Disquizioni intorno alla musica colta, con particolare riferimento alla realtà contemporanea.
venerdì 27 aprile 2012
Sempre più abbasso la solita minestra!
Dopo parecchio tempo che ho trascurato per vicissitudini varie questo blog, mi decido a riprenderlo sia perchè confortato dal numero crescente di visualizzazioni nonostante la mia assenza, sia perchè ulteriori uscite discografiche mi inducono a ritornare sull'argomento dell'ultimo mio scritto del 30 settembre 2011. Certo non nego che mi sentirei ancor più galvanizzato qualora mi arrivassero anche commenti da parte vostra, ma vorrà dire che per il momento mi accontenterò dell'attuale risultato, esortandovi comunque a vincere le vostre remore facendovi vivi con pareri e critiche, al fine di rendere questo diario virtuale più vario e avvincente. Ma tornando all'argomento del mio ultimo editoriale, ossia la eccessiva banalità e ripetitività di molte recenti uscite discografiche, debbo purtroppo ricredermi su Francesco La Vecchia e l'orchestra sinfonica di Roma, che avevo precedentemente elogiato per la complessiva originalità delle scelte discografiche. Con questi interpreti è uscito qualche tempo fa, per l'etichetta Brilliant Classic, un doppio cd intitolato "Ottorino Respighi - orchestral works vol.1", contenente ahimè l'inflazionatissimo trittico romano (Fontane, Pini, Feste), oltre alla suite "Gli uccelli", alla suite per soli archi e alla suite per archi e organo in sol maggiore. Soltanto gli ultimi 2 brani, pur non essendo più delle novità assolute, hanno una discografia più ridotta, mentre per gli altri 4 la discografia si può addirittura considerare sovrabbondante; tra l'altro questi brani erano già presenti anche nel catalogo della stessa Brilliant Classics, sia pure con altri interpreti. Se poi si considera che l'opera sinfonica di Respighi è già presente in maniera esaustiva nei cataloghi di case discografiche come Chandos, Cpo, Marco Polo, Naxos, Mdg, Telarc, Tactus, Capriccio, soltanto per menzionare le prime che mi vengono in mente, tutto ciò evidenzia ancora di più, secondo me, la sostanziale inutilità di questa nuova uscita, che non mi fa certo trepidare nell'attesa di un eventuale 2° volume di quest'annunciato ciclo, a meno di improbabili sorprese. O la "novità" sarebbe nell'aver fatto incidere il trittico di poemi sinfonici "romani" a un direttore e a un'orchestra della capitale? Anche in questo caso la novità sarebbe parziale poichè anni fa ne uscì un'incisione per la defunta casa discografica Conifer, con l'orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia, sia pur diretta dal milanese Daniele Gatti, per tacere delle remote incisioni con la stessa orchestra diretta da Victor De Sabata. Insomma non vedo alcun valido motivo che giustifichi l'ennesimo doppione discografico e considero questo titolo un mezzo passo falso da parte dell'orchestra sinfonica di Roma e del suo direttore Francesco La Vecchia!
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