sabato 20 aprile 2013

L'Olandese sfracellato e altre facezie.

Ieri sera ho ascoltato la diretta radiofonica dell' 'Olandese Volante' dal San Carlo di Napoli, nell'allestimento importato direttamente dal Comunale di Bologna e quindi con la stessa regia e con lo stesso direttore d'orchestra, Stefan Anton Reck. Di diverso rispetto a Bologna, a parte ovviamente i complessi corali e orchestrali, c'erano solo i cantanti impiegati per la rappresentazione, ma purtroppo, come temevo, questo non ha mutato in meglio le cose, almeno dal punto di vista musicale, anzi tutt'altro! Se sostanzialmente identico è il discorso che si può fare per la direzione orchestrale, forse un pò meno erratica che al Comunale, ma sostanzialmente confinata sempre nell'ambito di una solida ed impersonale routine, per contro l'orchestra, anche se tutt'altro che impeccabile, mi è parsa leggermente migliore, mentre il coro, soprattutto nel settore femminile, l'ho trovato un poco confusionario. Ma il peggio, anche stavolta, viene proprio dai cantanti, a cominciare dal protagonista, impersonato dal cantante finlandese Juha Kuusisto, un autentico strazio dell'anima, una catastrofe totale che si è rivelata fin dal monologo iniziale, veramente pietoso. A fronte di questa autentica calamità poco potevano un Daland, un Erik, non più che discreti, una passabile Senta, una Mary alquanto greve e affaticata di Elena Zilio ed un timoniere mediocre, anche se un pò meno disastroso di quello ascoltato da Bologna. E se in un'opera come questa, viene a mancare il protagonista, come in questo caso, facendo apparire stratosferico, al confronto, il non più che decoroso omologo bolognese, non c'è che da concludere: povero Wagner! Ma da quale clinica per malattie mentali l'hanno tirato fuori, un simile scherzo di natura? Poi non si incolpi la crisi e i tagli alla cultura, se le cose non vanno! Anche se non sono un esperto di vocalità, nè tantomeno un vociomane, quello che ho ascoltato ieri sera, per me gridava decisamente vendetta! Per contro direi che note più liete le ho riscontrate, almeno sul piano musicale, con la diretta scaligera dell'Oberto verdiano, in cui l'orchestra e il coro, veramente frizzavano, mi si passi il gioco di parole e i cantanti, pur non essendo tutti irreprensibili, mi sembravano più convinti e impegnati. A differenza dei sedicenti verdiani oltranzisti, che mi sembrano l'equivalente dei famigerati bidelli del Walhalla, concordo con l'autorevole opinione di Chailly, che afferma che in Verdi non ci sia alcunchè che non sia quantomeno degno di interesse. E in effetti, sotto la direzione di Riccardo Frizza, pur tra evidenti debiti donizettiani ed acerbità giovanili varie, mi sembra che, anche in questo lavoro, la zampata della forte personalità emerga in più punti, a cominciare dall'ouverture. Inoltre c'era un ulteriore motivo d'interesse, costituito dal ripescaggio di un duetto inedito delle 2 protagoniste femminili all'interno del 2^ atto, da Verdi stesso espunto prima che l'opera fosse rappresentata, su consiglio dell'impresario Sperelli, al fine di non affaticare troppo le cantanti, poichè a questo faceva seguito un quartetto con i 2 protagonisti maschili. Dai commenti del conduttore radiofonico e dei suoi ospiti, si evinceva che la regia teatrale di Mario Martone fosse modernamente astrusa come d'abitudine, del resto se penso al suo brutto allestimento scaligero di Pagliacci e Cavalleria con la direzione di Harding, non me ne meraviglio affatto, ma tant'è! Per fortuna che la parte musicale era degna di nota!

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