martedì 4 marzo 2014

Morte nell'aria.

La fine del teatro lirico sarà sancita dallo strapotere e dalla vanagloria dei registi d'opera? E' questa una banalissima domanda che, come altri, periodicamente mi pongo, visto quel che leggo sulle riviste specializzate e quel che sento attraverso la radio. Per una felice coincidenza, in queste ultime serate sono state trasmesse in diretta su Radiotre, 3 capisaldi del teatro lirico russo del tardo '800, l' "Eugenio Oneghin" di Ciaikovski, dal San Carlo di Napoli, con la direzione di John Axelrod, il "Principe Igor" di Borodin, dal Metropolitan di New York, con la direzione di Gianandrea Noseda e "La fidanzata dello Zar" di Rimski-Korsakov, dalla Scala di Milano, con la direzione di Daniel Barenboim, tutti e tre gli allestimenti accomunati, purtroppo, se non erro, dalla regia teatrale di Dimitri Cherniakov, tipico fanfarone post-avanguardistico, caratterizzato dalla tipica pretenziosità di svelarci presunte rivelazioni inedite riguardo a questi capolavori, connaturata a simili individui, sommamente presuntuosi, spocchiosi e altezzosi, espediente al quale ricorrono di continuo come flebile scusante per giustificare il loro trovarobato bislacco, al grande pubblico, dimostrando a ogni piè sospinto la loro totale ignoranza e incompetenza in materia musicale, con la conseguente totale mancanza di rispetto e umiltà nei confronti dell'operato di simili insigni musicisti, risolvendosi tutto ciò nell'abituale sterile masturbazione narcisistica, che in cotali soggetti, assurge a livelli patologici, endemici. Soprattutto quello che ho appreso durante gli intervalli de "La fidanzata dello Zar", dagli inviati radiofonici, mi ha dato parecchio da pensare, poichè il miserabile mentecatto ha pensato di ambientare la storia all'interno di uno studio televisivo, con tanto di telecamere, selezione per un ipotetico "casting", col personaggio di Ivan il Terribile che compare su un grande schermo, anzichè in carne ed ossa, come previsto in una scena della trama dell'opera e via di questo passo. Considero sempre più un privilegio il fatto che la radio mi consenta di concentrarmi esclusivamente su questa musica sublime, senza che la mia attenzione venga minimamente distolta da simili obbrobri, ma è ovvio che, trattandosi di teatro lirico, ciò rappresenti veramente il colmo! Anche se mi piacerebbe far personalmente presente a questi sordidi barbogi, i quali si ritengono gli autentici dei ex machina di tutta la faccenda, considerando il loro apporto miserrimo sommamente indispensabile, il fatto che, mentre la parte musicale riesci comunque a godertela anche senza l'apporto delle immagini, essendo in questo caso anche stimolati a immaginarsi lo svolgersi della vicenda nella propria mente, dando briglia sciolta alla nostra fantasia, se si facesse l'incontrario, ovvero togliessimo la parte musicale e lasciassimo solo quella registica, lo spettacolo franerebbe inesorabilmente e precipitevolissimevolmente! Provatemi il contrario, se ci riuscite! Nessuno è indispensabile, tantomeno questi parassiti succhiasoldi (pubblici), riprova del fatto che non solo la madre dei cretini è sempre incinta, ma fa pure gli straordinari, anzi è di uno stakanovismo terrificante! Quello che si sta barbaramente perpetrando è un autentico abominio, uno stupro disumano a danno della cultura musicale, qui ci vuole un'autentica sommossa generale da parte di tutti coloro che hanno veramente a cuore le sorti dell'arte, poichè ne si compromette seriamente lo sviluppo futuro. Peccato veramente, poichè riguardo allo spettacolo scaligero, la componente musicale era veramente superba, trattandosi di un capolavoro di rarissimo ascolto, in prima assoluta nel teatro milanese, pur risalendo al 1899! A parte alcune piccole smagliature dell'orchestra, tutto è filato a meraviglia, con un Barenboim mai così ispirato e coinvolgente, a riprova anche questo di quanto periodicamente vado affermando, ovvero il fatto che, anche per un grande musicista, è altamente salutare e rigenerante uscire dalla 'solita minestra', per affrontare strade meno battute, dovete capire che questo è un bene per tutti, musicisti e pubblico, una linfa vitale, essenziale alla sopravvivenza di questa forma d'arte! In effetti mentre per la parte musicale, mi sembra che il successo sia stato giustamente unanime, il pubblico, com'era prevedibile, si è diviso riguardo alla regia, con un profluvio di boati e fischi di disapprovazione, frammisti agli applausi. Riguardo a coloro che hanno applaudito, mi chiedo quanti di questi ultimi lo facessero per reale convinzione e non piuttosto per un malinteso criterio di volersi mostrare al passo coi tempi (claque a parte). Per quel che concerne l'Oniegin napoletano, la cui parte musicale non mi ha convinto altrettanto, poichè la direzione mi sembrava troppo scandita, altisonante ed avara di chiaroscuri, a parte qualche momento indubbiamente efficace, come la 'polacca' del 3^ atto, anche in questo caso, qualche stramberia registica doveva svolgersi in scena, poichè per esempio, nel momento culminante del duello fra Onegin e Lenski, non si udiva alcuno sparo, come di consueto. Mah! Quello che più mi ha dato fastidio, invece, del "Principe Igor" dal Metropolitan, bellissima esecuzione in sè, splendidamente diretta da Noseda, è lo strano ibrido adottato dal punto di vista testuale della partitura, i cui criteri mi sono sfuggiti, poichè essendo il lavoro suddiviso in un prologo e 4 atti, qui non solo mancava la celebre ouverture e la marcia polovesiana, ma addirittura un intero atto, per una durata totale di circa 2 ore e 55 minuti complessivi di musica, ovviamente pause, cambi di scena e intervalli esclusi, anzichè le 3 ore e mezza abbondanti che sarebbero dovute trascorrere! Non pensavo che dopo le rappresentazioni dirette, a suo tempo da Valery Gergiev, del quale lo stesso Noseda è stato allievo oltrechè esservi legato da un rapporto d'amicizia, rappresentazioni documentate sia in disco che in video, si avallassero ancora simili aborti testuali, ma devo essere proprio un ingenuo, a parte spostamenti di atti e di intere scene in seno ai medesimi, operate per l'occasione, un gran brutto vizio di questi benedetti teatri lirici! Se tutt'al più può essere giustificabile, in questo caso, l'omissione dell'ouverture, in sè bellissima, in quanto trattasi di un brano, che, stando allo stesso Alexander Glazunov, che lo avrebbe ricostruito completamente a memoria, conformemente a una leggenda alimentata dal medesimo, dopo averlo ascoltato in un paio d'occasioni, eseguito dall'autore al pianoforte, salvo ammettere in seguito, dopo essersi scolato qualche bicchierino di troppo, di essersi concesso parecchie libertà al riguardo, facendo così intuire che era più farina del suo sacco che di quello di Borodin, tutto il resto, ovvero la soppressione di un intero atto e gli altri arbitrii rilevati, non riesco a spiegarmeli, se non per ragioni meramente economiche, ed è veramente un peccato, visto le rarissime occasioni nelle quali è dato di rappresentare quest'opera, peraltro molto tormentata dal punto di vista testuale, ma non è certo l'unico esempio di tal genere in ambito musicale. / Riguardo lo strapotere registico in ambito lirico, che da troppo tempo mi sembra abbia superato il livello di guardia (un giorno, casualmente, accendendo su Rai5, mi sono imbattuto nel finale del "Don Giovanni" di Mozart, nell'edizione scaligera diretta da Dudamel, con una bruttissima regia tipicamente modernista di Peter Mussbach), visto che l'eventuale dissenso di una parte del pubblico, come nel caso del lavoro rimskiano andato in scena in questi giorni alla Scala, non solo non serve ad alcunchè, ma al contrario fa sì che questi mentecatti di registucoli che vengono contestati, si ritengano addirittura degli eroi, dei martiri, dei geni incompresi (sì, proprio dei geni tali!), risultando quindi addirittura controproducente poichè amplificano l'eco mediatica a vantaggio esclusivo di simili soggetti, ma in tal caso i musicisti si dovrebbero pubblicamente dissociare da simili scempi, anzichè rendersene complici, come ha fatto lo stesso Barenboim, accompagnando sul palco il regista al termine dello spettacolo, implicitamente con ciò stesso approvandone l'operato (sto evidentemente peccando ancora una volta d'ingenuità), visto che anche in questo caso, al peggio non sembra mai esserci fine, auspico da quella parte del pubblico dei melomani, stanchi di simili 'provocazioni', una sorta di rivolta generale, quella che nella mia utopia visionaria, potrei definire come la "rivolta dei biglietti", visto che un eventuale 'dissenso silenzioso' in sala da parte delle persone contrarie a simili assassinii, non credo che sarebbe sufficiente a smuovere le acque. L'unica strada per me possibile, a questo punto, è quella di non comprare più biglietti, di disdire abbonamenti, sottoscrizioni e compagnia bella, di "disertare" letteralmente i teatri ed anche le sale cinematografiche dove simili allestimenti vengono proiettati, di procurare a questi sovrintendenti dissennati il costante incubo di ritrovarsi con la sala almeno costantemente semivuota come minimo, sperando di costringerli a cambiare rotta una volta per tutte, dando più spazio a quei pochi registi aventi un atteggiamento più rispettoso nei confronti della parte musicale, altrimenti qui è tutta una marcia funebre! Questa diserzione che auspicherei divenisse di massa, sarebbe ciò che intendo per "rivolta dei biglietti", dopotutto la diffusione dell'audiovisivo che ci consente di godere di tali manifestazioni artistiche anche nel salotto di casa, in aggiunta alla crescente diffusione di dispositivi portatili di svariata natura che ci consentono di fruirne per ogni dove, ha fatto sì che i luoghi tipicamente deputati alle faccende musicali come teatri e sale da concerto, abbiano da tempo perso la loro aura di templi esclusivi della musica, bisogna far capire a questi idioti, con le buone o con le cattive, che perciò devono stare in campana, non possono nè devono permettersi di menarci per il naso all'infinito, usufruendo per giunta anche di contributi pubblici e quindi anche di soldi nostri, anzi per quel che mi riguarda, potrebbero anche chiudere bottega definitivamente una volta per tutte! Mandiamoli decisamente a casa, in modo definitivo; facendogli trovare finalmente, per quello che si meritano, le sale vuote o semivuote per protesta, gli incassi fatalmente diminuiscono, in barba agli assurdi contributi pubblici dei quali immeritatamente usufruiscono, un insulto spregevole per le numerose vittime di questa cosiddetta crisi! Urge un radicale ricambio! Sarò uno stupido, ma non intravedo altra via, se però qualcun'altro ha un'idea migliore, ben venga purchè sia capace di metterla in pratica, altrimenti non se ne esce proprio! L'assurdo è che, se si vuole essere realmente anticonvenzionali, bisogna montare uno spettacolo più tradizionalista, poichè una volta che la cosiddetta 'provocazione' diventa di prammatica, finisce con il risultare essa stessa una 'convenzione', inevitabilmente. A parte che nessuno di costoro mi sembra anche solo minimamente paragonabile ad un Patrice Chéreau, che era sovente discutibilissimo, se non talvolta persino irritante, almeno come regista lirico, ma provvisto comunque di un'acume e di un'intelligenza altrettanto rare al confronto, in certi casi la 'provocazione' può anche essere stimolante, ma a patto di non contrapporsi o di sovrapporsi alla parte musicale, nè tanto meno d'ignorarla completamente, come accade spessissimo, ahimè! Bisogna che sia fatta con costrutto, mai fine a sè stessa! Che piaccia o no, volenti o nolenti, la 'musica' è il vero motore dello spettacolo lirico, con quest'ultima, cari registucoli della malora, ci dovete inevitabilmente fare i conti, in un modo o nell'altro, non è teatro di prosa, nè di ricerca o d'avanguardia che dir si voglia, è l' "Opera", punto e basta! Questo gioco perverso di 'rivisitarla' è diventato insopportabilmente stucchevole! Mi auguro sinceramente di non essere l'unico a pensarla in questa maniera, la faccenda assurge sempre di più a livelli allarmanti! Rivoluzione! Diserzione! Basta buttare soldi! Salviamo il futuro del teatro lirico dagli incompetenti e dai ciarlatani! Iniziamo la "rivolta dei biglietti"! Rimando nuovamente al recentissimo libro di Nicola Piovani, "La musica è pericolosa" e precisamente al capitolo intitolato "La regia d'opera? Famola strana", a riprova che anche fra gli addetti ai lavori, c'è chi la pensa in maniera non troppo dissimile dal sottoscritto! / Recentemente, alla consueta e già nutritissima "galleria degli orrori" costituita dai vari conduttori di Radiotresuite, sembrerebbe essersi aggiunta una nuova presenza, tale Irene Sala, petulante, invadente, supponente, cinguettante, irritante. Speriamo che duri poco, ma non mi faccio grandi illusioni in proposito. Visto l'andazzo tipico di Radiotre, ancora una volta non resta che dire: tutto nella norma! / Sono stato troppo generoso, a suo tempo, nel mio giudizio complessivo sul portale "Rai Classica", il caricamento di alcune pagine è di una lentezza esasperante, inoltre, in una parte di esse, la pubblicità è troppo invasiva e fracassona, senza avere nemmeno la possibilità di chiuderla! Veramente troppo vergognoso per una sedicente emittente pubblica! Che infamia! / 40 milioni di giovani pianisti cinesi, aspiranti emuli di Lang Lang (irrilevante capire quale sia il nome e quale il cognome, ma che fantasia questi orientali!)! Più di tutti gli agenti immobiliari sul pianeta! Ma che cavolo ce ne facciamo? Ce n'era proprio bisogno? Peggio delle cavallette! Questo "popolo di Pechino" è completamente suonato! Bang Bang! Gang Bang! / In questi giorni sempre più difficili, chissà perchè, mi torna sempre più spesso in mente la frase più volte pronunciata dal protagonista dell'atto unico "Il prigioniero" di Luigi Dallapiccola, quando dice: "Signore, aiutami a camminare. Così lunga è la via, che mi sembra di non poterla più finire." Non certo perchè sia diventato di colpo credente, niente affatto, piuttosto forse perchè mi sento un prigioniero anch'io, in balia di quella sorta di carceriere/Grande Inquisitore, che è il destino ingrato, cinico e beffardo di noi comunissimi e sciaguratissimi mortali!