mercoledì 28 gennaio 2015

C'era una volta il catalogo cartaceo...

Adesso non più, per le case discografiche e relativi distributori è più sbrigativo ed economico, rimandarti ai propri siti internet, non sempre però attendibili, completi ed aggiornati, anzi talvolta decisamente lacunosi, caotici, farraginosi, dall'accesso difficoltoso oltrechè dal caricamento delle pagine lento, dove puoi (spesso ma non sempre) trovare il catalogo, anche in questo caso non sempre aggiornato, ed eventuali supplementi, scaricabili unicamente come file in pdf (e qui cominciano i problemi, poichè talvolta ho successivamente riscontrato che il file scaricato risultava danneggiato e perciò illeggibile da Adobe Reader). Questo significa già escludere in partenza coloro che, per vari motivi, non abbiano dimestichezza alcuna con la rete, inoltre se si vuole stampare il file su supporto cartaceo (fra numero di fogli di carta occorrenti e soprattutto, quantità d'inchiostro necessaria per la stampa), la faccenda risulta assai più onerosa e costosa, rispetto al fatto di poterlo acquistare direttamente in negozio (fino a pochissimo tempo fa era ancora possibile che venisse anche allegato a qualche cd promozionale, almeno nel caso di qualche etichetta indipendente), se poi si pensa che ai bei tempi andati, sovente lo si otteneva gratis... Ma anche limitandosi ad immagazzinarlo dentro al proprio computer, come faccio io, viene comunque a mancare quella immediatezza di consultazione esclusiva del supporto cartaceo, soprattutto se l'informazione che si cerca è contenuta nelle ultime pagine, costringedoti a tenere pigiato perennemente il tasto sinistro del mouse o del touchpad, dovendolo tediosamente e lungamente scorrere fin dall'inizio, sino ad arrivare finalmente al punto desiderato. Insomma, è tutto diventato così terribilmente, frustrantemente, irritantemente scomodo, a parte poi l'altra questione di rendere disponibili un sempre maggior numero di titoli, attraverso la pratica del famigerato download (scaricamento) a pagamento (si tenga conto che i supporti registrabili sono assai più deteriorabili di quelli preregistrati), ma in una società consumistica dove impera il criterio dell'usa-e-getta, probabilmente tutto ciò è irrilevante, anche se dal mio punto di vista retrogrado costituisce una decisa perdita secca, diventando sempre più difficile non solo essere informati sulle nuove uscite, ma anche sapere se un certo titolo sia ancora in catalogo e quindi reperibile. A parte il fatto che comunque, ribadisco, l'immediatezza di consultazione di un catalogo cartaceo, in questo caso semplicemente te la sogni. Ma che palle! / Nell'attuale programmazione di Radiofd5 (l'ex 5° canale "Auditorium" della defunta filodiffusione, attualmente ricevibile soprattutto sul digitale sia terrestre che satellitare), noto da qualche tempo la perniciosa tendenza a privilegiare nettamente brani di musica classica brevi se non brevissimi e solo saltuariamente di medio respiro, evitandosi quasi completamente le composizioni di più ampia durata, ovvero escludendo in partenza gran parte della letteratura musicale esistente, niente più composizioni sinfonico-corali di ampie proporzioni, niente più opere liriche integrali, ridotte casomai a succinti estratti (dove sono finiti i vari "Progetto Gluck", "Progetto Verdi", "Progetto Wagner", "Progetto Strauss", "Progetto Mascagni" e compagnia bella, domanda retorica, nel senso che una volta conclusisi, era proprio necessario far progressivamente sparire le opere liriche integrali dal palinsesto?). Un vero e proprio obbrobrio, direi! Una logica, ammesso che si possa definire tale, decisamente aberrante, anche se non nuova purtroppo, degna di certe trasmissioni di Radiotre, il ridurre la musica colta esclusivamente a pezzetti e pezzettini, manco fossimo al cospetto di banalissime canzonette, ma forse, in questi tempi così barbaramente "virtuali", dove manca sempre il tempo (e la voglia) di fare alcunchè e perciò non ci si vuole spremere troppo le meningi, magari può benissimo essere che tutto ciò corrisponda a delle perversamente precise esigenze da parte della stragrande maggioranza del pubblico dei radioascoltatori, troppo indaffarati nell'arco delle loro inutilmente "modernamente" convulse giornate, per aver voglia di "sprecare" tempo ed energie mentali nell'ascolto senz'altro più impegnativo di musiche di ben più ampio respiro, ovvero minutaggio complessivo, forse ci sarà anche lo zampino dei discografici, od al contrario nulla di tutto ciò, ma mi sembra comunque un ulteriore piccolo segnale di progressiva involuzione, d'impoverimento culturale, da parte di quello che "dovrebbe" (ma lo è ancora?) un ente radiotelevisivo pubblico. Il mio è senz'altro un discorso da ingenuo zuzzurellone, che ci volete fare!

sabato 3 gennaio 2015

Capodanni.

Proprio nulla di esaltante sul piano interpretativo (ma probabilmente sono io che sbaglio a voler far le pulci a dei banalissimi eventi più mondani che autenticamente musicali, purtroppo è più forte di me, pur sapendo benissimo di risultare inevitabilmente pedante e supercilioso) riguardo ai consueti concerti di capodanno televisivi da Venezia e da Vienna, direi, anche visionandoli sul canale ad alta definizione di mamma Rai. Quello veneziano mi è parso alquanto abborracciato come al solito, oltretutto col tipico malvezzo di Rai1 di collegarsi alle ore 12.30 anzichè a mezzogiorno, orario effettivo d'inizio, sempre per dare assurdo spazio alle manfrine ecclesiastico-papali in collegamento con la tv vaticana, dimodochè per sentirselo pressochè integrale, occorre aspettare la differita serale di Radiotresuite, concerto comunque ridicolo nel voler scimmiottare, con contorno di banali coreografie e balletti, le già banalotte all'origine facezie dei viennesi, con un Daniel Harding che mi sembra sostanzialmente un pesce fuor d'acqua (ridicoli i suoi auguri di buon anno "a tutto il mondo" - alla faccia della megalomania! -, maldestramente biascicati in un italiano improbabile) ed un'orchestra comunque imparagonabile alla consorella viennese e dagli evidenti limiti oggettivi, come dimostrato, in particolare, da un boogie-woogie dall'opera "Napoli milionaria" di Nino Rota, eseguito in maniera sommamente smunta ed opaca, ma tanto cosa vuoi che importi in simili occasioni, visto che il pubblico è quel che ci si può facilissimamente immaginare, se poi si pensa che il consulente musicale di simile spettacolo, è il famigerato signor "Docciafredda" (meglio noto come Pietro Acquafredda, autore di amenissime trasmissioni, tipo "All'opera!", condotta a suo tempo dal "tristissimo" Antonio Lubrano......), di cosa mai ci si dovrebbe meravigliare? A quando un concerto di capodanno che si svolga nella prima serata del giorno di capodanno, anzichè a mezzogiorno, faccenda che personalmente troverei assai più sensata, visto che la mattina molti hanno ancora la mente ottenebrata dagli stravizi e dalle abbondanti libagioni notturne? Ma dove cavolo sta scritto che si debba cominciare tutti a mezzogiorno, pestandosi (almeno radiotelevisivamente parlando) i calli a vicenda? A parte che i primi in assoluto ad aver avuto l'idea d'istituire un concerto di inizio d'anno, mi pare siano stati proprio i viennesi, salvo smentite, comunque sia trovo veramente stupido e controproducente farsi concorrenza in maniera così assurdamente smaccata! Per altro, quest'anno, anche il concerto viennese, pur con delle scelte di programma che mi sono sembrate un poco meno usuali del consueto, diretto da quell'impeccabile professionista del podio che troppo spesso si rivela essere Zubin Mehta (che sovente si dimentica di essere, se vuole, anche un grande interprete, come malauguratamente avvenuto anche in questo caso), non mi sembra sia mai andato oltre i binari di una gelidamente asettica altissima routine (discorso ovviamente analogo per quel che concerne la prestazione dell'orchestra), tutto scorreva liscio e prevedibile senza alcun barlume di emozione, tutto sterilizzato sotto vuoto spinto (con una "Radetzki-marsch" finale, dall'incedere burocraticamente prussiano), omogeneizzato anche più del solito, mi è persino venuta una leggera sonnolenza, una vaga sensazione di noia mi pervadeva, ma direi che sia tutto in perfetta sintonia con l'epoca vuota e superficiale nella quale, vanamente e quotidianamente, nostro malgrado ci dibattiamo, senza alcun costrutto, nemmeno le faccende musicali possono essere impermeabili a tutto questo. Ho letto sulla rivista "Musica" che il programma prevedeva inizialmente anche il "valzer triste" di Jan Sibelius (1865-1957), come omaggio per il 150° anniversario della nascita del grande compositore finlandese, brano successivamente espunto dal suddetto programma, a causa di una meschina questione inerente il pagamento dei diritti d'autore; penso che, comunque, in un simile asettico contesto, non sarebbe stato un grande omaggio all'arte di codesto musicista, anzi tutt'altro, per cui non me ne dolgo più di tanto, personalmente, inoltre direi proprio che un tale brano, dal carattere drammatico come si evince facilmente dal titolo, ci sarebbe in ogni caso stato come i cavoli a merenda, in un'atmosfera così superficialmente mondana. Anche quest'anno i fiori che addobbavano la grande sala della Società della Musica viennese, non provenivano più da San Remo (con composizioni non sempre felicissime in passato - ricordo parecchi anni addietro di aver visto degli strani aggeggi che sembravano più dei cavolfiori che fiori propriamente detti -, per la verità), ma erano offerti dalla stessa municipalità viennese, il direttore d'orchestra ha fatto gli auguri di prammatica soltanto in lingua tedesca e non anche nelle altre principali lingue, in barba all'eurovisione, i balletti, come al solito, erano immarcescibilmente, impeccabilmente banali, inoltre non ho fatto caso, nei titoli di coda, se la regia televisiva fosse, anche quest'anno, come al solito, del 'consumato' Brian Large, ma poco importa a questo punto, è la tipica brodaglia musicale delle multinazionali che andrà ad occupare inutilmente le vetrine e gli scaffali dei negozi di dischi ancora esistenti, nei prossimi giorni, cascasse il mondo, per la serie "certezze gr(rrrr)anitiche", anche in questo caso! O per dirla con Sandra Mondaini: "Che barba, che noia! Che noia, che barba!" / Oggi, con piacere, ho scoperto che, dal 1° dicembre 2014, è stata ripristinata, sia pure in tono minore, l'edicola internazionale, all'interno della libreria "La Feltrinelli" di via dei Mille, qui a Bologna; purtroppo, almeno per il momento, l'orario di chiusura, resta limitato alle ore 20, ma non disperiamoci e per il momento, accontentiamoci. E' già qualcosa, in tempi grami come gli attuali, rilevare una piccola sorpresa inaspettata e positiva! Forza e coraggio, dunque!