Disquizioni intorno alla musica colta, con particolare riferimento alla realtà contemporanea.
martedì 26 febbraio 2013
Mala tempora currunt.
Non so quanti di voi conoscano le vicissitudini recenti del gruppo Emi, proprietario del celeberrimo marchio "La voce del padrone" tra gli altri, il gruppo discografico avente nel suo sterminato catalogo i Beatles e la Callas, solo per dare un'idea immediata a chiunque della sua enorme importanza nel panorama discografico mondiale! Nell'ultimo numero del mensile "BBC Music Magazine" viene riportata con grande evidenza la notizia del suo fallimento con conseguente passaggio al regime di amministrazione controllata. A rischio sono ovviamente decine se non centinaia di migliaia di posti di lavoro nel Regno Unito oltrechè nel resto del mondo. Tra l'altro c'è la possibilità che i negozi della catena "HMV" (His Master's Voice) ancora sopravvissuti in Inghilterra alle progressive chiusure degli anni passati, vengano rilevati da un paio di grosse catene di supermercati, che si sono già mostrate interessate alla loro acquisizione, con le ovvie conseguenze del caso. La causa di tutto ciò è ovviamente da addebitarsi alla cattiva gestione del gruppo negli anni passati, ma io penso sia correlata anche con la mancata acquisizione dell'intero comparto da parte della Universal, proprietaria attuale, tra gli altri, dei marchi Decca (al cui interno è confluito il catalogo della Philips Classics) e Deutsche Grammophon. In effetti, all'epoca, quando i giochi sembravano, soprattutto per quel che concerne la stessa Universal, sembravano già fatti, intervenne a bloccare l'intera faccenda, l'antitrust europeo, ipotizzando un abuso di posizione dominante, venendosi così a creare un'eccessiva concentrazione di marchi discografici nelle mani esclusivamente di quest'ultima. Ci fu così un bel tira e molla che andò avanti per parecchio tempo, finchè al termine, l'antitrust europeo pervenne a una decisione sciagurata e ipocrita allo stesso tempo. Ossia consentire alla Universal di acquisire il gruppo Emi, ma con la clausola di vendere l'intero catalogo classico Emi e Virgin, oltre alle 2 etichette di musica leggera Parlophone e Chrysalis, in un unico pacchetto, a terzi! Questa idiozia totale ebbe come ovvia conseguenza di congelare di nuovo la faccenda, continuando così il gruppo Emi a proseguire in un'atmosfera di assoluta incertezza, poichè anche un paio di potenziali acquirenti, come il gruppo HK/Marco Polo - Naxos e il gruppo francese Astreè/Valois, dopo un iniziale interesse, fecero cadere la faccenda nel nulla, ritengo per l'eccessivo onere finanziario insito nell'operazione. Arriviamo così ai nostri giorni, con la dichiarazione di fallimento e la messa in amministrazione controllata sotto l'egida di una società esterna, all'insegna più che mai dell'incertezza, riguardo la sorte futura del gruppo, con la possibile e definitiva sparizione dal commercio di un vastissimo e imponente catalogo discografico. Complimenti all'antitrust europeo! Visto che, se Sparta piange, Atene non ride, ossia che anche tutti gli altri gruppi discografici concorrenti, oltrechè tutte le etichette indipendenti, soffrono, chi più chi meno, in maniera sempre crescente, la crisi che da tempo attanaglia l'intero mercato della videodiscografia, come potevano pensare, quegli emeriti cervelloni europei strapagati, che ci fosse qualcuno in grado di sobbarcarsi una simile operazione? Anche perchè penso proprio che, se mai la cosa fosse avvenuta, non solo il problema di abuso di posizione dominante non si sarebbe affatto risolto, ma si sarebbe semplicemente spostato da un gruppo discografico all'altro! Che grandi geni, ma che geni tali, ci sono all'antitrust europeo!!!
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