Dal mese di maggio del corrente anno, sono entrato anch'io a far parte di una delle tante corali amatoriali cittadine, ma una delle poche ancora esclusivamente maschili, trattasi precisamente de "La Tradotta", avente l'attuale sede "operativa" (se così si può dire!), sita presso la parrocchia di Santa Maria della Carità, in via San Felice, in pieno centro storico felsineo. Inizialmente inserito nella sezione dei tenori (o "terrori"?) primi, successivamente spostato fra i secondi poichè a rischio di strangolamento (ma secondo qualcuno sarei più adatto fra i baritoni o "barritoni"), devo dire che l'ambiente in sè non sarebbe affatto malvagio, sennonchè questo coro risulta afflitto da un problema endemico, che rischia seriamente di minarne la sopravvivenza futura. Il problema è innanzitutto di natura anagrafica, stante il fatto che l'età media dei suoi attuali componenti veleggia sui 70-75 anni (del resto la persona che mi ci ha introdotto, Maurizio, è un sessantacinquenne stralunato ex-bancario, con un vocione da basso in perenne lotta senza esclusione di colpi con l'intonazione; fra cantare nel coro e giocare a tennis, suoi principali passatempi, difficilissimo stabilire quale gli venga peggio) e a parte il sottoscritto, prossimo ai 53, ho constatato che, al momento del mio ingresso in formazione, i 2 elementi relativamente più giovanili, erano un quarantacinquenne che si è successivamente defilato ed un trentanovenne, Gilberto (detto "Gibi"), 'scombiccherato' autista-soccorritore del 118, alternante espressioni facciali varianti dal catatonico più assoluto all'isterico uterino, che viene una tantum e che mostra già da qualche tempo dei segni di stanchezza e sul quale dubito si possa contare molto per il futuro; ciò significa che il sottoscritto "rischia" anche di risultare, attualmente, l'elemento "più giovane" -sic!- ovvero meno "rudere" di tutta la compagine e sarebbe veramente il colmo, poichè tutto ciò accentuerebbe ulteriormente la vocazione perigliosamente 'gerontologica' del gruppo (allegria!), essendo un coro con un'anzianità di "servizio" quasi cinquantennale e che ai bei tempi andati contava almeno una quarantina di elementi fra le sue fila, mentre adesso è già un miracolo se si riesce ad arrivare ad almeno 2 o 3, forse, chissà, eccezionalmente anche 4 elementi per singola sezione (tenori - o per l'appunto "terrori" - primi, tenori / "terrori" secondi, baritoni/"barritoni", bassi/"bassotti"-nel senso proprio di "banda bassotti", purtroppo!), la qual cosa sta a voler significare che difficilmente si supera la quindicina, quando va bene! Praticamente un coro da camera, a voler essere generosi, decimato progressivamente, nel corso degli anni, da una ridda di patologie assortite facilmente immaginabili, arteriosclerosi, sordità e cecità inclusi, che continuano a funestare anche una buona parte degli attuali sopravvissuti (a parte il fatto, cosa alquanto antipatica, che ancora non figuro ufficialmente nell'organico della formazione, non più aggiornato da almeno un triennio, il che significa che sono praticamente un "corista fantasma"). Ma non è nemmeno pensabile, come ci ha fatto presente il suo attuale direttore, Ennio, 'consumato', navigato esperto di queste faccende, di trasformarlo in un coro misto, aprendoci all'apporto muliebre, come altre formazioni in condizioni simili alle nostre hanno già fatto, poichè ciò presupporrebbe un lungo e complicato lavoro di reimpostazione totale del coro che si tradurrebbe in un ulteriore periodo di rodaggio, chè vista l'anzianità della quasi totalità dei componenti, comporterebbe degli sforzi difficilmente sostenibili e un tantinello rischiosetti per degli ingrigiti cantori. E qui si arriva ad un altro punto cruciale della faccenda, innanzitutto il repertorio, costituito da canti popolari, talvolta anche con armonizzazioni raffinate ed interessanti, discretamente complesse e niente affatto prive di dissonanze o di modulazioni particolari, tutt'altro che facili da cantare insomma, ma purtroppo dal carattere prevalentemente cupo, lugubre e drammatico, trattandosi di brani imperniati soprattutto sui temi della guerra, dell'emigrazione, della partenza; ad accentuare il clima uniformemente plumbeo, funereo e cinereo della questione, ci pensano anche le (ovviamente) usurate, limitate capacità vocali della maggior parte di questi attempati "ragazzi del coro", che inducono il nostro direttore ad operare ulteriori aggiustamenti, soprattutto in materia di rallentamenti ritmici e abbassamenti di tonalità, al fine di non rischiare l'incolumità fisica (soprattutto strangolamenti da capponi sgozzati) dei componenti la corale, rischiando per contro, di rendere il carattere di questi canti, ancora più soporifero ed uniformemente triste di quanto già non sia in origine, rendendone la fruizione ad un ipotetico pubblico, senz'altro più ostica del dovuto . A parte il fatto che, attualmente, l'unica speranza di esibizione in vista, sarebbe non prima del giugno del 2015, nell'ambito del "Giugno Corale" dell'Oratorio di Santa Cecilia in via Zamboni (luogo ameno nel quale ci siamo già esibiti proprio nel mese di giugno del corrente anno), nell'ambito per l'appunto della ricorrenza del centenario dall'entrata in conflitto dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale, sempre tanto per stare allegri; e a parte Beppe, nostro 'consumatissimo' segretario, sempre alla ricerca di altri possibili, quanto improbabili, abboccamenti, che regolarmente svaniscono come neve al sole, al fine di procacciare al nostro coro nondimeno un fittizio carnet di esibizioni, tanto per salvare almeno le sempre più flebili apparenze! Tra parentesi, in effetti, ero presente all'interno della compagine corale, nelle sue ultime 3 esibizioni, accadute tutte nel mese di giugno, che comprendevano, oltre a quella svoltasi all'Oratorio di Santa Cecilia, un altro paio svoltosi all'interno della stessa parrocchia di Santa Maria della Carità, di cui l'ultima particolarmente breve, dovendo fare semplicemente da apripista ad un'altra formazione corale mista, decisamente più baldanzosa e giovanile; ma la cosa migliore di queste ultime 2 serate parrocchiali, è stato indubbiamente il fatto che, a ciascuna di esse, ha fatto seguito una cena luculliana all'interno dei locali della canonica, riservata ai coristi ed ai loro familiari ed amici, nel corso delle quali, il sottoscritto (che per sua fortuna, non aveva alcuna persona al seguito), non solo si è strafogato di brutto, senza alcun ritegno, ma all'ultima di esse, si è pure riportato a casa una bella teglia di rutilanti, rubizzi fagioli messicani al sugo, coi quali si è abbuffato ad abundantiam pure il giorno seguente, sfogando costì persino la sua anima d'incallito, illanguidito petomane assassino, con 'contorno' di poderosissime, fragorosissime e gagliardissime flatulenze assortite ad libidinum ( tanto ero solo in casa) associate naturalmente ad odorosissime e fragranti emissioni gassose, contrappuntate da qualche sguaiato rutto qui e là, tanto per gradire (dopotutto non si vive di solo spirito, dico bene, anche la pancia ha le sue sacrosantissime esigenze, alla facciaccia della "Kunstlerleben"!), a tutto questo facendo seguito, come di prammatica, una copiosissima e soddisfacente defecazione, a degno coronamento dell'intrapresa! Eh sì, perchè per poterci produrre decentemente nelle nostre esibizioni serali, avevamo la tassativa disposizione di rimanere digiuni come minimo a partire dal primo pomeriggio, affinchè le nostre prestazioni vocali non ne risentissero più di tanto (bah!), per cui, una volta terminato il concerto, non ci si vedeva letteralmente più dalla fame, o almeno il sottoscritto, prossimo, con la bava alla bocca e gli occhi fuori dalle orbite, a manifestare istinti di volgarissimo cannibalismo tribale nei confronti dei suoi più vetusti colleghi coristi, non vedeva praticamente l'ora di abbandonarsi lussuriosamente alla crapula più smodata, svergognata e incontrollata, come dimostrato susseguentemente nei fatti! Altra incognita, tanto per rimanere in tema geriatrico, l'anzianità dell'attuale parroco titolare della parrocchia ove alberga la corale, Don Valeriano, settantaseienne comprensibilmente stanco e desideroso di mettersi un poco e giustamente a riposo, al quale dovrebbe subentrare, all'incirca, forse, ma chissà, entro il 29 di novembre, il suo successore, tal Don Davide, baldo (od almeno così si spera!) "giovincello" trentaseienne, auspicabilmente ben disposto nel continuare a concedere al coro di poter dimorare nell'attuale sede, altrimenti sarebbe proprio un'altra bella gatta da pelare, non bastasse pure il resto! Certo è che l'annuncio messo all'esterno della canonica, per la ricerca di nuovi membri (!) per il coro, obiettivamente non era molto incoraggiante, visto che si richiedeva almeno una media capacità di leggere la musica, la qual cosa, in una nazione come la nostra, dove l'educazione musicale non ha mai fatto parte dei normali programmi scolastici, nemmeno in tempi assai migliori degli attuali, è francamente assai poco realistica, tant'è che sia lo stralunato Maurizio come il rintronato sottoscritto, andiamo praticamente ad orecchio e credo proprio, salvo smentite, che non siamo nemmeno gli unici così (s)combinati; non c'è da meravigliarsi quindi che non si sia mai fatto vivo alcun aspirante, almeno fino ad ora! Ma l'autore dell'annuncio, Giuliano, padre dello "stravolto" Gilberto, risente ancora dei suoi retaggi di ex-sindacalista, con la sua tipica prosa fortemente tendente al 'burocratese', cosa che si evince ancor di più, quando stila le note di commento ai programmi dei concerti, alquanto verbose, retoriche, enfatiche, roboanti, ampollose, non prive di luoghi comuni e stereotipi. Al momento, dopo la prolungata pausa estiva, si prova soltanto una volta la settimana, sia pure in un clima generale da cronicario per malati terminali, generalmente il mercoledì sera, a cui si aggiunge la serata del lunedì qualora si approssimi un'esibizione pubblica (ma andando di questo passo,campa cavallo che l'erba cresce, oramai!); in effetti, la maggior parte del tempo dedicato alle prove, mediamente un paio d'ore circa, viene occupato da chiacchiere e facezie varie, con sovente una piccola appendice mangereccia a base usualmente di grissini, salame e vino. Se non altro, ci si può consolare pensando almeno che non manchi qualche sia pur modesta occasione di bisbocciare, ovvero chi si contenta gode! A completare, almeno per il momento, il quadro clinico della situazione, ci si è messo pure Mauro, il nostro "dinamicissimo" (almeno nelle intenzioni) presidente, non certo di primo pelo, che rimarrà assente per alcune settimane, dovendosi far operare per via di un'ernia inguinale (auspicando che la faccenda non abbia, in futuro, imbarazzantissime, nefaste ed inimmaginabili conseguenze trans-genetiche sul suo timbro vocale originario di basso talmente profondo da sembrare un autentico buco nero), sostituito, si fa per dire, nelle sue (dis)funzioni presidenziali, nel frattempo, sempre dal "fido" Beppe, che comincia, in cotal guisa, ad accaparrarsi spudoratamente un po' troppe cariche con gagliarda disinvoltura, il che renderà inevitabile il suo prossimo defenestramento d'autorità, vedremo anche qui gli sviluppi della situazione! Lo stesso Mauro ci ha informato, nella medesima occasione, di essersi precedentemente intrattenuto una sera, premurandosi chissà perchè di specificare che trattavasi soltanto di una banale cena al ristorante (ma basta vederlo con quell'aspetto fisico così sgangheratissimamente male in arnese, praticamente un rottame, già con un piede, se non ambedue, nella fossa, per credergli assolutamente sulla parola; orsù, suvvia, si metta pure tranquillo, requiescat in pace!), con una nostra presunta estimatrice nipponica, una certa Satomi, o qualche cosa del genere, la quale, sorta di stramba Cio-Cio-San, pur facendoci veramente le pulci dal punto di vista vocale, parrebbe che ci trovi, avendoci auscultato ovviamente in pubblico, in qualche misura, capaci d'ingenerare emozioni (certamente non erezioni, come avrei senz'altro preferito, vista la mia non più giovanile età, nessuno fa miracoli, per sfortuna!) veramente profonde in lei, o misteri insondabili dell'anima orientale, ma forse qualcuno dovrebbe prontamente consigliarle una visita accurata dall'otorino o dallo psichiatra, meglio forse entrambi, anzi, mi sovvengono strani sospetti in proposito, oddio, non sarà stata mica la menopausa e/o le ovaie fuori squadra? Un bel dì vedremo! Piuttosto, forse, sarebbe proprio il caso, a questo punto, che qualcuno di noi, si decidesse una buona volta, a rammentare bene a Valter, solerte cassiere dell'associazione culturale (sic!) che starebbe alla base della corale, ogni qualvolta che batte chiodo, di specificare per benino a quale tipo di "cassa" si riferisca, poichè, visto che se l'intera compagine dei "ragazzi del coro" ammesso e non concesso che non sia già con un piede nella fossa, poco ci manca, non ci vuole molto ad intuire che eventuali fraintendimenti in tal senso, stiano letteralmente dietro l'angolo, ohimè! Certo però che l'attuale tassa d'iscrizione fissata a 30 euro (alquanto discutibile il fatto che non venga lasciato uno straccio di ricevuta, limitandosi a una semplice annotazione su un foglio), con la prospettiva anche di dover contribuire per 10 euro a cranio per le eventuali cene che dovessero far seguito a future (????) esibizioni pubbliche dei "Tradotti", rischia di costituire un'ulteriore freno all'ingresso di ipotetici nuovi adepti, almeno secondo la mia (im)modesta opinione; anche qui è proprio il caso di dire: "Chi vivrà (ammesso e non concesso che la sorte benevola gli consenta di campare a sufficienza, data l'età avanzata), vedrà (semprechè non divenga anche orbo nel frattempo, non si sa mai)!". Comunque, questa mia temo breve (stante che, se perdura, come temibile, la situazione attuale, il coro non può certo pensare di sopravvivere oltre il 2015, pure a patto che le cose non peggiorino nel frattempo, com'è stato chiaramente ribadito nell'ultima assemblea, la qual cosa non m'induce di certo all'ottimismo) sortita nel canto corale dilettantesco, mi ha fatto scoprire di possedere una voce non eccessivamente canina, che mi ha consentito di cavicchiarmela quasi passabilmente anche nella triade di esibizioni per così dire pubbliche (fortunatamente, in questo caso, il pubblico non era certo una folla oceanica, inoltre non ho notato persone a me conosciute frammiste ad esso, meno male, poichè ciò avrebbe aumentato sensibilmente il mio disagio), badando soprattutto, almeno nelle intenzioni, a non farmi notare troppo, in barba al mio nervosismo e alla mia totale inesperienza in tale ambito. Indubbiamente, prima di questa avventura, non avrei mai pensato che, anche fra i canti popolari (prevalentemente di provenienza emiliano-romagnola, friulana o comunque settentrionale, almeno nel caso del repertorio della corale in questione, per un totale di circa 56, il cui nome, "La Tradotta", corrisponde proprio al titolo di uno di essi, che costituisce praticamente una sorta di inno della medesima), ce ne potessero essere anche di quelli piuttosto complessi, con armonizzazioni ardite e raffinate, come già dichiarato in precedenza, con un'agogica varia, talvolta perfino con un carattere quasi operistico o d'innodia religiosa, con incastri ritmici fra le varie sezioni piuttosto complicati e dei gran saliscendi di tonalità piuttosto accidentati, persino da una sillaba all'altra del testo cantato, ma evidentemente devo essere stato vittima, fino a non molto tempo fa, come tanti, dei tipici pregiudizi, dell'autentica puzza al naso nutrita nei confronti di un genere forse a torto considerato minore e certamente poco conosciuto, tipica degli appassionati di musica colta! Al contrario, invece, trattandosi proprio, in questi casi, di autentiche bestie nere, irte di difficoltà vocali e ritmiche e proprio per questa ragione, estremamente stimolanti e galvanizzanti, una volta che se ne è finalmente, faticosamente riusciti a venirne a capo in qualche modo; dopotutto se persino un Arturo Benedetti Michelangeli si è preso la briga di armonizzarne alcuni (peccato che non ne abbia acquistato il relativo cd, a suo tempo uscito in edicola), evidentemente una ragione ci sarà pure! Diciamo proprio che mi si è squarciato un piccolo orizzonte in tal senso! Difatti si era accennato brevemente, poco prima della pausa estiva, di realizzare un cd da mettere in vendita a scopo benefico, con estratti di esibizioni pubbliche del coro, ma purtroppo, anche in questa occasione, la faccenda è tramontata sul nascere! Tornando alle mie impressioni, ho scoperto inoltre che è molto più difficoltoso cantare piano, pianissimo e/o a bocca chiusa, piuttosto che a squarciagola, soprattutto a livello di controllo dell'intonazione; purtroppo, sovente, in tal senso, la mia voce si comporta assai peggio di un cavallo imbizzarito, la qual cosa, regolarmente, non sfugge mai al "fido" Beppe, nemmeno nei momenti in cui sono sovrastato dalle voci degli altri componenti (il bello è che riesce a distinguere benissimo la mia voce fra tutte le altre, nonostante che mi trovi posizionato generalmente ad una certa distanza da lui, cantando per giunta al contempo egli stesso fra i tenori primi, diavolo d'un Beppe!), dotato, probabilmente a compensazione della sua cecità, di un orecchio sensibilissimo ed attento, al quale non sfugge veramente alcunchè, compresi i miei cali oltrechè le mie autentiche stecche! Ho dovuto pure procurarmi, con l'aiuto sempre dello stralunato Maurizio, la tenuta estiva per le esibizioni pubbliche, costituita da camicia a scacchi, blue-jeans e scarpe marroni (tipo Clarke o similari), mentre lo "schizzatissimo" Gilberto mi ha reperito lo stemma della corale da appuntare sul taschino della camicia, stemma che mi sono prontamente 'prodigato' a smarrire, dimenticandomi 'intelligentemente' di toglierlo poco prima di portare l'indumento alla lavanderia a secco, ma visto il futuro decisamente incerto e nebuloso della corale, penso proprio che alla fine sarà una faccenda irrilevante, così come il dotarmi di un'eventuale tenuta invernale, stante che comunque l'unica esibizione effettivamente prevista si dovrebbe svolgere intorno all'inizio dell'estate, non certo prima, se tutto va bene, come già rilevato in precedenza. Beh, nella peggiore delle ipotesi, vorrà dire che, almeno per un pò, mi son potuto sollazzare e divertire anch'io (e con contorno di saltuarie, salvifiche, salutari pappatorie, per fortuna)! Se dovesse finire, pazienza, la vita continua, o così dovrebbe, no? Qualche segno positivo quest'esperienza me l'avrà lasciato comunque ed, in ogni caso, mi resteranno almeno gli spartiti di alcuni di questi canti, per potermeli provare per conto mio, fra le mura domestiche, di tanto in tanto e senza affliggere sperabilmente le orecchie altrui, la qual cosa è senz'altro meglio di niente! Siamo, insomma, al canto del cigno?
Disquizioni intorno alla musica colta, con particolare riferimento alla realtà contemporanea.
sabato 18 ottobre 2014
mercoledì 8 ottobre 2014
Il dannato dell'alta fedeltà.
Premesso che l'alta fedeltà per me non è null'altro che una propaggine, ovvero una conseguenza logica della mia passione musicale, come credo di avere già dichiarato in precedenza in più di un'occasione, un mezzo e non un fine quindi essendo quest'ultimo costituito dalla riproduzione sonora della materia musicale, che mi porta semplicemente ad avvertirne la viscerale ma altrettanto naturale, almeno secondo la mia modestissima opinione, necessità di cercare di goderne nella miglior maniera realizzabile, perlomeno compatibilmente con le mie reali possibilità soprattutto economiche e non certo come di un qualcosa di completamente fine a sè stesso, come paventerebbero certi 'audioti' (dopotutto la musica esiste fin dalla notte dei tempi, mentre il fenomeno della riproduzione dapprima soltanto sonora, poi successivamente audiovisiva, è una faccenda relativamente recente, tantopiù che, se non esistesse la musica, l'alta fedeltà sarebbe ben poca cosa, avrebbe sicuramente un impiego assai più limitato e circoscritto, non dimentichiamocelo!), tutto questo senza volerne affatto sminuire l'importanza, ma soltanto per riportare le cose alle giuste proporzioni, voglio dire che insomma, il volerne trattare saltuariamente, anche in questa sede, da parte mia, non costituisce per me affatto un'uscita dal seminato, poichè l'avverto come un qualcosa di limitrofo, intimamente connesso al soggetto musicale, argomento principe, perlomeno nei suoi intendimenti originari, del presente blog. Infatti, mi sto, per l'appunto, gingillando in questi giorni, nel provare la triade di apparecchi recuperati, costituita dal giradischi Thorens con testina Excel/multilettore cd Nad/amplificatore Aurex-Toshiba, alla quale ho fatto riferimento nel mio precedente scritto. Per collegare il lettore cd all'amplificatore, ho utilizzato un economicissimo ma decoroso cavo audio "Evology", i controlli di tono, privi di scatto centrale, li ho lasciati sulla posizione "0", loudness e filtro subsonico anch'essi esclusi, salvo all'inizio, utilizzando al momento per l'ascolto, la sola cuffia Audio-Technica. Il loudness, discutibilmente centrato, come intervento, soltanto sulle basse frequenze e del quale non vengono specificate le caratteristiche tecniche (ma anche quello del Technics da me posseduto all'epoca, era impostato similmente, con un'esaltazione di +10dB dichiarati a 50 Hz, col volume a -30dB e come suo unico effetto collaterale produceva una lieve attenuazione della gamma più acuta), in realtà all'ascolto mi sembra produca soltanto un eccessivo rigonfiamento dei medio-bassi con relativo indurimento del suono, da indurmi ad escluderlo successivamente, anche con la manopola del volume quasi al minimo, quanto al filtro subsonico del quale, anche in questo caso, non vengono svelate le caratteristiche (quello del Technics aveva un'attenuazione dichiarata di -3dB a 30 Hz, con una pendenza di 6dB per ottava), stante la sua natura intrinseca, è ovviamente impossibile da valutare ad orecchio, per cui bisogna andare sulla fiducia. Cosa singolare, per escludere loudness e filtro subsonico e per ascoltare in modalità stereofonica, i tastini relativi vanno premuti anzichè rilasciati, come usuale; gli indicatori di livello, separati per canale, non sono di picco, come sul Technics, ma indicano il livello medio (average) del suono. L'apparecchio, dotato di feritoie di raffreddamento soltanto inferiormente e, in misura minore, superiormente, tende a riscaldarsi con una certa facilità, avendo anche dei piedini d'appoggio un pò troppo bassi; in assenza di segnale, il ronzio di rete è udibile anche se non fastidioso, tende comunque a calare leggermente col trascorrere del tempo. Premesso che, per accelerarne il rodaggio, dopo una mezz'ora circa di preriscaldamento, lasciandolo dapprima acceso in assenza di segnale, ho utilizzato il cd-test "IsoTek / The Ultimate System Set-Up Disc", allegato al n.351 del novembre 2011 della rivista inglese "Hi-Fi Choice", comprendente sia 9 tracce di prova e taratura dell'impianto stereo (in particolare la n.9, "Burn-In & Demagnetisation", che si è dimostrata quasi miracolosa, dal punto di vista del miglioramento udibile della qualità del suono, con diversi degli apparecchi che già possiedo e soprattutto con effetti benefici che sembrano perdurare nel tempo), che 6 tracce di brani musicali di vario genere tratti dal catalogo dell'etichetta svedese Opus 3, devo constatare che l'alta sensibilità unita alla bassa impedenza della cuffia Audio-Technica, fa sì che, col segnale proveniente dal lettore cd, il volume d'ascolto sia già più che sufficiente, con la manopola del volume a 'ore 8' (posizione 1 della scala decimale dell'apparecchio). Con l'ascolto della musica sinfonica, si avverte una discreta dinamica anche se un poco compressa, una buona separazione, un discreto dettaglio ai bassi livelli ma con tendenza a congestionarsi nei pieni ed un'immagine non particolarmente estesa nelle 3 dimensioni, unita a una timbrica decente ma limitata in estensione, soprattutto nei bassi, peraltro anche gli acuti, caratterizzati da una certa vetrosità, non sono di sicuro particolarmente cristallini e rifiniti; passando all'ascolto di brani per organo e per gruppi strumentali ridotti, le limitazioni trovano ulteriore conferma, le voci tendono ad essere un poco aggressive e metalliche, insomma direi proprio che si tratti del tipico suono di un apparecchio dell'epoca, pur constatando che con le incisioni più recenti e di miglior qualità, i difetti si attenuano sensibilmente (anche se il mio Technics mi sembra avesse qualcosa in più, per quanto concerne dinamica ed estensione), non malvagio in assoluto, ma datato senz'altro, poi magari può essere che tutto ciò sia dovuto in parte all'abbinamento con la suddetta cuffia, vallo a sapere. A parte il fatto che gli affronti subiti dal lettore Nad nel corso degli anni, hanno reso la meccanica fragile, tendente a stararsi e con frequenti incertezze di funzionamento (tipiche soprattutto delle meccaniche con controllo del tracciamento del laser di tipo analogico, tendenzialmente più instabili di quelle dotate di servocontrollo digitale, come mi verrebbe da supporre anche in questo caso, ma nulla viene specificato al riguardo, nel manuale d'istruzioni dell'apparecchio, ma forse è anche la natura intrinseca delle meccaniche adottate in questi multilettori a "carosello", a renderli già in partenza, assai più vulnerabili e meno affidabili, aggiungendoci anche il maggior peso ed ingombro rispetto ad un apparecchio tradizionale, stante il fatto che, attualmente, non mi risultano essere più prodotti da alcun marchio d'elettronica), rendendo gli ascolti un tantinello accidentati e difficoltosi, ma dopotutto bisogna tener conto che trattasi pur sempre di oggetti vetusti che hanno subito, nel corso degli anni, parecchie ingiurie e perciò stesso non certo in condizioni ottimali, per cui non starei troppo a pignolare, quello che scrivo non ha alcuna pretesa di rigore ed esaustività, essendo il tutto condotto alla carlona, ma costituisce soltanto il modestissimo resoconto di un vecchio matusa di "audiota impallinato", che per distrarsi temporaneamente dai problemi del vivere quotidiano, si diverte a baloccarsi, saltuariamente, in questa maniera bislacca. Contrariamente a quanto ho letto nei vari siti in rete, non credo affatto che il marchio Aurex fosse riservato unicamente ai prodotti più ambiziosi del catalogo Toshiba, secondo me la differenza doveva essere simile a quella esistente fra i 2 marchi dell'altro gruppo nipponico importante, la Matsushita, ovvero Panasonic e Technics, col primo riservato prevalentemente all'elettronica di largo consumo e col secondo destinato ai prodotti più prettamente "hi-fi" ma non necessariamente ed esclusivamente "high-end", comprendendo articoli che partivano dalla fascia più economica (ve lo ricordate, per esempio, il giradischi Technics SL-303 con testina EPC-270S, del 1980, venduto al prezzo di listino di 99.000 lire?) per arrivare agli oggetti più pregevoli, ambiziosi e costosi, degni di far parte dell'alta fedeltà più sofisticata. Insomma, la differenza fra il marchio Aurex e quello Toshiba, secondo me, è simile, col primo che può essere considerato l'equivalente del marchio Technics ed il secondo, del marchio Panasonic, ma naturalmente, questa è soltanto la mia modestissima impressione. Quanto al giradischi Thorens, il riuscire a montargli la testina Excel sul suo braccio, mi ha fatto letteralmente ammattire, stante la diabolicità, la macchinosità estrema del sistema di fissaggio adottato su questo apparecchio, oltretutto la testina in questione ha anche la stranezza di recare ben 4 fori di fissaggio (2 per fiancata), piuttosto ravvicinati fra di loro, per le viti, ma alla fine, a suon di bestemmie ed imprecazioni assortite, dopo parecchie ore (!), ce l'ho fatta. Navigando in rete, ho reperito pochissime informazioni al riguardo, per cui ho regolato prudenzialmente il peso di lettura e l'antiskating sugli 1,5 grammi, ma ancora, al momento, non mi sono azzardato a saggiarne le caratteristiche soniche. A parte il fatto che, su questo modello di giradischi, bisogna tassativamente evitare di premere il pulsantino che seleziona la velocità di 78 giri, poichè ha la nefasta tendenza a bloccarsi, rimanendo incassato nel suo alloggiamento. Così come, tornando all'amplificatore, non mi sono accinto ancora a collegarlo ad una coppia di casse acustiche, poichè rimuovere le mie attuali (ma con 12 anni di anzianità) B&W DM602S3 dal mio attuale impianto stereo mi creerebbe un eccessivo trambusto, inoltre, non si sa mai, mi riuscisse in futuro di recuperare un paio di casse in condizioni decenti da qualche parte, per il momento preferisco aspettare... Mi stavo dimenticando che, nel fin troppo succinto libretto d'istruzioni dell'amplificatore, praticamente nulla ci viene detto riguardo alla presa a norma DIN a 6 poli, sita anch'essa nel pannello posteriore, denominata "REMOTE" e destinata ad un non meglio specificato, fantomatico, (tele) comando a distanza, stesso discorso riguardo ai terminali PRE OUT/MAIN IN con relativi ponticelli, posti nelle immediate vicinanze; inoltre, in alcuni siti internet, questo amplificatore, viene proposto, nell'ambito dell'alta fedeltà dannata, ad un prezzo di vendita sui 100 euro, il che mi sembra francamente esagerato, a meno che, caso assai improbabile, non ci si imbatta in un esemplare praticamente intonso; personalmente, se in ottime condizioni, io lo valuterei al massimo intorno ai 30 euro, ma si sa che tanto le follie all'interno della rete internet, sono all'ordine del giorno, anzi c'è ben di peggio, siamo sempre nella norma!
venerdì 3 ottobre 2014
Alta fedeltà d'annata (o dannata?).
O per intenderci, la cosiddetta "vintage hi-fi", per i più raffinati (solo che io, per la serie "parla come mangi"...), fatto sta che, il destino, o caso che dir si voglia, ha portato a suo tempo, anche il sottoscritto, ad aggiungersi alla schiera di persone che si dedicano saltuariamente a recuperare vecchi apparecchi stereo, reperiti nei luoghi più improbabili (a parte l'esborso, per una manciata di euro, per un paio di piastre di registrazione a cassette a 3 testine del 1990, una Teac V-680 ed una Technics RS-B765, avvenuto tempo addietro in un mercatino dell'usato locale), cosa che nemmeno lontanamente mi sarei immaginato di fare, ma tant'è! La faccenda ha avuto inizio un paio d'anni fa circa, quando, una mattina, incidentalmente m'imbatto, nei paraggi di un cassonetto di via Belle Arti, in un giradischi Thorens Td-115mk2 del 1982, danneggiato nel coperchio, ma per il resto integro, che naturalmente porto a casa, risistemandolo e ripulendolo; più di recente, nella parrocchia dove faccio volontariato, dapprima pesco, in un locale all'interno, adibito a biblioteca, un multilettore cd "a carosello" Nad 505 del 1992, in uno stato accettabile anche se un poco sporco ed impolverato (sfortunatamente privo del suo telecomando originale, così come delle chiavette di bloccaggio della meccanica in caso di trasporto dell'apparecchio, che dovrebbero esservi alloggiate inferiormente), ed infine, roba di pochi giorni fa, sgomberando il cortile da una parte del ciarpame che lo occupa, ecco affiorare, fra vecchie casse acustiche muffe ed infradiciatissime, anche un amplificatore integrato stereo, di fabbricazione giapponese, anch'esso sporco, ma in condizioni apparentemente più che decenti, un Aurex by Toshiba SB-A60, oggetto delle mie attuali cure casalinghe, con tanto di libretto d'istruzioni in buono stato, pur se un poco stropicciato, comprendente persino la traduzione in lingua italiana, anche se un tantino zoppicante, il tutto contenuto in una sorta di fodero, a sua volta cacciato dentro in uno scatolone infradiciato, che originariamente conteneva una piastra di registrazione Technics (purtroppo ho dovuto proprio buttare via, invece, un vecchio lettore cd Philips CDP-380, che aveva la meccanica che si rifiutava di riprodurre i dischetti, sito nello stesso locale dove ho preso il Nad). Lo stesso responsabile che mi assiste nel mio volontariato, sapendo che ho già un impianto stereo in casa, resta perplesso dal fatto che dedichi del tempo a simili quisquilie e forse avrà anche ragione lui, ma probabilmente uno dei sintomi più gravi ed evidenti del fatto di essere diventato, progressivamente ed inesorabilmente, anch'io un "impallinato", ossia un fanatico di musica ed audiovisivo, è proprio che mi piange il cuore di vedere un apparecchio vecchiotto, economico ma di marca, abbandonato solingo a un gramo destino, per cui mi perito, sia pure con le mie limitatissime capacità tecnico-manuali, di cercare di ridonargli una seconda vita, se ritengo, dopo un primo, succinto esame sul luogo, che possa valerne la pena (al contrario, da un vecchio giradischi sgangherato precedentemente emerso dalla medesima massa informe di ciarpame, l'unica cosa che ho potuto salvare, oltre al centratore per i dischi a 45 giri, è stata la testina, una vecchia Excel ES-70S, risalente all'incirca al 1974, che intendo montare sul braccio del Thorens summenzionato), se si tiene conto poi che certe operazioni di recupero, le ho già effettuate con dei dischi in vinile, penso s'intuisca facilmente che sono completamente in preda a un "morbo" che non lascia scampo alcuno, oramai sono un "malato terminale", non c'è pezza che tenga, ahimè! A parte la faccenda che, ovvia conseguenza del mio delirio maniacal-patologico, il mio appartamento si sta sempre più ingombrando minacciosamente di marchingegni, ordigni vari che sbucano da ogni pertugio, a cui si aggiunge anche il fatto di una mia amica, la quale, ogni qualvolta che si ritrova col dischetto imprigionato nel lettore, chiede ovviamente soccorso al sottoscritto, con questo direi che il quadro è pressochè completo: sono un individuo decisamente "irrecuperabile", è acclarato! Nelle mie ricerche su internet di notizie, dati tecnici e immagini dei gingillini che recupero, a parte la pessima nomea di cui sembra che goda il Thorens da me ripescato, che mi sembra un tantinello esagerata, mi sono accorto anche che, riguardo all'Aurex/Toshiba, prodotto nel 1980, gli scarni dati tecnici riportati sui vari siti, sono incompleti, errati e fuorvianti, per cui mi sembra utile, con l'ausilio dell'originale libretto d'istruzioni, dare conto di quelli corretti, ufficiali del produttore.--- Amplificatore integrato stereo Aurex by Toshiba SB-A60, numero di serie 09730239/Caratteristiche tecniche: a) Generali - Alimentazione: 220V/50Hz per l'Europa, 240V/50Hz per l'Inghilterra e l'Australia - Consumo di corrente: 340 W - Peso: 6,6 kg. - Dimensioni (L x A x P): 420 x 110 x 285 mm.; - b) Amplificatore - Potenza continua da 20 Hz a 20 kHz, con entrambi i canali funzionanti (RMS): 42 W x 2 (su 4 ohm), 40 W x 2 (su 8 ohm); ad 1 kHz, con entrambi i canali funzionanti: 44 W x 2 (su 4 ohm), 42 W x 2 (su 8 ohm) - Distorsione armonica totale (THD): 0,08% (alla potenza nominale, su 8 ohm) - Risposta in frequenza sezione preamplificatrice: 5 Hz-100 kHz (+0,-3dB) - Larghezza di banda della potenza (IHF): 10 Hz-35kHz (-3dB) - Rapporto S/R (pesato A): 95 dB (TUNER, TAPE, AUX), 75 dB (PHONO) - Sensibilità d'ingresso/impedenza: PHONO; 2,5mV/47Kohm - TUNER, TAPE, AUX; 150mV/47kOhm - MIC; 0,09mV/47kOhm; - Livello d'uscita: TAPE REC, 150mV; - Controlli di tono: BASSI (a 100 Hz), +/-8dB; ACUTI (a 10 kHz), +/-8dB; - Ingresso PHONO, risposta in frequenza: da 20 Hz a 20 kHz, +/-0,5 dB (equalizzazione RIAA); accettazione dinamica: 150 mV ad 1 kHz (RMS); - c) Altro: attenuazione audio (fade out) di circa -40 dB; impedenza diffusori tollerata (A, B, A+B) da 4 a 16 ohm; ingresso microfonico monoaurale (MIC), miscelabile con le altre fonti sonore; sezione finale accoppiata in corrente continua. // Direi proprio che siano le tipiche caratteristiche di un decoroso integrato del periodo, anch'io all'epoca possedevo un Technics SU-V2A, della serie "new Class A synchro-bias", di caratteristiche non troppo dissimili, i dati di targa della potenza in uscita del Toshiba, con differenze trascurabilissime fra quelli a 20hz-20khz ed a 1khz, così come fra quelli a 4 ed 8 ohm, farebbero pensare ad evidenti limitazioni nel dimensionamento della sezione di alimentazione, così come ad un intervento decisamente prudenziale delle protezioni, anch'esso classico dell'epoca in questa categoria di apparecchi, di potenza impulsiva o dinamica che dir si voglia, manco a parlarne ovviamente, inoltre il consumo di corrente dichiarato è sensibilmente superiore a quello di un prodotto odierno che, con simili caratteristiche, consumerebbe sì e no un decimo, per contro, riguardo al pilotaggio dei diffusori acustici, si dava scarsa o nulla importanza a parametri come il fattore di smorzamento, o la capacità di erogare corrente a basse impedenze (carico limite); troppa importanza si dava invece al tasso di distorsione, portato a livelli bassi con massiccio impiego della controreazione ed all'accettazione dinamica o sovraccarico dell'ingresso fono, portata, come in questo caso, a livelli troppo elevati e dai benefici inutili, all'atto pratico, anche perchè, come dimostrato da certe riviste specializzate, la cartina di tornasole per verificare le effettive capacità dinamiche di uno stadio phono, era costituita non da questo parametro ma dapprima dal test dell'onda quadra (Q20), poi dalla Tim 100 ed infine dalla Tritim, che ne dava una rappresentazione grafica tridimensionale. Quello che invece rimpiango degli amplificatori economici dell'epoca è la presenza degli indicatori di potenza separati per canale (ad ago, a led come nel Toshiba o fluorescenti come nel Technics da me posseduto), così come la presenza del commutatore di modo (stereo/mono), che chissà perchè, qualche bello spirito ha deciso successivamente, in pratica, di abrogare quasi completamente, in questo tipo di apparecchi, ma anche il compensatore fisiologico o "loudness" ed il filtro subsonico, mi sembra che stiano diventando anch'essi una rarità, sui prodotti attuali. Certo a tradire l'epoca di apparecchi come questo Toshiba, ci sono anche i piedini di appoggio, assai più miserrimi degli standard attuali, così come i morsetti per i diffusori, del tipo economicissimo a molla e perciò privi dei tappi di sicurezza imposti dalle normative attuali ( per giunta, uno di questi, precisamente il "negativo" destro 'nero' della coppia A, tende ad impuntarsi una volta aperto, perlomeno sull'esemplare in questione, faccenda comunque non troppo preoccupante), che accettano soltanto cavi con terminazioni spellate e non di certo con connettori tipo banane, bananine, forcelle e compagnia bella. Ad ogni buon conto, osservandone l'interno, ho notato una costruzione in linea col periodo e con la categoria economica di appartenenza, cioè discretamente ordinata, robusta e razionale, sia pure con qualche cavo volante di troppo e col tipico trasformatore di alimentazione a lamierini e i 2 condensatori della sezione finale, in ambo i casi di dimensioni superiori a quel che mi sarei aspettato, pur senza strafare, inoltre non ho rilevato la presenza dei famigerati "power pack", anch'essi assai frequenti sugli apparecchi economici dell'epoca, almeno a quanto mi sembra (per contro, sullo stadio fono, c'è un solo piccolo operazionale per entrambi i canali), le piastre dei circuiti stampati sono fissate con viti ramate, robusto ed adeguatamente dimensionato il dissipatore del calore; ho però trovato un poco fragile e deboluccio, il pannello retrostante, quello dove sono alloggiate le varie prese di collegamento, si direbbe fabbricato con una sorta di fòrmica persino un poco sbriciolabile, che tradisce decisamente l'economicità della concezione progettuale del manufatto. All'assenza dei ponticelli colleganti i terminali PRE OUT/MAIN IN dell'integrato (almeno nell'esemplare in mio possesso), finiti chissà dove, ho ovviato con l'inserzione di un normale cavo audio stereo, almeno per il momento. Non ho ancora condotto una prova d'ascolto approfondita dell'oggetto, mi sono fino ad ora limitato, con l'ausilio di una cuffia Audio-Technica ATH-AD500, a saggiare grossolanamente la rumorosità intrinseca degli ingressi audio a vuoto, anch'essa comunque sensibilmente maggiore di quella di un qualunque apparecchio odierno, com'era da supporre, notando che i tasti di commutazione degli ingressi audio producono dei piccoli transitori udibili, alla loro attivazione, anche se non a livelli di guardia. Da detto apparecchio mi aspetto perciò un suono non troppo dissimile da quello del Technics che utilizzavo a quei tempi e quindi non certo sonorità particolarmente dinamiche, definite, brillanti ed incisive come un moderno esemplare (e nemmeno come il mio attuale Marantz PM6010OSE/KIS, che peraltro conta già 14 primavere), anche perchè 34 anni non sono certo pochi in termini di progresso tecnologico, i dischi ottici (cd, dvd, sacd, bd, ecc.) erano ancora di là dal venire, ma ad ogni buon conto non si sa mai, le sorprese, magari piccole, non sono mai da escludere, almeno in questo campo. Vedremo e soprattutto, udremo............ Certo è che gli effluvi prodotti da tutti questi disossidanti e detergenti per apparecchiature elettroniche, che sto utilizzando copiosamente, intanto mi stanno producendo una grossa emicrania, speriamo solo che ne valga la pena!
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