mercoledì 4 febbraio 2015

Allev(a)menti.

In questi giorni ho letto l'intervista a Giovanni Allevi, pubblicata sul supplemento emiliano del "Carlino", martedì 27 gennaio. Un'intervista tristemente banale e scontata (la Nasa gli avrebbe persino intitolato un asteroide, cose veramente dell'altro mondo), come c'era da aspettarsi da codesto pesticchiatore di pianoforti indifesi, ovviamente incentrata sul suo nuovo "disco volante", con la tipica prosa sbrodoleggiante che caratterizza i vaniloqui masturbatori tipici di coloro che sono più fumo che arrosto, un tripudio dei più vieti luoghi comuni e banalità assortite. Ovviamente della musica in sè ci viene detto poco o nulla, ma per forza, in effetti, riguardo alle sue sgangheratamente flosce, mosce, banali sequele di note, non vi è proprio alcunchè da dire. In questo, come in altri casi, contando assai più il contorno (peraltro anch'esso alquanto sciapo) che la sostanza, invero pressochè nulla, ovviamente. Peccato che non abbia letto l'articoletto prima, sì da cercare di essere presente, nel pomeriggio di quello stesso martedì, precisamente alle ore 18.30, alla libreria "La Feltrinelli" di piazza Ravegnana, dove l'ineffabile presentava personalmente il suo ultimo parto (podalico) al pubblico, con tanto di copie autografate, mi sarebbe proprio piaciuto di sentirgli proferire di persona quelle stesse castronerie con cui infarcisce le sue deliranti interviste sulla carta stampata, inoltre avrei tentato di dirgli in faccia quel che penso di lui, soltanto per una mia piccola soddisfazione personale (anche se penso che comunque me lo avrebbero impedito), mi dispiace proprio di averla mancata una simile occasione. In effetti, ricordo di aver transitato nei paraggi, quel giorno fatidico, intorno alle 20, notando una discreta folla fuori dalla libreria, chiedendomi proprio chi mai attendessero quelle anime in pena trepidanti, adesso purtroppo lo so! Sapendo che comunque non è affatto la prima volta (e non sarà di certo l'ultima, ahimè) che simile omuncolo veleggia in codesti lidi, vedrò di non farmi assolutamente sfuggire la prossima occasione, che sicuramente prima o poi si ripresenterà, quest'altra volta non devo assolutamente mancare, garantito al limone, cascasse il mondo, che mi possano ammazzare! In fondo in fondo, il moccoluto/boccoluto rappresenta egregiamente un aspetto importante della contemporaneità non soltanto musicale, il vuoto pneumatico. Egli è un preclaro esempio di quello che l'Italia, ossia gli italiani, si meritano ampiamente. Inoltre sappiamo benissimo che la vera, intrinseca natura dei discografici, è l'essere dei volgarissimi venditori di fumo, loro stanno alla musica come una suora di clausura sta al paradiso.