lunedì 6 giugno 2011

Opposti inconciliabili.

Nel mentre qui in Piazza Maggiore a Bologna, gli empiti pseudo-rivoluzionari stanno decisamente scemando, non so se in maniera definitiva o temporanea, o quanto meno procedendo a fasi alterne, il vostro cospiratore -dilettante-allo-sbaraglio è qui che cerca di proseguire il suo discorso su musica colta e rivoluzione. Purtroppo, da vecchio rivoluzionario della domenica, mi viene fin troppo spontaneo da constatare che, contrariamente a quanto accade all'estero, qui da noi la rivoluzione russa proprio di brutto! Siamo decisamente a livelli catatonici e non certo a causa del maltempo perdurante da alcuni giorni! Qua in giro si vedono decisamente più fermenti lattici, che fermenti rivoluzionari! Almeno secondo il mio modestissimo parere di eversore pret-à-porter, questa è la deprimente situazione attuale. Ma cerchiamo di tirarci su il morale, tornando a parlare intorno alla musica, quel tipo di musica che costituisce uno dei pochi antidoti alla deprimente esistenza che la maggior parte di noi poveri tapini conduce. Stavolta mi riferisco a una pagina musicale bellissima ma poco conosciuta, ovvero la cantata per il 20° anniversario della Rivoluzione Russa di Sergei Prokofiev (1891-1953). Prokofiev, quando si trovava ancora a Parigi, nel febbraio del 1936, ma già in procinto di rientrare a Mosca, era già al lavoro sugli abbozzi di questa cantata, dalla potente struttura storica, che verrà terminata nel 1937, in tempo per le celebrazioni di questo anniversario. All'epoca il compositore era all'apogeo della propria maturità stilistica, come testimoniano le composizioni coeve, come il balletto "Romeo e Giulietta", la fiaba per voce recitante e orchestra "Pierino e il lupo" e l'"Alexander Nevski" (ovvero sia la musica per l'omonimo film di Sergei Eisenstein e la successiva cantata da concerto, basata sullo stesso materiale tematico della musica per il film). Con questa musica dalla possente intelaiatura storica, il compositore ambiva sia a scioccare il pubblico sovietico, sia ad ottenere il plauso delle autorità. Ovverossia 2 opposti inconciliabili. Prova ne sia che le autorità non si sentirono affatto gratificate da questa ambiziosa composizione, mettendola immediatamente al bando, essendo questa musica troppo audacemente originale, secondo i dettami di regime, cosicchè non fu mai eseguita durante tutta la vita del compositore (che ebbe tra l'altro la sfortuna di defungere nello stessa data di Stalin, sicchè i suoi funerali si svolsero senza dare nell'occhio, affinchè non offuscassero quelli dell'esimio personaggio). Solo nel '66, ne venne data la prima esecuzione pubblica, ma in una forma alterata e incompleta, venendo successivamente incisa anche in disco, sotto la direzione di Kiril Kondrashin. E' dovuto passare parecchio altro tempo prima che ne venisse ripristinata la versione originale e integrale, ed è comunque stata eseguita di rado, in parte a causa della sua opulenza strumentale e in parte a causa del suo testo controverso tratto da scritti di Marx, Engels, Lenin e Stalin. Adesso è possibile verificare che, nonostante il suo contenuto politicamente ambiguo, si tratta veramente di uno dei vertici della maestria compositiva di Prokofiev, un capolavoro assoluto altamente emozionante, con soluzioni orchestrali di grande fascino e una magistrale scrittura corale, tipicamente slava. Questo dramma musicale sontuosamente ambizioso e spettacolare, è strutturato per un imponente organico orchestrale particolarmente rigoglioso, comprendente anche una banda militare, un complesso di fisarmoniche, gruppi strumentali fuori scena, un doppio coro misto, un recitante e un insieme di effetti speciali sonori, come colpi di mitragliatrice, sirene d'allarme, campane e passi cadenzati di marcia. I grandiosi passaggi corali si rifanno alla tradizione dell'opera lirica russa del 19° secolo e persino alla musica adoperata nelle funzioni della chiesa ortodossa. In 10 movimenti contrastanti, viene narrata la storia della rivoluzione bolscevica e la nascita dell'Unione Sovietica, dalla battaglia per la conquista del Palazzo d'Inverno del '17, attraverso le ristrettezze e i sacrifici del '18 e i funerali di Lenin nel '24, fino alla creazione delle comunità agricole nei primi anni '30 (ovvero i kolchoz) e al consolidamento finale del controllo di tutto il paese da parte di Stalin, con la promulgazione della sua nuova costituzione nel '36. All'introduzione orchestrale di questa composizione, Prokofiev appose come didascalia, una citazione dal "Manifesto comunista" di Karl Marx (1818-1883) e Friedrich Engels (1820-1895) che così recita: "Uno spettro si aggira per l'Europa, lo spettro del comunismo" (un tantinello inquietante e vagamente iettatorio secondo lo scrivente, forse sarà anche per questo che, all'epoca, l'arcigna autorità sovietica non gradì affatto simile dedica). Le 10 sezioni di cui si compone il brano, sono così intitolate: Introduzione (Moderato-Allegro-Allegro moderato-Andante); Filosofi (Andante assai); 1° interludio (Allegro-Andante-Adagio); Marcia a ranghi compatti (Allegro); 2° interludio (Tempestoso); Rivoluzione (Andante non troppo-Più mosso-Precipitato-Adagio molto); Vittoria (Andante); Il solenne giuramento (Andante pesante); Sinfonia (Allegro energico-Meno mosso); La Costituente (Andante assai-Poco più animato). Esistono poche incisioni discografiche di questa musica, una delle quali è quella con l'orchestra e il coro della Philarmonia di Londra, diretti da Neeme Jarvi, con la voce recitante di Gennadi Rozhdestvenski, uscita parecchi anni fa per la Chandos, che dovrebbe essere ancora reperibile. Così come sarà per l'11° sinfonia di Shostakovich, questa è una musica dal forte carattere cinematico, non per niente le poche musiche scritte da Prokofiev per il cinema, ovvero il "Tenente Kijè", l' "Alexander Nevski" e "Ivan il Terribile" (col suo seguito "La congiura dei Boiardi), si pongono, secondo me fra i vertici assoluti della musica da film di tutti i tempi; aggiungiamoci, come nel caso di Shostakovich, un fortissimo istinto teatrale, testimoniato dalla sua produzione operistica, così come nell'ambito delle musiche di scena per spettacoli teatrali, unito a una prepotente personalità artistica, con uno stile musicale personalissimo e riconoscibile, per cui non c'è affatto da meravigliarsi che anche questa stupefacente cantata travalichi di gran lunga la bolsa retorica insita nella ricorrenza celebrata dal regime stalinista e riveli al meglio l'autentica statura del suo creatore. In essa potenti blocchi sonori dissonanti, si alternano a struggenti espansioni liriche, come è nel carattere tipico di molta musica di questo autore. So che successivamente il compositore scrisse un'altra cantata, "Zdravitza" (Ode a  Stalin), che, nonostante il nefasto dedicatario, pare che sia anch'essa un capolavoro assoluto, anche secondo il parere del pianista russo Sviatoslav Richter, per cui spero prima o poi di colmare anche questa lacuna, visto che, al momento, non la conosco ancora. Certo è che la cantata per il 20° anniversario della Rivoluzione d'Ottobre di Prokofiev, costituisce uno di quei casi musicali in cui, nemmeno i dettami del regime, riescono a sopprimere del tutto, la personalità artistica del grande musicista e su cui varrebbe la pena di scriverci sopra almeno un intero volume (penso anche al balletto di Shostakovich "Il limpido fiume", ambientato in una comunità agricola sovietica, autentico capolavoro la cui musica travalica la retorica patriottarda e la rozzezza della trama e dell'ambientazione). Alla prossima!

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