martedì 9 aprile 2013

"Der unfliegende hollaender".

Decisamente non vola quest'olandese wagneriano andato in scena al Comunale di Bologna; anche dopo averne ascoltato la differita radiofonica, sabato scorso alle ore 20, su Radiotre, successiva alla differita televisiva di Rai 5, potendo quindi ascoltare la parte musicale con maggiore attenzione, in quanto ovviamente svincolata dalle immagini (alla fine pensando anche ad altre opere trasmesse in tv, sempre su Rai 5, come il "Nabucco" diretto da Luisotti alla Scala, o sempre dallo stesso teatro, il "Siegfried" e il "Lohengrin", diretti da Barenboim, mandati in onda anche in radio, meglio farne a meno delle immagini, visto che questi registucoli, alla costante ricerca di originalità a tutti i costi, non sanno fare altro che realizzare autentiche castronerie). Peraltro l'allestimento registico di Yannis Kokkos, (ir)responsabile anche delle scene e i costumi, era il medesimo già precedentemente utilizzato dal teatro; immagino che ciò sia dovuto anche a criteri economici, ciò non toglie che, vistane la bruttezza e insulsaggine, sarebbe stato meglio farne a meno. Meglio ancora sarebbe stato, come ho già detto, non riproporre affatto un titolo così inflazionato, stante il fatto che, anche la parte musicale non mi è sembrata proprio esaltante. Alla testa di un'orchestra talvolta imprecisa, con degli archi stridenti e con qualche bella stecca, soprattutto dei fiati, almeno nella ripresa trasmessa che era quella del 13 marzo (bellissima, si fa per dire, la poderosa pernacchia dei corni, proprio all'inizio dell'ouverture!), stava Stefan Anton Reck, con una direzione effettivamente un pò erratica e pesante, complessivamente di grigia correttezza. Il coro, sostanzialmente corretto, ma non esaltante, secondo me, risente del fatto di cambiare troppo spesso maestro (l'attuale risponde al nome di Andrea Faidutti, contrariamente a quanto annunciato dal conduttore di Radiotre, che erroneamente enunciava Lorenzo Fratini, attualmente operante in altro teatro, credo il Regio di Torino). Il gruppo dei cantanti, non esaltante anch'esso, annoverava un Olandese, Mark S. Doss, un Daland, Mika Kares, discreti, una buona Senta, Anna Gabler, un modesto Erik, Marcel Reijans e come ciliegina sulla torta, un pessimo timoniere, con delle oscillazioni vocali proprio da mal di mare, Gabriele Mangione e una catastrofica Mary, Monica Minarelli, che a tratti sembrava indulgere a una sorta di sprech-gesang, cantato-parlato, vagamente schoenberghiano. Insomma, a conti fatti, un'edizione complessivamente dimenticabile e a poco vale come pretesto per questa stanca riproposta, il fatto che questa opera abbia avuto la sua prima italiana, proprio qui, al Comunale, il 14 novembre 1877. Tra l'altro, questo stesso allestimento, con il medesimo direttore d'orchestra, sarà ripresentato, la prossima settimana, anche al San Carlo di Napoli (ignoro se anche i cantanti saranno gli stessi), questa volta con diretta radiofonica sempre su Radiotre, che obiettivamente, ci si poteva risparmiare! Quest'Olandese non vola proprio, anzi è decisamente atterrato, ed è indicativo del clima di generale grigiore che caratterizza la programmazione dei teatri nostrani. Cambiando discorso, per la serie il lupo perde il pelo ma non il vizio, recentemente il critico musicale del Corriere della Sera, Paolo Isotta, è finito nella lista nera dell'attuale sovrintendente del Teatro alla Scala (o per meglio dire del "sottoscala"), evidentemente per il suo atteggiamento non troppo ossequioso nei confronti di questa prestigiosa istituzione musicale, ahilui, a cui giustamente si è ribellata l'intera associazione dei critici musicali nostrani, che ne ha preso le difese. Evidentemente, certi malvezzi dell'ente lirico, non sono cessati, anche dopo la dipartita di Muti. Se la madre dei cretini è sempre incinta, evidentemente deve aver fatto anche gli straordinari, visti i geni tali che ci ritroviamo! Ad majora!