domenica 22 marzo 2015

Quisquilie e pinzillacchere.

Ho sentito, tempo addietro, il violista del complesso "I Solisti di San Valentino", inveire contro Riccardo Muti, "reo", a suo dire, di beccarsi la modicissima somma di 100.000 euro, per ogni sua esibizione pubblica, ma, se le cose stanno effettivamente così, non è certo il solo, essendo senz'altro in buonissima compagnia, poichè quanto a compensi astronomici, anche Zubin Mehta non scherza affatto, pensando al primo altro nome che mi viene in mente. Qui, in questo paese dissoluto e sprecone, dalle mani perennemente bucate, almeno per "alcuni", si sa, che divi e divetti del mondo musicale, indipendentemente dal loro valore effettivo - ed i loro fraudolentissimi agenti - possono osare come in nessun'altra parte del mondo (almeno vorrei sperare, o no? Tutto il mondo è paese, anche in questo caso?), tanto alcuno glielo impedisce, mentre per coloro che sono tagliati fuori dal famigeratissimo "star system", per quanto valenti siano, è ben altra "musica", si sa, ma siamo pur sempre, dannatamente, nella norma, nulla cambia e perchè mai dovrebbe? / Strana la vita, se le infauste circostanze non mi avessero, a suo tempo, portato a frequentare il centro diurno di via del Porto a Bologna, attualmente chiuso, non mi sarei mai imbattuto in un giovane e valente chitarrista classico, Stefano Mongiat, facente parte del gruppo degli operatori. Lo ricordo, pochi anni fa, in un concerto gratuito alla Sala Bossi del Conservatorio Rossini, fornire valido apporto strumentale, fra l'altro, ad un soprano giapponese del quale non rammento il nome, nei bellissimi "Folksongs" di Benjamin Britten. Mi ha inoltre regalato un suo saggio di fine Conservatorio su "Verklaerte Nacht" di Arnold Schoenberg. Malauguratamente, con la chiusura del centro diurno, l'ho perso completamente di vista, so soltanto che ha trovato un altro impiego negli uffici di Hera, vorrei tanto auspicare che non abbia appeso definitivamente la chitarra ad un chiodo, chissà! Per giunta, frequentando attualmente, da quasi un quinquennio, la mensa serale gestita dalla Caritas in pieno centro storico, il "Santa Caterina", da quasi poverello qual sono da diversi anni, mi sono imbattuto in un altro musicista altrettanto valente, facente parte del gruppo dei volontari del martedì sera, un tipo schivo e riservato, il giovane direttore d'orchestra Massimo Alessio Taddia, che nonostante l'essere al di fuori dello "star system", sta facendo un'onorevole carriera in giro per l'Italia e per il mondo (Francia, Spagna, Ungheria, Cipro, Malta, Russia, Stati Uniti), soprattutto nell'ambito delle istituzioni liriche, pur non disdegnando incursioni nel repertorio concertistico e sinfonico (nel suo curriculum figurano anche studi in Germania). Per chi volesse saperne di più, è presente la sua pagina ed il suo diario su Facebook, inoltre su Youtube sono presenti alcuni estratti video di sue esibizioni operistiche e concertistiche (fra queste ultime, un paio provenienti dal Reale Collegio di Spagna in Bologna). Sapendo del suo carattere estremamente riservato, non so se gradirebbe questa mia segnalazione in tale sede, purtuttavia mi sento comunque in dovere, nel mio piccolo, di segnalare dei musicisti meritevoli, soprattutto se al di fuori dei canali principali. Ma pensando anche al valente gruppo d'archi che attualmente opera in seno alla parrocchia dove, per così dire, lavoro, i summenzionati "Solisti di San Valentino", con i loro concerti mensili ad offerta libera, sono sì riusciti ad ottenere il patrocinio della sede dell'Unesco di Bologna, ma all'atto pratico significa soltanto che sono ufficialmente riconosciuti come un bene culturale e nulla di più! Comunque sia, nonostante l'oscurantismo e la miseria culturale dilaganti, no, non muore la musica, parafrasando quel che disse, a suo tempo, Arturo Toscanini, a proposito del complesso de "I Musici", di fresca formazione all'epoca, dopo averli ascoltati! / Ma esulando dall'ambito musicale, conosco anche un paio di pittori, uno dei quali dilettante, assai migliori della stragrande maggioranza di coloro che esibiscono le proprie "opere d'arte" nelle gallerie d'arte moderna, tipo il "Mambo" di Bologna, ma che, non facendo parte dei giri di coloro che contano, operano defilati, se non addirittura negletti, accontentandosi delle briciole quando va bene! Quanti autentici talenti sprecati in questo sciaguratissimo "Bel Paese", soverchiati da ciarlatani della peggiore risma, in tutti i campi dello scibile umano, ma siamo sempre terribilmente, gagliardamente, nella norma, è statisticamente provato da tanto tempo che, quanto a fuga dei cervelli, deteniamo un assai poco invidiabile primato, nel mondo occidentale, ma visto come siamo congegnati, non potrebbe proprio essere altrimenti, obiettivamente parlando! / Vorrei capire proprio in virtù di quali misteri della scienza e della tecnica, talvolta, quando vengono trasmessi concerti in differita nell'ambito di Radiotresuite, ne vengono omessi gli eventuali bis, anche quando il tempo di trasmetterli non difetterebbe. E' successo anche la sera di mercoledì scorso, 11 marzo, omettendo sia un breve bis del pianista Alexander Toradze (un brano da "Miroirs" di Ravel, "Oiseaux tristes"), sia il bis finale di Valery Gergiev con l'orchestra del Mariinski (la "marche hongroise" da "La damnation de Faust" di Berlioz), cosa facilmente verificabile se andate nel sito di Radiotre e cliccate su "La musica dal vivo", dove si può anche vedere l'intero programma di quel concerto (bis compresi, naturalmente), insomma è un periodico, irritante, strambo malvezzo dei conduttori di Radiotresuite, logorrea a parte! / Opera in formato ridotto? Trovo alquanto preoccupante, anche se inevitabile, la tendenza dei teatri lirici, o meglio di una parte di questi (almeno per il momento, non sembra ancora trattarsi delle piazze principali), a fare ricorso, sempre più spesso, per ovvi motivi di contenimento dei costi, alle riduzioni orchestrali degli spartiti originali (e quindi conseguente riduzione del numero di esecutori richiesti). E' pur vero che la suddetta pratica non rappresenta affatto una novità, così come in diversi casi, queste riduzioni godono dell'approvazione dei medesimi compositori, anche perchè contribuivano a diffondere il teatro lirico nelle aree più defilate del globo, ma, scorrendo le recensioni di spettacoli lirici, sulle riviste specializzate italiane ed estere, vedo comunque che anche in posti tutt'altro che sconosciuti, tipo San Francisco, si utilizzano queste riduzioni orchestrali (di alcune di queste è autore il direttore d'orchestra argentino Ettore Panizza) che consentono di eseguire, con organici smilzi, tipo una ventina di elementi nella fossa orchestrale, titoli come "Madama Butterfly" o "La fanciulla del West", che, almeno per coloro che ben conoscono tali opere, non ci vuole molto ad intuire quanto possano soffrire da simili restringimenti. Poichè secondo lo scrivente, in epoca di audiovisivi e di internet e quindi di un'assai maggior diffusione potenziale di questa forma di spettacolo rispetto al passato, lo scopo originario di queste riduzioni orchestrali, è in gran parte scemato, per cui l'unica ragione effettiva del loro sempre più frequente riutilizzo è data unicamente da mere esigenze di contenimento del fattore economico (in tempi più recenti, anche il direttore d'orchestra svizzero Adriano, ha realizzato una versione da camera della "Rusalka" di Dvòràk), se la faccenda, come temo, col passare del tempo, dovesse estendersi vieppiù anche alle piazze principali, allora sarà giocoforza ricorrere ai supporti audiovisivi, per poter godere di ua certa opera, così come fu originariamente concepita dal suo autore! Il che, aggiunto allo strapotere registico, altra attuale iattura del teatro lirico, dalle ben note, nefastissime conseguenze, rischierebbe seriamente di condurre questa forma d'arte, secondo il mio modestissimo parere, ad una sua progressiva estinzione, o se non altro, di contribuirvi largamente, pur potendo apparire, al momento, il male minore. Spero proprio di sbagliarmi! E' ben vero che, anche in passato, sono state scritte diverse opere da camera, sia per piccoli teatri, ma anche per compagnie itineranti (penso ai titoli scritti da Benjamin Britten per l'English Opera Group, come "The rape of Lucretia", "The turn of the screw", "A midsummer night's dream"), con allestimenti "tascabili" (ovvero trasportabili), ed esempi non ne mancano affatto nemmeno oggigiorno, ma un conto è parlare di lavori già concepiti in partenza come opere da camera, un conto è operare delle riduzioni di qualsivoglia natura su lavori originariamente impostati su ampia scala! La faccenda, ahimè, cambia parecchio! Certo, il giovane Karajan, ad Ulm, doveva accontentarsi di un teatro con un palcoscenico di 2 metri per 3, con un'orchestra scalcinata di una trentina di elementi, ed un coro altrettanto disastrato, anch'esso di non più di una trentina, riuscendo ad allestire opere come "Fidelio" e "Die Meistersingers von Nuernberg", ma non si trattava certo di una piazza importante, ed inoltre, i tempi (eroici), i primissimi anni '30, erano ben altri e si trattava comunque di condizioni estreme! Non per niente è proprio lì che il soggetto si fece veramente le ossa, gettando le fondamenta per diventare poi quel che ben conosciamo! / Italia paese di ciarlatani e di cialtroni, se ne lamentò persino Puccini, già in una sua lettera dei primi anni '20 del secolo trascorso e difatti questa affermazione facilmente condivisibile, mi ritorna in mente in parecchie occasioni, fin troppe, direi! Qui, a Bologna, vicinissimo al Teatro Manzoni e quasi accanto ad un negozio di dischi "regolamentare", c'è persino un sedicente centro di estetica/ benessere/bio/vintage e cavolate alla moda assortite, che si è messo anche a trattare vinili, cd, giradischi, stereo, sia nuovi che usati, con quale (in)competenza si può ben immaginare, non bastasse già un'edicola, sempre all'interno del centro storico, che si picca anche di trattare vinili usati (presuntamente) da collezione. D'accordo che, qualcuno potrebbe affermare che, con la musica si cura anche il benessere dell'anima (de li mortacci suoi!), ma sarebbe comunque una scusa tirata decisamente per i capelli, un ridicolissimo arrampicarsi sugli specchi, un'inaccettabile banalizzazione, un espediente da furbetti del quartierino. Qui tutti vogliono far di tutto, all'insegna dell'improvvisazione più sfrontata, nulla cambia, è sempre stato così e così sara in eterno, è tutto nella norma, il fesso e l'ingenuo sono io che me ne adonto, tanto a chi vuoi che gliene importi, chi vuoi che ci faccia alcun caso, dovrei proprio rassegnarmi, ma non ci riesco, è una mia tara ineludibile, purtroppo! / In questi giorni, uno stupidissimo infortunio occorsomi, sulle cui altrettanto insulsissime circostanze non vale la pena di dilungarsi in questa sede, mi ha,temo, definitivamente compromesso il mio finissimo udito e sarà già un miracolo se non diverrò in breve tempo completamente sordo come Beethoven (a parte il trascurabilissimo particolare che io non sono affatto il genio di Bonn, purtroppo, ahimè, e la differenza non è certo da poco, direi! Anzi, ho proprio il timore che non potrò accingermi a stilare alcun 'Testamento di Heiligenstadt', ma che peccato!), per cui, pur cercando, con immaginabile strazio e tormento, di proseguire nei miei attualmente disastratissimi ascolti musicali (se hai la benchè minima deficienza uditiva, la musica classica è il genere più spietato per evidenziartela, come ben sapranno almeno la maggior parte dei melomani appassionati ed io me ne sto accorgendo in pieno, veramente!), se nonostante tutto una pesante cappa di silenzio dovesse scendere inesorabile intorno a me, fra qualche tempo, per la serie "predisporsi al micidiale" (in questi giorni mi sento l'equivalente di un microfono violentemente percosso, esperienza che vivamente vi sconsiglio!), da inguaribile impallinato fin dalla nascita qual sono, cercherò comunque di trattare di musica, almeno dal punto di vista storiografico e sociologico, affinchè i miei 23 (magari!) lettori possano continuare a sciropparsi i miei vaniloqui (magari speravano proprio il contrario, in tal caso mi dispiace), poichè abbandonare completamente questa materia, per me significherebbe decisamente la morte civile, non trovando altre ragioni di sopportare questo stupido mondo e pur tenendo conto che un'eventuale sordità totale, almeno mi proteggerebbe dal rischio di essere sopraffatto da tutte le altre inevitabili corbellerie di cui sono costellate le nostre grame esistenze nell'evo moderno (almeno volendo vedere per forza il bicchiere mezzo pieno, però sarebbe sempre un prezzo da pagare troppo alto, in verità!), perciò continuerò a tentare almeno di scriverne (pur se potrò soltanto ascoltarla, si fa per dire, attraverso il mio orecchio interiore), perlomeno fintantochè l'inizio di cataratta che già ravviso in me da alcuni anni, non mi renda anche cieco (le disgrazie sono come le ciliege, una tira l'altra) ed allora, in tal caso, buonanotte ai suonatori! Il fatto di non essere più tanto giovane, non m'induce di certo all'ottimismo, purtuttavia questo udito sgangherato non mi ha impedito, al momento, di farmi una certa idea del brano iniziale di quel concerto in differita dal Comunale, trasmesso la scorsa settimana e del quale ho accennato nello scritto precedente a proposito di Jean Sibelius e dello scarso gradimento della sua quinta sinfonia, almeno da parte del pubblico radiofonico. Per l'appunto, il brano di Sibelius, in questo concerto, era preceduto da un altro a me totalmente sconosciuto, la brevissima "Sinfonia di fanfare" del compositore russo, credo ancora vivente,  Rodion Schedrin, un brano d'occasione creato nel 1967 per non ricordo quale ricorrenza ufficiale del regime, che, ad un primo ascolto, si direbbe aver avuto come suo modello evidente l' "Ouverture festiva" di Shostakovich, anche questo originariamente brano d'occasione, ma che, rispetto al precedente, risulta di ben altra caratura, ovvero un piccolo capolavoro. Il brano di Schedrin, pur nella sua piacevolezza, rivela più che altro, non travalicando lo scopo per il quale era stato composto (a differenza del pezzo di Shostakovich), il notevole mestiere di questo musicista, che ha realizzato, per sua fortuna, altre cose assai migliori (a cominciare dalla celeberrima "Carmen suite", per archi e percussioni, basata sull'omonima opera di Bizet), pur non essendo affatto indegno di essere eseguito e conosciuto, anche in sede concertistica. Ma forse questo mio sforzarmi di proseguire nel discettare su un certo brano, è solo un patetico tentativo di dimostrare a me stesso, che per il momento non demordo affatto, certo è che se sugli apparati audio, soprattutto amplificatori, venisse ripristinato il tasto di "modo", ovvero modalità d'ascolto (stereo/mono), chissà perchè quasi completamente scomparso da tempo immemorabile sugli oggetti in produzione, chi si trova a patire, volente o nolente, come me, delle gravi deficienze uditive, ne trarrebbe un piccolo giovamento, poichè, in questo caso, un suono monofonico o bifonico (nel caso di un tipico impianto stereofonico), aiuterebbe quelli come il sottoscritto, a focalizzare meglio l'ascolto, senza dover rinunciare troppo alla qualità (come peraltro lessi, qualche tempo fa, su una rivista inglese), ma essendo in un'epoca di audio multicanale delirante (siamo già arrivati al 9.1!), temo che il tutto "suoni" pietosamente anacronistico. Al momento, limitatamente alla sola radio, però, uso talvolta il tasto di "modo" FM (auto/mono), presente sul mio ventennale, fedelissimo sintonizzatore stereo analogico, che, in qualche caso, si è rivelato di un certo aiuto, però è ovvio che, l'eventuale presenza di un tasto di commutazione stereo/mono, sul mio attuale amplificatore integrato, sarebbe stata ben altra cosa! Aggiungiamoci il fatto che, cercare di proteggere quel che resta del mio udito, facendo ricorso a tappi e cuffie antirumore, sembra avere come effetto collaterale, quello di aumentare la mia "microfonicità" con relativi rientri acustici, non so proprio più che pesci pigliare! Tirate le somme, ci sento di meno, ma non posso nè alzare il volume e nemmeno far uso di cuffie audio, poichè in tali casi, il fastidio mi diventa intollerabile, particolarmente se tento di ascoltare strumenti a corda od a tastiera! E' come se il mio baricentro tonale, si fosse spostato sui medioacuti, con drastica attenuazione agli estremi banda ed aumento della distorsione (o battimenti?): fastidiosi acufeni a parte, anche le voci, le percepisco spesso, sgradevolmente metalliche, come minimo penso di avere i timpani perforati, che bellezza! A questo punto, non oso fare pronostici, peggio di così...... Dovrò anch'io usare i "quaderni di conversazione", per poter comunicare con le persone?