domenica 19 aprile 2015

Il mio canto del cigno?

Sono all'incirca 4 anni che gestisco questo blog, sperando che potesse costituire almeno, in senso figurato, la mia valvola di sfogo permanente per le mie divagazioni prevalentemente musicali (inizialmente speravo anche, da ingenuo qual sono, che servisse anche a farmi conoscere nell'ambiente musicale, ma tant'è!), ma purtroppo l'infortunio uditivo del 9 marzo scorso si è rivelato irreversibile, mettendo perciò seriamente in forse la prosecuzione di tutto ciò. Cerco di consolarmi pensando che almeno, per il momento, potrò continuare a leggere i libri e le riviste specializzate, è senz'altro meglio di niente, pur tuttavia la mancanza del contatto uditivo con la materia del mio interesse, mi fa sentire più che mai solo e disperato come un drogato in crisi di astinenza. Circa 48 anni d'intensa passione cancellati nel volgere di pochi secondi, per un'assurda fatalità, non bastassero i problemi insormontabili che uno già si ritrova! Quel qualcosa che rappresentava anche il mio sostegno estremo nei momenti più neri, adesso tace, forse per sempre, le mie giornate ed in particolare le mie serate si sono fatte insopportabilmente più vuote e faticose, ritrovandomi più che mai solo ed incompreso. Può essere che riesca ancora a trovare per qualche tempo, degli argomenti sufficientemente validi per proseguire in questo blog ancora un altro pochino, ma mi ci vorrà poco ad arrivare a raschiare il fondo del barile. Se almeno mi arrivasse qualche suggerimento utile dalla rete, ma probabilmente pretendo troppo. Le uniche parole di comprensione mi sono arrivate da una musicista ungherese trapiantata in America, attraverso Google+, magra consolazione! Anche la mia già non esaltante quotidianità ne ha drasticamente risentito. Saltuariamente provo a riascoltare la radio, ho cercato pure di ascoltare musica elettronica rilassante su Youtube, ma non serve ad alcunchè. Già sono in cura per la depressione ed ovviamente l'unica prospettiva che ho, è quella di stordirmi di calmanti, che per il momento, cerco assolutamente di evitare come la peste. Sono diventato anch'io, mio malgrado, un fantasma triste e solitario che parla da solo, come tante, troppe persone, qui a Bologna. Ho letto di recente che anche il pianista austriaco Alfred Brendel soffre di un disturbo uditivo che gli impedisce di riascoltare le sue incisioni, ma se penso che ha già 84 anni, ovvero 31 più del sottoscritto, con almeno 60 anni all'attivo di onorata carriera (e che, se almeno la vista lo sorregge ancora, la musica può proseguire a leggersela sulle partiture), è ovvio che non mi consolo affatto, anzi lo sconforto prende ancora più il sopravvento. Mi viene in mente anche il direttore d'orchestra Sir Edward Downes, il quale sentendosi condannato sia alla sordità che alla cecità, terminò i suoi giorni, assieme alla moglie, ex ballerina ed ex conduttrice di un programma televisivo sulla danza in onda alla BBC, anch'essa minata da un cancro allo stomaco in fase terminale, facendosi portare dai figli, in una cosiddetta "clinica della dolce morte" in Svizzera. Possibile che sia Brendel che Downes, non si siano rivolti prima ai migliori specialisti sulla piazza mondiale, visto che senz'altro a loro le possibilità, soprattutto economiche, non mancavano di certo? Aggiungiamoci pure i consueti menagramo che mi dicono di sbarazzarmi di tutto quanto ho messo insieme all'insegna di questa mia passione, nel corso degli anni (ovviamente ai loro occhi, io sarei una sorta di deviato), tutto nella norma ovviamente! Singolare, comunque, il fatto che in questi giorni, per me più che mai tristi e bui, abbia scoperto casualmente, frequentando per forza di cose, la parrocchia ove svolgo le mie modestissime mansioni di "aiutante generico" il canto religioso utilizzato da Ottorino Respighi nel secondo quadro, "Il Giubileo", del suo poema sinfonico "Feste Romane"; figura al n.22 del libro dei canti liturgici della Parrocchia di S. Maria e S. Valentino della Grada di Bologna e s'intitola "Cristo risusciti" (R. Cristo risusciti in tutti i cuori, / Cristo si celebri, Cristo si adori. / Gloria al Signor! - 1. Cantate o popoli del regno umano, / Cristo sovrano, Gloria al Signor! - 2. Noi risorgiamo in Te, Dio Salvatore, / Cristo Signore, Gloria al Signor! - 3. Tutti lo acclamano, angeli e santi, / tutti i redenti. Gloria al Signor! - 4. Egli sarà con noi nel grande giorno / al suo ritorno. Gloria al Signor! - 5. Cristo nei secoli! Cristo è la storia! / Cristo è la gloria! Gloria al Signor!). Mi ricordo anche, a tal proposito, che quando, tempo addietro, feci ascoltare i "Pini di Roma", sempre di Respighi, al mio responsabile, questi, durante il secondo quadro, "I pini presso una catacomba", riconobbe anche in questo caso, l'utilizzo di un canto religioso, spero prima o poi di scoprirlo (per la serie "il lupo perde il pelo - in questo caso l'udito! - ma non il vizio"!). Inoltre, mi pregio di fare, alla buona, una piccola segnalazione libraria di un titolo edito il mese scorso e che, per qualche ora, ha alleviato le mie pene, riuscendo persino a strapparmi qualche franca risata qua e là; trattasi de "L'Affare Vivaldi" di Federico Maria Sardelli, sì, proprio lui, il noto "barocchista", oltrechè vignettista ed autore satirico del noto mensile in vernacolo livornese "Il Vernacoliere". Trattasi di un vero e proprio romanzo, dove in realtà, come fa ben comprendere l'autore, di "romanzato" c'è assai poco, essendo in gran parte gli eventi descrittivi tragicomicamente veri, imperniato sulle vicissitudini, spesso talmente assurde ed inverosimili da sembrare inventate di sana pianta, dei manoscritti vivaldiani, con un arco temporale che parte dalla morte del compositore ed arriva fino alle soglie del secondo conflitto mondiale, ovvero in piena Italietta fascista, con una galleria di personaggi che, salvo alcune "eroiche" eccezioni, sono paradigmatiche di come la cultura, specie musicale, sia stata anche nel passato remoto, nel nostro "bel paese", svilita da umanoidi di una pochezza e di una meschineria agghiacciante. Un libro come ho detto, a tratti persino spassosissimo, dove in più punti emerge la vena corrosiva e satirica del suo autore, che si legge tutto d'un fiato, nonostante i salti temporali, anche talvolta all'interno dei singoli capitoli, non sempre agevoli da seguire, oltrechè ad alcune farraginosità e prolissità su certi dettagli secondari, che comunque non inficiano più di tanto l'avvincente lettura di questo libro per parecchi versi autenticamente sorprendente, anche perchè gli invero pochi difetti, sono ampiamente riscattati da una narrazione tesa, avvincente, vivace, pungente, malgrado determinate prese di posizione dell'autore, nei confronti di alcuni personaggi della vicenda, un poco estreme e discutibili (in questo libro mi sembra, per esempio, che Alfredo Casella, musicista di caratura internazionale, ci faccia la figura di un provinciale ed opportunista leccapiedi di regime, la qual cosa mi sembra ingiusta, rammento che sua moglie, ovvero la sua migliore allieva del suo corso di composizione - analogamente a quella di Respighi! -, era un'ebrea francese - e difatti il compositore, durante l'occupazione nazista di Roma, si premurò che le sue origini non fossero note ad alcuno, nel timore che venisse prelevata dalla Gestapo - , così come il fatto che, in gioventù, si fosse adoperato per la diffusione della musica di Gustav Mahler, altro ebreo - sua è una trascrizione per pianoforte a 4 mani, della 7^ sinfonia mahleriana; aggiungo che la 2^ sinfonia di Casella risente in maniera evidente dell'influsso della 2^ sinfonia mahleriana -, inoltre, assieme agli altri "colleghi" della "Generazione dell'80" - Pizzetti, Malipiero, Respighi - , contribuì comunque alla rivisitazione ed al recupero della passata civiltà strumentale nostrana, come testimoniato anche dalla sua "Scarlattiana", per pianoforte e piccola orchestra, a riprova che la realtà non è mai tutta bianca o tutta nera). Forse però, il correttore di bozze, avrebbe dovuto essere un poco più attento, poichè ad un certo punto del romanzo, si dice di un personaggio che ha "un sorriso a 52 denti" (avrò avuto le traveggole?)! Ohibò, ed io, ignorante, che credevo che fossero 32! Svista od iperbole dell'autore? In ogni caso, considerando che, come romanziere, ci troviamo di fronte praticamente ad un esordiente, i miei complimenti! Come si suol dire, proprio un esordio col botto! Se andiamo avanti così, non c'è che da auspicare vivamente ulteriori prove del Sardelli scrittore! Un'autentica boccata d'ossigeno, in un panorama editoriale altrimenti deprimente ed asfittico, salvo naturalmente le eccezioni! Ignoro se sia già stato recensito su qualche rivista specializzata... - "L'Affare Vivaldi", di Federico Maria Sardelli; Sellerio Editore, Palermo; circa 300 pp.; 1^ edizione, marzo 2015; euro 14. -  

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