martedì 7 giugno 2011

Esperimenti rivoluzionari.

Pur avendone già parlato in precedenza in un mio articolo, trattando il discorso sul rapporto fra musica colta e rivoluzione popolare, non posso esimermi dal ritrattare altre 2 sinfonie giovanili di Shostakovich, collegate a questo tema, ossia la 2° "Rivoluzione d'Ottobre" e la 3° "Il 1° Maggio", che avrebbero dovuto per l'appunto far parte di un più vasto ciclo dedicato al calendario degli eventi rivoluzionari, progetto successivamente abortito. La 2° sinfonia venne composta nel 1927, ossia un anno dopo il folgorante esordio della 1° sinfonia, un lavoro che, nonostante la struttura più convenzionale, scritto come saggio finale del corso di composizione al Conservatorio di Leningrado, proiettò di colpo il giovane compositore sulla ribalta russa e internazionale. Per la sinfonia successiva, il musicista cercò di creare un nuovo genere di espressione politica in musica. Era il periodo precedente i rigidi dettami e le purghe ideologiche della gestione artistica del regime staliniano, quando i giovani talenti artistici, potendo godere di una relativa libertà di espressione, concessa dal regime, stavano tentando di creare un nuovo e mutevole ambiente artistico, con a capo i futuristi, come il regista teatrale Meyerchold e il poeta Mayakovski, che erano influenzati sia dalle nuove tendenze artistiche provenienti dall'Occidente, così come dal concetto di arte come propaganda. Shostakovich si trovò in perfetta sintonia con queste tendenze con la creazione della sua 2° sinfonia, commissionatagli dalle autorità sovietiche per celebrare il 10° anniversario della Rivoluzione Bolscevica del '17. Il compositore ventenne, da giovane ardente modernista, desideroso di esplorare nuove forme e sperimentare inattese e ambiziosamente stupefacenti sonorità orchestrali inedite, optò per un organico che, oltre a una grande orchestra, comprende anche un coro misto nella sezione finale basato su un poema in lode di Lenin, del poeta sovietico di regime Alexander Bezimenski. La musica cerca di conciliare i fermenti avanguardistici, con le esigenze della propaganda politica, scontando così una certa ambiguità di fondo, anche se il risultato finale, pur non essendo ai vertici della produzione sinfonica dell'autore, mantiene comunque un indubbio fascino nel suo complesso. A differenza dei suoi tardi tentativi di ritrarre in musica i fermenti rivoluzionari, ovvero nell'11° e nella 12° sinfonia (che resta peraltro anche la sua sinfonia più armonicamente convenzionale, oltrechè la meno riuscita delle 15 che ha scritto), nella 2° non vi è sotteso un vero e proprio programma. Questa composizione è strutturata in un unico movimento suddiviso in 3 sezioni contrastanti (Largo-Allegro molto-Moderato). Una caratteristica singolare di questa sinfonia è la presenza, nell'organico strumentale, di una sirena di fabbrica (talvolta sostituita, in sede esecutiva, da un'opportuna combinazione di strumenti a fiato), accordata nella tonalità di Fa Diesis Maggiore, che introduce il coro finale (il cui testo enfatico, secondo quanto affermato dagli amici del compositore, in realtà non veniva intimamente preso troppo seriamente dal musicista). Verso le battute finali, il coro, che nell'intendimento ufficiale di Shostakovich, si identificherebbe con la lotta proletaria, grida le parole di: "Ottobre, La Comune, Lenin". Tra l'altro nella sezione centrale del brano, ovvero durante l'allegro molto, si ode un breve motivo suonato dal clarinetto, identico a quello che verrà utilizzato successivamente, proprio nella 12° sinfonia. Questa musica, pur avendo un carattere di transizione nell'ambito dell'opera complessiva del compositore, nonostante qualche eccesso di retorica, rivela comunque la prepotente inventività e originalità del suo creatore con parecchie soluzioni orchestrali e armoniche veramente singolari, così come i passaggi corali risultano sovente di grande impatto drammatico, per cui pur non arrivando ai vertici dei suoi capolavori assoluti, risulta comunque di notevole effetto complessivo e meriterebbe senz'altro di venire eseguita molto più spesso di quanto non accada in realtà. Discorso che vale anche, sia pure in misura minore anche per la 3° sinfonia intitolata "Il primo maggio". Anche questo è un lavoro con intenti propagandistici, strutturato anch'esso in un unico movimento, della durata di circa mezz'ora, questa volta dal carattere più celebrativo che di lotta drammatica, come nel lavoro precedente (Allegretto-Scherzo-Moderato-Coda), composto nel '29 ed eseguito pubblicamente nel gennaio del '30. Come l'altra sinfonia è eseguito assai di rado e di nuovo il compositore mostra scarsa attenzione alla forma sinfonica tradizionale, l'intera struttura assomigliando più a un inno rivoluzionario che a una compiuta forma sinfonica. Pure questo brano comprende una sezione corale finale basata su un testo del poeta Kirsanov avente più un carattere innodico che di chiamata alle armi. A differenza del brano precedente, questa è una musica dal carattere positivo, persino gioioso a tratti, con minore originalità rispetto alla 2° sinfonia, a parte un uso ripetuto di un inciso ritmico, espediente che sarà ripreso assai più proficuamente e in modo più originale nel 1° movimento della 7° sinfonia, la famosa "Leningrado". Sebbene le idee musicali siano cattivanti e ben utilizzate nel corso del brano, il risultato finale è meno convincente rispetto alla 2° sinfonia, stante anche un'orchestrazione assai meno originale e innovativa e i più frequenti scivolamenti nella bolsa retorica. La sezione finale corale, che dura circa 5 minuti, mostra qualche vaga influenza beethoveniana (ovviamente il riferimento è all'Inno alla Gioia presente nell'ultimo movimento della 9° sinfonia del compositore di Bonn). Le ultime battute chiudono la composizione in un'atmosfera esageratamente positiva, che sa troppo di propaganda politica. Per fortuna, nelle sinfonie successive, a cominciare dalla stupefacente 4°, queste caratteristiche saranno decisamente assenti, o quanto meno fortemente attenuate rispetto a quanto si ascolta qui. Comunque sia, anche questo è un brano di bell'effetto complessivo, che meriterebbe anch'esso di essere eseguito più sovente in sede concertistica. Il discorso prosegue...