venerdì 7 giugno 2013

Cervelli in fum(ett)o.

Il dilagare, secondo me francamente eccessivo, dell'uso del fumetto come mezzo di comunicazione espressiva, sta portando a delle conseguenze nefaste, tanto per cambiare. E' da parecchio tempo che escono in edicola dei cd di opere di Verdi, ognuna con allegato un fascicolo comprendente la trama del libretto dell'opera ridotta, per l'appunto, a una sequela di vignette a fumetti. Il fumetto è diventato una moda buona per tutte le occasioni, vuoi per rappresentare eventi storici, vicissitudini artistiche, fatti di attualità, biografie di personaggi importanti e quindi ci si doveva aspettare che, prima o poi, anche i grandi musicisti e le loro opere, finissero in questo calderone, che trita tutto indifferentemente, banalizzandolo e schematizzandolo, poichè a fronte di alcuni autori effettivamente validi, ci si è cimentata una pletora di cani e porci, sull'onda della presa immediata che questa forma espressiva ha sulla massa delle persone e quindi del possibile ritorno economico che ne consegue, finendo naturalmente con lo svilirla e involgarirla, arrivando veramente a raschiare il fondo del barile, come dimostra l'esempio testè citato, che di sicuro non sarà l'ultimo del suo genere. Se Renzo Arbore e la sua allegra brigata, nella remota trasmissione televisiva "Quelli della notte", cantavano fra i loro tormentoni "La vita è tutta un quiz", adesso verrebbe da correggerlo in "La vita è tutta un fumetto". A questo punto non mi riesce proprio più di definirlo una forma d'arte come qualcuno pretenderebbe, ma solo l'ennesimo mezzuccio per cercare di crearsi velocemente una fama effimera e guadagni immediati. Ai miei remotissimi tempi, i fumetti erano sinonimo di Topolino, Paperino, Gatto Silvestro, Nick Carter, Sturmtruppen, Tex, Corto Maltese e compagnia bella, avevano cioè una propria specificità che, adesso, col voler ridurre qualunque faccenda, qualsivoglia scempiaggine o facezia, a una banale sequenza di vignette, ha perso definitivamente, inflazionandosi e saturandosi in questa smodatezza assurda, peraltro anch'essa specchio di questi tempi grami, tutto stramaledettamente nella norma, ovvio. Adesso il fumetto mi dà proprio alla nausea! Passando ad altro ambito, ogni tanto mi imbatto in qualche nostalgico della vecchia e cara musicassetta, auspicandone addirittura un ritorno, anzi ricordo persino in un numero della rinata rivista "Audioreview" un articoletto in cui si magnificavano le doti sonore di questi supporti riprodotti attraverso dei walkman, arrivando all'azzardo di definirle paragonabili se non addirittura superiori a quelle del vinile e del cd, il che mi sembra decisamente eccessivo, ma come ho detto prima, saltuariamente mi capita d'imbattermi in simili nostalgici, anche se poi quello che rimpiangono in realtà è più la praticità e il ridotto ingombro che non il loro suono, a cui non sembrano granchè interessati. Possedendo un paio di piastre di registrazione a 3 testine, posso affermare tranquillamente che, anche con l'ausilio del riduttore di rumore, per quanto buono possa esserne il risultato sonoro, le cassette non reggono il confronto con le altre fonti sonore soprattutto per quello che concerne la dinamica e ancor più l'immagine sonora, sempre un poco troppo ravvicinata e schiacciata, ma anche il dettaglio e i microcontrasti sono ben lungi dall'avere quella finezza sonora caratteristica delle altre fonti sonore, compresi i sintonizzatori radio. Anzi qualsiasi lettore dvd di grande marca venduto a poche decine di euro, sopravanza tranquillamente anche i migliori apparecchi a cassette. Non dimentichiamoci, che per ottenere risultati sonori degni di nota da questi nastri, occorresse in proporzione, investire cifre più considerevoli che per un buon giradischi, sintonizzatore o lettore digitale che dir si voglia. Se posso quindi comprendere, sia pure con le dovute riserve, i nostalgici del vinile, essere nostalgici delle musicassette, con la loro intrinseca fragilità meccanica e instabilità congenita, mi risulta assurdo e ridicolo. Gran brutti scherzi fa la nostalgia!