(Segue) Il terzo titolo della collana, sarebbe dovuto uscire oggi, 2 marzo, ma qui a Bologna non è ancora comparso in edicola, chissà com'è! Ad ogni buon conto, poichè ne posseggo una precedente ristampa americana su vinile vergine da 180 grammi Classic Records dei primi anni '90, pagata una tombola, posso comunque anticiparvi che dovrebbe essere senz'altro un titolo superiore, sia a livello interpretativo che come qualità sonora, a quello che lo ha preceduto. Trattasi del balletto completo nella versione originale del 1910 "L'oiseau de feu" di Igor Stravinski, nella celeberrima incisione dell'orchestra sinfonica di Londra, diretta da Antal Dorati, incisa nel 1959 alla Watford Town Hall, alla periferia di Londra (prod. disc. Wilma Cozart, superv. mus. Harold C. Lawrence, superv. tecn. Robert C. Fine, tecn. del suono Robert Eberenz, master. George Piros). L'interpretazione offertane è secca, incisiva, diretta, anche a costo di tralasciare qualche preziosità orchestrale, con una qualità sonora decisamente ottima, che cattura benissimo l'acustica del luogo, con una buona risoluzione dinamica. A livello interpretativo preferisco l'incisione del '61, diretta dallo stesso autore a capo della Columbia Symphony Orchestra (ovvero l'orchestra filarmonica di Los Angeles sotto mentite spoglie per ragioni contrattuali), effettuata per conto della Columbia-CBS, che dovrebbe essere tutt'ora reperibile su cd, ma ciò non toglie che, rispetto alla precedente uscita (la cui qualità sonora era stata valutata 70/100 da Stefano Rama nel suo vol. "I dischi dell'età dell'oro", mentre a quest'ultima lo stesso assegna un punteggio pieno, ossia 100/100!), siamo o dovremmo essere, decisamente su un altro pianeta, semprechè si siano fatte le cose come si deve! In effetti questo è uno dei titoli di punta del catalogo Mercury. Staremo a vedere!
Disquizioni intorno alla musica colta, con particolare riferimento alla realtà contemporanea.
sabato 2 marzo 2013
Classica in vinile (2bis).
(Segue). Riguardo al livello interpretativo di questa incisione del capolavoro di Berlioz, è senz'altro buono nel suo complesso, ma non porrei questa edizione, personalmente, ai vertici di una nutritissima e imponente discografia. Il pregio di questa lettura di Paray è senz'altro quello di essere di una classica compostezza, di una chiarezza cartesiana, che se da un lato, evita gli eccessi effettistici, sempre in agguato in una partitura come questa, ne attenua un pò troppo gli aspetti più visionari e audaci, a discapito dell'espressività (tra l'altro, come spesso succede, non vengono neppure rispettate le riesposizioni del 1° e del 4° mov.), inoltre ho l'impressione che ci sia dietro una precisa scelta interpretativa dietro l'eccessiva attenuazione dei contrasti dinamici, il che per una composizione recante in partitura indicazioni dinamiche che vanno da un pianissimo con ben 5 p a un fortissimo con altrettante f, mi sembra proprio il colmo! Forse questa cautela potrebbe essere dovuta al livello virtuosistico dell'orchestra, buono ma non eccelso, con evidenti limiti di precisione del suono e fermezza complessiva; non è ancora l'ottima orchestra che diventerà in seguito sotto la direzione di Antal Dorati. Per giunta, nell'ultimo movimento, il trombone basso che intona il motivo del Dies Irae, mi sembra decisamente fiacco e dall'intonazione periclitante (altrochè parlare, come si fa nel fascicolo interno di suono rauco alla francese da parte dell'orchestra, questo trombone è decisamente sfiatato!). Su questo filone interpretativo per così dire classicheggiante, trovo più riuscite sia l'interpretazione di Jean Claude Casadesus con l'orchestra filarmonica di Lilla, registrata nel giugno '80, per la Harmonia Mundi francese, sia quella di Claudio Abbado con l'orchestra sinfonica di Chicago, registrata nel febbraio '83, per la Dg. Anche in questo caso trattasi di esecuzioni viziate da un eccesso di ritegno espressivo, ma, rispetto a quella in esame, possono vantare delle orchestre migliori e una superiore qualità sonora, il che non è un vantaggio di poco conto. Per la cronaca, Casadesus (uscito nell'81), rispetta la riesposizione del 1° mov., Abbado (uscito nell'84), anche quella del 4°! Almeno quest'ultimo dovrebbe essere ancora reperibile su cd. Tornando all'incisione Mercury, anche stavolta lo stampaggio del vinile non è silenziosissimo, come nel titolo precedente, la qualità sonora è nel complesso molto buona, ma con una dinamica decisamente compressa, anche se in parte, secondo me, dovuta più che ai tecnici del suono, a precisi criteri interpretativi, come già detto in precedenza. Aggiungo che, anche stavolta, il tono generale dei testi corredanti il fascicolo allegato, come in precedenza, pencola pericolosamente verso il banale e il risaputo. (Continua)
Classica in vinile (2).
Il 16 febbraio è uscito in edicola il 2° numero della suddetta collana, comprendente la Sinfonia Fantastica di Héctor Berlioz, nell'interpretazione dell'orchestra sinfonica di Detroit, diretta da Paul Paray, incisa per la Mercury. Anche in questo caso, come già nel primo numero, la superficie della custodia del disco è opaca e non lucida, inoltre le scritte sul dorso non sono, secondo me, posizionate correttamente (troppo a destra anzichè più a sinistra osservando quest'ultimo orizzontalmente, oppure troppo in basso anzichè più in alto se lo si guarda verticalmente), con eccessiva invadenza, anche stavolta, delle scritte di "servizio" De Agostini/Universal, sia sul retrocopertina che sulle etichette del disco. Queste ultime, oltre a non essere perfettamente conformi alle originali (in questo la Classic Records era senz'altro più rigorosa!), recano su ambo i lati il seguente refuso: vi è scritto "MARGINE CONTROL" anzichè "MARGIN CONTROL", come grafia corretta esigerebbe! Altro piccolo refuso solo sul lato 2: in questo caso il 5° mov. della sinfonia Larghetto-Allegro (Songe d'une nuit du sabbat), indicato come n.2 anzichè come n.5! Anche stavolta l'aspetto estetico della busta interna non coincide con gli originali, ma questo è il male minore. Nel fascicolo allegato, con testi di Pierre Bolduc e Giuseppe Rossi, i dati di registrazione sono aancora più scarsi che in precedenza, limitandosi a dichiarare che la registrazione è avvenuta nell'aula magna di una scuola superiore di Detroit nel 1959. Per fortuna, anche in questo caso, ci soccorre quanto scritto nel retrocopertina dello stesso disco, dove si specifica che il luogo di registrazione era l'auditorium della Cass Technical School (produttore discografico Wilma Cozart, supervisore musicale Harold C. Lawrence, supervisore tecnico Robert C.Fine, tecnico del suono Robert Eberenz, masterizzazione George Piros). Solo che, a questo punto, dubito che l'anno esatto di registrazione sia il '59 e non piuttosto il '60, poichè fino ad almeno l'aprile del '59, le registrazioni avevano luogo alla Old Orchestra Hall, sempre a Detroit, Michigan. Inoltre, sempre nel fascicolo allegato, ho rilevato l'ennesima incongruenza del diabolico Bolduc, quando a pag.4 afferma che la carriera discografica di Paray sarebbe iniziata proprio con l'orchestra sinfonica di Detroit nel 1952, peccato però che, in un riquadro a pag. 3, lo stesso parli di una sua precedente incisione discografica di questa stessa sinfonia, con l'orchestra parigina dei Concerti Colonne, effettuata per la Vox, nel 1948! Cerchiamo di evitare simili imprecisioni e grossolanità, perdinci! Riguardo ai dati di registrazioni, bisogna dire che le stesse precedenti ristampe di questi titoli sia su cd che su sacd, effettuate dalla stessa Universal in passato, erano ben più doviziose di informazioni al riguardo. Sono questi i dettagli che apprezzano i veri appassionati! (Continua)
Classica in vinile (1ter).
(Segue) Riguardo sempre al fascicolo allegato al primo numero, si capisce, leggendolo bene, che l'intento vorrebbe essere quello di rivolgersi principalmente al neofita, ovvero all'inesperto, adottando un linguaggio che vorrebbe essere, nelle intenzioni, divulgativo e di facile comprensione, peccato soltanto che un sì lodevole intento sia viziato, in questo caso, da diverse banalità e luoghi comuni, facilmente evitabili. Si possono rendere comprensibili anche gli argomenti più complessi, anche senza ricorrere a volgarizzazioni di sorta, in ambito musicale l'esempio migliore e ineguagliato in tal senso, è stato quello di Leonard Bernstein, come testimoniato dalle numerose lezioni-concerto televisive, oltrechè dai suoi libri, ma evidentemente questa caratteristica non è alla portata di tutti. Un altro bell'esempio di divulgazione in campo musicale, è il bel libro di Alex Ross "Il resto è rumore - La musica del 20° secolo"! Per quanto concerne il contenuto musicale del disco, trovo l'interpretazione di Karajan e della filarmonica di Berlino registrata nel '62, senz'altro ottima nel suo complesso, ma viziata qua e là da qualche rallentando di troppo, che sa di manieristico. Inoltre, a parte il rispetto della riesposizione del 1° mov., vengono omesse tutte le ripetizioni nei restanti movimenti. Rimanendo nel catalogo Dg, non siamo comunque al livello dell'esito dirompente conseguito da Carlos Kleiber, nella sua celeberrima incisione di studio dei primi anni '70! La qualità della stampa del vinile vergine da 180 grammi, è adeguata, anche se non silenziosissima, almeno nella copia in mio possesso, ed è comunque sufficiente a non guastare il piacere dell'ascolto, contrariamente a quanto accade con le normali stampe commerciali (devo dire che i vinili meno rumorosi che mi siano capitati, sono un paio di titoli da 180 grammi, stampati dalla EMI-HMV inglese, superiori anche agli americani OMR e CLASSIC RECORDS da 210 grammi!). La qualità sonora dell'incisione è complessivamente ottima, con discreta dinamica, timbrica pastosa e presente, adeguato dettaglio, immagine adeguata e un corretto equilibrio fra le diverse sezioni orchestrali. Per la cronaca, il mio impianto d'ascolto è costituito dal giradischi Technics SL1200mkII, con testina Shure V15VMR, amplificatore integrato Marantz PM6010 OSE KIS, casse acustiche B&W DM602S3, cuffia dinamica Audio-Technica AIR ATH AD500, inserito in un ambiente d'ascolto delle dimensioni approssimative di 5,5x3,9x3,3 metri (lunghezza x larghezza x altezza). Tornando a considerazioni di ordine generale, devo deplorare il fatto che, anche stavolta, la De Agostini, come già avvenuto a proposito della precedente collana relativa alla musica jazz, sia troppo vaga e generica riguardo ai criteri di rimasterizzazione adottatti (ricordo di aver letto, a suo tempo, sulla rivista Suono, a tal proposito, una sconcertante dichiarazione in un'intervista ad uno dei responsabili della casa editrice, quando quest'ultimo accennava all'impiego di non meglio specificati file analogici, ohibò, quando gli stessi, per loro natura non possono che essere digitali e il sottoscritto ne sa qualche cosa, visto che nel suo piccolo, ci lavora!), per cui, volendo sperare di capirci qualcosa in più, bisogna andare per forza nel sito di "AS on line". Ulteriori informazioni dovrebbero essere reperibili, a giudicare dallo strillo di copertina, anche sul numero di gennaio, ma tutt'ora in edicola di "Audiophile Sound", ma obiettivamente, non me la sento di spendere 9 euro, per poi trovarmi allegato alla suddetta rivista, l'ennesimo "cd della mutua", ovvero una banalissima selezione di brani dal "Messiah" di Haendel, possedendone già almeno 2 edizioni complete, uffa e che cavolo! Tra l'altro se penso che chi dirige la rivista, con un'intestazione in inglese, è un canadese francofono, che la sede della redazione si trova a Londra, che il periodico viene stampato in Slovenia e forse solo il cd allegato viene fabbricato in Italia, altrochè provincialismo esterofilo, qui si deborda di brutto! Altra considerazione riguarda i titoli scelti per questa collana, che oltre a essere arcinoti, sono stati già oggetto in passato di numerose ristampe non solo su cd, ma soprattutto su vinile speciale, da parte sia dell'americana Classic Records (Mercury), sia delle tedesche Clearaudio (Dg) e Speaker's Corner (Decca, Dg e Mercury), per cui non sarò certo l'unico a possederne di già! Questo dimostra la mia teoria che, a furia di battere strade risapute, non si cava un ragno dal buco e che solo l'originalità ha più probabilità di dare risultati soprattutto in tempi di crisi! (Continua)
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