Disquizioni intorno alla musica colta, con particolare riferimento alla realtà contemporanea.
martedì 17 maggio 2011
Le edizioni critiche: conseguenze delle attuali regole del diritto d'autore.
Un'altra questione spinosa è quella relativa alle edizioni critiche. La funzione di queste ultime sarebbe quella di riportare le musiche del passato alla loro stesura originale, attraverso il confronto incrociato di tutte le fonti disponibili, poichè queste musiche, attraverso i secoli, possono subire, per vari motivi, delle distorsioni o alterazioni che ne compromettano o alterino fino a trasfigurarle completamente, le loro caratteristiche originarie, con le ovvie conseguenze nel campo esecutivo, ossia di finire per travisare completamente le intenzioni del compositore, facendo ascoltare al pubblico, in casi estremi, qualcosa di completamente diverso, ovvero un falso. Casi di tale genere sono frequenti in ambito musicale. Le ragioni di tutto ciò possono essere molteplici; per esempio errori o alterazioni nei manoscritti originali o nelle edizioni a stampa dell'epoca, in aggiunta a tagli, alterazioni, incrostazioni, arbitrii di varia natura, perpetrati in sede esecutiva e consolidati da nefaste tradizioni, interventi spurii di altri musicisti, rimaneggiamenti, oppure essere anche dovute a scarsa o nulla leggibilità o a incompletezza delle fonti autografe e via di questo passo. Perciò in simili situazioni la realizzazione di una cosiddetta edizione critica avrebbe la funzione di riportare il brano musicale che ne è l'oggetto, alla sua stesura originale (Urtext) e alla sua completa integralità e quindi di apportare un beneficio culturale notevole, almeno in linea teorica. Anche in questo ambito la casistica è varia, a seconda dell'entità degli interventi effettuati, poichè le differenze fra un'edizione critica e l'edizione corrente di un dato brano musicale, non sempre sono chiaramente avvertibili a livello di ascolto musicale, ma rilevabili solo a livello di scrittura, ossia di spartito. In certi casi comunque, vi sono delle differenze chiaramente avvertibili anche al solo ascolto, come per esempio nella recente edizione critica delle 9 sinfonie di Beethoven, realizzata da Johnathan Carver per la casa editrice tedesca Barenreiter, che avrebbe dovuto sostituire definitivamente l'obsoleta e quindi filologicamente inattendibile edizione della Breitkof und Hartel, risalente all'epoca del compositore; rispetto a quest'ultima cambia sensibilmente l'equilibrio fra archi e fiati, oltrechè esserci una decisa predominanza dello staccato anzichè del legato sia per quello che concerne la sezione degli archi, sia per quello che riguarda i passaggi corali della nona sinfonia, che quindi cambiano almeno in parte volto a delle musiche arcinote. Tutto ciò comunque non sminuisce il valore artistico di illustri esecuzioni del passato basate sulle precedenti edizioni. Solo che, anche in questo caso, in virtù del diritto d'autore, essendo il redattore dell'edizione critica un vivente, ecco che anche per queste musiche che sarebbero tranquillamente di dominio pubblico, stante l'epoca originaria di composizione, si ricade nel capestro del pagamento dei relativi diritti, per cui siccome non tutte le istituzioni musicali e/o i musicisti interessati dispongono di fondi economici sufficienti per far fronte a tutto ciò, alla fine, per risparmiare soldi, si finisce per ripescare le inattendibili edizioni della Breitkopf und Hartel, che, in linea teorica sarebbero dovute essere accantonate definitivamente, con tutto quel che ne consegue sul piano esecutivo e interpretativo. Ma allora a che scopo realizzare un'edizione critica, solo per far guadagnare il suo realizzatore e la casa editrice? E di casi come questo ce ne sarebbero ovviamente altri: sono state realizzate, tra gli altri, edizioni critiche di diverse opere di Rossini, del "Trovatore" e del "Rigoletto" di Verdi, della "Bohème" e della "Tosca" di Puccini, della "Cavalleria rusticana" di Mascagni, dei "Pagliacci" di Leoncavallo, di opere di Donizetti, delle sinfonie di Mahler e via discorrendo, ma, spesso, per motivi pecuniari, non vengono adottate. Aggiungasi che in certi casi le differenze fra edizioni critiche ed edizioni correnti di certe musiche, sono scarsamente rilevanti anche a livello di partitura, per cui il sospetto che tutto ciò sottenda una volgare speculazione commerciale diventa quasi una certezza! Ecco l'ennesima dimostrazione di come l'avidità umana immiserisca il tutto. Il discorso prosegue......
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento