Non si può considerare un vero e proprio cineconcerto, quello avutosi la sera di mercoledì 16 luglio in Piazza Maggiore, a Bologna, nell'ambito della rassegna "Sotto le stelle del Cinema", poichè la parte prettamente "musicale" si riduceva a una sorta di antipasto, di una ventina di minuti scarsa, ad un lungo documentario/intervista su un vecchio campione automobilistico della Formula Uno, sul quale sorvolo. L' "antipasto", per l'appunto, era costituito dal cortometraggio "Le ballet mécanique" di Fernand Léger (Francia/1924), per il quale il compositore americano George Antheil scrisse la musica, peraltro già vistosi qualche anno fa nella stessa sede, con la differenza che allora la partitura venne eseguita nella revisione orchestrale del 1952, dall'orchestra del Comunale diretta da Timothy Brock, mentre nella presente occasione si è fatto ricorso alla versione originale per organico ridotto con l'apporto del complesso "Sentieri Selvaggi" diretto da Carlo Boccadoro. Anzi, a voler essere pignoli, con un organico per la verità anche più ridotto dell'originale, come confermato dalla cartolina "accompagnatoria" distribuita, come usuale, ben prima dell'inizio dello spettacolo, poichè la partitura originale prevederebbe 16 pianoforti a rullo, un gruppo di percussioni, 2 pianoforti "normali", 1 sirena, eliche d'aereo e campanelli elettrici, mentre l'effettivo organico impiegato in questa occasione si riduceva a 4 pianoforti, percussioni (2 xilofoni, 1 glockenspiel, 5 timpani, 2 campane elettriche, 1 gong, 1 piatto, 1 tamburo militare, 1 triangolo, 1 wood block, 1 tenor drum e 1 gran cassa) ed il suono di 2 motori d'aereo, riprodotto da un sistema di altoparlanti. Pur preferendo la revisione orchestrale del '52, l'esecuzione dei musicisti coinvolti, mi è sembrata abbastanza buona ed efficace, nonostante le discutibili libertà disinvoltamente presesi in ambito di organico strumentale impiegato. Divertente l'aneddoto raccontato dallo stesso Boccadoro, in sede di presentazione, che rammentava la realizzazione della prima assoluta di questo singolare "connubio", per così dire, fra musica e immagini (con il cortometraggio che termina con alcuni minuti di anticipo rispetto al commento musicale, sovente comunque in contrasto col ritmo delle immagini), svoltasi in un'atmosfera particolarmente turbolenta, aggravata dal fatto che il sistema meccanico di sincronizzazione che governava le 16 pianole, si rivelò assai poco affidabile, causando l'inconveniente, dopo circa 5 minuti dall'inizio del film, che ognuna delle pianole procedeva per i cavoli propri, aumentando la sensazione di cacofonia già insita nella partitura, con conseguenze immaginabili, creando oltretutto, anche un equivoco fra il pubblico presente in sala, poichè si ritenne che l'effetto fosse voluto per accentuare l'aspetto "avanguardistico" della faccenda, per cui i "sostenitori" applaudivano ancor più freneticamente, mentre i "dissenzienti", al contrario, fischiavano e urlavano sempre più fragorosamente (ah, che bei tempi!)...Ad ogni buon conto, un discreto filmetto che, se non fosse per l'importanza del commento musicale, perderebbe gran parte del suo interesse, rimanendo relegato, a voler essere generosi, nell'ambito di una bislacca curiosità, anche parecchio datata e invecchiata! / Ho trovato parecchio scontate e banali, le improvvisazioni al pianoforte di Gabriel Thibaudeau, durante la proiezione di vecchi cortometraggi muti chapliniani, a mò di preludio ad altre serate del cinema in piazza... Stesso discorso per il suo dimenticabile apporto pianistico, nella serata di domenica 29 giugno, al mediometraggio muto pacifista, di 44', parzialmente "colorato", "Maudite soit la guerre" (Belgio/1913) di tal Alfred Machlin, anch'esso decisamente irrilevante in sè, con prosieguo della serata all'insegna della più blanda mediocrità, poichè la "live computer soundtrack" con musica (????) di "Edison Studio", a commento del cortometraggio muto, in b/n, di 21', "En dirigeable sur les champs de bataille. Deuxième partie. De Nieuwpoort à Mont Kemmel" (Francia/1918), una sequela di riprese aeree di teatri di battaglia, fatte a bordo di un dirigibile, come il titolo lascia facilmente intuire, si riduceva in realtà ad un banalissimo e pallosissimo apporto "rumoristico", fortunatamente troncato anzitempo da un'improvviso acquazzone, a parte il fatto che l'ovvia tetraggine caratterizzante le immagini che scorrevano sullo schermo, era quanto di meno indicato per coloro che soffrono di cronica depressione, come il sottoscritto e ho detto tutto! / Per la serie "tutto il mondo è paese", ovvero "la presa della pastiglia", ripensando alla diretta radiofonica di Radiotre da Parigi, per il concerto sinfonico celebrante l'anniversario del 14 luglio, con l'Orchestre Nationale de France, diretta decisamente da "cani" dal milanese Daniele Gatti, con un tipico zibaldone di programma (ma già la conversazione telefonica fatta allo stesso Gatti dal conduttore di Radiotre in precedenza induceva a temere il peggio, poichè il nostro parlava della necessità di conciliare, nella scelta dei brani da eseguire, le esigenze sia del pubblico presente in piazza, svolgendosi il concerto all'aperto, sulla famosa Place de La Bastille, sia del pubblico televisivo, non necessariamente abituati alla musica colta e quindi da non intimorire, costringendoli a prestare attenzione a musiche troppo lunghe e complesse e via blaterando, poveri noi!) all'insegna del più becero nazional-popolare provincialismo da far invidia al nostro sedicente 'bel paese', sì da far sembrare persino le nostre peggiori e più deleterie sagre strapaesane, dei ritrovi di raffinatissimi esteti, al confronto, con esecuzioni (o plotone di esecuzione?) musicali, sferraglianti e fracassone, un'orchestra dalla 'tenuta' balnear-vacanziera-turistica che più non si può, talvolta a sostegno anche di gorgheggiatori a gogò, buoni giusto per quei narcisisti masturbatori che raggiungono l'orgasmo soltanto con simili bellurie vocali dal vacuo esibizionismo fine a sè stesso (conosco perfino una femmina di labrador che vocalizza in maniera assai più seria e posata di costoro) e con un conduttore francese (in contemporanea diretta televisiva in loco) petulante, invadente, sovente sovrapponentesi alla musica, da far sembrare, al confronto, quegli idioti all'ennesima potenza di Radiotre, degli impeccabili professionisti (già dopo poco più di mezz'ora dall'inizio del concerto, cominciavo a notare degli incipienti quanto preoccupanti sgretolamenti, nei miei alquanto precari, malconci, usurati e vetusti attributi), peccato veramente che, in questa occasione, non si siano improvvisamente materializzati dall'aldilà Robespierre e soci, incavolati neri, con annesse ghigliottine, poichè ce ne sarebbe stato veramente d'avanzo e con sacrosantissima ragione, a tagliar teste, non essendoci che l'imbarazzo della scelta, a cominciare, in primis, dal direttore d'orchestra milanese e dal presentatore televisivo francese! Al peggio non c'è mai limite, sul serio! Quel nefasto giorno la mia depressione ha toccato livelli assurdamente parossistici!