Sarà proprio per il fatto che, in seguito alle mie disavventure uditive, riguardo alla musica, mi sono trovato assai di più a leggerne ed a rifletterci sopra, piuttosto che ad ascoltarne, ma mi è venuta in mente una stramba idea che mi piacerebbe sottoporre soprattutto a coloro che la insegnano e la divulgano. Idea rivolta al coinvolgimento dei neofiti, cioè di coloro che per la prima volta si cerchi di avvicinare a questo mondo, che si tratti di bambini, di adolescenti o persino di adulti. Nulla di eclatante, nè tantomeno di rivoluzionario, trattasi proprio di una sciocchezzuola. Secondo me, nell'approccio iniziale all'ascolto musicale, anche da parte dei numerosi testi, compresi quelli di carattere più prettamente divulgativo, viene commesso non dico proprio un errore, poichè in certi casi può anche funzionare, ma si finisce col cadere in uno stereotipo. Nel senso che, come metodologia di base per avvicinare a questo ambito chi ne sia completamente a digiuno, nella scelta iniziale dei brani musicali, si cade regolarmente in quelli degli autori più arcinoti e che siano ritenuti i più orecchiabili, ovvero di più facile approccio, per poi passare successivamente, via via col tempo, a musiche più complesse ed ostiche. Potrebbe sembrare del tutto logico, sennonchè io vi ho da sempre intravvisto una falla in questo criterio, per me obsoleto, poichè invariabilmente i brani che vengono generalmente proposti nella fase iniziale, appartengono per lo più a musicisti del passato, quando non addirittura del passato remoto. Si finisce così col confermare l'idea che gli ignoranti si fanno riguardo a questo universo, ovvero il vieto luogo comune della musica classica come genere soporifero da vecchi bacucchi parrucconi, un qualcosa di morto, di museale, anzichè di vivo, attuale, palpitante come in realtà è, inevitabile se si fanno conoscere soltanto musiche di autori morti e defunti da secoli, che vengono quindi visti come dei reperti archeologici di un passato definitivamente tramontato. Perlomeno, secondo il mio modestissimo parere, questo è il grave rischio che si corre, percorrendo questa strada. Invece, partendo presuntuosissimamente dalla mia esperienza personale, vi dico molto semplicemente come l'ho approcciata io, questa materia. Quando ero un ragazzino, pur non disdegnando Beethoven, Brahms e compagnia bella, la musica che prediligevo, era massimamente quella del mio tempo, ovvero in gran parte composta da musicisti ancora viventi all'epoca o tutt'al più morti da poco tempo, perchè la sentivo più vicina all'epoca in cui mi sono trovato, più consona al mio modo di essere nella vita quotidiana, poi naturalmente, col passar degli anni, ho retrodatato cronologicamente sempre di più l'inizio, per così dire, dell'area di mio interesse, ovvero espandendola temporalmente. Quando sono nato io, Stravinski, Shostakovich, Kachaturian, Copland, Barber, Hanson, Bernstein, Gould, Sessions, Carter, Varèse, Pizzetti, i Malipiero (Gianfrancesco e Riccardo, zio e nipote), Dallapiccola, Castelnuovo-Tedesco, Menotti, Rota, Berio, Nono, Maderna, Castiglioni, Donatoni, Stockhausen, Henze, Orff, Hindemith, Milhaud, Jolivet, Ligeti, Lutoslavski, Penderecki, Rodrigo, Walton, Britten, Tippett, Poulenc, Xenakis, Theodorakis, ecc., erano ancora viventi ed operanti, Sibelius, Villa-Lobos, Vaughan-Williams, Martinu, erano morti da poco, Ives, Schoenberg e Prokofiev erano defunti da circa 2 lustri, più o meno (questo per dare un quadro naturalmente sintetico ed approssimativo del panorama musicale del periodo in cui nacqui). Già avevo qualche problema con Debussy, Ravel, De Falla, più lontani temporalmente, che ho imparato ad apprezzare successivamente. Bach, Vivaldi, Mozart e similari, non li sopportavo affatto, ed anche in questo caso ho mutato opinione in seguito. L'opera lirica, ovvero il melodramma ottocentesco, per carità, anatema! Al massimo salvavo Wagner, ed in misura minore, l' "Otello" di Verdi, poi, col tempo, anche queste cose sono maturate in me. Anche Mahler, inizialmente lo detestavo! Voglio banalmente dire con questi esempi, forzatamente parziali e semplicistici, che per arrivare ad apprezzare anche la musica del passato, sono sostanzialmente partito da quella del (mio) presente, anzichè far l'incontrario, come più usuale. Inoltre, essendo la questione della presunta orecchiabilità del tal brano o del talaltro, assai soggettiva, stante il fatto che già è un'impresa al limite dell'impossibile, quella di stuzzicare in tal senso l'attenzione delle attuali atrofizzate, ipervitaminizzate, viziatissime generazioni odierne, proprio per questo bisognerebbe cercare di fargli sentire il tutto come qualcosa di vivo e di attuale, per nulla avulso dal contesto moderno, sfatando al contempo quel luogo comune che riduce l'arte e quindi anche la musica contemporanea, ad una sorta di orrido spauracchio dal quale starsene più che mai alla larga! O peggio ancora, che i giovani continuino a credere che la contemporaneità in ambito colto, si "riduca" ad Allevi ed Einaudi, se va bene! Magari questa mia 'idea' di divulgazione sarà velleitariamente campata in aria, frutto dei deliri di un ormai ex musicofobo/audiofobo allo sbando, che sta cercando disperatamente di sparare le pochissime cartucce (ovvero cavolate) rimastegli, prima di andarsene definitivamente in malora, ma se per caso qualcheduno la trovasse degna di una qualche considerazione, ecco allora una lista di possibili suggerimenti d'ascolto, buttata lì alla buona, in ordine sparso, alla spicciolata: - John Adams: Short ride in a fast machine, per orchestra; - Frederick Rzewski: Variazioni su un canto popolare cileno, per pianoforte; - Esa Pekka-Salonen: L.A. Variations, per orchestra; - Steve Reich: Different trains, per quartetto d'archi e nastro magnetico; - Thomas Adés: Asyla, per orchestra; - Niccolò Castiglioni: Inverno In-ver, per piccola orchestra; - Luciano Berio: 4 versioni sovrapposte e trascritte de "La ritirata notturna di Madrid" di Boccherini, per orchestra; - Malcolm Arnold: Tam O'Shanter, ouverture da concerto per orchestra; - Aaron Copland: Danzon Cubano, per orchestra; El salon Mexico, per orchestra; An outdoor overture, per orchestra; Dance symphony, per orchestra; Fanfare for the common man, per ottoni e percussioni; - Joan Tower: Fanfare for an uncommon woman, per orchestra (ironico e notevolissimo contraltare alla Fanfare di Copland, da parte di una compositrice americana vivente); - Jennifer Higdon: City Scape, per orchestra; - Leonard Bernstein: Prelude, fugue and riffs, per pianoforte, fiati e percussioni; "West Side Story", danze sinfoniche per orch.; "Candide", ouverture; - Elliot Carter: An holiday overture, per orchestra; - Samuel Barber: Concerto per violino ed orchestra; - Roger Sessions: The black maskers, suite dal balletto; - Albert Roussel: Bacchus et Ariane, suite n.2 dal balletto; - Oscar Lorenzo Fernandez: Batuque, per orchestra; - Alberto Ginastera: Estancias, suite dal balletto; Panambi, suite dal balletto; - Howard Hanson: Marcia per i Corpi di Marina, per fiati e percussioni; - Ottorino Respighi: Belkis regina di Saba, suite dal balletto; - Morton Gould: Latin-american symphoniette, per orchestra; - Darius Milhaud: La création du monde, per complesso strumentale; Saudade do Brasil, per orchestra; - André Jolivet: Arioso barocco, per tromba ed organo; - Heitor Villa-Lobos: le 9 "Bachianas brasileiras", per varie combinazioni strumentali; - Arturo Marquéz: Danzon n.2, per orchestra; - John Anthill: "Corroboree", balletto; A comeback overture, per orchestra; - Enjohuani Rautavaara: Cantus Articus, per orchestra con nastro magnetico; - George Gershwin: A cuban overture, per orchestra; Catfish Row, suite sinfonica dall'opera "Porgy and Bess"; - Arvo Paert: Cantus in memoriam Benjamin Britten, per archi e campana; - Alan Hovhaness: "Mysterious Mountain", sinfonia n.2, per orchestra; - Dimitri Shostakovich: Ouverture festiva, per orch.; - James Mac Millan: The confessions of Isobel Gowdie, per orchestra; - Nota a margine: questa lista, ovviamente parziale, lacunosa, soggettiva e con preponderanza di '900 storico rispetto alla contemporaneità, dovuta alla non più verde età dello scrivente e basata unicamente sulla memoria del medesimo, in quanto attualmente per suo malgrado impossibilitato ad ulteriori ascolti, è da intendersi come puramente indicativa, pur essendo mirante a fornire ai neofiti un quadro della musica colta, assai più tonico, vario, energetico, grintoso e vitale di quanto comunemente si pensi. In tal senso, solo per fare il primo esempio che mi viene in mente, a mò d'ipotetico ulteriore suggerimento, i compositori sudamericani, dal '900 storico sino alla contemporaneità, rappresentano un'autentica, apparentemente inesauribile miniera d'oro (e difatti ne ho dato qualche esempio nel mio elenco), pur senza voler minimamente sminuire in questo senso altre aree del globo, come i paesi scandinavi (vero e proprio "ghiaccio bollente"), anglosassoni, dell'est europeo e dell'estremo oriente. Da tener presente il fatto che, avendola pensata per ipotetici neofiti, questa lista comprende prevalentemente brani brevi (ed in ogni caso non certo di lunghezza wagneriana), per intuibili ragioni. Di alcuni dei brani elencati in questa lista della lavandaia, ne ho anche già parlato in alcuni miei remoti scritti in questa sede, a questo punto, direi che può bastare, spero solo che il senso di questo mio modestissimo scritto sia chiaro ad eventuali lettori. Non ho comunque la pretesa di aver detto alcunchè di originale, magari qualcun'altro ci avrà pensato senza dubbio prima di me, in ogni caso questo è quanto.