mercoledì 26 marzo 2014

Il mio tempo verrà.

Mi è capitato in questi giorni, di sfogliare in libreria, la recente ristampa, del luglio 2011, in veste più economica, del libro "Gustav Mahler. La musica tra Eros e Thanatos" di Quirino Principe, originariamente edito nel 2002, nella sua seconda versione, per i tipi della Bompiani. Ad una prima scorsa, il volume mi sembra decisamente preferibile, come impostazione generale, a quello, secondo me sopravvalutatissimo, di Henri-Louis de La Grange sul medesimo argomento, più ridotto ma assai più sostanzioso rispetto a quest'ultimo. Ai miei occhi, comunque, il pregio principale del libro di Quirino Principe, è costituito dal fatto che è uno dei pochissimi tomi, fra i tanti dedicati al compositore ebreo boemo naturalizzato austriaco, che dedica uno spazio adeguato alla negletta decima sinfonia incompiuta del musicista, a differenza di altri titoli, anche celebri, che o la trascurano completamente o la trattano sbrigativamente in poche righe, ingiustamente anche secondo il mio modestissimo parere, stante il fatto che quello che è comunque riemerso grazie ai vari tentativi di ricostruzione, parziali o totali, più o meno opinabili, susseguitisi a partire dall'inizio degli anni '20 del secolo scorso, fino quasi ai giorni nostri, è più che sufficiente per giustificarne l'approdo in sede esecutiva, dandogli così vita, anzichè lasciarla languire in qualche polveroso archivio, accessibile esclusivamente agli addetti ai lavori, nonostante illustri pareri contrari. Pur tuttavia, stranamente, nel paragrafo che Principe dedica alla decima, ho riscontrato alcune lacune, se non proprio errori. Fra le varie proposte di ricostruzione integrale della decima sinfonia, l'autore sembra considerare come effettive, soltanto quelle realizzate dal musicologo inglese Deryck Cooke (1919-1976), affiancato dal compositore e direttore d'orchestra Berthold Goldschmidt (1903-1996) e dai fratelli compositori Colin (1946) e David Matthews (1943),  ed a voler pignoleggiare, nemmeno in maniera esaustiva, poichè, se menziona la versione per così dire provvisoria del 1959/60, registrata dalla Bbc nel 1960, per il terzo programma radiofonico e successivamente sottoposta all'approvazione della vedova del musicista, se naturalmente cita la prima versione da concerto eseguita nel 1964, ed anche la successiva versione (o revisione), realizzata da Cooke con i medesimi collaboratori fra il 1966 ed il 1972, successivamente rivista nel 1974 (questa è stata peraltro la prima ad essere ufficialmente edita a stampa, nel 1976), omette di dire che, proprio nel 1976, poco prima di morire, ne stava realizzando una terza, successivamente integrata e corretta dai suoi consueti collaboratori fino al 1989, anno della sua pubblicazione. Quanto ai compositori ai quali, in precedenza, con esito negativo, era stato proposto dal musicologo statunitense Jack Diether, di accingersi al completamento della composizione mahleriana, ai nomi di Arnold Schoenberg e Dimitri Shostakovich, andrebbe aggiunto anche quello di Benjamin Britten. Così come non risponde a verità il fatto che la proposta dello stesso Diether, fatta successivamente a 2 musicologi, l'americano Clinton A. Carpenter (1921-2005) e l'inglese Joseph Hugh Wheeler (1927-1977), e ad un musicologo e scrittore tedesco, Hans Wollschlaenger, non abbia sortito alcun effetto, poichè, in realtà, ognuno di essi ne tentò una ricostruzione, anche se ciascuno all'insaputa dell'altro! Carpenter ci lavorò dal 1942 (o 1947, secondo altre fonti) al 1966, revisionandola nel 1982, ovvero realizzandone ben 6 versioni diverse, in aggiunta a una trascrizione per 2 pianoforti (al riguardo ho delle notizie confuse, poichè prima della sua ultima revisione, ci sarebbe stata un'esecuzione pubblica avvenuta non so dove nè quando, diretta da Gordon Peters, alla quale, dopo la revisione finale, ne avrebbe fatto seguito un'altra a New York nell'83, non so con quali interpreti e poi una successiva al Festival di Utrecht, in Olanda, nel novembre '86, con l'Orchestra del Brabante, diretta da Theodore Bloomenfield; comunque, ne esistono almeno 2 edizioni discografiche, la prima con la Dallas Symphony Orchestra diretta da Andrew Litton, che vi operò alcuni aggiustamenti, registrata dal 3 al 6 giugno 2001, alla Eugene McDermott Hall del Morton H. Meyerson Center di Dallas (Texas) per la Delos, la seconda diretta da David Zinman, con la Tonhalle Orchester Zurich, incisa dall'1 al 3 febbraio 2010, alla Tonhalle di Zurigo in Svizzera, per la Rca Victor Red Seal, ed una terza in video, della quale non rammento i dati), Wheeler ne realizzò una prima versione nel 1952/53, la quarta ed ultima nel 1965/66 (eseguita in prima assoluta nel 1997 nell'ambito del Colorado MahlerFest X, sotto la direzione di Robert Olson, anche direttore artistico di siffatta manifestazione, che vi apportò ulteriori ritocchi e correzioni e la incise per la Naxos dal 29 maggio al 3 giugno del 2000 con l'Orchestra Sinfonica della Radio Nazionale Polacca a Katowice, nella sala intitolata al direttore d'orchestra Grzegorz Fitelberg), anche Wollschlaenger intraprese la sua ricostruzione, pubblicandone però il solo terzo movimento nel '59, salvo sopprimerla appena il musicologo Erwin Ratz iniziò, a partire dal '60, la sua nuova edizione critica dell' intero corpus mahleriano, includendovi il solo adagio iniziale (dichiarandosi al contempo contrario ad ogni possibile completamento della sinfonia), per conto della Internationaler Gustav Mahler Gesellschaft (IGMG). A queste andrebbero aggiunte, non menzionate affatto nel volume di Principe, la versione di Rudolf  Barshai, eseguita per la prima volta nel dicembre del 2000 a San Pietroburgo (anche di questa esiste l'incisione discografica effettuata alla Konzerthaus di Berlino il 12 settembre 2001 dalla Junge Deutsche Philarmonie diretta dallo stesso Barshai, per l'etichetta Laurel Records e successivamente ristampata dalla Brilliant Classics), quella di Theodor Guschlbauer, quella del solito duo musicologico, arcinoto ai bruckneriani, Nicola Samale/Giuseppe Mazzucca (2001) ed il paio di versioni realizzato dal musicologo americano Remo Mazzetti jr. (la prima del 1983, revisionata nell'85/86, della quale vennero eseguiti i soli primi 3 movimenti sempre al Festival di Utrecht del novembre '86, dall'Orchestra del Brabante diretta da Bloomfield, nuovamente revisionata ed eseguita, questa volta per intero, nell'89, alla Powell Symphony Hall di Saint Louis, dalla Saint Louis Symphony Orchestra diretta da Leonard Slatkin ed incisa dagli stessi interpreti e nel medesimo luogo, dal 10 al 13 marzo del '95, per la Rca Victor; la seconda, iniziata nel '94 e terminata nel '96/97, eseguita a Barcellona nel settembre '99 diretta da Jesus Lopez-Cobos, che la diresse anche in prima assoluta negli Stati Uniti il 4 ed il 5 febbraio del 2000, alla Music Hall di Cincinnati (Ohio) con la Cincinnati Symphony Orchestra ed incisa i giorni seguenti, il 6 e 7 febbraio dai medesimi interpreti nello stesso luogo, per la Telarc); e probabilmente, l'elenco risulterà incompleto! Se a ciò si aggiunge, andando a ritroso nel tempo, la revisione del solo movimento iniziale, l'andante-adagio, fatta da Ernst Krének nel 1923 (Alma, la vedova del musicista, aveva tolto temporaneamente il veto iniziale a possibili ricostruzioni ed esecuzioni pubbliche anche solo parziali, molto probabilmente per motivi meramente economici, poichè pare che Mahler, sentendo prossima la fine, le avesse addirittura ordinato di bruciare il manoscritto incompiuto, tesi avallata anche dai discepoli mahleriani più integralisti come Walter, Adorno e Klemperer, ma sulla cui veridicità sussistono seri dubbi), mentre Alban Berg si occupò del solo terzo movimento (ma secondo altri ci misero le mani anche lo stesso Krének, oltre a Schalk e a Zemlinski, la faccenda invero si presenta assai ingarbugliata) , l'intermezzo "Purgatorio oder Inferno" (allegretto moderato, in forma A-B-A), con esecuzione di questi 2 soli movimenti in concerto, il 12 (od il 14, secondo Principe?) ottobre 1924 all'Opera di Stato di Vienna, con la Wiener Philarmonisches Orchester sotto la direzione di Franz Schalk, il quale operò qualche ulteriore aggiustamento in sede esecutiva (gli altri movimenti, ovvero i 2 scherzi ed il finale, vennero all'epoca giudicati a uno stato troppo frammentario per essere sottoposti a tentativi di ricostruzione, sulla base del materiale disponibile in quel periodo), seguito in questo da Alexander von Zemlinski (anch'egli aveva diretto successivamente in pubblico questi 2 movimenti) che ne apportò di ulteriori ( gli aggiustamenti di Schalk e di Zemlinski, stanno alla base dell'edizione a stampa del 1951 dell'adagio e dell'intermezzo), mettiamoci un tentativo, non andato in porto, da parte di Alma, di indurre il direttore d'orchestra Willhelm Mengelberg a completare la composizione, aggiungiamoci pure una riduzione per pianoforte a 4 mani, effettuata da Friedrich Block, fra la metà degli anni '30 ed il 1940, del 2^, 4^ e 5^ movimento e circolata in forma privata (oggetto di un'articolo dello stesso Block, apparso nel 1941, sulla rivista americana "Chord and Discord", che funse probabilmente anche da stimolo per i successivi tentativi di ricostruzione integrale), mettiamoci anche il fatto che la stessa Alma chiese nuovamente nel 1949 a Schoenberg di occuparsi del completamento (il quale declinò adducendo motivi di anzianità) ed inoltre se si pensa che, a partire dal 1960, il musicologo tedesco Erwin Ratz, nella sua revisione critica del catalogo mahleriano, incluse ufficialmente il solo adagio iniziale, si può ben capire la complessità del caso costituita dalla decima sinfonia di Gustav Mahler. Intanto, è senza alcun dubbio, una delle composizioni incompiute, che abbiano conosciuto il maggior numero di tentativi parziali o totali di completamento, roba da dar dei punti persino al finale della nona sinfonia di Bruckner (del quale mi sono già precedentemente occupato) e comunque l'unica cosa che non sembra mai essere stata messa in discussione dai vari ricostruttori avvicendatisi nel corso del tempo (nonostante i divergenti criteri di partenza, con i quali hanno operato sul torso mahleriano), è la struttura complessiva del lavoro, ovvero la successione e quindi la disposizione dei cinque movimenti che la compongono, che Mahler aveva lasciato chiaramente a intendere, nelle pagine del manoscritto. E' una struttura a palindromo, ad arco, con i due movimenti lenti disposti all'estremità, i due scherzi che occupano la seconda e la quarta posizione e il bizzarro, breve intermezzo orchestrale al centro (se non fosse per le libertà agogiche che si consentono i direttori d'orchestra, i 2 lunghi movimenti estremi e i 2 scherzi più serrati, dovrebbero avere all'incirca, fra di loro, lo stesso minutaggio, cioè poco più di una ventina di minuti ciascuno, i 2 movimenti estremi e poco più di una decina ciascuno, i 2 scherzi, ovvero all'incirca la metà dei 2 movimenti esterni, mentre l'intermezzo centrale dovrebbe a sua volta durare circa la metà rispetto ai 2 scherzi, cioè poco più di 5 minuti, ma chiaramente si tratta di indicazioni di massima da parte mia ). Indubbiamente l'agogica dei movimenti lenti esterni è leggermente differente (da alcuni ritenuti in forma sonata, ma avrei dei dubbi al proposito, mi sembra quantomeno una forma sonata molto libera, all'ascolto, in verità), il primo è un andante che sfocia in un adagio, il quinto inizia in tempo lento ma non troppo (langsam schwer), ha una sezione centrale più mossa (allegro moderato) per poi sfociare in un tempo non troppo dissimile da quello del movimento iniziale (andante comodo, ma non trascinante); in quest'ultima parte, infatti, viene ripreso del materiale tematico del primo movimento, a sottolineare la ciclicità della composizione. Tra l'altro, il brusco accordo in fortissimo, prodotto dal tamburo coperto da un panno (o tamburo con sordina) che chiude il secondo scherzo (allegro energico), cioè il quarto movimento, è il medesimo che apre il movimento successivo, ovvero il finale. Ho voluto buttare lì, alla buona, queste iniziali considerazioni sul lavoro mahleriano, sulle quali conto di tornare in maniera più approfondita in futuro, proprio perchè stimolato dalle strane lacune che ho rilevato sul testo di Quirino Principe, tanto più singolari in un volume, vista anche l'epoca non certo preistorica della sua originaria pubblicazione (2002 nella sua seconda versione, anche se, a voler essere pignoli, l'edizione primigenia risalirebbe al 1983, pur tuttavia nelle note aggiuntive dell'edizione aggiornata del 2002, poste nelle prime pagine della pubblicazione, simili lacune si sarebbero potute tranquillamente correggere, alcune anzi non sono giustificabili nemmeno rapportandosi all'anno 1983!), nel suo complesso, notevolissimo e senz'altro migliore di molti altri titoli, anche illustri, dedicati a Mahler (nonostante alcuni giudizi drastici e discutibilissimi, come quello riguardo alla presunta 'bruttura' dell'adagietto della 5^ ed al conseguente giudizio negativo riguardo al film "Morte a Venezia" di Visconti, che mi sembra sia diventato 'di moda' prendere di mira oggidì!), anche perchè da tempo accarezzavo comunque l'idea di dedicare spazio a questa composizione enigmatica ed affascinante anche e soprattutto nella sua incompiutezza (parrebbe però che Mahler l'abbia eseguita integralmente al pianoforte, al cospetto della moglie) e senz'altro degna di essere maggiormente conosciuta ed eseguita nella sua "interezza" assai più di quanto non lo sia in realtà, nonostante eventuali prevenzioni, poichè quello che comunque emerge dell'animo del suo creatore, è di livello tale da giustificarne l'interesse, questo lo ribadisco, anche se interpreti mahleriani illustri come Mengelberg, Walter, Klemperer, Karajan, Barbirolli, Solti, l'abbiano completamente ignorata, mentre altri come Scherchen, Mitropoulos (che evidentemente, aveva comunque parzialmente mutato il suo atteggiamento iniziale, del tutto contrario a una riesumazione anche soltanto parziale, come testimoniato da 2 registrazioni dal vivo del solo primo tempo, una con la New York Philarmonic, l'altra con la Koelner Rundfunks Orchester), Bernstein, Boulez, Abbado, Sinopoli, Kondrashin, Leinsdorf, Maazel, Mehta, Neumann, Tennstedt, Haitink, Kubelik, Bertini, Levi, ne abbiano preso in considerazione il solo movimento iniziale (unico peraltro, ad essere presente in forma pressochè completa, all'origine. Ma a voler essere ancora più pignoli, come è stato fatto giustamente rilevare, anche "Das lied von der erde"-Il canto della terra- e la 9^ sinfonia, andrebbero in un certo qual modo, considerate anch'esse delle incompiute, poichè il loro autore, che era anche uno dei più grandi direttori d'orchestra a livello internazionale dell'epoca, a differenza dei lavori composti precedentemente, non ebbe modo di verificarne la resa in sede concertistica, ovvero di provarle e dirigerle personalmente in pubblico, la qual cosa lo induceva, inevitabilmente, ad apporvi successivi ritocchi, soprattutto strumentali, sovente in più di un'occasione, tant'è che ambedue le composizioni furono eseguite postume, quindi senza i probabilissimi aggiustamenti successivi che Mahler gli avrebbe apportato, se le circostanze della vita glielo avessero consentito, sotto la direzione di Bruno Walter). Fra i pochi 'integralisti' (o quasi) che l'abbiano eseguita in toto in almeno una delle sue ricostruzioni, abbiamo Chailly, Inbal, Levine, Rattle (per ben un paio di volte), Zinman, Litton (Previn l'ha invece diretta in pubblico, pur non avendola mai incisa). Singolare il fatto che, inizialmente, sia Levine che Inbal, abbiano inciso dapprima il solo adagio, per poi passare successivamente alla registrazione dell'intera sinfonia nei suoi 5 movimenti, anche se, ad essere pignoli, in realtà, nel caso di Levine, quest'ultimo si limitò ad incidere i restanti 4 tempi (questi ultimi col sistema digitale, in luogo dell'analogico utilizzato precedentemente per il solo adagio), in un momento successivo, mentre Inbal reincise l'adagio iniziale, per l'occasione. Mi piacerebbe poter fare un ascolto comparativo di almeno tutte le ricostruzioni che sono state incise in disco, ma purtroppo, per far ciò, mi manca il costoso cofanetto triplo della Testament che comprende l'incisione del 19 dicembre 1960 allo studio di Maida Vale della BBC, della versione provvisoria con la proposta pressochè integrale dell'adagio, dell'intermezzo e del finale e l'esecuzione in forma abbreviata dei due scherzi, intercalati da brevi interventi dello stesso Cooke, essendo i movimenti, all'epoca, maggiormente allo stato frammentario, effettuata dalla Philarmonia Orchestra diretta da Goldschmidt, la ripresa dal vivo del 13 agosto 1964, della prima assoluta della versione da concerto appena approntata, con la London Symphony Orchestra sempre diretta da Goldschmidt, alla Royal Albert Hall, nell'ambito della stagione degli "Henry Wood Promenade Concerts" (gli attuali "Bbc Proms") e con il lungo commento, di circa 35 minuti, nel terzo disco, dello stesso Cooke, registrato sempre per la trasmissione radiofonica del '60; inoltre non posseggo la prima incisione assoluta del primo completamento di Mazzetti jr., realizzata nel 1995, alla Powell Symphony Hall di Saint Louis, dalla Saint Louis Symphony Orchestra, diretta da Leonard Slatkin, per la Rca Victor Red Seal, purtroppo da parecchio tempo fuori catalogo (non posseggo nemmeno, ahimè, il numero del dicembre 2011, della rivista "Gramophone", comprendente un ampio servizio su tale composizione, così come non ho l'ancor più remoto numero del "Bbc Music Magazine" con allegata in cd un'esecuzione dal vivo diretta da Mark Wigglesworth, con la Bbc Symphony Orchestra). Fortunatamente però, dispongo della ristampa su cd, della prima incisione in studio della versione iniziale di Cooke, svoltasi il 17 novembre 1965, alla Town Hall di Philadelphia (Pennsylvania), con la Philadelphia Orchestra diretta da Eugene Ormandy, con le note di commento originali (cioè dell'edizione in lp) di Jack Diether (registrazione che seguiva di poco un'esecuzione pubblica coi medesimi interpreti, avvenuta il 5 novembre dello stesso anno e che costituisce la prima americana di questa ricostruzione; tra l'altro, proprio in quegli anni, il direttore d'orchestra Harold Byrns, ovvero colui che fece ascoltare il nastro dell'incisione del '60 ad Alma, la stava portando in Germania ed in Italia), per la Columbia/Cbs-Sony Classical (ci sarebbe anche, stando a Wikipedia, un'altra incisione in studio del '66, diretta da Jean Martinon, che mi giunge nuova, forse edita dalla Rca Living Stereo?); in più, tempo addietro, fra i dischi usati, ho reperito in buone condizioni e a prezzo basso, un cofanetto di 2 lp, comprendente la prima incisione di studio della seconda versione Cooke, con gli stessi interpreti della prima esecuzione pubblica del 15 ottobre '72, avvenuta alla Royal Festival Hall di Londra, ovvero la New Philarmonia Orchestra diretta da Wyn Morris, uscito nel '74 per la Philips Classic e mai ristampato su cd, per quel che mi risulta. Al cofanetto è allegato un succinto ma interessante saggio trilingue dello stesso Cooke, corredato da illustrazioni, tra cui una pagina del manoscritto della partitura incompiuta oltrechè dalla riproduzione di un paio di lettere, una di Alma Maria Schindler-Mahler, la vedova, indirizzata al musicologo anglosassone e scritta poco prima della sua dipartita nel 1963 (non datata, ma col timbro postale recante la data del 3 maggio 1963, in contrasto con quanto affermato nel volume di Principe, che gli attribuisce invece la data dell'8 maggio di quell'anno),  lettera nella quale, dopo aver ascoltato il nastro dell'esecuzione radiotrasmessa dalla BBC circa 3 anni prima, autorizza ufficialmente il musicologo ad approntarne la (prima) versione eseguibile in sede concertistica, e l'altra di sua figlia, ovvero la figlia dello stesso compositore, Anna, inviata al medesimo dopo avere ascoltato a Londra (e naturalmente approvato) il nastro magnetico della registrazione discografica oggetto del cofanetto Philips. Fu proprio Anna, ad inviare al musicologo, subito dopo la morte di Alma, altre 44 (o 50?) pagine manoscritte fino ad allora inedite, che consentirono di colmare la maggior parte delle lacune precedenti, consentendo la realizzazione della versione da concerto del '64 e, conseguentemente, delle 2 revisioni successive. Leggenda vorrebbe che altre pagine manoscritte inedite, siano tuttora in possesso del De la Grange, ma dubito fortemente della fondatezza di questa asserzione. Fra gli altri direttori che si sono confrontati in pubblico e/o in disco, con una delle versioni completate, figurano anche Mark Wigglesworth, Daniel Harding, Jesus Lopez-Cobos, Michael Gielen, Johnathan Nott, Leonard Slatkin, in aggiunta ovviamente allo stesso Rudolf Barshai per la propria realizzazione. Insomma, chi rifugge dalla decima sinfonia (in qualsivoglia forma) per partito preso, non sa proprio quello che si perde! Ultimamente,sto compulsando i libretti delle varie edizioni discografiche in mio possesso, per raffrontarne le informazioni, avendo come già detto, l'intenzione futura di trattare riguardo a questa musica, in maniera assai più articolata e completa di quanto non abbia fatto fino ad adesso, per cui il presente scritto va naturalmente considerato come un semplice assaggio preliminare. Per il momento, ho la netta impressione di essermi imbattuto in un bel ginepraio, anche peggio che con le sinfonie bruckneriane, ma chi me l'ha fatto fare, bah! / Gustav Mahler: Sinfonia n.10 in fa diesis maggiore - o minore? Le indicazioni sui dischi sono contrastanti - (1910); I) Adagio: andante - adagio; II) Scherzo I: Schnelle vierteln - In gemaechlicher bewegung, ohne hast (Presto - Andante con moto, senza fretta); III) Purgatorio (oder Inferno): Unheimlich bewegt (Allegretto moderato); IV) Scherzo II: Kraeftig, nicht zu schnell (Allegro pesante, non troppo veloce); V) Finale: Langsam schwer (Lento grave, ma non troppo); indicato invece come Allegretto nell'edizione Wheeler - Allegro moderato - Ruhig, aber nicht schleppend (Andante comodo, ma non trascinante). / In questi giorni, forse anche per via del mio stato d'animo, la mia mente è ossessionata in maniera ripetitiva da frammenti di sinfonie mahleriane e particolarmente proprio dall'adagio della decima, purtroppo, per quel che concerne le mie faccende personali, appena intravvedo uno spiraglio di speranza, questi regolarmente si richiude inesorabilmente dopo poco, precipitandomi nuovamente nell'angoscia e nella tetraggine più nera, temo proprio che non riuscirò affatto a rivoluzionare positivamente la mia vuota, inutile esistenza, come auspicavo alcuni giorni fa. Il mio tempo (non) verrà (mai)! Tutto stramaledettamente nella norma! Allegria!