venerdì 27 marzo 2015

Ma il tempo è veramente sempre il miglior giudice?

Me lo chiedo spesso, ovvero ogniqualvolta m'imbatto in qualche compositore di grande valore che, nonostante periodici, saltuari tentativi di riesumazione, talvolta anche da parte di interpreti illustri, non riesce a 'bucare', nemmeno col trascorrere del tempo, quella coltre d'oblio alla quale sembra spietatamente ed inesorabilmente condannato, senza un ben preciso motivo. Prendo spunto da un articolo comparso sull'ultimo numero del mensile "l''opera", dove ti leggo che, recentemente, si è costituita un'associazione intitolata a Vittorio Gnecchi, avente come scopo, naturalmente, quello di rendere nuovamente disponibili le sue opere, cercando al contempo di diffonderle, promuovendone delle esecuzioni pubbliche, cosa senz'altro auspicabile, poichè fino ad ora, la relativa (assai relativa) notorietà di questo valente musicista, resta confinata al fatto che l'incipit della sua opera più celebre (si fa per dire, purtroppo!), "Cassandra" (data in prima assoluta nel 1905, al Comunale di Bologna, con la direzione di Toscanini), assomiglia parecchio a quello della susseguente "Elektra" di Richard Strauss, la qual cosa non ne sminuisce affatto il valore, anche perchè, ammesso che Strauss abbia, per così dire, "copiato", lo ha comunque fatto da par suo (mi viene in mente una certa frase di Stravinski, il quale disse, più o meno, che il volgare "copione" è quello che copia pedissequamente, ovvero pari pari, spudoratamente, mentre il genio è colui che attinge da materiali altrui per riadattarli alle proprie esigenze, dandoci comunque un'impronta personale, e senz'altro lui stesso ne sapeva qualcosa, così come non ci piove sul fatto che Richard Strauss fosse anch'egli, un genio assoluto). Sia quel che sia, non solo "Cassandra" può reggere alla pari il confronto col capolavoro straussiano, ma dimostra soprattutto l'originalità stilistica del suo autore, che sembra più un musicista mitteleuropeo che nostrano, non essendo comunque ascrivibile nè alla giovane scuola verista, nè a Puccini, nè ai musicisti della "generazione dell'80" e seguaci, ma nemmeno ad autori "isolati" come Wolf-Ferrari, in bilico fra un blando neoclassicismo, col suo rifarsi da un lato al modello mozartiano e dall'altro all'opera buffa italiana tardosettecentesca nei suoi lavori brillanti, così come al tardo verismo, con qualche influsso respighiano nei suoi lavori drammatici, Mancinelli, dallo stile elegante intriso di decorativismo, Perosi, influenzato da Franck, Bossi, od in bilico fra tardoromanticismo e pre-espressionismo come Busoni, o influenzati da Wagner come Franchetti, o dall'impressionismo francese, come altri, all'epoca. Forse è proprio questo suo essere completamente diverso, avulso da tutto ciò che lo circondava all'epoca, in ambito musicale, in Italia, ad avergli nuociuto, oltre al fatto di non aver mai ricoperto alcun incarico istituzionale, come si fa presente sulla rivista "l'opera". Fatto sta che, nemmeno alcune recenti riprese di questo lavoro teatrale, in Italia ed all'estero (a Salisburgo proprio in accoppiata con l' "Elektra"), sembrano servite a rendergli finalmente giustizia, anche in seno alle recensioni, nemmeno un'edizione discografica, uscita almeno una decina d'anni fa, per la defunta etichetta "Agorà", ovviamente fuori catalogo, tratta da una registrazione dal vivo, in forma di concerto, effettuata da Radio France al Festival di Montpellier, diretta credo (ma potrei sbagliarmi) da Friedemann Layer, con Denia Mazzola-Gavazzeni come protagonista, recensita pure, all'epoca, su "Cd Classica" (anch'essa defunta!) è riuscita a far rinascere un certo interesse su questo lavoro, nonostante dall'ascolto si evincano facilmente gli innegabili meriti di questa partitura. Io, purtroppo, ne rintracciai il relativo cofanetto di 2 dischi, anni dopo, in una libreria di Bologna, anch'essa defunta, ma guarda un pò! Trattavasi per giunta di una ristampa economica su etichetta "Accademia", decisamente nuda e cruda, poichè, a parte la locandina degli interpreti ed i dati di registrazione, non vi era, a differenza dell'edizione a cura dell' "Agorà", uno straccio di testo cantato nè alcun apparato informativo e nemmanco una suddivisione delle tracce dei cd (benessum!), faccenda disastrosissima soprattuto nel caso di lavori (ed autori) negletti come in questo caso, in più, in questi tristi ed uggiosi giorni, sto cercando, per darne conto in maniera più compiuta, di ripescarlo in casa, questo dannato cofanetto, ma parrebbe essersi letteralmente volatilizzato, il che mi sembra alquanto strano, si vede proprio che mi sto rincretinendo di brutto! Certo si trattava di un'esecuzione complessivamente buona e sufficientemente attendibile, ai fini di un'idea compiuta delle qualità musicali della composizione, ma senz'altro ne sarebbe stata auspicabile un'incisione in studio con interpreti maggiormente di spicco a cominciare dal direttore, con una qualità sonora potenzialmente ottimale, visto l'ampio organico impiegatovi, anche perchè, la registrazione dal vivo effettuata da Radio France, pur buona, è alquanto ondivaga nell'equilibrio fra cantanti solisti, coro ed orchestra, in ogni caso bisognerebbe ringraziare la Francia per questo meritorio ripescaggio, che mi ha comunque consentito di conoscerla, questa bella musica! Adesso, inoltre, il leggere, sia sull'articolo della rivista "l'opera" che su un trafiletto comparso precedentemente su "Musica" del recupero anche dello spartito di "Judith", suo estremo lavoro teatrale, su libretto di Luigi Illica, che ebbe la ventura di una sola esecuzione pubblica a Salisburgo nel '53, poco prima della morte dell'autore, riguardo al quale se ne magnificano la notevole originalità ed arditezza, soprattutto a livello di soluzioni orchestrali (conoscendo "Cassandra", non me ne meraviglio affatto, anzi tutt'altro), recupero dicevo effettuato ai fini di promuoverne esecuzioni ed allestimenti pubblici, oltrechè di giungere ad un'edizione a stampa, vediamo se finalmente sia arrivata la volta buona per Vittorio Gnecchi di uscire dal suo immeritato oblio, personalmente la curiosità di conoscere altri suoi lavori è tanta, per cui, per quel che potrò, terrò le antenne ben dritte! Certo quanto ad oblio immeritato, purtroppo egli non è il solo, penso anche ad un altro suo contemporaneo, anch'egli stimato da Toscanini, Antonio Smareglia, del quale, per ascoltarne qualcosa, l'unica risorsa che credo che sia rimasta, è Youtube. Penso al giovane e promettente Aldo Finzi che, in seguito alle famigerate leggi razziali del '38, si vide stroncare la carriera, morendo in un campo di prigionia (assai più sfortunato del suo collega Mario Castelnuovo-Tedesco che emigrò negli Stati Uniti). Pur non avendo avuto il tempo di forgiarsi una propria personalità, con un linguaggio influenzato sia da Respighi che da Puccini, quel che ne è rimasto evidenzia in nuce un notevolissimo talento, come confermato anche da un disco dell'etichetta "Preludio" (anche questo, temo, fuori circolazione, tanto per cambiare!), comprendente alcuni lavori orchestrali e pianistici, più volte interamente trasmesso da Radiofd5. Quanti sanno che il pittore e scultore Pietro Canonica, fosse anche un valente musicista (ne esisteva un vecchissimo disco, credo della Fonit-Cetra, comprendente lavori orchestrali, tra i quali un'ouverture per "Medea", lo vidi anni fa in un mercatino dell'usato, a poco prezzo, ma stupidamente non lo presi!)? E riguardo al geniale e sfortunato Hans Rott, l'allievo più stimato dal suo eminente maestro, Bruckner, compagno di studi anche di un "certo" Gustav Mahler (che ammise, in seguito, di averne attinto alcune idee), nonostante il recupero musicologico della sua prima sinfonia, con susseguenti incisioni di questa e di altri suoi lavori sinfonici, sembra ancora ben lungi dall'aver varcato saldamente la soglia della sala da concerto, come senz'altro meriterebbe, nonostante il gran tempo trascorso dalla sua morte precoce. L'elenco degli "obliati, emarginati", sarebbe piuttosto lungo, per cui mi decido a fermarmi qui. Insomma, ritorno alla domanda iniziale, ovvero se veramente il tempo sia sempre e comunque il miglior giudice e quindi se veramente i compositori summenzionati ed altri ancora, si meritino il perenne oblio che li continua ad attanagliare (o forse non ne è ancora passato a sufficienza per la loro rivalutazione? Parafrasando Mahler, in tal caso, quando verrà il loro tempo?). Ribadisco ulteriormente il mio dubbio in proposito, ma sarò forse io in errore? Mi sa tanto che anche questa sia una "Unanswered Question"! / Singolare, sempre a proposito di Jean Sibelius, che gli ascoltatori di Radiotresuite, sempre prestando fede al conduttore, sembrino averne gradito assai di più l'iper-romantica seconda sinfonia (nel concerto di alcuni giorni fa da Santa Cecilia con Pappano), rispetto alla più moderna ed asciutta quinta, precedentemente trasmessa, quasi per nulla apprezzata! E poi criticano Sibelius perchè non è abbastanza moderno! Bah! O è dovuto unicamente a Pappano, questo maggior gradimento? Chissà chi lo sa! / Giovedì sera, ennesima perla di uno dei conduttori, anzi in questo caso conduttrici, di Radiotresuite, precisamente Irene Sala (nomen omen!), in diretta dall'Auditorium di Torino, per il consueto concerto settimanale dell'Orchestra della Rai, che ha, secondo me, ripetutamente confuso, nei suoi commenti, il "Poema dell'estasi" di Scriabin, col "Prometeo" del medesimo, insistendo più volte sul fatto che l'esecuzione in programma sarebbe stata senza il coro (e grazie al porco! Non c'è proprio alcuno straccio di coro, nel "Poema dell'estasi", che è stato composto unicamente per la sola compagine orchestrale, andatevi ad ascoltarne una qualunque incisione discografica, se già non lo conoscete, così verificherete con le proprie orecchie, mentre il coro è presente nella parte finale della composizione cronologicamente successiva, il "Prometeo, poema del fuoco", appunto, per pianoforte, coro, organo ed orchestra, ed anche in questo caso le verifiche discografiche sono ampiamente possibili, se non ci si crede! Dimostratemi il contrario, se ci riuscite!), e naturalmente quell'altrettanto grande ignorante del collega in studio si è ben guardato dal correggerla, tutto nella norma, roba da ridere, hanno fatto ben di peggio, d'accordo! Io comunque un sms glielo ho inviato, a quelli di Radiotresuite, anche se mi sa tanto di fatica sprecata! L'avranno, non dico letto, ma almeno degnato di un'occhiata in tralice? Quel che è certo è che le sempre più pietosissime condizioni del mio udito, peggioranti di giorno in giorno, ancora non m'impediscono di "godere" di certe sortite! Devo proprio augurarmi di giungere alla sordità totale? Preferisco non rispondermi, per il momento... / P.S.: a proposito, una capatina dal medico di base, mi ha dato qualche flebile speranza, sembra che i timpani, ad un primo esame visivo, non siano affatto perforati, a parte una lieve alterazione superficiale su quello dell'orecchio destro, secondo il suo parere, col tempo, potrei anche ritrovare una condizione uditiva accettabile, parrebbe che in ogni caso non corra il rischio di diventare completamente sordo, salvo smentite, adesso comunque mi sono già prenotato per una prossima visita specialistica, speriamo bene, anche se al momento è ancora dura da sopportare! Mi è stata diagnosticata una ipoacusia da trauma acustico... / P.P.S.: Ho rintracciato successivamente il cofanetto di "Cassandra" di Gnecchi, tanto per cambiare ce l'avevo sotto il naso! Ve lo sciorino con le informazioni complete, ma soprattutto corrette: Vittorio Gnecchi Ruscone (1876-1954): "Cassandra", atto unico in un prologo e 2 parti, tragedia di Luigi Illica e Vittorio Gnecchi. - Personaggi ed interpreti: il Prologo, Nikolai Mijailovic; Agamennone, Alberto Cupido; Clitennestra, Denia Mazzola-Gavazzeni; Cassandra, Tea Demurishvili; Egisto, Arnold Kocharyan; Oreste, Pierre Lebon; una Coefora, Andzella Kirse; il Fazionario del Porto, il Navarca: Jean-Marc Ivaldi; - Coro della Radio Latviana, diretto da Sigvards Klava; - Orchestre National de Montpellier Languedoc-Roussillon, diretta da Enrique Arturo Diemecke; - Registrazione dal vivo effettuata da Radio France, il 13 luglio 2000, all'Opéra Berlioz-Le Corum, nel corso del "16° Festival de Radio France et Montpellier 2000". Stereo, DDD. - Produttore: Nikos Velissiotis; - 2 cd accademia opera AC 901.1/2, (C) 2004 - T.T. 51'06"+45'03" -  nota sbertucciata a margine: essendo stata data quest'opera, in prima assoluta proprio al Comunale di Bologna, come già detto, non vorrei che anche il secondo cognome, Ruscone, abbia nuociuto in qualche misura al suo autore, poichè nel dialetto bolognese, notoriamente la parola "rusco" (che starebbe ad indicare in realtà un'erba officinale, nella lingua italiana), ha il significato di "immondizia", in tal caso non oso immaginare di quali facezie possa essere stato oggetto il nostro, da parte delle malelingue locali (ma penso con raccapriccio anche ad un Ferruccio Busoni che mi pare anch'egli abbia transitato nella città felsinea, poichè qui da noi, il termine "busone" assume il significato di "checca", mi sa tanto che va a finire che anche al giorno d'oggi, se ti metti a parlare del "Concorso Busoni", con l'ignoranza che dilaga, a tutto pensano fuorchè ad una competizione pianistica!). Comunque, non sarebbe affatto male che detto cofanetto venga ristampato, visto che non c'è proprio altro in circolazione, possibilmente in una veste tipografica più acconcia e dotata di un adeguato apparato informativo oltrechè del testo cantato, naturalmente! Per il momento, è tutto qui! (Comodissimo il fatto di poter intervenire a posteriori nei propri post, mi si passi il bisticcio!)