domenica 15 marzo 2015

Balle spaziali ed altre amenità.

Periodicamente, il circo mediatico che ruota naturalmente anche intorno all'ambito della musica colta, non rinuncia, per ovvi scopi (bisogna pur smerciare il prodotto!), a cercare d'illudere noi comuni mortali, che le favole a lieto fine esistano anche nella dura realtà, che uno su mille ce la fa (come diceva la buon'anima) e via di questo passo, cianciando. Tempo addietro avevo letto su non ricordo più quale giornalucolo che, Sir Antonio Pappano sarebbe figlio di un maggiordomo e di una domestica (!), almeno così ci volevano far credere. Ma se le mie vetuste orecchie non mi hanno ingannato, ascoltando casualmente, poco tempo fa, su Radiotre, una puntata de "La barcaccia", ho sentito i 2 conduttori, Suozzo e Stinchelli, intervistare il suddetto, il quale ha dichiarato che suo padre esercitava il mestiere di maestro di canto (ah cavolo, direi proprio che la faccenda cambi!). Ma quella che avevo letto in precedenza, non è senz'altro l'unica fola viaggiante in ambito musicale, non so se sapete la storiella che circola ogni tanto riguardo al soprano Anna Netrebko, che avrebbe principiato addirittura come donna delle pulizie al Bolshoi, così facendo pagandosi le lezioni di canto, fintantochè il pigmalione di turno l'avrebbe scoperta facendone una diva a livello internazionale (per la serie "E' nata una stella", uaoh!), tutto inventato dall'ufficio stampa, ovviamente! E che dire della pur brava percussionista anglosassone Evelyn Glennie, che per un bel po' ce l'hanno spacciata per una sorda totale, facendoci credere, lei complice, che avvertiva la musica unicamente attraverso le vibrazioni degli strumenti che lei percuoteva, oltrechè quelle provenienti dal pavimento, ma che in realtà ci ode benissimo? Vi ricordate il pianista David Helfgott, oggetto di un film di successo, "Shine" (responsabile della famigerata dicitura "Rach3", oltrechè con un colossale svarione, almeno nel doppiaggio italiano, in cui il violinista Isaac Stern viene menzionato addirittura come direttore d'orchestra), musicista menomato nella psiche, che anche un sordo, ascoltandolo, si sarebbe reso conto delle sue enormi deficienze tecniche ed interpretative? Tacendo poi di musicisti finti ciechi dei quali non rammento i nomi, non c'è niente da fare, i venditori di fumo continuano e continueranno per secula e seculorum ad impapocchiarci spudoratamente, tutto stramaledettamente nella norma! Se un comune mortale cascasse veramente in una di queste trappole, credendo cioè che anche nel mondo reale alberghino le belle favolette e che perciò anche per lui, povero tapino, frustrato e complessato, ci sia qualche speranza di uscire dal suo grigiore esistenziale, ad attenderlo dietro l'angolo, troverebbe esclusivamente legnate e docce fredde, se va bene, altrochè! In un mondo sempre più virtuale, soprattutto a livello di possibilità effettive per noi individui qualunque, diventa sempre più ributtante il ripetersi di questi triti espedienti, visto il vuoto pneumatico, lo squallore dilagante che sempre più ci attanaglia, impostoci da questa società occidentale consumistica presuntamente evoluta, mirante in realtà soltanto al totale abbruttimento ed annientamento della persona, conditio sine qua non per garantirsi la propria eterna, folle sopravvivenza. / Sempre in tema di panzane, certo che anche i conduttori di Radiotresuite, quando ci si mettono d'impegno, non sono decisamente secondi a nessuno! La sera di mercoledì scorso ho ascoltato la differita di un concerto dal Teatro "La Fenice" di Venezia, comprendente nel suo programma anche il 1^ concerto per violino di Shostakovich, brano già ascoltato precedentemente, qualche tempo prima, in un'altra differita di un concerto, questa volta proveniente dal Comunale di Bologna. Orbene, non ricordo chi fosse il conduttore di Radiotresuite di turno quella volta, fatto sta che, poichè l'ultimo movimento del concerto shostakovichiano è una burlesque (allegro con brio), il nostro buontempone se ne venne affermando che il compositore, mentre scriveva quest'ultimo movimento, avesse in mente, oltre al modello mahleriano, anche quel particolare spettacolo erotico che va proprio sotto la dicitura di "Burlesque" (per intenderci quello oggetto anche del relativo, recente film, avente Cher e Christina Aguilera come protagoniste), "purtroppo", sono parole sue, "attualmente ritornato in auge" (e ci mancava pure che si mettesse a fare il tipico moralista bacchettone, ma quanto siamo ridicoli!). Ci sarebbe veramente di che scompisciarsi dalle risate, se non fosse che il tutto, cioè la sortita del conduttore di Radiotresuite, è grottescamente, pietosamente reale. Chi conosce la personalità di Shostakovich (d'accordo che, pensando alla sua opera "Lady Macbeth del distretto di Mcensk", composta anni prima e causa della sua prima "purga" di regime, questa vantasse un soggetto scabroso, ma era pur sempre rispondente a precise, serissime ragioni drammaturgiche di critica e satira sociale) e soprattutto l'ennesimo momento difficile che attraversava, durante la stesura di questa composizione (come peraltro sottolineato invece proprio dal conduttore di mercoledì scorso, per fortuna), capisce immediatamente che il "burlesque", quanto a spettacolo scollacciato, era senz'altro l'ultimo dei suoi pensieri, in quel tragico periodo della sua esistenza, dubito persino che, nella Russia Sovietica di allora, si svolgessero simili intrattenimenti, salvo smentite (e quand'anche fosse, penso non gliene potesse decisamente importare di meno), bah! - Oh, caspiterina, mi sovviene che anche il compositore statunitense Aaron Copland ha inserito una "burlesque" all'interno della sua "Music for the theater", più o meno nello stesso periodo, chissà mai quali laidi, lascivi pensieri albergavano nella sua mente senza dubbio obnubilata, ohibò! / Venerdì sera, durante l'ennesimo concerto dell'orchestra Rai all'Auditorium Toscanini, è riaffiorato il malvezzo, da parte del pubblico, di applaudire fra un movimento e l'altro, in ciò persino incoraggiati a voce, durante la prima parte del programma, dal divetto plasticoso di turno (per la cronaca, il violinista David Garrett), che ha tirato in ballo persino Joachim, poichè eseguiva la parte solistica dell'arcinotissimo concerto brahmsiano. Malvezzo, dicevo, ovviamente estesosi anche alla seconda parte, con gli applausi che inframmezzavano i movimenti della quinta bruckneriana. Così facendo, non è che si violi la ritualità tipica di un concerto, come affermavano quelli di Radiotresuite (la qual cosa in sè non sarebbe affatto sacrilega), così facendo, non solo si spezza l'atmosfera creata dalla composizione musicale, ma si inter-rompe anche la concentrazione, sia dei musicisti che del pubblico, il che è ben più grave! Il fatto che in passato non soltanto così si costumasse, ma che addirittura si applaudisse persino durante l'esecuzione, come rammentato dagli stessi conduttori radiofonici, non mi sembra ragione sufficiente per riesumare queste cattive abitudini, che nuocciono ad una piena fruizione dell'evento musicale, trattandosi comunque di un genere impegnato e perciò impegnativo anche per coloro che ne fruiscono, non stiamo certo parlando di canzonette o di musica da sottofondo, altrimenti qui si rischia di mettere tutto nello stesso calderone, come invero si fa troppo sovente. A livello generale, così come non tutte le cose nuove, sono necessariamente migliori di ciò che le precede, questo non vuole affatto dire che siano comunque peggiori, ovvero non tutto ciò che viene dal passato è perciò stesso meritorio e quindi va ripescato, altrimenti addio progresso! Quello che manca catastroficamente, oggidì, è un sano senso critico, non si può fare di tutte le erbe un fascio, nè in un verso, nè in un altro! Occorre saper distinguere da caso a caso e qui casca l'asino (povera bestia, come minimo si ritroverà fratture multiple e costole rotte, per tutte le volte che la si tira in ballo, sia pure in senso figurato). Personalmente, mi fanno innervosire da matti anche quei sedicenti melomani che hanno il brutto vizio d'applaudire, non soltanto in corso di rappresentazione, ma anche nei finali d'atto delle opere, ben prima che l'orchestra taccia, impedendoti regolarmente di assaporarne anche gli ultimi accordi, come ampiamente testimoniato anche dalle dirette radiofoniche, in primis quelle provenienti dal Metropolitan. Non per niente, i direttori d'orchestra più coscienziosi, aspettano anche diversi secondi prima di abbassare le braccia al termine dell'esecuzione di un brano, proprio per invitare il pubblico a ritardare l'applauso, consentendogli di cogliere quella particolare risonanza data dallo spegnimento progressivo dell'ultimo accordo, facente parte essa medesima della particolare atmosfera creata da quella data musica, fragilissima e delicatissima e quindi da non guastare fino all'ultimissima frazione di secondo con manifestazioni intempestive, pena comprometterne la temperie espressiva. Sarò pedante e tedioso, ma qui si tratta di un genere musicale impegnativo e perciò ci si dovrebbe regolare di conseguenza, anche perchè comunque, lo sforzo, peraltro relativo, viene ampiamente ripagato con gli interessi ed assai immodestamente, ho anche l'assurda pretesa di saperne qualche cosa! Ma và! / Tempi sempre più bui per le riviste specializzate soprattutto nostrane, da questo mese il "Giornale della Musica", ha abbandonato definitivamente il formato cartaceo, rimanendo presente esclusivamente in rete, altre testate come "Musica", "Amadeus" e "The Classic Voice" (in quest'ultima ci scribacchiano, tra gli altri, anche alcuni conduttori di Radiotresuite che, di recente, guarda caso, ne hanno intervistato proprio il direttore), cambiano ripetutamente veste tipografica, formato, contenuti e financo il direttore, se non addirittura anche l'editore, aggiungendo talvolta all'eventuale cd allegato, presunte regalie tecnologiche del genere 'scaricamenti' (download), QR code ed altre facezie (dalla fruizione avventurosa ed ovviamente non alla portata di tutti), nel tentativo disperato di riuscire a sopravvivere in un periodo difficilissimo come quello attuale. A proposito di "Amadeus", avendone acquistato l'ultimo numero, in virtù del disco allegato, comprendente lavori sinfonici di Giovanni Sgambati (2^ sinfonia in mi bem. magg. - nella revisione critica dello stesso direttore d'orchestra, pubblicata dalla casa editrice Suvini Zerboni di Milano, l'anno passato - e Concerto per pianoforte ed orchestra in sol min., op.15, pubblicato da Schott, Mainz - Leipzig, nel 1880 - solista Martina Filjak; Orchestra Sinfonica di Milano "Giuseppe Verdi", diretta da Francesco Attardi - cd Paragon AM 304-2 DP - registrato dal vivo il 7 dicembre 2014, all'Auditorium di Milano della Fondazione Cariplo / tecnico del suono Claudio Gattuso; direzione artistica, montaggio e masterizzazione Raffaele Cacciola / T.T. 77'48"), ho voluto, per la prima volta in vita mia, provare a "scaricare" sul mio computer, il contenuto musicale del secondo cd virtuale, comprendente musiche per 2 chitarre di Ferdinando Carulli, eseguite dal duo Alfonso Baschiera e Marco Nicolè. A parte la noiosa trafila (e a parte anche il fatto che tu comunque li paghi questi ausili tecnologici, essendo compresi nel prezzo della rivista, indipendentemente dal fatto che tu ne usufruisca oppure no), una volta entrato nel sito della rivista, di dovermi registrare e successivamente confermare il tutto attraverso la casella della posta elettronica, dopo avere inserito il codice indicato all'interno del fascicolo, a parte la scelta poco entusiasmante fra 2 formati audio, il compresso Mp3 ed il WAV non compresso (o così mi pare), ho optato per quest'ultimo, ritenendolo, non so se a torto o a ragione, il male minore dal punto di vista della qualità sonora. Soltanto che, una volta avviata la procedura, mi sono accorto che, almeno sul mio computer, lo scaricamento dell'intero contenuto, mi avrebbe richiesto alcune ore, per cui, non disponendo di connessione casalinga, ma usufruendo di quella comunale in luoghi pubblici per poche ore al giorno, ho preferito desistere, un tantinello deluso, pensando ingenuamente che la faccenda fosse assai più rapida ed immediata. La qual cosa mi spinge ad ulteriori riflessioni sul fatto che, secondo alcuni soloni, la pratica dello "scaricamento" in aggiunta a siti come Youtube et similia, dovrebbe decretare la definitiva sparizione dei supporti audiovisivi fisici, dalla faccia della terra, anzi la rete dovrebbe divenire l'unica fonte di approvvigionamento in fatto di intrattenimento audiovisivo. Purtroppo, avventurandomi anch'io periodicamente, come tanti, anche nei meandri di Youtube, ho scoperto che non sono affatto tutte rose e fiori, soprattutto quando il caricamento del video prescelto, avviene a singhiozzo (in barba al frequente aggiornamento dei driver da me effettuato), cosa che talvolta capita, frammentando irritantemente la continuità della fruizione. Anche sorvolando sia sulla componente qualitativa che su quella feticistica legata indubitabilmente anche all'uso dei supporti audiovisivi da parte degli appassionati più impallinati, resta il fatto che queste nuove modalità di accesso all'intrattenimento, sono ben lungi dall'essere pratiche, efficienti, affidabili e prive d'inconvenienti e perciò, pur non considerandole affatto trascurabili, sono secondo me, da considerarsi come ulteriori opportunità accessorie, ma non di certo come fonte principale, meno che mai unica, anche non considerando l'intrinseca instabilità dei gingilli tecnologici (computer, tablet, smartphone, i-phone, ecc.), preposti a gestirle. Del resto, per ragioni simili, non credo che le pubblicazioni cartacee, verranno mai sostituite completamente dagli e-book e compagnia bella, anche qui, per me, vale sostanzialmente il medesimo discorso. Credo proprio che continuerò a rimanere decisamente scettico, al riguardo, in barba alla massa imbarbarita e pecorona! Il ritorno sul campo di un marchio storico come Technics (a capo del quale sta attualmente una nota pianista jazz giapponese), oltre che del fatto che anche giganti dell'elettronica come Onkyo e Sony, tornino ad occuparsi dell'audio di qualità, sia pur limitatamente ad un ambito di nicchia, induce a ben sperare in una salutare inversione di tendenza. Del resto è ben noto che quel gran bastardo di Steve Jobs, artefice di Apple e suoi derivati come QuickTime ed iTunes, in casa propria ascoltasse il vinile, anche se forse lo faceva, almeno in parte, per via che la cosa fosse divenuta di moda, ma questa è una mia personale supposizione! /  A proposito sempre del disco allegato al corrente numero di "Amadeus" contenente lavori di Sgambati (Roma, 28 maggio 1841 - Roma, 14 dicembre 1914), nel quale compare l'Orchestra Sinfonica di Milano "Giuseppe Verdi", fa senz'altro piacere constatare, leggendone l'articolo relativo all'interno della rivista, che la compagine, pur con enormi sforzi, si stia sforzando di superare la propria difficile situazione finanziaria e che quindi, almeno per il momento e salvo smentite non si sciolga affatto (oltrechè di apprendere che è stato inciso, sempre per la Decca e di prossima uscita - sempre facendo gli scongiuri -, il quarto volume - dei 6 previsti - dell'integrale dei lavori orchestrali di Nino Rota, comprendente anche l'oratorio "Mysterium Catholicum", del quale esisteva soltanto una vecchissima incisione, visto che a suo tempo, anche in questa sede, mi ero lamentato della sospensione, che temevo definitiva, di questo interessante ciclo discografico). Peccato che, nell'intervista al direttore d'orchestra di codesta incisione, Francesco Attardi, quest'ultimo faccia una dichiarazione quantomeno inesatta, riguardo al fatto che, fra i lavori ancora inediti di Sgambati, figuri anche l'ouverture "Cola Di Rienzo", che in realtà è stata stampata dalla casa editrice "Boccaccini & Spada Editori, S.r.l." di Albano Laziale (Roma), come risulta dal retrocopertina di un cd della Naxos uscito nel 2012 (8.573007), con la defunta Orchestra Sinfonica di Roma, diretta da Francesco La Vecchia, inciso all'Auditorium di Via della Conciliazione in Roma, il 16-17 ottobre 2011 ed il 4-5 dicembre dello stesso anno, disco che, manco a farlo apposta, fa il paio con quello allegato ad "Amadeus", poichè oltre all'ouverture summenzionata, comprende anche la prima sinfonia in re magg., op.16 (quest'ultima stampata, per la cronaca, dalla casa editrice "Edwin F. Kalmus & Co., Inc."), mi si perdoni la pignoleria e la pedanteria! / La sera di questo lunedì (9 marzo), subito dopo che a Radiotresuite era stata trasmessa la quinta sinfonia di Jean Sibelius, almeno stando al conduttore, parrebbe che la quasi totalità degli sms pervenuti dei radioascoltatori, salvo uno, fosse di tenore fortemente negativo, soprattutto sia al riguardo del brano che del compositore. Evidentemente, a 150 anni dalla sua nascita, qui da noi devono essere ancora parecchi i figli, nipoti, bisnipoti, trisnipoti e pronipoti di Adorno (che lo aveva definito "il peggior compositore al mondo") & Soci, imperversanti e stoltamente, ottusamente, perseveranti più che mai, a riprova dell'incolmabile arretratezza mentale e culturale di questo sgangheratissimo "bel paese", tutto nella norma! Chissà se questi imbecilli immaginano che, proprio uno degli alfieri della "Seconda Scuola di Vienna", della musica contemporanea, delle "Giornate di Donaueschingen", dei "Ferienkurse" di Darmstadt, il direttore d'orchestra Hans Rosbaud, artefice delle prime assolute del "Moses und Aron" di Schoenberg e de "Le marteau sans maitre" di Boulez, oltre che della prima germanica della "Turangalila - Symphonie" di Messiaen, proprio lui, sì, abbia frequentato anche il repertorio sibeliano (la qual cosa, a suo tempo, fece scalpore), dimostrando innanzitutto, saggiamente, di ragionare con la propria testa, scevro da stupidi pregiudizi di sorta! A testimonianza auditiva di tutto ciò, ci sarebbe, anche se purtroppo, attualmente fuori catalogo, un bellissimo disco della collana a medio prezzo DG "The Originals", che approfitto dell'occasione per segnalare caldamente, comprendente una breve serie di incisioni, ottimamente rimasterizzate con un suono monofonico pieno e godibilissimo (le registrazioni meno vetuste, hanno una timbrica leggermente più aperta), autentica gemma misconosciuta del catalogo storico della DGG. Le 2 serie di registrazioni, effettuate con i Berliner Philarmoniker, ebbero luogo nella Jesus-Christus-Kirche di Berlino-Dahlem, dal 3 al 6 novembre 1954, per i brani più brevi (Finlandia, Valse triste, Il cigno di Tuonela, Festivo da "Scénes historiques), usciti l'anno dopo in disco microsolco da 25 cm. di diametro, e dal 13 al 16 marzo 1957, per i 2 brani più estesi (Karelia suite, Tapiola), anch'essi usciti l'anno seguente sul medesimo supporto (io però, tempo addietro, trovai in una libreria che tratta anche l'usato, una ristampa, questa volta su disco da 30 cm., risalente al giugno '59, comprendente 4 di questi brani e segnatamente Il cigno di Tuonela, Tapiola, Finlandia e Karelia suite, il disco è siglato DGG LPEM 19185 M33 HI-FI). La prima ed unica ristampa su cd, si è avuta nel 1996, per la collana "The Originals", come già detto dianzi (cd DG 0289 447 453 2 0 G OR) e trattasi veramente di splendide esecuzioni, con un'orchestra ovviamente superba, secche, tesissime, incisive, affilatissime e taglienti come una lama, che esaltano proprio la modernità (ebbene sì!) di Sibelius (l'esecuzione di Finlandia mi ha ricordato dappresso quella di Toscanini, con l'orchestra della NBC, del 1950), che dimostrano l'enorme progresso stilistico del compositore, dal tardoromanticismo epico di Finlandia (1900), alle inquietudini e tensioni armoniche di Tapiola (1926), penultimo lavoro "ufficiale" del musicista. Insomma, quello che queste magnifiche incisioni ci restituiscono, è un Sibelius scevro completamente da incrostazioni ed appesantimenti tardoromantici, lucido ed analitico, ma al contempo di bruciante espressività, che forse, proprio per questo, non incontrerà il gusto di tutti, ma che ne esalta come pochi, proprio i tratti più sorprendentemente moderni, con una coerenza più unica che rara! Se poi si scorrono anche le note del libretto allegato, anche in italiano, si scopre che esistono delle altre registrazioni radiofoniche di Rosbaud riguardo al compositore finnico, effettuate sempre in quel periodo, un paio della sinfonia n.2, singole incisioni delle sinfonie nn.4 e 5 e di 3 canti per voce di basso ed orchestra (con Kim Borg). In più si menzionano esecuzioni pubbliche di lavori sibeliani nel 1958, tra cui la sinfonia n.7. Tutto questo testimonia da parte di Rosbaud, un interesse tutt'altro che passeggero ed occasionale riguardo al grande compositore. A tal proposito, mi viene anche in mente una remota intervista, concessa dal compositore e direttore d'orchestra finlandese Esa-Pekka Salonen (per inciso trovo il compositore - non per niente lui si considera innanzitutto tale - anche superiore al pur valente direttore) alla defunta rivista "Cd Classica", nella quale dichiarava che, se Pierre Boulez avesse superato i suoi pregiudizi, avrebbe potuto essere, potenzialmente, un ottimo interprete della quarta sinfonia di Sibelius (d'accordissimo, anzi, aggiungerei io, volendo fare il medesimo discorso, anche di un'altra quarta sinfonia, quella di Shostakovich, peccato che adesso, novantenne, si sia dovuto ritirare dalla vita pubblica). Non vi basta ancora? Purtroppo, ripeto, il disco di Rosbaud, senz'altro meritevole di ristampa, è attualmente fuori catalogo, l'unica maniera di ascoltarselo, almeno per chi vive a Bologna e dintorni, è di prenderlo in prestito gratuitamente (se si è residenti o studenti) per una settimana, dalla "Biblioteca Sala Borsa", anche se, ahimè, è un poco rovinato da precedenti maltrattamenti, ma alternative non ne vedo. Ad ogni buon conto, seguaci adorniani e similari, beccatevi questa ed andatevene in malora, una volta per tutte, perchè me li avete proprio strarotti! / Sempre a proposito di dischi, nella mia ormai lunghissima vita di discofilo, mi era già capitato, a volte, di acquistare un certo titolo, prima in vinile e poi su cd (e talvolta, primancora su musicassetta), ma mai, fino ad ora, prima in forma vinilica e poi per ben 2 volte su cd, se non fosse per gli autentici malestri, volendo usare un gentilissimo eufemismo, perpetrati dalle case discografiche, roba da ghigliottina! L'incisione dell'ottava sinfonia di Shostakovich, effettuata nel lontano dicembre 1982 al Concertgebouw di Amsterdam (produttore Andrew Cornall, tecnico del suono Colin Moorfot - T.T. 61'56"), da Bernard Haitink, con l'orchestra del Concertgebouw di Amsterdam, per la Decca, uscita nell'83 e facente parte del relativo ciclo sinfonico completo, resta a tutt'oggi una delle migliori in assoluto, anzi, per lo scrivente, fino ad adesso, forse la più bella esecuzione in assoluto, fra le tante ascoltate sia in disco che alla radio, interpretazione dai tratti persino bruckneriani, con una scelta di tempi particolarmente pertinente, tant'è che nemmeno lo stesso Haitink riuscirà ad eguagliare, diversi anni dopo e con altra orchestra, dal vivo ai "Proms", risultando al confronto, ben più slentato ed appesantito, con almeno circa 7-8 minuti in più di durata complessiva, rispetto a questa edizione discografica, non riuscendo più ad eguagliarne la suprema sintesi drammatica. La ripresa sonora di questa notevolissima incisione, nella migliore tradizione Decca, era già ottima su vinile, se non fosse che la resa dei passaggi più tenui, era ovviamente in parte compromessa dal tipico rumore di fondo del disco. Parecchi anni dopo, quando mi decisi a riacquistarla su supporto digitale, lo feci allettato dal basso prezzo della ristampa allora disponibile, facente parte della collana economica "Universal Eloquence" (da non confondersi affatto con la quasi omonima collana a medio prezzo della "Eloquence" australiana, fortunatamente di ben altro livello), assieme ad un altro titolo della medesima, poichè, poco tempo prima, un lettore che aveva scritto alla rubrica riservata alla posta della rivista "Suono", aveva tessuto gli elogi, anche riguardo alla qualità sonora, di questa (allora) nuovissima collana economica. Peccato che, al primo (ed unico) ascolto casalingo, di codesto dischetto, abbia strabuzzato occhi ed orecchie, non riconoscendo più le caratteristiche sonore originarie di questa bella registrazione che tanto me l'avevano resa apprezzabile su vinile. Insomma una grande interpretazione completamente rovinata da un pessimo trasferimento digitale, nulla di nuovo sotto il sole, ma tant'è. Peraltro non tardai a capirne la ragione, poichè sul dorso della custodia del cd e sul retrocopertina, ma anche all'interno dell'involucro, compariva una strana sigla, con un'altrettanto stramba grafica, che veniva magnificata anche all'interno del libretto, per il resto completamente privo della benchè minima nota informativa: la sigla misteriosa era "A.M.S." e stava, pomposamente per "Ambient Music Surrounding System", ma all'ascolto, si rivelava subito per quello che era in realtà, un'autentica ciòfeca, un volgarissimo compressore dinamico, con tutte le ovvie, disastrosissime conseguenze su tutti i parametri inerenti il suono (altro che "loudness war"!), tant'è che, nauseato, nemmeno ascoltai l'altro titolo della medesima collana, che avevo acquistato. Un bello schifo, un altrimenti valido catalogo di riedizioni Decca, Dg e Philips, stupidamente, pornograficamente, stuprato, rovinato! Ma forse qualcuno in alto, ad un certo punto, se ne deve essere reso conto, poichè con l'attuale, nuova collana "Universal Virtuoso", sempre a basso prezzo, che sembrerebbe aver preso il posto della precedente, parrebbero aver aggiustato finalmente il tiro. Quando, pochissimo tempo fa, attraverso una recensione sul "BBC Music Magazine", mi sono accorto che avevano ristampato anche quest'incisione dell'ottava di Shostakovich, il giudizio lusinghiero espresso sulla rivista, riguardo anche alla qualità sonora, mi ha indotto, per la prima e spero unica volta in vita mia, al riacquisto, che si è rivelato difatti felice, poichè in esso ho finalmente ritrovato le ottime caratteristiche sonore originarie di questa bella incisione, per cui, almeno stavolta, non ho rimpianto il vinile (tantopiù che sul retrocopertina del disco, viene anche riportato un breve estratto di una recensione di "Gramophone", laudativo pure per la qualità sonora). Inoltre, a parte una veste tipografica migliorata rispetto alla precedente edizione, ci sono persino delle sintetiche note di commento in inglese, all'interno del libretto, peccato solo che siano assenti i dati di registrazione (per fortuna presenti sull'originaria stampa in vinile) e che la suddivisione delle tracce non sia presente anche nel retrocopertina, oltrechè nel libretto, costringendo così ad estrarlo per forza dalla custodia. Ma per fortuna che, comunque, cosa assai più importante, questa grandissima interpretazione, torna nuovamente ad essere disponibile singolarmente, ad un prezzo abbordabile, in una riedizione sonicamente attendibile, per cui, anche in questo caso, la consiglio sentitamente (cd Universal Virtuoso/Decca 478 7894 DB). Per contro, se vi dovesse ancora capitare di imbattervi nei titoli della vecchia "Universal Eloquence", evitateli come la peste, a meno che non siate degli smanettoni da autoradio! / Preoccupante, anche se forse prevedibile ed inevitabile, lo spazio che l'ultimo numero in edicola della rivista "Musica", dedica a Giovanni Allevi (peraltro uno dei collaboratori di questo mensile, Piero Rattalino, autore anche di libri pubblicati, guarda caso, dal medesimo editore, è notoriamente un estimatore di codesto soggetto, sic!), dal quale, ambiguamente lo stesso direttore, Nicola Cattò, prende le distanze, nel suo consueto editoriale. Ma ancor più preoccupante leggere, nell'introduzione che ne precede l'intervista, ovviamente anch'essa incentrata sul suo nuovo disco, che persino un pianista classico come Andrea Bacchetti, abbia inserito nel suo repertorio e quindi eseguito in pubblico, alcune composizioni di codesto 'musicante'! Devo essermi proprio bevuto il cervello, anche se il tutto rientra comunque ampiamente nella norma, o no? Ovviamente, tornando all'intervista, com'era prevedibile, non mancano, da parte dell'omuncolo in questione, affermazioni a dir poco superficiali ed irritanti, a cominciare da quella che definisce tutta la musica dodecafonica inascoltabile. Per quel che mi concerne, lui stesso, per primo, costituisce una clamorosa smentita a tale assurdo assunto, poichè io lo trovo decisamente inascoltabile, pur non essendo certo la sua attuale musica dodecafonica e nemmeno atonale, mentre, a costo di risultare un demente, trovo ascoltabilissimi una "Lulu" od il Concerto per Violino di Alban Berg, oppure "Il prigioniero" di Luigi Dallapiccola, od anche l'Ottavo Concerto per orchestra di Goffredo Petrassi, soltanto per fare i primi esempi che mi vengono in mente (il che non vuole dire affatto che io apprezzi esclusivamente la musica dodecafonica, tutt'altro, altrimenti non mi spenderei affatto in difesa di compositori del genere di Jean Sibelius, come ho fatto dianzi, solo per fare un ulteriore banalissimo esempio)! Quello che voglio banalmente dire è che, il concetto d'inascoltabilità di un certo tipo di musica riguardo ad un altro, è totalmente soggettivo, mutevole nel tempo e nei luoghi, la discriminante in ogni caso, non è certo costituita dall'essere una musica modale, tonale, politonale, atonale, dodecafonica, puntillista, serialista integralista, aleatoria e quant'altro, dipende sempre dal modo in cui il compositore fa uso espressivo di queste alternative , singolarmente od anche combinandole in varie maniere, e dalla sensibilità e cultura di chi ascolta (per contro esistono, nell'ambito della storia della musica, parecchi esempi di compositori modernissimi completamente tonali, come Léos Janàcek). Sono conscio del fatto di essermi avventurato in un discorso più grande di me, un vero campo minato, che non si può certo esaurire in così poco spazio, tuttavia, sia pure maldestramente, ci tenevo a ribadire il mio punto di vista, al riguardo. Ho già dichiarato più volte in precedenza che, quello che rimprovero ad Allevi e soci, è di essere dei fenomeni da baraccone costruiti a tavolino, producenti una musica ruffianamente costruita, che manca totalmente di sincerità, verità espressiva, adatta ai cervellini fritti e rifritti costituenti la maggior parte degli individui. Indubbiamente sono dei gran furbacchioni che hanno capito da un bel pezzo come va il mondo! Tutto stramaledettamente sempre nella norma, ahinoi! / In effetti, fra i melomani, sembrerebbero esistere 2 partiti principali, quelli, maggioritari, del "solo melodia" (e rimando al mio discorso precedente!) e quelli, peraltro minoritari, del "solo dissonanze"! Va da sè che io non mi sento di appartenere ad alcuno di questi schieramenti, ma forse questo si era già capito! Almeno lo spero!