Non mi ha del tutto persuaso la versione cinematografica di "The Merry Widow" ("La Vedova Allegra", b/n, durata circa 2 ore e 10', alla velocità di 22 f/s), realizzata da Eric von Stroheim negli Stati Uniti nel periodo 1924-25, liberamente basata sul libretto di Victor Leon e Leo Stein, utilizzato nella celeberrima operetta di Franz Lehàr, oggetto di un cineconcerto svoltosi nell'ambito della rassegna "Il Cinema Ritrovato", la sera di martedì 1° luglio, in Piazza Maggiore. A parte le innumerevoli libertà che il regista, anche co-sceneggiatore in questo caso, si è preso rispetto alla trama originaria e sulle quali non mi dilungo, sarà anche stato, come riportato nel pieghevole distribuito prima dell'inizio della proiezione, "miglior film realizzato a Hollywood nel 1926" secondo le critiche dell'epoca, ma l'ho complessivamente trovato alquanto disomogeneo nel suo trapasso decisamente brusco, dall'iniziale registro farsesco e sarcastico, al susseguente registro drammatico improvvisamente adottato a trama inoltrata e peggio ancora mi è sembrata quell'ulteriore virata verso un finale ancora più inverosimilmente, a questo punto, retoricamente, tronfiamente ottimistico, che mi sa tanto di appicicaticcio e forzato, da non trovarlo affatto consono alle corde più intime di Stroheim (sarà forse dovuto alla consueta retorica, tipicamente americana, dell' "happy ending", del lieto fine a tutti i costi, per pedestri motivi di botteghino,probabilmente imposta, anche in questo caso, dai produttori della MGM al regista austriaco? Mi piacerebbe tanto saperlo!), sempre con buona pace di eventuali cinefili/cinofili sfegatati! Anche questo, insomma, mi è parso sì un buon film, ma alquanto disomogeneo nel suo essere pervaso da evidenti fratture stilistiche e quindi complessivamente datato, da non annoverarsi certo fra i capolavori assoluti, almeno secondo il mio modestissimo parere da incompetente totale! Ma anche in questo caso, il commento musicale realizzato dalla compositrice Maud Nelissen, discontinuo e talvolta anodino, non direi che abbia contribuito in misura determinante a risollevare le sorti della serata! Ma leggiamo quanto dichiarato dalla medesima all'interno del pieghevole d'accompagnamento: "Quando ho accompagnato per la prima volta 'La Vedova Allegra', anni fa, sono stata colpita dall'adattamento estremamente creativo ed inventivo (io direi anche troppo, sic!) dell'operetta compiuto dal geniale regista.... Mi sono subito accorta che il mio 'semplice' accompagnamento per canto e pianoforte non era all'altezza di un film tanto brillante e intenso (beh, se è per questo, direi che lo stesso valga anche per l'attuale accompagnamento orchestrale, non certo memorabile!). Ho iniziato così a ragionare (ohibò!) su una partitura adatta al film e nello stesso tempo, ho avuto l'enorme fortuna di ottenere dagli eredi di Lehàr, il permesso di usare e rielaborare (ovviamente, va da sè!), ove necessario (?), la musica originale del film (il che significa originariamente rielaborata dallo stesso Lehàr sulla base della sua omonima operetta e perciò che bisogno c'era di commissionare ad altro compositore una partitura realizzata ex-novo, per giunta, in questo caso, non indimenticabile? Misteri della scienza e della tecnica!). Questa partitura si basa oggi, in parte sull'operetta di Lehàr ed in parte sulla musica da me composta. Mi ha dato la possibilità d'integrare, nell'accompagnamento, le sfumature cupe e satiriche di von Stroheim. La scelta dei punti in cui posizionare i motivi di Lehàr, è stata una sfida interessante ed impegnativa (la modestia dev'esserle un concetto totalmente sconosciuto, temo!). Considero molto importante che questo film straordinario, possa essere proiettato il più possibile (e ti credo, poichè, in virtù del diritto d'autore, più cineconcerti significano più quattrini per l'esimia soggetta!), .... (segue spudorata ruffianeria di prammatica, tutto nella norma!)". Bene, allora diciamo subito che la musica di questa Maud Nelissen (Carneade, chi era costui? Ammetto la mia più totale ignoranza!), non brilla certo per caratteristiche di particolare distintività, a tratti è anche discretamente efficace, ma altrove vi è una decisa discrepanza fra ritmo delle immagini e andamento musicale, ci sono pause troppo frequenti e prolungate, il discorso musicale procede a strappi, anche in maniera persino più disomogenea del film, si rivelano evidenti e frequenti vuoti d'ispirazione all'ascolto, soprattutto in certe sezioni di raccordo, veramente sciatte e tirate via, le citazioni lehàriane sono pedestri e banali, l'inserzione della fisarmonica nell'organico orchestrale pareva più un espediente per dare una parvenza d'originalità ad una partitura che non ne aveva punta, inoltre non più che decentemente corretta mi è parsa l'esecuzione dell'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, sotto la direzione di tal Stefanos Tsialis (altro Carneade? Ma quanto sono ignorante!), ma d'altro canto, il materiale musicale di partenza, era quello che era, ovvero modestuccio, miserrimo alquanto! Ad majora!