Questa notte, pur funestata da acufeni, o meglio, verso il mattino, ho fatto un breve sogno buffo. Mi trovavo in uno strano posto non identificabile, quando, ad un certo punto, sento perfettamente una bella musica per pianoforte, a me completamente sconosciuta. Cerco di individuarne il suonatore e m'imbatto in un individuo abbastanza giovane, trentacinquenne direi, che mi dice di essere il compositore John Adams (in realtà per nulla somigliante al vero Adams, ovviamente!), che mi fa cenno di sedermi accanto a lui. Io, emozionato, comincio a parlargli in inglese (o meglio, ci provo), al che lui mi fa capire con un cenno, che possiamo proseguire la conversazione anche in italiano (!!!!), aggiungendo di essere di passaggio qui a Bologna (????), luogo dove capita spesso e volentieri (ohibò!), pazzesco! A questo punto, sempre più emozionato, decido di vestire i panni del "bravo intervistatore", facendogli una serie di domande, chiedendogli tra le altre cose, in che rapporto si metteva con il pubblico e se, ed in quale misura, tutto questo influiva nella stesura di un nuovo lavoro (al che, dopo qualche discorso iniziale un poco vago, mi rispondeva, con una certa enfasi, che tutto ciò non influiva minimamente sul suo stile compositivo), inoltre quali fossero i rapporti di fiducia che aveva con i suoi interpreti "più affezionati", cantanti e direttori d'orchestra, in particolare. Durante questa stramba intervista improvvisata, nella quale, ad un certo punto, gli snocciolavo pure i titoli dei suoi lavori operistici che conoscevo, il singolare personaggio alternava continuamente espansività a ritrosia, la qual cosa mi metteva a volte a disagio. Questo sogno balordo si è interrotto nel preciso istante in cui gli domandavo se avesse già preso dimora (gulp!) qui a Bologna, visto l'apprezzamento manifestato nei confronti di questa città (gasp!). A quel punto, nuovamente preda dei miei fastidiosi acufeni, mi sono risvegliato. Dopo qualche istante, odo il suono del campanello, mi alzo e vado a rispondere al citofono. No, naturalmente non si trattava affatto di John Adams di passaggio nel centro storico di Bologna, ma dell'ennesimo seccatore di primo mattino, tutto nella norma! Se non altro, sono ancora in grado di percepire il suono del campanello (non quello di Donizetti), meglio di niente! Evidentemente il sogno che avevo fatto, è stato un semplice sfogo del mio animo abbacchiato, anche se un tantinello delirante, direi. Ridicolo il solo pensare che John Adams, il maggior compositore statunitense vivente, si trovi a transitare in questi paraggi, degnandomi oltretutto di una certa attenzione (e parlandomi in un perfetto italiano!), bah, roba da chiodi, ma veramente! Lasciamo perdere, certo è che, ripensando a quella che definirei una sorta di "sordità assordante", nel senso che percepisco tutto talmente forte e distorto da non capirci un cavolo, ovvero questa dannata ipoacusia che mi attanaglia da un pò (precisamente dal 9 marzo, giorno per me decisamente nefasto), mi viene comunque da riflettere per l'ennesima volta, sul fatto che, se fossi nato in una nazione dove l'istruzione musicale, almeno in passato, avesse fatto parte integrante del programma scolastico obbligatorio e/o se avessi almeno alle spalle dei completi studi musicali in conservatorio, mi sentirei senz'altro assai meno vulnerabile in un simile frangente, poichè, nella peggiore delle ipotesi, non potendo più ascoltarne e quindi conoscerne anche dell'altra, di musica, perlomeno potrei pensare di leggerla sulle partiture, almeno finchè mi reggesse la vista. Ed invece, essendo sfortunatamente venuto al mondo in una nazione balordissima, dove la musica conta meno del 2 di picche, questo me lo posso soltanto sognare. In questi giorni, in attesa della visita specialistica d'urgenza passatami dalla mutua, alia (dis)se(r)vizio sanitario nazionale, previo pagamento del cosiddetto "ticket" (balzello), temendo che la faccenda si stia cronicizzando ed avendo da giorni sospeso, spero temporaneamente, qualsivoglia ascolto, lo strazio essendomi diventato eccessivo (persino il mio cosiddetto orecchio interiore mi sembra a volte preda di questa ipoacusia, anche se sarà soltanto suggestione), mi sto incessantemente chiedendo se ed in qual modo riuscirei a proseguirla questa passione, nel caso abbia conferma dei miei timori e più in generale, cosa sarà di me, del mio futuro, dei miei rapporti interpersonali, ecc. . Sono nato cent'anni dopo Claude-Achille Debussy, ho attualmente la stessa età che aveva Piotr Ilich Ciaikovski quando morì (singolare che questi 2 musicisti, totalmente differenti l'uno dall'altro, abbiano avuto una cosa in comune, l'essere stati i "protetti", sia pure in periodi differenti, di una "certa" Nadezda von Meck), le mie serate si sono fatte un poco più tristi e malinconiche, la musica, in passato, mi ha più volte salvato l'anima, come unica ancora di salvezza, quando mi sentivo solo, abbandonato, contro tutti; adesso, il non potervi più ricorrere, mi sta rendendo il tutto ancora più straziante, insopportabile, pur sforzandomi di tirare avanti in qualche maniera, non bastando pure i sogni balordi notturni! D'accordo, ci saranno cose assai più gravi, pur tuttavia questo contribuisce a farmi sentire ancora più isolato ed emarginato di quanto già non sia, tacendo della mia "fulgida" carriera di corista dilettante (si fa per dire!), stroncata anzitempo (ma và!). Andiamo avanti, in ogni caso, cercando di superare almeno l'imminente Pasqua, poi si vedrà... Il fatto che Bologna sia notoriamente una città rumorosa ed assordante, particolarmente durante l'estate, non facilita certo le cose, per quante precauzioni cerchi di prendere...