domenica 2 agosto 2015

Satanismo all'acqua di rose.

Com'era prevedibile, almeno per me, riguardo al film "Rapsodia Satanica" (1915-17) di Nino Oxilia, proiettato sabato 4 luglio alle ore 20.30, al Teatro Comunale di Bologna, nell'ambito della consueta rassegna d'inizio estate de "Il Cinema Ritrovato" (sezione "Ritrovati e Restaurati. Cento anni fa.Intorno al 1915), l'unico autentico elemento di spicco della serata, era rappresentato dalle musiche appositamente composte da Pietro Mascagni, quivi eseguite dal vivo dall'orchestra del teatro. A proposito di questo film, i vari esperti che se ne sono occupati nel corso degli anni, tirano in ballo fino alla nausea, i numerosi richiami alle correnti letterarie, pittoriche ed architettoniche, in esso contenuti (ovvero tutti i cascami intellettualistici tipici del periodo), il volersi richiamare wagnerianamente alla concezione di "opera d'arte totale" (ed il "povero" Wagner avrebbe di chè sacrosantemente rivoltarsi nella tomba), le 3 differenti tecniche di colorazione dei fotogrammi in esso adottati (se si vuole farsi un'idea più approfondita di tutto quanto, basta navigare in rete, dove si trova materiale in abbondanza), cose sulle quali non sto a dilungarmi ulteriormente ed inutilmente. Mi sembra anche controverso il fatto che, secondo le note contenute nel libretto di un cd appena uscito, cioè proprio (ma che strana coincidenza!) nello stesso mese di luglio, ovvero circa un paio di settimane dopo questa proiezione al Comunale (e del quale riferirò più oltre), questa sarebbe una pellicola la cui successione delle immagini sarebbe stata adattata alla musica e non viceversa come di consueto, poichè alcuni frammenti di lettere del compositore, riportate nel "programma di sala", indurrebbero a pensare proprio al contrario! A parte il "mistero" degli 850 metri di pellicola complessivamente recuperati, rispetto ai 905 originari, almeno stando ad una precedente riedizione del 2007, questione sulla quale il pieghevole di sala tace completamente, quindi senza poter capire se, nel frattempo, vi siano stati ulteriori progressi in tal senso. Ma quello che alla fine conta veramente, è quale impressione possa suscitare ad uno spettatore odierno, il risultato finale di tutto ciò. Orbene, al sottoscritto, assolutamente privo dei pruriti onanistici tipici dei cinefili/cinofili ad oltranza, questo centone d'epoca, fa, fantozzianamente parlando, l'effetto di una "cagata pazzesca", ancor più ridicolmente datata di quanto già non fosse "Cabiria" di Pastrone, visionata l'anno passato, al Comunale, sempre nell'ambito della sezione dedicata al "cinema di un secolo fa". Questa sorta di Faust in gonnella, protagonista della trama, trasuda ridicolaggine ad ogni fotogramma, figuriamoci quando compare sullo schermo anche un Mefistofele particolarmente scompiscievole coi suoi ghigni che, pur cercando di essere satanici, almeno nelle intenzioni, mi farebbero pensare assai di più ad una paresi facciale (giustamente, in quei momenti, ho distintamente percepito alcune risate, fra il pubblico)! Ma pure la "recitazione" degli altri attori, risulta pesantemente datata, caratterizzata com'è dalle tipiche smorfie facciali sguaiatamente esasperate, del periodo. Anche le tanto decantate tecniche di restauro visivo, che dal '96 in poi si sono susseguite su questa pellicola, non mi sembra che abbiano fatto dei gran miracoli, poichè, pur considerando l'età della pellicola, molti fotogrammi risultavano decisamente rovinati, in alcuni di essi mancando persino delle porzioni di immagine, sostituite da chiazze biancastre che si direbbero provocate da chissà quale fungo parassita (a meno che non abbia avuto le traveggole); il risultato complessivo, anche in questo caso, mi sembra decisamente inferiore a quello ottenuto con "Cabiria", che è del 1914!. Penso proprio che, simili reperti, al di là dell'interesse circoscritto che possono suscitare in studiosi ed appassionati, non abbiano decisamente i numeri per travalicare tale ambito ristretto. Ma, come ho già riferito, l'unico elemento che ha impedito alla serata di naufragare completamente nell'oblio, almeno per me, è stata la ricca, fluente e rutilante partitura di Mascagni, strutturata, analogamente al film, in un breve prologo e 2 parti, nonostante qualche convenzionalità di troppo, almeno a tratti (per esempio, quando in scena compariva Tristano - ma che nome altamente originale! -, uno dei 2 fratelli oggetto delle attenzioni "sensuali" del Faust ninfomane in gonnella, assai prevedibilmente la musica 'tristaneggiava' un poco; aggiungiamoci un paio di citazioni letterali di frammenti tratti da notturni di Chopin, ogni qualvolta che si vedeva sullo schermo la soggetta "esibirsi" al pianoforte), che, al giorno d'oggi, anzi, ha del tutto da guadagnare dall'essere eseguita completamente svincolata dalle immagini per le quali fu originariamente pensata, in ogni caso, per quel che mi concerne, è stato l'unico fattore che ha reso quasi sopportabile la visione di quest'altrimenti intollerabile incunabolo! L'esecuzione da parte dell'Orchestra del Teatro Comunale  diretta dal consumato Timothy Brock (succinte ma interessanti le considerazioni di quest'ultimo, anch'esse inserite nel "programma di sala", ovvero il pieghevole illustrato che veniva distribuito al pubblico nel foyer del teatro), mi è parsa complessivamente buona, pur con qualche rigidità di troppo nell'intonazione da parte dei corni dell'orchestra (nonostante la posizione alquanto defilata in platea, nella quale mi trovavo, dovuta anche al fatto che, a causa della scarsità d'informazione e di organizzazione, sempre più colpevolmente cronica di anno in anno, mi sono prenotato il posto soltanto a pochissimi giorni di distanza dallo spettacolo, ed in barba ai miei problemi uditivi, ritengo ugualmente di essere riuscito a farmi un'idea ben più che attendibile di questa musica. Peccato che, assurdamente, gli addetti del teatro, una volta entrato e sistemato tutto il pubblico e chiusa la sala, non mi abbiano concesso di allocarmi in uno dei posti vuoti rimasti qualche fila più avanti - il che avrebbe senz'altro agevolato almeno un pochino la mia percezione uditiva, tra parentesi -, contrariamente all'anno passato!). L'organico effettivo dell'orchestra, per quel che riuscivo a visualizzare dal mio posto, non mi pare che rispettasse in pieno, quello ampio previsto dalla partitura (ottoni a 4, legni a 3, 2 arpe ,pianoforte, celesta, una nutrita batteria di percussioni comprendente grancassa, xilofono, tam-tam, tamburo militare oltre ai timpani, e quint'etto d'archi in proporzione), di sicuro c'era un'arpa in meno rispetto al previsto (effettivamente, prendendo per valido quanto riportato sul pieghevole di sala per ciò che concerne l'elenco degli strumentisti dell'orchestra del Comunale realmente impiegati per l'occasione, ci sarebbe da aggiungere che, oltre ad un'arpa in meno, riguardo agli ottoni, soltanto i corni risultavano a 4, mentre trombe e tromboni erano a 3, con l'aggiunta di un basso tuba; nel caso dei legni, per contro, avevamo flauti - con ottavino - ed oboi - con corno inglese - a 3 e clarinetti - con clarinetto basso e clarinetto piccolo - e fagotti - con controfagotto - a 4, aggiungiamoci 4 percussionisti oltre al timpanista, tralasciando il resto)! Applausi, alla fine dello spettacolo, ce ne sono anche stati, ma più rivolti al direttore ed all'orchestra, che al film in sè.  Altra cosa da rilevare, oltre al consueto pieghevole sul film in questione, ne era reperibile nel foyer un altro inerente il 70° anniversario della morte di Mascagni, quest'ultimo però l'ho rintracciato soltanto in lingua inglese, stranamente; distrazione mia che non sono stato capace di reperire la versione in italiano, o tipico eccesso di esterofilia da parte dei curatori? Notazione a parte per quanto riguarda il prezzo del biglietto: 10 euro, per circa tre quarti d'ora complessivi di spettacolo. A titolo di raffronto, dirò che, l'anno scorso, per "Cabiria", ovvero per circa 3 ore (!) complessive di spettacolo (e nel brano musicale iniziale, all'orchestra, si aggiungeva anche il coro!), il prezzo del biglietto era il medesimo, ossia sempre 10 euro! Direi proprio che adesso, siamo diventati decisamente più cari, poichè se il prezzo del biglietto di quest'anno, fosse stato in proporzione, stante la durata complessiva di 45 minuti, avrei dovuto pagarne 2,50 di euro, anzichè 10, ovvero un quarto preciso di quel che ho speso, no? D'accordo che le mie possano risultare pedanterie da ragioniere, l'arte non la si pesa un tanto al chilo, pur tuttavia la sproporzione mi sembra evidentissima ed eccessiva, tanto più che, sia pure soltanto nella "Sinfonia del fuoco" iniziale, oltre all'orchestra, in "Cabiria", era impegnato pure il coro! (Continua)