Non è affatto vero che viviamo in un'epoca d'incertezza, branco di disfattisti che altro non siete! Non c'è solo il festival de L'Unità al Porco (ops!) Nord, non c'è soltanto Beppe Maniglia e i suoi decerebrados, non c'è solo il festival di Sanremo e Giovanni Allevi (ma come mi sarà mai venuto in mente un simile accostamento?), c'è anche il meeting di 'Comunione e Liberazione' (gasp!) a Rimini (ovviamente le prime 2 cose che ho elencato valgono soltanto per i bolognesi, ma penso che anche gli altri si possano ritrovare iatture equivalenti nei propri luoghi di residenza, in questo caso nel nostro beneamato paese, ce n'è sempre in abbondanza). Quando abitavo a Cesena, proprio sotto di me, dimorava una famiglia che aveva una figlia 'ciellina' (la classica pecora nera, capita anche nei migliori casati, si sa), la quale, soprattutto quando ascoltavo la musica di Bruckner, musicista notoriamente cattolicissimo, si infastidiva a tal punto da battere col manico della scopa contro il soffitto della sua stanza, per farmi udire il suo dissenso. Addirittura, una domenica pomeriggio, durante una diretta radiofonica di un concerto dal San Carlo di Napoli, comprendente la sesta sinfonia di Bruckner, eseguita dall'orchestra sinfonica della Radio Bavarese diretta da Muti, dapprima si mise come al solito a battere il manico della scopa contro il soffitto, poi irruppe in casa nostra, protestando vibrantemente con i miei. Premetto che ascoltavo oltretutto a un volume relativamente moderato, di domenica pomeriggio, non certo a livelli da discoteca! Quello che mi faceva sorridere della sua esagerata reazione, era il fatto che, nella sua somma ignoranza, di sicuro non immaginava minimamente che, ad infastidirla così tanto, lei 'cattolicissima ciellina', fosse proprio la musica di un musicista notoriamente cattolico, al contrario apprezzata da un ateo sfegatatato come il sottoscritto, mi sembrava proprio un bel paradosso, tanto più che, provando come esperimento, a far riprodurre al mio stereo ad altissimo volume della robaccia da discoteca, dopo essermi sintonizzato su una emittente commerciale, nella medesima fascia oraria, anche di domenica pomeriggio quindi, per un certo periodo, la tipa non manifestava alcun segno di protesta. Ma in effetti ai cerebrolesi non dà fastidio il frastuono in sè, ma il tipo di musica, soprattutto quella che non riescono a comprendere, ovvero la classica. Ne ho avuto la riprova anche poche ore fa, scendendo le scale del condominio dove ancora dimoro per il momento, imbattendomi in una zitella di mezza età che abita anch'essa proprio sotto di me, tanto per cambiare, che si è lamentata per il volume della radio di ieri sera e se penso che non ha affatto battuto ciglio per il troiaio pazzesco che, spesso e volentieri, ci funestava la sera dai giardini pubblici 'Fava' di fronte al palazzo, vale lo stesso discorso fatto per la 'ciellina', la storia si ripete, tutto stramaledettamente nella norma, portiamo pazienza, sperando che non faccia troppo caldo e possa tornare a usare le cuffie senza sudare, così risolviamo il problema una volta per tutte! Certo che, posto che vai, rompiscatole che trovi, io a queste donne rompiballe, se fossi un medico, prescriverei dosi da cavallo di 'bisorcato di nerchia', a vedere se si calmano una buona volta e la smettono di scassare gli attributi altrui! Utopia!
Disquizioni intorno alla musica colta, con particolare riferimento alla realtà contemporanea.
giovedì 22 agosto 2013
Pernacchi musicali.
Nel mio terzultimo scritto ho accennato al brano di Luigi Nono "A Pierre", dedicato (glob!) al compleanno di Pierre Boulez, rilevandone l'estrema bruttezza, povertà ed aridità espressiva tipica dell'ultima fase stilistica del compositore veneziano. In effetti, mi chiedo quanto veramente possa aver gradito una simile dedica, il diretto interessato, cioè Pierre Boulez, nel suo intimo, poichè quest'ultimo, pur adottando uno stile complesso, produce musica di ben altra temperie espressiva, pur venendo ingiustamente accusato per partito preso, di eccessiva cerebralità. Definirei il brano di Nono, nella migliore delle ipotesi, proprio l'equivalente di un 'pernacchio' musicale al diretto interessato, altro che brano celebrativo di un compleanno, roba da sfida al duello, che cavolo! E sottolineo volutamente la parola 'pernacchio' e non 'pernacchia', poichè, se non ricordo male, in uno degli episodi di cui si compone il film "L'oro di Napoli", vi è quello nel quale il protagonista, interpretato da Eduardo De Filippo, tiene lezione ai suoi adepti sull'arte della pernacchia, distinguendo innanzitutto fra la pernacchia propriamente detta, modulata con crescendo finale e quindi con un certo stile e il più volgare 'pernacchio', sbracato e fragoroso, invitando solennemente al termine della lezione, i suoi singolari allievi, ad applicarsi allo 'studio', una volta rincasati! Beh, direi proprio che il lacerto pseudo-musicale di Nono, sia l'esatto equivalente di quest'ultimo, tanto più che, avendo sentito proprio ieri sera alla radio, come brano terminale di un concerto 'Prom', proprio le celeberrime 'Enigma variations' di Elgar, non potendo fare a meno di giungere alla conclusione che il trattamento musicale che Elgar destina, in questa composizione, ai suoi amici più intimi, era di ben altra levatura artistica, per loro fortuna e con buona pace degli avanguardistici più sfegatati! In questo concerto, tra l'altro aperto da un bel brano in prima assoluta di un compositore indiano naturalizzato inglese, caratterizzato da uno stile che a tratti mi faceva pensare a Lutoslavski, (ahimè, non ricordo bene nè il nome del compositore, nè il titolo del brano, che mi pare fosse "Call of a luminous mind" di Vakram Mir, ma non ci metterei la mano sul fuoco) faceva finalmente la sua comparsa, prima del pezzo di Elgar, anche la 'sinfonia celtica' di Granville Bantock, il cui nome dovrebbe comparire anche nei programmi di altri 2 "Proms", prossimamente. Avendo precedentemente stigmatizzato il fatto che, anche nei programmi concertistici anglosassoni, troppi fossero i valenti compositori autoctoni ingiustamente trascurati, mi auguro che questo sia il segnale di una certa inversione di tendenza. Discograficamente, la casa che più si è occupata di questo musicista, è la Hyperion, con una serie di pregevoli incisioni sinfoniche affidate alla Royal Philarmonic Orchestra diretta da Vernon Handley, uscite tra il 1990 e il 2003, ma che dovrebbero essere ancora in catalogo e poi ci sarebbe anche un valido disco della Naxos con l'orchestra filarmonica slovacca di Bratislava diretta da Adrian Leaper, uscito anch'esso negli anni '90, ma tutt'ora reperibile e per giunta, cosa che non guasta affatto, a prezzo economico. Ho già dichiarato in precedenza che, anche dalle parti della 'perfida Albione' sarebbe proprio il caso che tornassero ad accorgersi più spesso di compositori come Hamish McCunn, Humphrey Searle, Matyas Seiber (ungherese naturalizzato anglosassone), Sir Charles Villiers Stanford, Sir Hamilton Harty, John Ireland, Sir Arthur Bliss, Elisabeth Maconcy, Imogen Holst (figlia dell'autore de "The planets"), Robert Simpson (autore tra le altre cose di 11 straordinarie sinfonie), George Lloyd, Malcolm Arnold, John McCabe, Harrison Birtwhistle, Michael Kemp Tippett, Elisabeth Lutyens, Brian Easdale (la cui musica non è ancora stata edita), Frank Bridge, Havergal Brian, Sir Arthur Benjamin, Constant Lambert, Lord Berners (singolare figura di musicista autodidatta ammirata anche da Stravinski), George Benjamin ed anche Sir Peter Maxwell-Davies, attuale musicista di corte (e di sicuro, anche in questo caso, avrò omesso parecchi altri nomi meritevoli!). Tornando a Luigi Nono (che fra i suoi ammiratori contava anche Toru Takemitsu, che per fortuna, non ne ha seguito la deriva stilistica), mi viene in mente un aneddoto che riguarda Massimo Mila, il noto musicologo. Quest'ultimo, una sera, si trovava ad assistere, fra il pubblico, ad un concerto sinfonico, il cui programma principiava con un brano di Nono seguito dalla sinfonia n.4 'L'italiana' di Mendelssohn-Bartholdy. Il musicologo rimase silente per tutta la durata del brano di Nono, ma appena terminò la pausa e si udì in sala il celeberrimo incipit della sinfonia mendelssohniana, proruppe ad alta voce con la frase: "Finalmente ecco la musica!". Molto eloquente, invero! / Un aneddoto buffo a proposito di Sir Arthur Benjamin: il suo brano più celebre (relativamente!) è la "Jamaican Rhumba" per orchestra, che piacque così tanto alle autorità locali da indurle ad invii copiosi di grosse casse di rhum all'indirizzo del musicista, il quale le gradiva così tanto che, a furia di scolarsele, era regolarmente ubriaco fradicio, la qual cosa ovviamente gli accorciò di parecchio l'esistenza. / Se non ricordo male, Sir Hamilton Harty, compositore e direttore d'orchestra, è stato fra i fondatori della stagione dei 'Promenade Concerts', ovvero i 'Proms'. / Un altro compositore inglese degno di menzione è York Bowen, autore di pregevole musica da camera. Prosit!
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