martedì 24 maggio 2011

Musica colta e rivoluzione.

Gli attuali sommovimenti di piazza che si stanno verificando in varie parti del mondo e dei quali si comincia a intravedere una pallida eco anche nel nostro paese (essendo il sottoscritto uno di questi rivoluzionari della domenica), mi inducono a trattare sinteticamente il rapporto fra istanze libertarie e rivoluzionarie e i suoi risultati nel campo della musica colta. Anche in questo caso, chissà perchè, la gente comune non associa la musica rivoluzionaria anche alla musica seria, ma soltanto a quella di cantautori o gruppi musicali più o meno impegnati politicamente, oppure ai canti popolari facenti parte del folclore locale. Certo non immaginano che esiste parecchia musica classica ispirata da sentimenti di ribellione e di rivolta, altrettanto intensa dal punto di vista emotivo. In tal caso, mi proverò, attraverso qualche esempio di composizione musicale, di sfatare quello che ritengo essere uno dei tanti deleteri luoghi comuni, circolanti intorno alla musica colta, ossia la cosiddetta classica in particolare. Esempio paradigmatico di tutto ciò è un lavoro pianistico del compositore americano, ma di matrice ideologica di sinistra, Frederic Rzewski (classe 1938), "The people united will never be defeated", pietra miliare e trascinante, immenso capolavoro della letteratura pianistica americana contemporanea e non solo, composto nel 1975. Rzewski, artista di tendenze anarchiche, cosa che si rispecchia anche nella sua produzione musicale, sovente per organici strumentali antitradizionali e armonicamente assai libera, è stato tra gli altri allievo al corso di composizione di Luigi Dallapiccola, qui a Roma. Tra l'altro parla anche un discreto italiano, oltrechè risultare simpatico e informale nelle interviste radiofoniche. Insomma, non sembra uno di quegli artisti che se la tirano, nonostante che anche solo per il succitato brano, meriti di essere incluso fra i giganti della musica di tutti i tempi. Questa ampia composizione, della durata media ininterrotta di circa un'ora, poco più poco meno, consta di 36 variazioni sul celeberrimo canto di protesta "!El pueblo unido jamàs sera vencido!" del compositore cileno Sergio Ortega. Quasi ogni battuta di questo brano è gravida di un enorme virtuosismo tecnico, mentre l'immediatezza espressiva di questa pagina risulta continuamente accattivante, nonostante l'ascoltatore sia trasportato attraverso alcuni passaggi musicali particolarmente complessi con una fluidità e una naturalezza strepitose. Le variazioni medesime, ovvero ognuna di esse, raffigurano le differenti fasi e gli aspetti di una lotta popolare: il carattere varia da un rabbioso e altamente energetico modernismo, passando attraverso melanconici riferimenti al blues, a una polifonia densa e calibrata, a riferimenti nostalgici alla musica folcloristica e a scoperte movenze aleatorie derivate dal free jazz. Un materiale decisamente eterogeneo dunque e certamente non facile da dipanare. Eppure, nonostante ciò, la presa sul pubblico è sempre stata immediata, fin dagli inizi. Ovviamente di questo lavoro esistono alcune edizioni discografiche, 2 delle quali incise dallo stesso autore (per le etichette Hat Art e Stradivarius), tutte notevoli, ma vorrei segnalare in particolare, per la sua economicità, quella incisa per la Naxos, dal pianista olandese Ralph van Raat. Mi ricordo inoltre che, quando uscì l'incisione Hyperion con Marc Andrè Hamelin, vidi in un negozio di dischi di Bologna, in via Petroni, successivamente scomparso, che qualcuno del negozio, aveva apposto sulla custodia del cd un bollino autoadesivo su cui vi era stato scritto a penna: CAPOLAVORO! E' l'unica volta che ho rilevato una cosa del genere, il che la dice lunga sulla bellezza del brano in questione, dallo slancio libertario innegabile, evidente anche a un primo ascolto. Altrettanto consigliabili, di questo autore, sono anche le North American Ballads, sempre per pianoforte. Per saperne di più rimando al bel volume scritto dal pianista Emanuele Arciuli, "Musica Americana per pianoforte", uscito l'anno scorso per la casa editrice EDT di Torino. Ma prossimamente farò altri esempi di musica rivoluzionaria colta.