mercoledì 8 giugno 2011

Famolo strano.

In effetti l'ambiente dell'alta fedeltà è caratterizzato da parecchie bizzarrie. A conclusione di ciò che ho affermato in precedenza, a proposito delle presunte qualità soniche dei cavi di collegamento, è ovvio che, tanto migliore è la qualità dei materiali utilizzati per la loro produzione, tanto migliore diventa la conducibilità elettrica, ossia la trasmissibilità del segnale audio, ma di lì ad affermare che abbiano delle proprie qualità timbriche, ce ne corre! Anche perchè sulle riviste specializzate, non solo si strologa sulle presunte caratteristiche sonore dei cavi di segnale e di potenza, ma ci si sdilinquisce persino su quelle che avrebbero anche i cavi di alimentazione! Poco ci manca che non discettino pure sulle presunte caratteristiche sonore di viti, dadi e bulloni, ma perchè ci si debba rendere così ridicoli, solo in virtù di idiotissimi interessi commerciali! Non c'è poi da meravigliarsi se l'alta fedeltà non abbia attecchito sostanzialmente presso il grande pubblico, con cotali dimostrazioni di ciarlataneria e cialtronaggine! Ma il 'famolo strano' impera più che mai in questo campo, in nome di presunti miglioramenti sonici, più teorici che reali. Il giradischi è uno degli apparecchi più soggetti a queste nefaste tendenze. Innanzitutto gli integralisti audiofili già vedono come fumo negli occhi la presenza della cappa antipolvere, ossia del coperchio, che sarebbe, oltrechè dannosissimo per la riproduzione sonora, in quanto degraderebbe la timbrica del segnale, sarebbe foriero di pericolosissime scariche elettrostatiche che causerebbero l'innalzamento del braccio di lettura, con conseguente distacco della puntina dal solco. Perchè ci sia qualche vaga probabilità che ciò succeda, dovreste essere così stupidi da spolverare con un panno, il coperchio abbassato, durante la riproduzione di un disco, ma se evitate tutto ciò potete stare tranquilli, tenete pure il coperchio abbassato, che non solo protegge dalla polvere e dalle impurità presenti nell'aria, ma oltretutto vi eviterà che qualche insetto, tipo mosca o zanzara, si posi sul braccio, sulla testina o proprio sul disco, evitando l'istintiva tentazione di scacciare l'intruso agitandogli un panno, con le ovvie disastrose conseguenze. Ma i dettami della cosiddetta alta fedeltà esoterica, caratterizzata per l'appunto da prezzi ultraterreni, non si fermano certo qui. A cominciare dalla puntina, che non deve assolutamente essere sfilabile, ossia sostituibile dall'utente, poichè ogni giuntura o connessione nuocerebbe all'integrità del suono, solo che così facendo, ogni volta che la puntina si consuma, si deve rimandarla in fabbrica per la sostituzione, che palle! Inoltre l'involucro esterno, ossia il corpo della testina, che avrebbe la funzione di proteggerne la fragilissima struttura interna da polvere, impurità, urti, campi elettromagnetici, se già presente va tolto anch'esso, per la medesima ragione. Questa faccenda genera una delle peggiori perversioni audiofile, ossia la smania delle cosiddette testine nude! Io mi immagino queste orde di audiofili arrapatissimi, con la bava alla bocca e gli occhi fuori dalle orbite per l'eccitazione, con il cacciavitino in una mano e l'altra mano impegnata a smanettare sul loro pene in erezione, fiondarsi con voluttà su queste povere testine fonografiche (!) indifese, bramosi di sverginarle violentemente! Insomma meglio deflorare una innocente testina, che copulare con una donna, alla faccia di noialtri che non capiamo una mazza! Ma anche la testina, nuda o no che sia, meglio che sia integrata con la conchiglia portatestina, la quale a sua volta è meglio che sia integrata alla canna del braccio, la quale è meglio che non sia sfilabile dalla struttura di base, sempre per le medesime ragioni. Il dispositivo antiskating, ossia antipattinamento, opponentesi alla forza centripeta che tende a trascinare la puntina verso il centro del disco, che non sia banalmente del tipo a molla o magnetico, facilmente regolabile con una manopolina graduata, ma realizziamolo con un filo simile a quello delle canne da pesca, posizionato in maniera tale da terminare con un contrappeso ballonzolante sospeso, regolabile su poche tacche di difficile decifrazione, cosicchè la prima volta che dovete spolverare l'apparecchio, tanti saluti al contrappeso, ma che volete che sia! Anche i cavi di collegamento (di segnale, di terra e di alimentazione) è meglio che non siano distaccabili, ma fuoriescano direttamente dal retro dell'apparecchio, anche se questo, tutto sommato è un male minore. Passando al piatto del giradischi, è meglio toglierne l'eventuale tappetino sempre al fine di evitare presunti degradamenti timbrici, poco importa se quest'ultimo avrebbe proprietà smorzanti e protettive. Ma tralasciando ulteriori bizzarrie riguardanti il perno del medesimo e la base del giradischi, concentriamoci sull'alimentazione elettrica che è meglio sia esterna all'apparecchio e fin qui poco male, senonchè essendo la quasi totalità dei giradischi esoterici con trazione a cinghia, occorre che la cinghia col relativo dispostivo di trasmissione sia esterna all'apparecchio e possibilmente percorra l'intero perimetro dell'ambiente d'ascolto e magari sia realizzata con filo per suture chirurgiche, sob! Inoltre poichè il disco, ai fini di una corretta riproduzione sonora, deve essere spianato alla perfezione onde aderire totalmente al piatto sottostante, oltre a inserire un normale stabilizzatore di quelli che si fissano sul perno centrale coprendo la zona dell'etichetta, occorre creare un vuoto d'aria al fine di appiattire per bene l'intera superficie del disco. Per far ciò si deve far ricorso a un costosissimo e rumorosissimo compressore esterno, che proprio per questo motivo deve essere situato fuori dall'ambiente d'ascolto e collegato sotto al piatto tramite un lunghissimo tubo esterno, il che rende il tutto praticissimo e immediato, come no! Inoltre i piedini d'appoggio della base dell'apparecchio, anzichè essere 4 disposti agli angoli estremi, devono essere 3 disposti a triangolo, chissà perchè! Aggiungiamoci altre amenità tipo portatestina basculanti e vi avrò dato solo un'idea parziale delle castronerie in tale ambito. E tutto questo in nome di miglioramenti sonici percepibili a malapena, nella migliore delle ipotesi, a livello di sfumature! Anche qui occorrerebbe avere il buon senso di rinunciare agli orpelli inutili, a patto però che tutto questo non vada troppo a discapito della praticità, poichè molti di questi apparecchi esoterici sembrano più adatti ad asettici laboratori che a normali ambienti domestici. Tanto più che, volendo ascoltare dei dischi con questi infernali marchingegni, la maggior parte del tempo va persa nei lunghi rituali di preparazione e messa a punto che necessitano ogni qualvolta si decide di usare questi ordigni. Ecco che il piacere dell'ascolto va a farsi benedire in nome di queste masturbazioni narcisistiche a cui sono soggetti i possessori di questi aggeggi. E stavolta mi sono limitato a parlare succintamente solo del giradischi, altrimenti andrei avanti ancora un bel pò. Alla prossima volta!

Degenerazioni audiofile.

Purtroppo un'inconveniente tecnico mi ha costretto a suddividere questo articolo, per cui riprendo dal punto in cui mi sono precedentemente interrotto. Stavo accennando al film d'animazione "Fantasia" di Disney e alle sue particolari tecniche avanzate di registrazione della colonna sonora; per riprendere l'orchestra si usarono ben 16 microfoni, collegati a una consolle di missaggio a 32 canali, fatto eccezionale per l'epoca; sarebbe un film da studiare attentamente anche ai fini di tracciare una storia dell'evoluzione nel tempo delle tecnologie di ripresa sonora. Ma andando ancor più a ritroso nel tempo, si hanno già registrazioni sperimentali in stereofonia nei primi anni '30, così come l'introduzione dei primi registratori a bobine della tedesca Telefunken, su nastri magnetici all'ossido di ferro prodotti dal colosso chimico Basf, si ebbe intorno al '35. A riprova che una qualità sonora adeguata era già ottenibile da parecchi lustri, ma si è dovuto aspettare ancora parecchio prima che divenisse appannaggio di un maggior numero di potenziali fruitori. Adesso per contro, con l'audio compresso in mp3 et similia si rischia di fare dei passi indietro in tal senso, tanto più che alle giovani generazioni, la qualità della riproduzione audiovisiva non sembra interessare più di tanto, l'importante è scaricare dalla rete quanto più possibile, basta poterlo fare gratis (fatto ancora più grave, non sembrano nemmeno preoccuparsi della qualità intrinseca della musica che ascoltano, ma tant'è!). In questo l'alta fedeltà si è rivelata un sostanziale fallimento, non riuscendo a diventare fenomeno di massa, ma al contrario, rimanendo conchiusa in un recinto ristretto di pochi adepti, una nicchia insomma. Per giunta l'alta fedeltà, portata alle sue estreme conseguenze, si è rivelata foriera di autentiche degenerazioni comportamentali da parte della comunità audiofila. Come già detto, lo scopo primario delle apparecchiature di riproduzione sonora, è o dovrebbe essere, quello di farti ascoltare la musica in maniera consona. E invece esistono diversi invasati che considerano la musica non come il fine ultimo della riproduzione audio, ma come un mezzo per far tuonare, esaltare il proprio feticcio elettronico. E non ci si ferma certo qui. A un ulteriore stadio di degenerazione, si arriva a considerare sia la musica, sia le apparecchiature atte alla sua riproduzione, come un mezzo per consentirti di udire il suono dei cavi di collegamento. Ma si può andare ancora oltre, ovvero considerare anche questi ultimi come un mezzo per consentirti di ascoltare il suono degli spinotti e delle prese. Benessum! In questo molta colpa ce l'hanno anche le riviste specializzate, che in nome di perversi e ovvii interessi commerciali, assecondano questa demenziale tendenza; basta andare a sfogliarsi il numero di giugno di "Fedeltà del Suono", in cui ho trovato diverse pagine dedicate ad analizzare le presunte caratteristiche soniche di alcuni costosissimi cavi di collegamento, per averne l'ennesima dimostrazione. Mi ricordo sempre, parecchi anni fa, quando abitavo in quella tetramente ridente cittadella di Cesena, un giorno che mi trovavo all'interno di un negozio di alta fedeltà, di un cliente facoltoso che chiese e ottenne dal negoziante che gli prestasse un costosissimo cavo di segnale, affinchè potesse andare a casa sua per provarlo, al fine di testarne le caratteristiche soniche, argh! Ma il 'famolo strano' impera più che mai in ambito audiofilo e di questo mi riprometto di riparlarne anche in seguito.

I degenerati.

In giro per il mondo esiste un morbo sconosciuto e invisibile alla stragrande maggioranza delle persone, che però continua a mietere silenziosamente delle vittime; mi riferisco alla cosiddetta degenerazione audiofila, che produce sfracelli nelle menti delle persone che ne vengono intaccate, spesso con conseguenze irreversibili. Di questo orrido flagello ne scrisse già nel 1994, Stefano Rama, alla pagina 33(!) del suo bello e prezioso libro "I dischi dell'età dell'oro", edito nell'autunno del '94 dalle edizioni Voltaire, con prefazione di Bebo Moroni, precisamente al paragrafo 12 del 4° capitolo intitolato proprio "L'audiofilo degenerato" che mi permetto di riportare integralmente qui di seguito:  "Quali i sintomi della malattia irreversibile, della Grande Degenerazione Audiofila o GDA? Qual'è l'audiofilo degenerato? Chiunque ha un grande impianto? No certamente. Chi cambia spessissimo le sue apparecchiature? Ci avviciniamo, ma non è detto: concediamogli l'attenuante di essere alla ricerca non ancora compiuta di un impianto fatto a misura dei propri gusti. Esiste insomma un segno, un indizio precoce di degenerazione audiofila, utile a fare un'autodiagnosi per chi si trova sull'orlo della voragine? Esiste, esiste. Definizione della malattia: è irreversibilmente degenerato - solo da un punto di vista audiofilo, ammettiamolo - colui che ha perso la capacità di ascoltare serenamente un disco intero. Alle prese col suo impianto, al momento di giudicarlo, il tipico audiofilo 'a rischio' si sente insicuro, alterna momenti di entusiasmo, di vera esaltazione - 'Bello bello bello' a momenti di delusione 'credevo che..', di scoramento 'è inutile. Non riuscirò mai a farlo suonare', di rabbia 'fra un minuto butto via tutto'. Piano piano la ripresa 'proviamo con un altro disco, forse chiarirà le idee'. Poi con un altro pezzetto di disco...... E' trapassato insensibilmente nella Piccola Degenerazione Audiofila o PDA. Ed ora, ora, s'innesta la grande infezione GDA. Sintomi: anche la grande malattia comincia insidiosamente con un piacevole-spiacevole sdoppiamento della capacità di attenzione musicale: '........ e mentre ascolto, vediamo di capire se tutto va bene, anzi che cosa è a non andare bene: le alte frequenze? La messa a fuoco? La profondità? O la dinamica? Che confusione. Voglio provare con quella traccia di quel disco... Non ce l'ho sottomano. E' lo stesso, finalmente capisco qualcosa. Perdo il mirinvengo, non mi raccapezzo più. Non riesco bene a tenere dietro a tutte le componenti che vorrei giudicare, naturalmente non posso permettermi di fare attenzione alla musica, ora, figuriamoci. Quella me la godrò dopo, con calma, quando avrò messo tutto a punto. Vedremo domani che cosa dice il mio amico. Tutto diverso? Forse ha ragione. E che cosa dice quel negoziante esperto? Che non capisco niente? Sarà lui a non capire niente di musica. Ed ora che finalmente so tutto, non posso, non voglio ammettere di essere ancora insicuro. Diverrò sicuro. Ora posso insegnare qualcosa ai negozianti, anche ai recensori delle riviste che non capiscono niente. Ora so tutto per davvero.' (Questo si chiama delirio di onnipotenza, è una turba psichica comune alla psicosi maniacale ed alle ultime fasi della GDA). Gli anni sono passati, le frenesie si sono attenuate. 'Ce l'ho fatta eh a non avere un vero e proprio disgusto per l'alta fedeltà - anche se posso capire i mei amici che hanno venduto tutto e si sono dati alla pesca con la lenza - ma certo sono diventato più saggio, più ponderato, è arrivato il momento di godermi finalmente quella musica in nome della quale ho tanto penato.' 'Perbacco, mi voglio mettere comodissimo con le gambe distese per sentire finalmente dopo anni un disco tutto intero. Ah ah, non mi riesce. Non mi riesce? Mi viene quasi da ridere. Sono un tipo buffo. M'interrompo per mille sciocchezze, una piccola regolazione del bilanciamento, ora uno spostamento della seggiola di circa 5 centimetri. Basta, ora! Mi devo obbligare ad arrivare in fondo al disco. La mia mente però divaga. Porca miseria, ora m'incazzo per davvero: se tengo fermo il culo sulla poltrona, è il cervello che mi scappa via. Che succede? Non m'interessa più la musica? Via, come è possibile?'. Ahimè caro audiofilo, sei degenerato. A te quei bei dischi non possono proprio piacere. Se è per questo, nessun disco ti può piacere, anche per il fatto che non sei mai arrivato alla fine di uno. Puoi guarire - al malato si deve sempre cercare di dire qualcosa di positivo - però devi avere l'onestà, il coraggio di ammettere la tua malattia. "Probabilmente non guarirà più: potremmo provare con l'elettroshock...", lo specialista audiofiliatra allarga le braccia davanti alla moglie e ai figli del paziente, in lacrime. CONCLUSIONI: I DISCHI POSSONO ESSERE APPREZZATI SOLO DAGLI AUDIOFILI SANI DI MENTE, NON DA QUELLI DEGENERATI." Un plauso va all'autore di questo bel libro, che non mi risulta che sia mai stato più ripubblicato, non solo per l'efficacia dell'esposizione, ma anche per l'impagabile ironia, cosa sempre più rara in un popolo di tetri soloni quale siamo da tempo immemorabile! Simile senso dell'umorismo costituisce una merce sempre più rara, ahimè, in un paese muffo, stantio, apatico, mortifero come il nostro, è proprio come una boccata d'aria fresca, in questa cappa asfissiante che attanaglia le nostre esistenze grige! Purtroppo quello che ha scritto allora, non solo è ancora validissimo, ma, nel caso della degenerazione audiofila, si producono ulteriori conseguenze. In effetti il concetto di alta fedeltà avrebbe dovuto avere non solo valenze commerciali, ma anche educative a un corretto ascolto della musica. E invece alla fine quest'ultimo obiettivo è stato sostanzialmente mancato sempre a causa dell'intrinseca stupidità del genere umano, aduso a rovinare e corrompere ogni cosa. Anzi, fra gli appassionati, sembra esserci uno iato incolmabile fra gli audiofili a oltranza e i musicomani sfegatati, quando, a rigor di logica, non vi dovrebbero essere questi compartimenti stagni. Non ci si dovrebbe mai dimenticare, molto banalmente, che il fine ultimo della riproduzione sonora (per non dire audiovisiva) è quello di consentire un ascolto adeguato della musica, che ha tutto da guadagnare da un impianto in grado di renderne con sufficiente attendibilità le sfumature e i contrasti dinamici alla base dell'espressività della medesima. Insomma dovrebbe essere naturale che un musicofilo avverta il desiderio di fruire in maniera adeguata l'oggetto della sua passione, così come un audiofilo dovrebbe sentirsi indotto anch'esso a esplorare a fondo l'universo musicale e a non considerare l'arte dei suoni come un mero pretesto per baloccarsi col suo feticcio stereofonico. In media stat virtus, ovviamente. Purtroppo non è così, avendo avuto modo di constatarlo personalmente in quanto musicofilo/audiofilo, ovvero con la passione per l'alta fedeltà indottami in primis dalla mia infatuazione per la musica. Se penso che, in quanto facente parte dell'attuale generazione di cinquantenni, da giovane squattrinato quale ero, come la stragrande maggioranza dei miei coetanei, riuscivo ad ascoltare la musica da apparecchiature semplicemente atroci, come la fonovaligia stereofonica portatile Europhon, pesantissima e ingombrantissima, o come le fantozziane radioline a transistor con custodia protettiva in similpelle, o anche il registratorino portatile a cassette Panasonic, che già quando in casa finalmente arrivarono la radio Grundig e il famigerato compattone di Selezione dal Readers Digest mi sembrava di toccare il cielo con un dito! Poichè all'epoca la vera alta fedeltà era veramente appannaggio di pochi invidiatissimi eletti, se penso a quanto invidiavo un mio compagno di scuola che possedeva un modestissimo coordinato Akai, composto da giradischi, amplificatore e casse, si era costretti ad ascoltare la beneamata musica con degli ordigni sonicamente atroci in una maniera inimmaginabile oggidì. Il che però ha avuto l'effetto positivo di sviluppare al massimo grado la mia capacità d'introspezione, giacchè veramente ti toccava di lavorare parecchio di fantasia, almeno per riuscire ad intuire una buona parte delle sfumature musicali da quel coacervo di muggiti, crepitii, rimbombi, miagolii e quant'altro producessero quei trogloditici arnesi di cui ci si doveva accontentare in simili frangenti. Al confronto, anche il più modesto apparecchietto di produzione attuale, risulta di livello decisamente stratosferico! Se penso che, persino quando collego le cuffiette al mio telefonino cellulare tutt'altro che costoso e sofisticato, per ascoltare la radio incorporatavi, la qualità della riproduzione sonora riesce a non farmi rimpiangere troppo quella del mio impianto domestico, si evince proprio che ne è passata veramente tanta di acqua sotto i ponti, se si tiene conto che un cellulare non è certo progettato coi criteri vigenti nel campo dell'alta fedeltà. Il progresso è riuscito a rendere sostanzialmente più abbordabile l'alta fedeltà, o quanto meno a garantire una riproduzione sonora più adeguata anche dalle apparecchiature più economiche, giacchè se vogliamo stare a pignolare, come testimonia la storia della riproduzione sonora, una qualità sonica elevata era già ottenibile almeno a partire dagli anni '50 del secolo trascorso, come testimoniano le famose registrazioni delle collane Rca/Living Stero, Mercury/Living Presence, così come da parecchie incisioni Decca, Deutsche Grammophon, Emi, di quel periodo, solo che nemmeno le migliori apparecchiature dell'epoca erano in grado di renderle come si deve. Andando ancora più indietro nel tempo, si pensi al famoso film d'animazione "Fantasia" di Walt Disney, per il quale era stato ideato, per la registrazione della colonna sonora, un sistema denominato "Fantasound" dall'effetto circolare e avvolgente, con un concetto che sembra precorrere gli attuali sistemi multicanali, soltanto che all'epoca, persino negli Stati Uniti, erano pochissime le sale cinematografiche attrezzate come si deve. (Continua....)