Non era certo un amante del treno, Gioachino Rossini (1792-1868), quando compose la raccolta, composta da una decina di brevi pezzi pianistici, preceduti da sintetiche, sapide didascalie, talvolta declamate dal solista, in concerto, prima di attaccare ciascun brano (come fece per l'appunto Bruno Canino, durante un'esibizione pubblica, in diretta radiofonica, mi ricordo in particolare le ultime 2: "arrivo a destinazione" e "commiato dei parenti"), intitolata ironicamente "Un petit train de plaisir" (contenuta nel 10° volume dei tardi "Péches de vieillesse"), ma bisogna capirlo, all'epoca, un viaggio in treno, rappresentava veramente un'avventura piena di incognite ed il pesarese era reduce da un tragitto particolarmente disastroso, che ne aveva squassato l'animo (di questo breve ciclo pianistico, il compositore milanese Azio Corghi (1937), ne curò di recente una gustosissima versione per 2 pianoforti, percussioni, comprendente anche un fischietto da capostazione, ascoltata un paio di anni fa, durante un concerto gratuito che si svolse nella chiesa di Santa Cristina, a Bologna). Ben diverso l'atteggiamento del compositore svizzero Arthur Honegger (1892-1955), al contrario grande appassionato di ferrovie, che vi dedicò quello che è forse il suo brano più noto, il movimento sinfonico "Pacific 2-3-1", composto nel 1923 ed ispirato all'omonima famiglia (o gruppo) di locomotive a vapore, diffusissime all'epoca, sia in Francia, che in Svizzera. Avvalendosi unicamente dell'organico di una grande e moderna orchestra sinfonica, ovviamente con le percussioni particolarmente impegnate, facendo ampio uso di accordi politonali, il compositore riesce, in pochi minuti, a rendere efficacemente l'idea dell'avvio graduale della vaporiera, la sua progressiva accelerazione, persino, durante il tragitto, l'attraversamento di un passaggio a livello, la susseguente decelerazione e l'arrivo a destinazione, con tanto di effetto di frenata, fischio e sbuffi di vapore! Niente male! Ma bisogna tenere conto che, rispetto all'epoca di Rossini, parecchia acqua era già passata sotto i ponti e il progresso tecnologico, in tale ambito, era stato enorme e quindi il moderno mezzo di trasporto ne aveva beneficiato parecchio, in termini di affidabilità! Pochi anni dopo Honegger, anche il compositore brasiliano Heitor Villa-Lobos (1887-1959), sull'esempio del suo collega svizzero, aveva dedicato un vivido ritratto musicale ad una locomotiva a vapore, precisamente nel 4^ ed ultimo brano di cui si compone la sua "Bachiana Brasileira" n.2, per orchestra da camera, creata nel 1930, quello intitolato "O trenzìno do Caipira" (il piccolo treno dei contadini), in forma di toccata, nel quale ci si riferisce a uno di quei convogli che transitavano, all'epoca, nell'entroterra del nord-est del Brasile, treni variopinti e sgangheratissimi, che sembravano sfidare ad ogni piè sospinto le leggi della fisica, sovraccarichi di varia umanità, che percorrevano questi tragitti tortuosi, ripidi, con grande sforzo e che la musica di Villa-Lobos rende in maniera straordinariamente pittoresca, superando, come esito, persino il movimento sinfonico di Honegger e rivelantesi come uno dei risultati migliori in assoluto, del prolifico musicista brasiliano. Più di mezzo secolo dopo, sarà l'americano Steve Reich (1936), fra gli esponenti di punta della corrente minimalista, a firmare, nei primi anni '80, una composizione alquanto singolare, sempre di argomento, per così dire, ferroviario, ovvero "Different trains", per quartetto d'archi e nastro magnetico, successivamente arrangiato, dal medesimo, per orchestra d'archi e nastro magnetico. Lo spunto di partenza di questo capolavoro assoluto, viene dall'infanzia stessa di Reich, di origine ebraica, i cui genitori, all'inizio degli anni '40, avendo divorziato, ed essendosi successivamente trasferiti, col padre che risiedeva a Los Angeles e la madre a New York, affinchè il ragazzino potesse trascorrere alternativamente dei periodi sia con l'uno che con l'altra, doveva per forza viaggiare frequentemente in treno, per potersi spostare dall'una all'altra delle 2 località. Anni dopo, divenuto adulto, ed essendo nel frattempo venuto a conoscenza degli orrori dell'Olocausto, provò ad immaginare che, se anzichè nascere negli Stati Uniti, fosse nato in Europa, in quanto ebreo, sarebbe stato costretto a salire in treni di ben altro genere e per ben diverse destinazioni. Pensando quindi a questo suo ipotetico, immaginario alter-ego europeo, gli venne l'idea di creare "Different trains", con il nastro magnetico, nel quale sono incise voci di passeggeri, del capostazione e di rumori ambientali di stazione, ma anche frasi lasciate scritte dai deportati sulle pareti dei campi di concentramento, che fa da tappeto al suono degli strumenti ad arco. In tempi ancora più vicini ai nostri, credo all'inizio degli anni '90, il compositore inglese Michael Nyman (1944), scrisse un brano per orchestra intitolato MGV (Musique à Grande Vitesse), credo commissionato proprio dalle ferrovie francesi, per l'inaugurazione di una nuova linea ferroviaria per l'alta velocità, progettata proprio per i loro notissimi convogli superveloci, i TGV (Train à Grande Vitesse), questa composizione venne anche incisa su un disco della Argo/Decca. Un paio di anni fa circa, rammento anche di aver ascoltato una differita di Radiotre, mi pare proveniente dall'Accademia Filarmonica Romana, comprendente oltre al breve atto unico "Partita a pugni" (1950) di Vieri Tosatti, anche una altrettanto breve "cantata ferroviaria" (su libretto di un sedicente "Etierre Seicento", ma guarda un pò! Forse il musicista medesimo che ha voluto firmare il testo del suo lavoro con questo bizzarro pseudonimo, coincidente con la sigla degli elettrotreni costituenti, assieme ai loro predecessori - Etr500 - la flotta dei convogli "Frecciarossa" di Trenitalia?) dal titolo di "Frecciarotta" (febbraio 2012) del compositore vivente Riccardo Panfili (1979) che, pur non essendo un capolavoro assoluto, risultava gradevole e divertente, in particolare all'inizio, quando una voce fuori campo (o meglio da un altoparlante), dalla banchina di un'ipotetica stazione ferroviaria, dopo aver annunciato inizialmente la prossima partenza del rapido "Frecciarotta", in viaggio inaugurale, invitando i passeggeri a prendervi posto, successivamente contrapponeva un altro annuncio nel quale la stessa voce dichiarava che: "Per motivi tecnici imprecisati e non dipendenti da Trenilandia, la partenza del rapido Frecciarotta, subirà un ritardo indefinito". Immediatamente, il coro misto, in fortissimo, con una seriosità degna di un corale luterano preso di pacca da una passione bachiana, intonava all'unisono la frase: "Li mortacci tuoi!", all'interno di una trama volutamente surreale in cui compaiono il presidente di una fantomatica Trenilandia, che nonostante tutto cerca di magnificare le presunte doti del treno "Frecciarotta", spacciandolo per un gioiellino della tecnologia, la presidentessa della compagnia ferroviaria rivale "Russki Deraglia" che, approfittando di una fermata fuori programma in aperta campagna del convoglio (precedentemente mossosi dalla stazione di partenza), poco prima di giungere alla stazione di Milano (con relativa fuga del macchinista), strapperà, per un tozzo di pane, facendogli firmare un contratto truffaldino, "Trenilandia", al suo presidente, licenziandolo in tronco e un controllore opportunista e servile, ovviamente prontissimo a mettersi ai servigi della nuova padrona, col treno che misteriosamente riparte proprio in quel momento, per giungere finalmente a destinazione. Fin troppo facile vedervi una bonaria satira delle ferrovie nostrane! / Al di fuori dell'ambito della musica classica, ci sarebbe da citare anche lo splendido disco di John Coltrane, "Blue train" del 1957 (Blue Note) e "Chattanooga Choo Choo" di Glenn Miller (augurandomi di non aver detto delle corbellerie). / Chiaramente questo breve excursus inerente musiche ispirate dall'ambito ferroviario, messo lì alla buona, non ha alcuna pretesa di completezza ed esaustività, essendo certamente molto lacunoso al riguardo, ma al momento rappresenta tutto quel poco che conosco riguardo a tale argomento.
Disquizioni intorno alla musica colta, con particolare riferimento alla realtà contemporanea.
giovedì 10 aprile 2014
mercoledì 2 aprile 2014
Stracciamenti.
Non mi ci voleva proprio il concerto trasmesso la sera di mercoledì 26 marzo su Radiotre, facente parte della rassegna di musica contemporanea "Play it" dell'Orchestra Regionale Toscana, il peggio che mi potesse capitare stante la mia perenne crisi depressiva, dopo i primi 3 brani non ce l'ho fatta più, ho dovuto spegnere la radio, quella che stavo ascoltando per me rappresentava il peggior genere di avanguardia, involuta, ripetitiva, stantia, monotona, un vero e proprio stracciamento di marroni, tale da indurmi a non azzardarmi ad ascoltare il concerto successivo, quello di sabato, nel timore di ulteriori conseguenze letali per il mio disastrato stato d'animo (per la verità ho acceso l'apparecchio quando stavano trasmettendo l'ultimo brano, accettabile anche se non esaltante, di Azio Corghi, che peraltro non rappresentava affatto una novità assoluta, essendo già stato eseguito anni prima, come ricordato in trasmissione), per contro non vengono mai nemmeno lontanamente menzionate valenti compositrici viventi, come Maria Teresa Procaccini (della quale ascoltai qualche decennio fa una bella musica per archi, inoltre dovrebbe esistere un cd della Bongiovanni che contiene dei lavori sinfonici, tra i quali "La notte di Luzubel") ed Elisabetta Brusa, milanese classe 1954, della quale sono reperibili un paio di validi dischi della Naxos, comprendenti una serie di belle composizioni orchestrali, eseguita dall'Orchestra Sinfonica Nazionale Ucraina diretta da Fabio Mastrangelo, usciti anni fa e recensiti positivamente anche sulla defunta rivista "Cd Classica" (Lavori orchestrali, voll.1,2 - 8.555266 e 8.555267), evidentemente non devono essere sul "libro paga" di quelli di Radiotre, purtroppo! Tutto nella norma! / La mattina di sabato 22 marzo, mi trovavo al conservatorio "Martini" di Bologna, nell'ambito della seconda giornata di "porte aperte al pubblico", l'impressione complessiva che ne ho ricevuto è stata altalenante e non proprio esaltante, era tutto un poco superficiale e frettoloso (deplorevole sorvolare sul fatto che il consevatorio abbia annoverato fra i suoi direttori, anche un eminente compositore come Giuseppe Martucci, nemmeno minimamente menzionato nel breve excursus storico introduttivo alla visita guidata), in particolare risultava decisamente sommario il concentrare la visita all'aula delle percussioni in soli 5 minuti, direi persino irritante, col docente che aveva premura di andare a pranzare. Ma il momento peggiore è stato quando ci si è trovati in un'aula angusta, per assistere alla visione di 2 brevi (per fortuna!) filmati, "pluripremiati" (almeno così ci è stato detto), musicati da un allievo del corso di composizione del quale non rammento il nome (ma anche l'apporto musicale, si è rivelato, nell'occasione, alquanto scarno, impersonale e non più che funzionale in ambedue i filmati, di certo non tale da imprimersi indelebilmente nella memoria dell'ascoltatore, ma dopotutto c'è chi afferma, non proprio a torto, che la migliore musica da film, è quella della quale non ci si accorge minimamente, non risultando disturbante e distraente ai fini della visione, per cui, se lo si considerasse da questo punto di vista, il risultato complessivo diventerebbe addirittura encomiabile!); il secondo filmato, appartenente alla categoria del "carino ma dimenticabile", era quantomeno gradevole e divertente, ma quello che l'aveva preceduto, dal titolo programmatico (sic!) "Memorial" (imperniato su un soldato che, aggirandosi fra le lapidi dei caduti in guerra, s'imbatte nel fantasma di una ragazzina da lui uccisa), era veramente spappolatorio quant'altri mai, pallosissimo fino allo spasimo, cascava veramente come il cacio sui maccheroni nel mio caso, visto il mio stato d'animo perennemente depressivo, immaginatevi quanto il mio animo possa essersi sollevato dopo una simile "esaltante", "corroborante", visione! Da andare decisamente in brodo di giuggiole! Sembrava proprio fatto apposta! Per giunta, non bastasse tutto ciò, lo stracciamento marronaro, veniva incrementato a livelli ancor più decisamente parossistici, esasperanti, da quella povera disgraziata che presentava i filmati (sarebbe meglio dire che abborracciava un embrione di tentativo di un qualcosa che potesse vagamente aspirare ad assomigliare ad una sorta di sedicente presentazione), quantomai impacciata e oltretutto imbranatissima nel maneggiare gli apparecchi audiovisivi oltrechè incapace di articolare un discorso minimamente coeso e filato; trattavasi di un'allieva del corso di flauto (secondo me assai più propensa a certi particolarissimi flauti carnosi che a quelli metallici o di ebano, se penso inoltre che mi ha dichiarato di considerare pesante la musica di Kachaturian, stiamo proprio freschi!) di mia conoscenza (sic!), della quale vi taccio il nome per carità di patria (per la serie "ma proprio non si poteva trovare di meglio???"), vi dico soltanto che è una delle varie partecipanti a quella sgangheratissima, allegra combriccola di giuggioloni "suonati" come dei tamburi esotici, bamboccioni multietnici "comme il faut" (che si riunisce tutti i mercoledì sera in una "mitica" parrocchia di via Massarenti), denominata "Arte migrante" (ma se "migrassero" veramente, non sarebbe mica sbagliato, nevvero? Purtroppo non lo fanno affatto, restano lì inamovibili, non bastasse Beppe Maniglia!!!), ed anche in quell'ambito, lo stracciamento assurge, ve lo assicuro caldamente, avendoci assistito una volta (ed è anche troppo!), a vette incommensurabili, proprio da paura, garantito al limone! Ho anche tentato, ingenuamente, mentre mi trovavo ancora al conservatorio, quella mattina fatidica, di interessare il rappresentante degli studenti, un giovane avvocato che studia da basso-baritono, ad alcune cose che avevo scritto precedentemente su questo blog, riguardo una composizione di Respighi quasi sconosciuta, per la quale ci avrei tenuto a suscitare un certo interesse nella sua città natale, ma aldilà di un rapido scambio di indirizzi, e-mail, cellulari (anche lui appartiene alla nutritissima specie di "coloro che non hanno mai tempo", ovviamente!), senza alcun seguito, temo che sia stato peggio che andar di notte, un autentico buco nell'acqua! Vabbè, almeno ci ho provato, non morirò per questo! Evidentemente non valgo alcunchè, come aspirante divulgatore di cultura musicale, pazienza! Al termine di questa giornata di "porte aperte" (ma sarebbe stato meglio, a questo punto, "potte aperte" o "porche aperte", mi sarei senz'altro tirato su il morale, il "molare" e forse, nonostante la mia vetustaggine, anche qualcosina d'altro genere), il bilancio finale è piuttosto deludente, il solito modo di condurre le cose "all'italiana", deprimente, non credo ripeterò l'esperienza! Ma, tornando alla questione dello stracciamento di marroni, avendo assistito, qualche anno fa, ad un paio di convegni tenutisi sempre al conservatorio, la palma dello spappolatore, sventratore testicolare, fra i relatori, spetterebbe di diritto sacrosantissimo all'organista, direttore d'orchestra e docente Arturo Sacchetti. Tutti i più nefasti difetti che può avere un oratore, sono in lui elevati alla massima potenza, peggio della peste bubbonica, più disastroso di un'invasione di cavallette, più distruttivo di un termitaio impazzito, più lesivo di uno sciame di vespe! Al suo confronto, persino quella lagnosissima e disastrosissima allieva flautista della quale dicevo dianzi, ci fa la figura di una finissima dicitrice, di una sagace ed avvincente oratrice, per la serie "al peggio non vi è mai limite"!!!! Non posseggo alcuno dei dischi registrati da Sacchetti (nomen omen), anche se so che l'interprete, che ha peraltro il merito di esplorare un repertorio desueto, viene generalmente giudicato gelido dagli esperti, quel che è certo è, che se l'oratore fosse pari al musicista, ci sarebbe veramente da suicidarsi, comunque dopo essermici imbattuto in un paio di sciaguratissime occasioni, in concomitanza dei succitati convegni, certamente non ho alcuna voglia di arrischiarmi ad ascoltare qualcuna delle sue incisioni, madonna santissima, pericoloso! Gli si dovrebbe francamente conferire di diritto l' "Oscar-da-Bagno", per le sue innate capacità sgretolatorio-lesionatrici-disintegratrici di scatolame maschile assortito, assolutamente uniche ed impareggiabili, che riversa con dovizia, nella sua "eloquentissima"(?), "fluentissima"(??), "inimitabile"(???), "arte"(????) oratoria, straordinariamente "eccezziunale veramente", se siete in vena di penitenziali sadomasochismi, è proprio il soggetto che fa per voi! Mi meraviglio anzi, che non sia ancora stato gratificato dal "Decrepito", della nomina a senatore a vita (non si sa mai, facesse poi la stessa fine di un altro musicista insigne nostrano, recentemente defunto proprio qui a Bologna, per la serie, nel caso di Sacchetti, "non tutto il male verrebbe per nuocere"!), come mai nessuno ancora ha pensato di proporre la candidatura di un sì "glande" (nel senso che te lo rompe proprio di brutto!) personaggino? Relatore (ma de chè, ahò?) melenso, sommamente soporifero, noiosissimo assai più della più pallosa fra le puntate di "Porta a porta", peggiore del peggior Marzullo (?), frammentario, prolisso (e prolasso), confuso (e confusionario), disorganico, dispersivo quant'altri mai, in grado di rovinare completamente anche spunti iniziali talvolta potenzialmente interessanti, tono di voce flebilissimo, biascicatissimo, strascicatissimo (per la serie "la dizione, questa sconosciuta"!), il più delle volte dalla sua bocca fuoriescono bizzarri borborigmi e fonemi spiaccicati da far invidia persino al peggiore John Cage, per giunta totalmente incapace di condurre un discorso che abbia anche soltanto una parvenza di compiutezza, con quella sua aria perenne da vecchio trombone rintronato, canuto salice piangente, veramente un "sacchetto" d'ossa, come se fosse stato trascinato di peso da chissà quale remotissimo, miserevolissimo cronicario da malati terminali, da far invidia persino ai vecchietti di Villa Baruzziana, al raffronto persino quei cuccioloni dementi suonatissimi di "Arte migrante" sembrano dei fulmini di guerra, la qual cosa la dice lunga su questo individuo asfittico, omuncolo catatonico. Rapportati a lui, persino gli altri relatori dei convegni a cui ho assistito, tutt'altro che esaltanti in sè, facevano la loro porca figura! Ci ritroviamo con l'organista più trombato, più lassativo, più diuretico, che ci sia al mondo, un'autentica frana, una slavina infinita, un colossale geni(o)tale! Sacchetti è come l'aids, se lo conosci, lo eviti! Credo che anche quest'anno lo sciamannato figuri fra i relatori di un altro di questi convegni organizzati al conservatorio (penso collegato all'imminente inaugurazione ufficiale, con tanto di concerto, dell'appena restaurato organo a canne a 3 manuali, costruito dalla ditta Tamburini, della Sala Bossi, risalente al 1970 e del quale, almeno, si è potuto ascoltarne le sonorità in anteprima, proprio durante quella mattinata), tanto per cambiare, peggio del festival di San Remo! Ma sì, dài, trituriamoceli, sbrindelliamoceli a più non posso, con sì magnifici divulgatori, così, senza pudor, senza freni inibitori, senza vergogna alcuna! Povera Musica! Simili individui non possono che produrre sfracelli irrimediabili (non oso pensare a come possa essere il docente, derelitti quegli allevi, pardon, allievi, lapsus freudiano)! Da sbudellarsi! Da scompisciarsi! Da piangere lacrime amarissime! / Ho notato che già da qualche tempo sono spariti, per fortuna, i dischi "sacrileghi", dalla vetrina del negozio "Bongiovanni" in via Ugo Bassi, del resto ne avevo parlato, in precedenza, anche con lo stesso gestore e la sua lunatica commessa, soprattutto quest'ultima si stava arrampicando sugli specchi, per giustificare la faccenda! Si vede che le mie osservazioni non dovevano poi essere così campate in aria, o almeno, presuntuosamente, lo presumo. In ogni caso, meno male! / Che fine ha fatto "Girotondo di note", breve rassegna primaverile di concerti da camera gratuiti di giovani musicisti, svolgentesi certe domeniche mattina alla libreria Coop/Ambasciatori di via degli Orefici? Cassata pure quella? In tal caso, brutto segno!
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