venerdì 12 dicembre 2014

L'anno che verrà.

Non bastasse il nuovo "disco volante" del pagliaccio Allevi (stando al suo sito ufficiale, sembrerebbe purtroppo in piena attività anche (s)concertistica, inoltre non sapevo, da perfetto ignorante, anche dell'esistenza del gruppo degli "Alleviani", al quale non mi sono voluto aggiungere, o me meschino; ad ulteriore dimostrazione, qualora non fosse sufficiente, che il peggio non è mai morto, povero me!), interamente costituito da pezzulli di "piano sòla", incentrati, o somma originalità, sul tema dell'amore in tutte le sue declinazioni (certamente, prima del "moccoluto", non ci aveva mai pensato nessuno, o mi sbaglio?) in arrivo il mese venturo (magari nei "migliori" negozi di dischi? Ed allora come la mettiamo coi "peggiori?), apprendo casualmente da Radiotre, per tramite dell'sms mandato da un trombonista, che l'orchestra "Verdi" di Milano, rischia di chiudere definitivamente i battenti, proprio a gennaio, per mancanza di finanziamenti privati (in effetti la sospensione del suo ciclo discografico dedicato a Rota, mi aveva fatto temere un qualcosa del genere). Dopo la triste fine dell'Orchestra Sinfonica di Roma, ad agosto dell'anno corrente e la faccenda tormentata dei complessi del Teatro dell'Opera capitolino, se non sbaglio salvati in extremis, mi chiedo per quanto però e se se lo meritino veramente, dovremo anche piangere la perdita di quest'altra compagine strumentale? Sarebbe veramente un gran disdoro! Ma se Sparta piange, Atene non ride. Sempre stando a Radiotre, l'ente radiofonico pubblico danese, ha già soppresso definitivamente l'Orchestra da Camera della Radio Danese, nonostante il parlamento avesse votato, a larga maggioranza, un'ordine del giorno contrario alla chiusura dell'orchestra. Purtroppo, in giro per il mondo, Stati Uniti compresi (il Metropolitan di New York conta attualmente un deficit di circa 20 milioni di dollari, con un pubblico in calo, ed avendo di recente annullato alcuni collegamenti diretti in video con le grandi sale cinematografiche, tra i recenti allestimenti che ne hanno fatto le spese, anche quello di "The death of Klinghoffer" di John Adams; già questa estate, si è evitata per un soffio la soppressione dell'intera odierna stagione, al prezzo però di un sofferto accordo sindacale che impone pesanti tagli e sacrifici che ricadono ovviamente anche sui musicisti, inoltre, probabilmente in futuro, per ridurre i costi, si dovrà drasticamente abbassare la media attuale di 200 rappresentazioni per stagione), sono parecchi gli organismi e le istituzioni musicali in sofferenza, la stessa orchestra superstite della Rai, non è del tutto esente da questo rischio, già corso anni fa, prima che terminassero i lavori di restauro dell'attuale auditorium "Toscanini", tutto purtroppo nella più tetra, grigia norma! Ma tanto basterà ed avanzerà il "moccoluto" assieme ad altri plasticosi cloni, a tenere alto nell'intero globo terracqueo, il vessillo della somma arte musicale, per cui chi se ne importa di tutto il resto. In questi giorni, parlando con quella melomane bolognese abbonata al "Comunale" ed estimatrice del "genio" del "moccoluto", le ho chiesto se aveva apprezzato il recente allestimento del "Guillaume Tell" di Rossini e se avesse anche assistito ad una recita de "La Lady Macbeth del Distretto di Mcensk" di Shostakovich, in scena i giorni scorsi. Orbene, l'esimia personaggia, con tono tutt'altro che entusiasta, nel primo caso si doleva dell'eccessiva lunghezza dell'opera (con tutto che le ho fatto presente che il direttore avrà tagliato, stando alla differita radiofonica da me ascoltata, all'incirca almeno un buon quarto d'ora complessivo di musica; inoltre, se penso che, a suo tempo, assistette al ben più lungo "Parsifal" di Wagner, diretto da Rpberto Abbado, senza batter ciglio, mi cascano proprio le braccia), salvando giusto, bontà sua, l'ouverture, mentre riguardo all'altro titolo, mi ha detto, inorridita, di essersene andata via già alla fine del primo atto, avendone avuto più che abbastanza! Benessum! Allora continuiamo pure a meritarci un volgarissimo Allevi qualsiasi! Certo che anche questo 2015, promette veramente bene, se il buongiorno si vede dal mattino! Tutto stramaledettamente sempre nella norma (ma non di sicuro quella di Bellini, ohimè!)! Buone feste a tutti quanti! / / / P.S.: A proposito nuovamente di queste regie liriche attualizzatrici e quindi, indirettamente, anche del recentissimo "Fidelio" scaligero, diretto da Barenboim, con la regia tipicamente modernista di tal Deborah Warner, essendo praticamente divenute da tempo immemorabile la prassi su gran parte dei palcoscenici lirici, non solo hanno perso qualsivoglia aspetto innovativo, nè tantomeno rivoluzionario, essendosi inoltre parecchio involgarite e banalizzate nel frattempo, diventando sommamente piatte, sciape, risapute, ripetitive e noiose, ma proprio perchè sono la "norma", per forza di cose, si sono trasformate, esse stesse, in una convenzione e le convenzioni, si sa, esistono per essere superate. Per cui, così come a suo tempo, con questo tipo di regia "moderna", si è voluto abbattere quelle di tipo più tradizionale, stupidamente mi chiedo, per fare finalmente piazza pulita di questa attuale convenzione lirico-registica attualizzatrice, cosa si dovrebbe mai fare? Tornare ai vecchi, cari, fondali dipinti di cartapesta, per riuscire a creare qualcosa di autenticamente nuovo, innovativo e rivoluzionario? Sarebbe veramente il colmo! Mi sa tanto che anche questa sia una "Unanswered question"! Prosit! / / / P.P.S.: A parte il Natale, senza stipendi e tredicesime, anche per gli orchestrali del Comunale di Bologna, già in una situazione retributiva incerta da un semestre, per la tipica serie di storture burocratiche ed amministrative, di norma nel nostro paese, con il concerto del 19 corrente al Manzoni cancellato per via di uno sciopero da parte degli stessi deciso praticamente all'unanimità, con ulteriori scioperi del personale tecnico per domenica 21 e del personale amministrativo il giorno dopo, con un'apertura di stagione (il "Ballo in maschera" di Verdi dell'11 gennaio) ovviamente a rischio, fa specie leggere qualche pagina più avanti, sullo stesso numero del "Carlino" dal quale ho desunto queste 'liete' novelle, del musical (gulp!) di Beppe Maniglia (gasp!) all'Antoniano, col triste umàrel che si esibisce a torso nudo (glurb!) all'Antoniano! E' proprio vero che non c'è più religione! Ma anche l'articolo sul triste natale degli strumentisti del Comunale era contornato, in basso a destra, da un riquadro pubblicitario sul concerto degli stessi il 22 sempre al Manzoni, con Mariotti e sul fianco sinistro da un trafiletto intitolato a Luigi Nono, nel quale però si arrivava ad inneggiare anche all'operato culturale dell'attuale giunta bolognese! Ma quante contraddizioni!   

martedì 9 dicembre 2014

Breve storia della collana "RCA Living Stereo".

Era almeno dal marzo del 1953, che i responsabili della gloriosa casa discografica statunitense, ci stavano pensando, ma fu soltanto il 6 ottobre di quell'anno, che la RCA Victor effettuò le sue prime sessioni sperimentali di registrazione discografica, adottando la cosiddetta tecnologia "binaurale", meglio nota successivamente come stereofonia. Al Manhattan Center di New York, Leopold Stokovski diresse un'orchestra appositamente formata per l'occasione, nella 1^ rapsodia rumena di George Enescu e nel valzer dall' "Eugenio Onegin" di Piotr Ilich Ciaikovski. Nel dicembre dello stesso anno, sempre nel medesimo luogo, vennero effettuate ulteriori prove di ripresa stereofonica, con Pierre Monteux assieme ad elementi della Boston Symphony Orchestra. Dopodichè, nel febbraio del 1954, le pionieristiche apparecchiature di registrazione multitraccia, vennero trasferite alla Boston Symphony Hall, dove la locale orchestra sinfonica, assieme ai solisti vocali ed al coro, tutti sotto la direzione di Charles Munch, stava accingendosi ad incidere "La damnation de Faust" di Héctor Berlioz. In quell'occasione, per la prima volta, i tecnici della RCA, ripresero l'esecuzione in doppia modalità, ovvero contemporaneamente sia in monofonia che su nastro magnetico a 2 tracce. Queste riprese sperimentali condussero, con ulteriori affinamenti tecnologici, a realizzare le prime incisioni stereofoniche ufficiali, effettuate all'Orchestra Hall di Chicago, nel marzo del 1954, con la locale orchestra sinfonica e Fritz Reiner sul podio, impegnati in 2 celeberrimi poemi sinfonici di Richard Strauss: "Ein heldenleben", op.40 (registrato il giorno 6) e "Also sprach Zarathustra", op.30 (inciso esattamente un paio di giorni dopo). Ci sarebbero anche da menzionare, a parte, poichè non certo previste originariamente per un'emissione discografica, le registrazioni stereofoniche degli ultimi 2 concerti pubblici di Arturo Toscanini (radiotrasmessi in diretta però nella allora consueta monofonia, poichè le prime trasmissioni stereofoniche ufficiali in modulazione di frequenza inizieranno anni dopo, precisamente nel 1962), con la Nbc Symphony Orchestra, tenutisi alla Carnegie Hall rispettivamente il 21 marzo (musiche di Gioachino Rossini e Ciaikovski) ed il 4 aprile (musiche di Richard Wagner) di quello stesso anno (ufficialmente, inoltre, ne venne scartata a priori l'emissione discografica, poichè definiti di qualità sonora insoddisfacente, ma, in realtà, penso proprio che il motivo reale della loro mancata pubblicazione fosse dovuto soprattutto ai 2 vuoti di memoria avuti dal direttore parmense nel corso di questi concerti, che si rifletterono nella qualità esecutiva, quella sì non del tutto soddisfacente, dell'orchestra, soprattutto nell'ultimo concerto, quello del 4 aprile. Il primo vuoto di memoria, sia pur lieve, si ebbe, nel concerto del 21 marzo, durante il 2° tempo della "Patetica" di Ciaikovski, l'altro, quello più "celebre" e prolungato, nel concerto del 4 aprile, durante il "Venusberg" dal "Tannhaeuser" di Wagner. Inoltre, ben prima che risuonassero gli accordi finali del brano successivo che concludeva il programma ufficiale, cioè l'ouverture da "I Maestri Cantori di Norimberga", Toscanini, lentamente, aveva abbandonato già il podio, non assistendo quindi agli applausi tributategli dal pubblico in sala. I nastri stereofonici di questi concerti, hanno comunque conosciuto alcune riedizioni "ufficiose", in anni più recenti, soprattutto su cd, dimostrando una volta per tutte che non era certo la qualità sonora originaria ad essere poi così insoddisfacente, anzi!). Sempre nel '54, quella stessa NBC Symphony Orchestra, ufficialmente liquidata dall'ente radiotelevisivo, dopo l'abbandono del podio da parte di Toscanini, ma ricostituitasi di lì a poco col nome di "Symphony of the Air", con cui sopravvisse fino al '63, effettuò altre sedute d'incisione stereofoniche con Leopold Stokovski (una selezione dal "Romeo e Giulietta" di Prokofiev, la suite da "Sebastian" di Menotti e le "Dance Variations" di Morton Gould), nel mese di settembre (incisioni che poi, quando uscirono in disco, inizialmente vennero presentate però con la dicitura "Leopold Stokovski and his Orchestra"). .Poichè all'epoca in cui la RCA effettuò queste riprese multitraccia, la masterizzazione dei dischi, così come la loro riproduzione domestica, avveniva totalmente nel dominio monofonico, inizialmente anche queste nuove incisioni, uscirono in versione monofonica. La casa discografica continuò comunque, in anticipo sui tempi, ad usare le apparecchiature a 2 ed a 3 tracce, per incidere dischi con alcuni dei più grandi interpreti del momento (Jascha Heifetz, Gregor Piatigorski, Fritz Reiner, Charles Munch, Arthur Rubinstein, Arthur Fiedler, Morton Gould, Josef Krips, Jean Martinon, Anatole Fistoulari, Charles Mackerras, Dimitri Mitropoulos, Aaron Copland, Robert Merrill, Alexander Gibson, Erich Leinsdorf, Leonard Warren, Henryk Szering, Anna Moffo, Tullio Serafin, Francesco Molinari-Pradelli, Robert Russell Bennett, Leopold Stokovski, Cesare Valletti, Pierre Monteux, Mario Lanza, Franco Ferrara, Renato Fasano, Julian Bream, René Leibowitz, Robert Shaw, Renata Tebaldi, Jussi Bioerling, Richard Tucker, Ettore Bastianini, Fernando Corena, Seiji Ozawa, Oscar Levant, Zinka Milanov), oltre che con alcune delle orchestre e dei complessi strumentali più prestigiosi (London Symphony Orchestra, Royal Philarmonic Orchestra, New Philarmonia Orchestra, Chicago Symphony Orchestra, Boston Symphony Orchestra, Symphony of the Air, I Virtuosi di Roma), prima quindi che pure la tecnologia di riproduzione domestica, adottasse ufficialmente il sistema stereofonico. Finalmente, l'anno successivo, vennero introdotti sul mercato, i registratori stereofonici a bobine, utilizzanti un nastro magnetico da un quarto di pollice, ad una velocità di scorrimento di 19 cm./sec., cosicchè la RCA realizzò il suo primo catalogo di nastri "ortofonici stereo", attraverso i quali ambiva a ridefinire il concetto stesso di alta fedeltà. Nello stesso 1955, la casa discografica introdusse una nuova consolle di missaggio a 3 canali, progettata e realizzata in proprio. Dal 6 al 16 dicembre 1956, Rubinstein, assieme alla Symphony of the Air (ex NBC Symphony Orchestra) diretta da Krips, incide in stereofonia, il suo primo ciclo completo (del paio da lui registrati) dei concerti beethoveniani. Nel 1958, registrazioni stereofoniche vengono effettuate anche alla Webster Hall di New York. E proprio in quell'anno, la Western Electric Company, produsse l'innovativo tornio d'incisione stereofonico, subito impostosi a livello mondiale, rivoluzionando quindi la tecnica di masterizzazione discografica. Naturale conseguenza di tutto ciò, fu l'introduzione ufficiale, sul mercato, delle prime apparecchiature di riproduzione stereofoniche, in ambito domestico, e l'immissione sul mercato discografico, da parte della RCA, della sua famosa collana "Living Stereo". Da notare, a tal proposito, che i dischi registrati in Inghilterra, erano in coproduzione con la Decca, con cui la RCA ebbe un accordo fino ai primi anni '60, (tra i tecnici del suono il famoso Kenneth J. Wilkinson), così come lo saranno in seguito alcune registrazioni di Herbert von Karajan con i Wiener Philarmoniker, compresa la famosa edizione della "Carmen" di Georges Bizet, con Leontyne Price, Robert Merrill, Mirella Freni e Franco Corelli, nei ruoli principali, registrata nel '63, alla Sofiensaal di Vienna e prodotta da John Culshaw (sia il luogo di registrazione che il produttore discografico, erano un'esclusività proprio della Decca) ed alcune produzioni effettuate in quel di Roma, come "La Gioconda" di Amilcare Ponchielli diretta da Fernando Previtali e l' "Aida" di Giuseppe Verdi, diretta da Georg Solti (inoltre sappiate che il coro e l'orchestra della RCA italiana, che compaiono su alcune realizzazioni del periodo, erano in realtà i complessi di Santa Cecilia, sotto mentite spoglie, avendo un contratto ufficiale d'esclusiva, proprio con la Decca); quanto a Karajan, apro una breve parentesi, poichè reduce da questa serie di registrazioni effettuate in coproduzione Decca/RCA, rimarrà talmente entusiasta soprattutto della filosofia di registrazione adottata in quelle operistiche, coi cantanti e i coristi che venivano fatti muovere, durante le sedute d'incisione, come se fossero in un palcoscenico virtuale, anzichè fissi in posizione da concerto come usuale (la Decca, non per niente, a tal proposito, usava la denominazione "Sonic Stage"), dal pretendere successivamente, quando incise nei mesi di settembre ed ottobre del 1965 per la DGG, con i complessi scaligeri, il celeberrimo dittico "Cavalleria rusticana/I pagliacci", di vederla replicata dai tecnici dell'etichetta tedesca. Al che, questi ultimi, gli risposero alquanto "diplomaticamente" che, pur non potendo venirgli incontro, avrebbero comunque cercato di accontentarlo nel migliore dei modi (!). Ma tornando alla RCA, le prime sessioni di registrazione a 2 tracce, verso la fine del '53 ed agli inizi del '54, vennero effettuate con apparecchiature di propria concezione, RCA RT 21, utilizzanti un nastro magnetico da un quarto di pollice, alla velocità di 38 (15 ips) o 77 (30 ips) cm./sec., collegate ad una coppia di miscelatori monofonici, ciascuno assegnato ad una traccia audio. I microfoni impiegati più frequentemente, erano quelli a condensatore della Neumann, i cardioidi U-47 e gli omnidirezionali M49/50, così come nella sala di controllo erano utilizzate casse acustiche sempre progettate dalla stessa RCA, le LC-1A, con altoparlanti a doppio cono da 15 pollici. Le registrazioni a 3 tracce vennero realizzate su apparecchiature Ampex 300-3, amplificate a valvole, utilizzanti nastri da mezzo pollice, inizialmente alla velocità di 38 cm./sec. (15 ips) ed in anni più tardi anche a 77 cm./sec. (30 ips), successivamente rimissati su nastri da un quarto di pollice a 2 tracce, usati per la masterizzazione (da rilevare che il segnale proveniente dal terzo canale, ovvero quello centrale, veniva utilizzato direttamente per creare la versione monofonica del disco). Nessuna equalizzazione veniva impiegata nelle fasi iniziali delle registrazioni multitraccia; i segnali provenienti dai microfoni, venivano sommati attraverso elettroniche passive ed incisi direttamente sul nastro. Inoltre, nessuna equalizzazione veniva applicata al momento del riascolto delle varie tracce derivanti dalle sedute d'incisione, in sala di controllo, ai fini dell'approvazione da parte dei musicisti medesimi, del risultato finale. Gli uomini che forgiarono il leggendario suono "RCA Living Stereo"? I produttori John Pfeiffer, Richard Mohr, Peter Dellheim e Joseph Habig, assieme ai tecnici Leslie Chase, Mark Donahue, Lewis Layton, Bernard Keville ed Anthony Salvatore. Curiosamente, su alcune copertine dei dischi usciti in questo periodo, veniva evidenziato l'utilizzo di un misterioso, speciale 'ingrediente', nella fabbricazione del vinile, dalle vantate proprietà antistatiche, volte cioè a combattere polvere e cariche elettrostatiche, oltrechè a ridurre il rumore di fondo, almeno a detta della stessa casa discografica. La sigla di questo fantomatico composto era "317X" (veniva talvolta aggiunta anche la pomposa definizione di "miracle surface") e null'altro veniva specificato, molto probabilmente trattavasi di fumo negli occhi, tant'è che successivamente questa menzione sparì completamente dalle copertine. Nel 1963, veniva introdotta anche la discussa tecnologia "Dynagroove", con cui si ambiva di risolvere il problema del progressivo aumento di distorsione del suono del disco, man mano che la puntina si avvicina al centro del disco, a causa dell'altrettanto progressivo aumento dell'errore radiale, intrinseco alla geometria dei bracci imperniati usualmente adottati sui giradischi (tutt'ora gli apparecchi dotati di braccio di lettura tangenziale, costituiscono un'esigua minoranza). L'espediente utilizzato consisteva nell'introdurre artificiosamente, durante il procedimento d'incisione, una sorta di distorsione uguale e contraria, che avrebbe dovuto in pratica, all'ascolto del disco, annullare quella dovuta all'errore radiale. Poichè il giudizio sulle effettive qualità sonore degli "RCA Living Stereo / Dynagroove" dato dagli esperti è controverso (c' è chi li trova validi e chi, al contrario, li trova pessimi), qualcuno ha giustamente notato che detto sistema era comunque tarato sulle caratteristiche tecniche delle testine fonografiche dell'epoca, dotate di puntine aventi prevalentemente una geometria di tipo conico, per cui riproducendoli con puntine odierne più fini ed adottanti geometrie di tipo diverso (ovvero ellittiche e similari), il suono non verrebbe reso in maniera ottimale (personalmente non ho, almeno fino ad ora, esperienze dirette in materia, anche se recentissimamente ho reperito, per una manciata di euro, in un negozio di dischi usati qui a Bologna, uno di questi "Dynagroove" originali, precisamente quello siglato LSC 2661 ed intitolato "Jalousie", comprendente musiche di vari autori, registrato il 19 e 20 giugno del 1962, dalla Boston Pops Orchestra diretta da Arthur Fiedler, ed uscito proprio nel 1963, ma non l'ho ancora ascoltato, singolare che per conoscerne la data d'incisione, abbia dovuto leggere il retrocopertina della sua corrispondente ristampa italiana, trovata nel medesimo negozio, poichè in quella statunitense manca detta informazione; nella busta interna del disco americano, per contro, su di un lato ci sono delle sintetiche note di commento sul programma musicale inciso, sull'altro invece si trova proprio un gran panegirico su questo nuovo sistema d'incisione adottato, a cura di un sedicente grande esperto di alta fedeltà a me, peraltro, totalmente ignoto. Da una prima scorsa, lo scritto mi sembra più fumo che arrosto, però, la qual cosa non mi meraviglia affatto). Credo comunque che questa tecnologia sia stata applicata per non più di un decennio, per poi tramontare definitivamente. La RCA manterrà la denominazione "Living Stereo" su almeno una parte delle copertine dei suoi dischi, fin verso la metà degli anni '70, almeno credo, anche se nel frattempo, l'originaria filosofia che ne era stata la base, verrà progressivamente sempre meno, viste anche le innovazioni tecnologiche caratterizzanti l'intero universo discografico, sia per il passaggio dalle catene di registrazione valvolari a quelle a transistori, avvenuto intorno alla metà degli anni '60, sia per l'introduzione di banchi di miscelazione multicanali, coi quali si passò ad una multimicrofonia sempre più spinta, in aggiunta, nel 1969, all'introduzione del primo sistema di riduzione di rumore di fondo, di tipo professionale, il Dolby A (tacendo anche del passaggio dai controlli manuali sulla qualità della fabbricazione dei dischi, a quelli completamente automatizzati, con esiti ovviamente nefasti, in aggiunta, alla fine degli anni '60, al cambio del logo RCA, assai più prosaico graficamente rispetto al precedente). Sempre agli inizi degli anni '70, vennero introdotti anche i famigerati "Dynaflex", vinili sottilissimi ed estremamente flessibili, ovvero facilmente deformabili, oltre che rumorosissimi, spacciati per giunta come un'autentica miglioria (!), per cui dell'alta qualità sonora, vanto dei migliori "Living Stereo", non rimaneva più alcuna traccia; per fortuna, questa autentica porcheria, sparirà dopo pochissimo tempo. Secondo gli esperti, il periodo dell'uscita di questi dischi speciali, è circoscritto nel breve arco di tempo compreso fra il '58 ed il '65 (a parere di alcuni anzi, non si andrebbe oltre il '63), cosa che vale anche per altre collane similari, come per esempio la "Mercury Living Presence". In quanto prodotti di lusso, ovvero di punta, la cura si estendeva anche alla grafica delle copertine (nel caso della RCA, anche delle etichette dei dischi), spesso particolarmente raffinata, inoltre i controlli di qualità interamente manuali, circa ogni 400/500 dischi, singolarmente esaminati al microscopio, facevano sì che un'intera partita potesse essere interamente distrutta, qualora anche un solo esemplare denotasse il benchè minimo difetto superficiale! Questo dà senz'altro un'ulteriore idea della singolarità di questi prodotti, ma anche il perchè si sia successivamente passati a procedure assai meno accurate, a detrimento della qualità del prodotto finale, però decisamente meno onerose, oltre che naturalmente assai più redditizie, dal punto di vista economico, per le case discografiche medesime. A parte il fatto che, all'epoca di queste incisioni, talvolta, già si perdeva parecchio tempo iniziale alla ricerca di un ambiente di registrazione adeguato (faccio l'esempio della Emi britannica che impiegò, negli anni '60, del gran tempo a cercare in quel di Londra, una chiesa dall'acustica adatta, soltanto per poter fare incidere a Sir John Barbirolli ed agli archi della New Philarmonia Orchestra, la quindicina di minuti complessivi di musica, costituita dalla "Fantasia su un tema di Thomas Tallis" di Ralph Vaughan-Williams, al fine di poterne catturare al meglio, in sede di registrazione, i particolari effetti antifonali caratterizzanti l'interazione fra il quintetto d'archi e la restante compagine strumentale), se si considera che le riprese sonore venivano effettuate con soltanto 2 o 3 microfoni, che si facevano diversi tentativi prima di trovarne il posizionamento ottimale, in relazione all'acustica del luogo, con relativo ulteriore dispendio di tempo oltre che di denaro, mentre con il successivo avvento delle consolle di missaggio multitraccia si sarebbero potuti posizionare frotte di microfoni direttamente di fronte ai singoli strumentisti o gruppi strumentali, provvedendo attraverso i cursori e le manopole del banco di registrazione, a posizionarli artificialmente sul fronte stereofonico (il cosiddetto pan-pot), aggiungiamoci l'uso progressivamente sempre più smodato di riverberatori, equalizzatori, limitatori, compressori di dinamica, riduttori di rumore, sintetizzatori di subarmoniche ed altre diavolerie assortite, tutto ciò accompagnato da un progressivo scadimento della qualità del vinile, composto in percentuale crescente da materiale riciclato da scarti di lavorazione, ed in misura decrescente, da materiale vergine, una minor cura nello stoccaggio, nell'immagazzinamento e nel confezionamento, che se da un lato si abbattevano ovviamente i tempi ed i costi, purtroppo si finiva, sempre più spesso, per sacrificare senz'alcun riguardo l'aspetto qualitativo, confliggente con gli interessi commerciali dei discografici, insomma non ci vuole molto a comprendere il perchè questa "età dell'oro" sia durata così poco (nota: le succinte e senz'altro lacunose notizie, suscettibili di errori ed imprecisioni, riguardo agli "RCA Living Stereo", le ho messe insieme semplicemente partendo da alcuni libretti interni di ristampe commerciali in sacd/cd, da retrocopertine di ristampe speciali in lp, oltrechè dal libro di Stefano Rama, "I dischi dell'età dell'oro", ed. Voltaire, da me più volte citato in precedenza, in aggiunta a piccoli apporti personali, occasionali reperimenti nei mercatini dell'usato, ed informazioni pescate sulle riviste specializzate. Purtroppo il libro di Jonathan Valin, "The RCA bible", testo di riferimento, è praticamente introvabile da alcuni lustri, per quel poco che ne so). - Appendice: pur essendosi parlato degli "RCA Living Stereo" inerenti il repertorio della musica colta, ciò non toglie che detta collana comprendesse anche titoli concernenti generi musicali più popolari (siglati generalmente LSP, con la P che sta per "Popular", anzichè LSC, con la C che sta ovviamente per "Classical", come per quelli di cui si è trattato in questa sede), ma per quel poco che ne so, se simile era la cura grafica delle copertine e la qualità di stampaggio del vinile, rispetto ai loro cugini più blasonati, purtroppo assai più discontinua ne era la qualità artistica ed ancora di più lo era quella sonora; in effetti, a parte alcuni grandi nomi (Elvis Presley, Harry Belafonte, Chet Atkins, Henry Mancini, Lena Horne), la maggior parte dei musicisti coinvolti in queste produzioni, erano di scarso livello e sono giustamente caduti nel dimenticatoio, inoltre i criteri di ripresa sonora adottati erano assai più commercialmente sciatti ed improntati per lo più ad uno stucchevole effettismo, tipo ping-pong stereofonico et similia, proteso a solleticare il pubblico più di bocca buona, ovvero meno esigente in fatto di realismo e verosimiglianza sonica, al quale erano prevalentemente destinati questi titoli, anzi in alcuni casi si trattava persino di riprese originariamente monofoniche, riprocessate elettronicamente in "stereo artificiale" (in questi casi la sigla diventava LSP-e); comunque sia, anche una parte di questi titoli è stata oggetto, in tempi recenti, di ristampe, sia su cd che su vinile speciale. / In Italia, salvo sporadiche, occasionali importazioni di manciate di questi titoli da parte di qualche negozio specializzato nelle città più importanti, gli "RCA Living Stereo", non hanno praticamente circolato nella loro veste originaria, poichè i dischi ritenuti vendibili anche nel mercato nostrano, come già accennato in precedenza a proposito dei "Dynagroove", venivano ristampati, con qualità sia sonora che di stampa, ovviamente di gran lunga inferiore rispetto ai corrispettivi d'oltre oceano (come triste e consueta, ahimè, fin dalle origini, "tradizione" nostrana, anzi, direi che gli Rca italiani, non erano nemmeno i peggiori in assoluto come stampaggio, nel mercato discografico nostrano, rispetto anche agli Emi e soprattutto ai Cbs italici, questi ultimi sì veramente diabolici!) ed anche con delle etichette assai meno suadenti graficamente rispetto a quelle dei dischi americani, ma il motivo di ciò era dovuto in gran parte al fatto che, poichè queste ultime (così come, sovente, anche le relative copertine) recavano accanto alla dicitura "RCA Victor", anche il celebre logo "His Master's Voice", ovvero proprio quello raffigurante il cagnolino (Nipper) che ascolta la voce del suo padrone provenire dalla tromba del grammofono, per il quale la casa americana deteneva i diritti soltanto per gli Stati Uniti ed il Canada, mentre per il resto del mondo, i diritti appartenevano alla Emi inglese e sue succursali, chiaramente per le copertine e le etichette dei dischi fabbricati dalle altre sedi della RCA sparse per il mondo, non si potevano adottare, ovviamente, gli stessi criteri grafici (ciò non sminuisce il fatto, anzi tutt'altro, che le etichette dei dischi RCA americani di quell'epoca siano veramente notevoli dal punto di vista dell'eleganza e raffinatezza estetica, forse fra le più belle in assoluto in ambito discografico, come ho potuto verificare anche personalmente, ed in questo caso la faccenda vale anche per gli esemplari monofonici dello stesso periodo, ed anche di quello precedente). Per la cronaca, gli Rca "locali" venivano prodotti nello stabilimento romano della filiale italiana, inaugurato nel 1950 (con tanto di articolo sul primo numero della rivista mensile "Musica e dischi", recante per giunta anche una foto a colori di Toscanini in copertina) ed originariamente sito al km.12 della via Tiburtina.