Disquizioni intorno alla musica colta, con particolare riferimento alla realtà contemporanea.
lunedì 23 maggio 2011
Der fliegende orgel ovvero "Lo strumento fantasma".
Non me ne si voglia, ho voluto semplicemente parodiare il titolo di un'opera di Wagner per parlare dell'ennesimo episodio d'incultura, d'incuria, oltrechè spreco di denaro pubblico caratterizzante il nostro bel paese. Mi riferisco all'organo che, una volta, era allocato all'interno dell'auditorium della Rai di Torino, prima dei recenti lavori di ristrutturazione dello stesso. Trattavasi di un imponente strumento da concerto, dotato della bellezza di 90 registri, 70 canne e 4 manuali (ovvero 4 tastiere) che, al momento di iniziare i lavori di ristrutturazione, venne smontato e ricoverato all'interno di un capannone industriale, dove è tuttora situato, per il quale la Rai sta ancora adesso pagando un cospicuo affitto mensile. Il fatto è che, non essendo stata prevista nella fase di progettazione dei lavori di ristrutturazione della sala la sua ricollocazione, una volta smontatolo e depositatolo nel suddetto capannone, i responsabili si erano tranquillamente dimenticati dell'esistenza dello strumento, salvo ricordarsene all'improvviso al termine dei lavori, ma poichè era troppo tardi per provvedervi, meglio allora far finta di niente lasciando il prezioso manufatto a deteriorarsi lì dove era rimasto, a spese della collettività! Ovviamente quando l'auditorium venne reinaugurato in pompa magna, tutti glissarono sull'argomento, a cominciare dalla stessa Radiotre, nè tantomeno se ne parlò sulla stampa specializzata. Tenuto conto che, anche l'altro auditorium importante della città, ossia il Lingotto, è anch'esso privo di organo (guarda caso progettato anche questo da Renzo Piano, autore di simile scempio anche al Parco della Musica in Roma, progettista del ventilato auditorium di Bologna, che deve avere un'autentica idiosincrasia per gli organi a canne, chissà perchè), il disappunto diventa anche maggiore. Contrariamente a quanto qui da noi si pensa prevalentemente, l'organo non ha una mera funzione liturgica (peraltro pure questa assai negletta oggidì dal Vaticano e demandata unicamente alle iniziative delle singole parrocchie) ma ne ha pure un'altra, direi anche più importante, come strumento da concerto, come testimoniato da diverse partiture pensate per questa destinazione. Anzi il livello medio delle partiture destinate alle sale da concerto è spesso superiore a quello delle musiche destinate alle liturgie, non essendo condizionate, a differenza di queste ultime, da ovvi limiti di minutaggio complessivo e quindi di respiro delle frasi musicali, nè dalle peculiarità delle celebrazioni religiose stesse. La sala da concerto consente quindi maggiore libertà espressiva al compositore, con tutti i benefici, sul piano dell'ispirazione musicale, che ne conseguono. Tra l'altro mi ricordo che, durante tutto il periodo dei lavori di ristrutturazione dell'auditorium Rai, fu proprio il Lingotto a ospitare la stagione sinfonica dell'orchestra nazionale della Rai, unica sopravvissuta alla falcidia avvenuta nel 1995 dei 4 complessi sinfonici e dei 4 complessi corali delle sedi Rai di Roma, Milano, Torino e Napoli, avvenuta in base a scellerati criteri di ordine economico-gestionale. La stessa orchestra superstite ha corso inoltre il serio rischio di essere definitivamente soppressa proprio durante i lavori di ristrutturazione dell'auditorium, protrattisi ben oltre i termini previsti, come è la norma qui da noi, tantopiù che durante lo spostamento della stagione al Lingotto, le prove dei concerti si svolgevano in un'altra sala, ossia il Sert, non propriamente idonea allo scopo, con tutti i disagi e gli inconvenienti logistici per i musicisti stessi immaginabili. Gli elementi medesimi dell'orchestra furono costretti a intraprendere azioni di sciopero, volte a far sì che la compagine potesse tornare a operare nella sua sede originaria, vedendosene al contempo garantita la sopravvivenza futura, messa seriamente in forse dal protrarsi di questi lavori di ristrutturazione. E così alla fine l'auditorium è stato riaperto, l'orchestra è tornata al suo posto, peccato che ci si sia dimenticati di rimettervi l'organo, ma che volete che sia! Oltre all'ovvio ed ennesimo danno culturale conseguente, ci sarebbe da rilevare il doppio danno economico che si arreca, mandando in malora un prezioso e costoso strumento, per giunta pagando un cospicuo tributo mensile per lasciarlo andare a ramengo lì dove attualmente si trova, sprecando sfacciatamente dei soldi pubblici per questo scempio! Evviva! E purtroppo non sarà nè il primo, nè l'ultimo caso del genere, ahimè! Per la cronaca, dopo i lavori di ristrutturazione l'auditorium della Rai di Torino è stato intitolato ad Arturo Toscanini e con questo ci siamo messi a posto con la coscienza! Al diavolo l'organo!
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