemente una ragione ci sarà pure! Diciamo proprio che mi si è squarciato un piccolo orizzonte in tal senso! Difatti si era accennato brevemente, poco prima della pausa estiva, di realizzare un cd da mettere in vendita a scopo benefico, con estratti di esibizioni pubbliche del coro, ma purtroppo, anche in questa occasione, la faccenda è tramontata sul nascere! Tornando alle mie impressioni, ho scoperto inoltre che è molto più difficoltoso cantare piano, pianissimo e/o a bocca chiusa, piuttosto che a squarciagola, soprattutto a livello di controllo dell'intonazione; purtroppo, sovente, in tal senso, la mia voce si comporta assai peggio di un cavallo imbizzarito, la qual cosa, regolarmente, non sfugge mai al "fido" Beppe, nemmeno nei momenti in cui sono sovrastato dalle voci degli altri componenti (il bello è che riesce a distinguere benissimo la mia voce fra tutte le altre, nonostante che mi trovi posizionato generalmente ad una certa distanza da lui, cantando per giunta al contempo egli stesso fra i tenori primi, diavolo d'un Beppe!), dotato, probabilmente a compensazione della sua cecità, di un orecchio sensibilissimo ed attento, al quale non sfugge veramente alcunchè, compresi i miei cali oltrechè le mie autentiche stecche! Ho dovuto pure procurarmi, con l'aiuto sempre dello stralunato Maurizio, la tenuta estiva per le esibizioni pubbliche, costituita da camicia a scacchi, blue-jeans e scarpe marroni (tipo Clarke o similari), mentre lo "schizzatissimo" Gilberto mi ha reperito lo stemma della corale da appuntare sul taschino della camicia, stemma che mi sono prontamente 'prodigato' a smarrire, dimenticandomi 'intelligentemente' di toglierlo poco prima di portare l'indumento alla lavanderia a secco, ma visto il futuro decisamente incerto e nebuloso della corale, penso proprio che alla fine sarà una faccenda irrilevante, così come il dotarmi di un'eventuale tenuta invernale, stante che comunque l'unica esibizione effettivamente prevista si dovrebbe svolgere intorno all'inizio dell'estate, non certo prima, se tutto va bene, come già rilevato in precedenza. Beh, nella peggiore delle ipotesi, vorrà dire che, almeno per un pò, mi son potuto sollazzare e divertire anch'io (e con contorno di saltuarie, salvifiche, salutari pappatorie, per fortuna)! Se dovesse finire, pazienza, la vita continua, o così dovrebbe, no? Qualche segno positivo quest'esperienza me l'avrà lasciato comunque ed, in ogni caso, mi resteranno almeno gli spartiti di alcuni di questi canti, per potermeli provare per conto mio, fra le mura domestiche, di tanto in tanto e senza affliggere sperabilmente le orecchie altrui, la qual cosa è senz'altro meglio di niente! Siamo, insomma, al canto del cigno?