Disquizioni intorno alla musica colta, con particolare riferimento alla realtà contemporanea.
mercoledì 11 maggio 2011
Diritto o abuso d'autore?
Personalmente ritengo che la legislazione in materia di diritto d'autore sia troppo caotica e contradditoria e presti il fianco a possibili abusi. Uno dei punti più controversi e sul quale periodicamente mi sono trovato a discutere con altre persone, è quello che equipara anche e soprattutto a livello di compenso economico il revisore o ricostruttore di partiture incompiute e/o frammentarie al creatore dell'opera medesima, ossia il compositore, anche perchè l'entità effettiva di questo genere di interventi è molto variabile a seconda dei casi. A questo proposito mi ricordo di un caso piuttosto emblematico al riguardo: anni fa la casa discografica inglese Hyperion aveva fatto incidere un disco al complesso corale Ex Cathedra diretto da Lawrence Skidmore, comprendente delle rare composizioni per coro a cappella del poco conosciuto compositore francese rinascimentale Michel Delalande, affidandosi a un revisore per la cura delle partiture. In realtà il lavoro del suddetto, in questo frangente, fu di rilevanza limitata, in quanto si ridusse alla semplice aggiunta di un giro di basso continuo in un brano e poco altro. Essendo le musiche in questione, vista l'epoca di composizione, abbondantemente fuori dai canoni del diritto d'autore, il revisore, al termine del suo lavoro, venne pagato dalla casa discografica col compenso pattuito secondo il contratto regolarmente sottoscritto dal medesimo, il quale venne anche citato e ringraziato nelle note di accompagnamento all'incisione discografica all'interno del libretto, come da prassi comune in simili faccende. Senonchè dopo qualche tempo il furbastro si rivolse a un avvocato il quale mandò una lettera alla casa discografica nella quale intimava ai responsabili di corrispondere per intero al suo cliente l'intero ammontare dei diritti d'autore in quanto equiparabile al creatore dell'opera in virtù del suo intervento di revisione sulle partiture, pena essere citati in giudizio al tribunale per violazione dei diritti d'autore. Inizialmente la casa discografica rispose picche, ma venendo successivamente trascinata in tribunale, fu condannata al termine della procedura a un risarcimento all'esimio personaggio della bellezza di 75000 sterline, il che ebbe le sue conseguenze. Innanzitutto il disco in questione, le cui scarse vendite non avevano coperto neanche le spese di realizzazione, venne tolto dal catalogo, con ciò arrecando un danno culturale non irrilevante trattandosi di rarità e non certo del solito repertorio arcinoto. Inoltre la stessa casa discografica, visto il danno economico, essendo oltretutto una casa discografica indipendente e non certo una multinazionale, rischiò il fallimento, dovendo cancellare diversi progetti discografici per salvarsi (tra cui l'incisione del balletto di Victor de Sabata "Le mille e una notte" con l'orchestra filarmonica di Londra diretta da Aldo Ceccato, altra rarità assoluta per fortuna successivamente incisa qualche anno dopo dall' orchestra sinfonica "Giuseppe Verdi" di Milano diretta da Francesco Maria Colombo (ex critico musicale del Corriere della Sera) per l'etichetta Universal Classics and Jazz, disco oltretutto bellissimo). Difatti i più sacrificati furono, per ovvie ragioni di sopravvivenza economica, i progetti riguardanti musiche orchestrali, ossia ad ampio organico, mentre minore fu la falcidia per la musica cameristica e strumentale. Per giunta per alcuni anni non venne stampato nessun nuovo catalogo cartaceo, limitandosi soltanto a periodici supplementi. Successivamente l'Hyperion è riuscita miracolosamente a risollevarsi, ricominciando anche ad incidere musiche ad ampio organico e riprendendo a ristampare annualmente nuovi cataloghi cartacei, per fortuna, ma il rischio del fallimento è stato evitato per un pelo, vista anche la sempre più accentuata crisi del mercato discografico a livello internazionale. In seguito a questa vicenda, che ha costituito un precedente anche per tutte le altre etichette del settore, si è deciso che, da ora in avanti, eventuali questioni di diritti d'autore siano completamente a carico dei musicisti e non più dei discografici, il che mi sembra parecchio discutibile. Trovo che comunque anche i responsabili della Hyperion siano stati degli ipocriti in questo caso, perchè comunque sapevano che potevano incorrere in simili rivendicazioni e che, in ogni caso, anche il revisore si sia comportato scorrettamente, fingendo tacitamente di accettare il compenso iniziale senza rendere note le sue eventuali rivendicazioni fin dal principio, salvo poi farsi ulteriormente risarcire successivamente per vie legali e venendo in pratica pagato 2 volte per il suo tutt'altro che cospicuo intervento sulle partiture. Ritengo che sia particolarmente ingiusto, soprattutto nei casi in cui il lavoro dello studioso, revisore o ricostruttore di partiture musicali si riveli di entità obiettivamente limitata come nella vicenda testè rammentata, di equipararlo a livello di compensi per diritti d'autore, al creatore medesimo della composizione oggetto dell'intervento. Ovviamente non intendo dire che non debba essere pagato, ma che il suo compenso sia direttamente proporzionale all'entità dell'intervento svolto. Lo so che tale questione non è affatto semplice, ma proprio per evitare ulteriori possibili abusi e controversie in materia, auspico che gli addetti ai lavori si occupino anche di questi aspetti, mettendo ordine in una legislazione che mi sembra, da profano quale io sono, alquanto carente, caotica e contradditoria. Anche questo è comunque un discorso che intendo riprendere senz'altro in una prossima occasione riferendomi in particolare alla vicenda tormentata del "Montezuma" di Vivaldi di alcune estati fa e delle furberie di Luciano Berio come riarrangiatore di partiture altrui del passato, tanto più che in seguito a queste storture, molte musiche che, in virtù dell'epoca di composizione, non dovrebbero essere più soggette al pagamento di alcun diritto d'autore per la loro esecuzione pubblica, finiscono per cadere in pieno in questa sorta di capestro, con tutte le conseguenze pecuniarie del caso per i musicisti che volessero suonarle. Così come ci sarebbero da tirare in ballo gli editori musicali e i discografici per le loro nefandezze in materia, senza tenere conto di quell'orrido carrozzone succhiasoldi chiamato SIAE, tacendo della questione delle cosiddette edizioni critiche, per cui alla fine gli argomenti di possibili discussioni e riflessioni sono anche troppi, ma cercherò ugualmente, per quel poco che posso, di dipanarli, poichè sono cose che mi stanno particolarmente a cuore. Alla prossima!
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