Disquizioni intorno alla musica colta, con particolare riferimento alla realtà contemporanea.
venerdì 25 novembre 2016
Mahler - Sinfonia n.10 (versione Cooke).
La più triste, personale e forse enigmatica, delle sinfonie del compositore boemo, in quella che resta, a tutt'oggi, la sua ricostruzione più attendibile.
venerdì 11 novembre 2016
Strada facendo. : Rihm - Seconda sinfonia, per baritono, soprano, cor...
Strada facendo. : Rihm - Seconda sinfonia, per baritono, soprano, cor...: Un brano composto fra il 1976 ed il 1977 e pubblicato l'anno successivo, di uno dei più importanti compositori tedeschi viventi, colpev...
venerdì 30 settembre 2016
Hans Rott - Sinfonia in la magg., per orchestra d'archi.
Composizione pregevole, scritta da questo compositore sfortunato (e morto giovanissimo a nemmeno 26 anni), all'età di 16/17 anni, incompiuta, ovvero mancante del 4° movimento. Ma direi proprio che sarebbe veramente ora che la figura di detto musicista, esca finalmente dall'oblio in cui, per troppo tempo, è stata ingiustamente relegata!
mercoledì 31 agosto 2016
I musicisti dovrebbero sempre morire da giovani?
Certe volte mi viene proprio da pensarlo, come qualche giorno fa, sentendo la diretta radiofonica di un concerto diretto da un ottantanovenne comprendente brani arcinoti di un compositore arcinoto. E' inutile, così fan tutti, invecchiando, anche coloro che da giovani erano più originali ed innovativi nelle scelte repertoriali, col tempo si fossilizzano sempre di più sulla solita minestra, nessuno escluso, che siano direttori d'orchestra o solisti vocali e strumentali, non c'è niente da fare, per cui, malignamente, mi viene proprio da concludere che, forse, sarebbe veramente meglio se le loro esistenze fossero un poco più brevi, piuttosto che vederli ridotti ad essere gli statici monumenti di sè stessi, nel migliore dei casi, ripetendo ad nauseam, i loro arcinoti, inflazionatissimi, cavalli di battaglia, per la gioia, naturalmente, dei tipici melomani sottosviluppati "solitominestristi"! Ma che noia sesquipedale! Che palle!!!
martedì 16 agosto 2016
Come vincere il primo premio al concorso di composizione "2 agosto".
Codesto "segreto di Pulcinella", un "segreto segretissimo", l'ho scoperto banalmente seguendo lo speciale di Rai 5 sull'evento bolognese di quest'anno! Basta appiccicarci, nella strumentazione del brano, in seno all'orchestra sinfonica, non importa come, anche con lo sputo, un tipico complesso rock formato da chitarra elettrica, basso, batteria e tastiere et voilà, il gioco è fatto! Ovvero, le probabilità di divenire vincitori assoluti del "prestigiosissimo" concorso felsineo, sono elevatissime, almeno al 99,99% a voler essere pessimisti! Lo dico soprattutto per voi, giovani compositori di (più o meno) belle speranze, per giunta lo confermavano, all'interno dello speciale, sia la dichiarazione del vincitore di quest'anno (che aveva anche l'(h)ardire di dichiararsi ammiratore sfegatato di Stravinski, ahinoi!), condita di ennesime e b(anal)mente risapute considerazioni sulla contaminazione dei generi musicali, sia la dichiarazione del "festaiolo" che usualmente presiede a codesta manifestazione, aggiungendo che codesto espediente è perfettamente in linea con lo spirito della manifestazione (e ti pareva!), ed in effetti, direi che, anche pensando ai vincitori (soprattutto ai primi premi) delle precedenti edizioni, direi proprio che ci siamo, un'ammirevole coerenza, non c'è che dire (immagino però lo stranguglione che verrebbe al "festivaliero", se veramente, tutti gli aspiranti vincitori della prossima edizione, seguissero alla lettera il mio "prezioso" consiglio, in tal caso, di sicuro, non saprebbe più che pesci pigliare, poverello lui!)! Esilarante anche un'altra dichiarazione dello stesso primo classificato, il quale auspicava che qualche addetto ai lavori, in seguito alla sua "brillante" vittoria, s'interessasse al suo operato commissionandogli altre musiche. Eh sì, stai fresco, cocco bello, passata la "festa", gabbato lo santo! Ovvero ripiombi immediatamente nel più grigio degli anonimati, subito spentasi l'effimera ribalta, così come è stato per i vincitori di tutte le passate edizioni, con le loro "belle" musiche, tutte in prima (ed unica) "esecuzione" (nel senso giubilare) assoluta, si ridiventa più ignoti di un qualsiasi carneade. E del resto, visti simili presupposti, da "modernità da ipermercato", che altro ti vorresti aspettare? Insomma, ci sei o ci fai? Ma a qualcuno è mai rimasto impresso nella memoria un solo nome, una sola musica degna di nota, in tutto questo tempo? Ne dubito profondamente, tanto più che se fossi un compositore veramente serio, non perderei certo tempo ed energie in simili baggianate, inoltre, qualora volessi organizzare una decente rassegna di musica contemporanea, eviterei come la peste d'includervi il nome di qualsivoglia "vincitore" della suddetta manifestazione. Per giunta, un altro degli intrepidi "vincitori" dell'edizione di quest'anno, ha anche dichiarato che, volendo dare un tocco di "modernità" al suo brano "sinfonico", si è "dovuto necessariamente" rivolgere, nella stesura, a generi più, a suo dire, "moderni", quali il funky, il soul, il pop, il jazz, il rock (!!!)... transeat! Aggiungiamoci financo il fatto che il 2° classificato, un francese non propriamente giovanile nell'aspetto e con già all'attivo alcune colonne sonore, non mi sembrava proprio in linea con i presupposti di un concorso che dovrebbe essere riservato a giovani musicisti esordienti, ma tant'è! O beata ingenuità (la mia, naturalmente)! Ogni qualvolta, nel globo terracqueo, accade una strage di natura terroristica, il mio principale timore, tale da farmi cadere nell'angoscia più profonda, è che qualcuno, memore del "fulgido" esempio bolognese, decida di commemorarla istituendo un altro sciaguratissimo, dispendiosissimo ed inutilissimo concorso di composizione, vero specchio per le allodole su misura per musicanti gonzi! Se penso che, ingenuamente, quando l'anno scorso, detta faccenda cadde finalmente nella scure dei tagli al FUS, sperando che ne segnasse almeno l'inizio della fine, non avevo tenuto conto del fatto che, come poi mi è stato riferito, il "festaiolo" e la sua ghenga, godono di tali e tanti appoggi in alto loco (sponsor a parte), da far sì che non ci sarebbe stata conseguenza alcuna e così è stato, come volevasi dimostrare! Guardarmi lo speciale televisivo mi è bastato ed avanzato ("vigliaccamente", si fa per dire, non me la sono più sentita di presenziarvi, nè tantomeno di seguirne la consueta diretta radiofonica o la differita televisiva) per avere ulteriore conferma del livello nazional-popolare, da pubblico musicalmente analfabeta (includendovi naturalmente anche i famigliari delle vittime, va da sè, l'esserlo non li rende certo migliori degli altri), qual'è quello che usualmente vi assiste, da propaggine del "cinema sotto le stelle", quale sempre più si attesta immarcescibilmente e corrivamente detto evento, ed il balletto buonista non mi sembra che abbia certo migliorato le cose, anzi, tutt'altro. Insomma, giovani compositori (e direttori d'orchestra) in cerca di effimeri contentini, dateci dentro con chitarra elettrica, basso, batteria e tastiere a più non posso, tirate fuori il rockettaro che senz'altro è nascosto in voi (e se non lo è, arrangiatevi o piuttosto, "arrangiatevela"), se aspirate ad essere "i migliori in assoluto"(????), capito? Altrimenti sì, che vi fanno la "festa"!
sabato 9 luglio 2016
Sull'ottantesimo anniversario della morte di Ottorino Respighi (1878-1936)...
...c'è poco da dire, ahimè! L'unico ente lirico che se ne è ricordato è stato il teatro di Cagliari, ad aprile, con "La campana sommersa", per il resto non ho notizia di altro! Quanto a Bologna non si smentisce, purtroppo, l'unica esecuzione di cui ho notizia (avendola anche registrata in loco, tra l'altro) è stata quella della breve terza suite per archi da "Antiche arie e danze per liuto", avvenuta lo scorso 3 giugno, per mano del gruppo strumentale de "I Solisti di San Valentino", all'interno di un concerto svoltosi nel tardo pomeriggio in una chiesa di via della Grada, nel centro storico della città, al cospetto di un pubblico sparutissimo (sembrava quasi una cerimonia per pochi intimi), anche per via di un colpevolissimo ritardo nell'affissione delle (pochissime) locandine da parte dell'irresponsabile di turno (il quale, bolognese anch'egli - sic! - ed incompetente di natura in materia musicale, ha voluto funestare ulteriormente la faccenda, leggendo pubblicamente le note di sala, prima dell'inizio del concerto e non pago di ciò, aggiungendovi anche del suo, volendo strafare come suo solito, ovvero diversi strafalcioni anche a riguardo dello stesso Respighi, ma tant'è!), ma per il resto non mi risulta affatto che alcuna istituzione musicale del luogo, abbia in programma qualsivoglia esecuzione di lavori dell'insigne musicista bolognese, almeno nel corso di quest'anno e vorrei tanto essere smentito in proposito! Se penso a quello che è stato fatto a Torino, di recente, per il "Festival Casella" (Alfredo Casella, collega e contemporaneo di Respighi, come lui facente parte della cosiddetta "Generazione dell'Ottanta", assieme al parmense Ildebrando Pizzetti ed al veneziano Gian Francesco Malipiero; inoltre, proprio nel mese corrente, dovrebbe aver luogo, con i complessi del "Regio" diretti da Noseda, la prima incisione assoluta della "Missa pro pace", ultima composizione -1942/43- dello stesso Casella, per conto della casa discografica inglese Chandos), ritornando a Bologna, c'è veramente poco da stare allegri, ma è tutto stramaledettamente nella norma, ovviamente! Soltanto Parma con Pizzetti, forse fa ancora più schifo di Bologna, ma c'è da dire che, in una regione sordidamente sinistrorsa come la nostra, nei confronti di Respighi e dei suoi colleghi, pesa ancora il fattore della loro (molto) relativa compromissione col regime fascista (peraltro condivisa con la gran parte degli italiani all'epoca, la stragrande maggioranza dei quali disinvoltamente convertitisi al comunismo, ossia divenuti "compagni", al termine del secondo conflitto mondiale), facendo sì che squallide piccinerie di natura sporcamente politica ne offuschino gli innegabili meriti in ambito artistico, tutt'ora, almeno in questo paese squallidamente ipocrita e codino! A suo tempo, stupidamente ed ingenuamente, ho anche tentato di interessare ad un lavoro poco conosciuto del compositore bolognese, che ritengo essere la summa assoluta del suo pensiero compositivo, il rappresentante degli studenti del locale conservatorio, un giovane avvocaticchio meridionale, ovviamente senza alcun successo! Varrebbe il famoso detto "nemo propheta in patria", ma se Respighi ed i suoi colleghi, fossero stati dei mediocrissimi e sedicenti "artisti di sinistra", allora sì che sarebbero continuamente incensati e ricordati ben oltre il limite della decenza, dagli attuali, stupidi reggenti, che non possono naturalmente capire alcunchè di faccende musicali! Ed allora teniamoci ben stretto Giovanni Allevi, è proprio quello che ci meritiamo! Bologna fogna!
domenica 3 gennaio 2016
Al sottoscala di Milano.
A parte il consueto ed ineludibile contorno di abbienti e potenti fetenti, con relativa città blindata, a far da stantio e triste corollario all'inaugurazione della stagione scaligera, la cosa che ho trovato più ridicola, avendone seguito la diretta televisiva, è l'aver visto, durante il primo intervallo, accanto all'inviata televisiva, una sussiegosa ed acchittata babbiona stagionata ed ossigenata, in abito lungo nero, che inizialmente non avevo affatto riconosciuto. Ma appena l'inviata ne proferiva il nome, realizzavo, con mia grande sorpresa che, perdincibacco, trattavasi nientepopodimenoche della veneranda Patty Smith! Eh, sì, ma guarda un pò, proprio lei, l'ex rockstar provocante e trasgressiva dei bei tempi andati, la cara Patty "Bucatina" Smith, per dirla con il buon Nantas Salvalaggio (così la definì efficacemente, a suo tempo, sul settimanale "Oggi"), eccola riciclata e ricicciata, rilaccata e rileccata a mò di borghesemente ridicola ed attempata vestale del tempio della lirica, proprio costei che con l'opera ci sta decisamente come i cavoli a merenda, ma andiamo, orsù! Ma che gran figlia di una mondana! Come diceva quel proverbio: "Si nasce incendiari, si muore pompini, ops, lapsus freudiano, volevo dire pompieri, scusatemi tanto!"
Siamo sempre in 3, 3 somari e 3 briganti, sempre in 3...
Il Comunale di Bologna, ogni tanto prova a gonfiar le gote, ma così facendo ottiene soltanto di far risaltare ancora di più le proprie debolezze. E' inutile, i complessi del Comunale, a cominciare dall'orchestra, non sono straussiani proprio per niente! Me ne ero già accorto anni fa, durante la diretta radiofonica della "Salome" diretta da Nicola Luisotti, l'ho rilevato, se possibile, in misura anche maggiore, con l' "Elektra", trasmessa in diretta da Radiotresuite, domenica 15 novembre 2015 (turno Prima), alle ore 20. Tutti i limiti tecnici e virtuosistici dei complessi bolognesi, le debolezze, vengono spietatamente messi a nudo dalla complessa architettura della musica straussiana, non c'è proprio niente da fare, tutte le carenze di coesione, precisione, intonazione, emergono perentoriamente (ma avranno provato a sufficienza?), appena le cose, durante la trasmissione in diretta, sembravano finalmente prendere una piega migliore, ecco che mi sembrava di ascoltare nuovamente un insieme di ubriachi. Ma anche la direzione, di Lothar Zagrosek, mi è parsa troppo a senso unico, nel suo voler essere programmaticamente anti-wagneriana, almeno stando alle dichiarazioni del medesimo (in un lavoro che comunque dal wagnerismo parte, sia pure per giungere alle soglie di un espressionismo esasperato), eccessivamente avara di coloriti e sfumatore, a tratti anche efficace ma sovente troppo rigida e sbrigativa (dal minutaggio complessivo di circa 1 ora e 42', presumo che siano stati praticati anche i soliti tagli di tradizione), inoltre, pure il circoscritto intervento corale, non mi è parso particolarmente esaltante (inoltre, una direzione così chiaramente anti-edonistica, per reggere in maniera più convincente, abbisognerebbe di complessi assai più scaltriti tecnicamente e virtuosisticamente di quelli del Comunale. Ricordo che pure Daniel Harding, per la "Salome" alla Scala, tempo addietro, pur adottando una chiave di lettura non troppo dissimile, ovvero più scabra ed essenziale, quindi puntando meno del consueto sulla sfarzosità dello strumentale, risultò assai più convincente ed incisivo, anche in virtù della senz'altro superiore caratura tecnica della compagine scaligera, rispetto a quella felsinea). Però la lacuna più rilevante, secondo me, come e ancor più che nella "Salome" diretta da Luisotti, è costituita da una sgradevole sensazione di eccessiva magrezza e povertà di peso specifico nel suono strumentale, se non addirittura di gessosità. Per giunta, a giudicare dalla scarsa consistenza degli applausi, sia iniziali che finali, l'impressione uditiva che ne traevo, era quella di una sala semivuota. Conferma a tutto ciò, ne ho avuta qualche giorno dopo, parlando con l'organista della parrocchia in cui ancora presto servizio, il quale ha assistito (assieme alla sorella, che però si è dormita l'intera opera, sic!), da un palco, alla recita di giovedì 19, con inizio sempre alle ore 20 (turno b), rilevando un'orchestra un pò sottodimensionata, specie nella sezione degli archi e con una sola arpa, il che spiegherebbe, almeno in gran parte, la sensazione di scarso peso specifico della sonorità complessiva, inoltre anche lui mi ha riferito che, pure quel giovedì, la sala era semivuota (ulteriore conferma riguardo a quest'ultima cosa, l'ho avuta anche leggendo la relativa recensione, scritta da quel 'merlo' compiacente, sul numero di dicembre del mensile "l'opera"). Riguardo alla questione del trovarsi con la sala semivuota in casi del genere, ambedue convenivamo sul fatto che, tutt'ora, il pubblico dei melomani, sia ancora troppo condizionato dal gusto melodrammatico ottocentesco nostrano, a riprova della nostra arretratezza culturale. Ma tornando alla questione riguardo all'organico orchestrale sottodimensionato di quest'allestimento,, sempre secondo l'organista della parrocchia ove opero, ciò sarebbe dovuto alla buca troppo piccola del teatro. Sempre secondo lui, la cosa si sarebbe potuta ovviare aprendola, anche a costo di rinunciare alle prime file della platea (certamente lo strumentale sottodimensionato, in aggiunta ai tagli di tradizione, ha senz'altro facilitato il compito ai cantanti, che difatti se la sono cavata onorevolmente). Pure lui conveniva sul fatto che lavori di questo genere, siano fuori portata, rispetto alle capacità effettive delle masse e dei mezzi del Comunale (secondo me, se proprio volevano inserire un'opera di Richard Strauss nel cartellone, avrebbero fatto meglio a puntare all' "Ariadne auf Naxos", che richiede senz'altro un organico assai più limitato - nella versione definitiva, usualmente rappresentata, a piena orchestra solo nel prologo, dopodichè, nell'atto unico che segue, l'organico si riduce a 36 strumenti - e quindi più agevolmente contenibile nella ristretta buca del teatro). In effetti, come ho già dichiarato in precedenza, quando a luglio andai a vedere "Rapsodia satanica" con le musiche di Mascagni e l'orchestra in buca, anche in quel frangente notai un organico un poco sottodimensionato rispetto al dovuto. C'è da dire che, con "Elektra", Strauss sfrutta veramente al massimo la capienza della fossa orchestrale, adottando comunque pure lui qualche compromesso. Vediamolo nel dettaglio: l'orchestra sarebbe formata da almeno 111 musicisti, che però suonano un totale di più di 120 strumenti (fra le opere straussiane è senz'altro quella che richiede l'organico più ampio in assoluto, seguita da "Die frau ohne schatten", che richiede 107 strumentisti, un numero di esecutori comunque inferiore di quello richiesto da una composizione come "Eine Alpensinfonie", che ne vuole almeno 137). Il complesso strumentale dell' "Elektra", risulta così suddiviso: a) archi: 24 violini, suddivisi in 3 gruppi da 8 (violini I, II e III); 18 viole, anch'esse suddivise in 3 gruppi, ma da 6 (viole I, II e III), con la particolarità che le 6 viole del primo gruppo, in determinati passaggi, doppiano anche altrettanti violini, costituendo quindi un 4° gruppo che porta così a 30 il totale di questi ultimi; 12 violoncelli, suddivisi in 2 gruppi da 6 (violoncelli I e II); 8 contrabbassi; - gli strumenti ad arco, risultano così complessivamente 68 - b) legni: 3 flauti, 3 oboi, 1 oboe basso (heckelphone), 5 clarinetti, 1 clarinetto in mi bem., 2 clarinetti bassi (corni di bassetto), 3 fagotti, 1 controfagotto; - c) ottoni: 8 corni, di cui 4 suonano anche altrettante tube wagneriane; 6 trombe, 1 tromba bassa; 3 tromboni, 1 trombone basso; 1 tuba, 1 basso tuba; - il totale degli strumenti a fiato, fra legni ed ottoni, raggiunge quindi i 44 elementi - ; - d) percussioni: 2 batterie di timpani ed un insieme di altri strumenti a percussione che richiede 3 o 4 esecutori; - a tutto ciò si aggiungono 2 arpe ed 1 celesta. - Ribadisco ancora, come già dichiarato precedentemente, che i complessi del Comunale, hanno avuto forse il loro periodo migliore, quando alla guida come direttore stabile vi era un "certo" Riccardo Chailly, come comprovano anche le relative incisioni discografiche, successivamente, già con Daniele Gatti, la resa era divenuta assai più altalenante ed oggigiorno non direi proprio che il buon Michele Mariotti, attuale direttore stabile, più valido in alcuni autori (soprattutto Rossini), ed assai meno in altri, sia in grado veramente di rialzarne le sorti. / A riprova ulteriore del momento decisamente opaco che sta attraversando il Comunale, la stessa persona mi ha detto successivamente di aver assistito anche ad una recita de "L'elisir d'amore" di Gaetano Donizetti, precisamente a quella di venerdì 18 dicembre alle ore 20 (turno b), con la direzione di Stefano Ranzani. Anche in questo caso mi ha riferito di una sala semivuota. Premesso che non ne ho seguito la precedente diretta radiofonica, ed evitando perciò di esprimere un parere personale, mi ha parlato inoltre di un'edizione che sarebbe stata musicalmente non esaltante, con un'orchestra piuttosto pesante e dei cantanti acerbi. L'unica cosa che ha apprezzato è stata la regia teatrale, sia pure di taglio tipicamente modernizzato, come prassi usuale, ma qui bisognerebbe fare un bel discorso a parte, riguardo alla benedetta ed annosa questione delle regie nel teatro lirico ed all'eccessivo strapotere dei registi, cosa che mi riprometto di riaffrontare, una volta o l'altra...
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