venerdì 27 maggio 2011

Quadri musico-storici.

Secondo una nota definizione del musicologo sovietico Boris Asafiev, un brano come la sinfonia n.11 di Shostakovich (e anche la sinfonia successiva, cioè la n.12, intitolata "L'anno 1917") rientra nella categoria dei cosiddetti quadri musico-storici, stante la forte commistione fra le 2 discipline, la storia e la musica, caratterizzante questo genere di composizione musicale. Anzi direi che, forse mai come nel caso di Shostakovich, gli eventi storici si riflettano profondamente nella sua vita e nelle sue opere, finendo col costituire tutto ciò un oggetto di studio estremamente affascinante e intrigante. Certo è che l'undicesima sinfonia di Shostakovich, nonostante qualche eccesso di retorica a tratti, risulta un brano di singolare pregnanza espressiva, giustamente rivalutato anche dalla critica occidentale, che all'inizio vedeva questa musica sostanzialmente come una banale composizione celebrativa, mentre invece, al di là di qualche eccesso di magniloquenza è sovente di una sincerità drammatica lancinante. Fin dall'inizio del 1° movimento, con quel motto ricorrente punteggiato dai timpani serpeggiante per tutta la composizione, l'evocazione di uno spazio aperto (la piazza antistante il Palazzo d'Inverno di San Pietroburgo), oltrechè il senso di tragedia incombente, cioè di calma prima della tempesta, sono resi mirabilmente, atmosfericamente azzeccati, mentre l'apparente trionfalismo della sezione finale del 4° movimento, con quei poderosi rintocchi cadenzati di campane, è talmente esasperato dal finire col risultare decisamente sinistro, anzichè giubilante come superficialmente potrebbe apparire (caratteristica anzi ricorrente in diverse composizioni del musicista sovietico, contraddistinte da questa affascinante ambiguità espressiva che gli viene spesso rimproverata dai suoi detrattori e che al contrario m'intriga non poco). Spesso nel corso della composizione, la tensione drammatica, diventa quasi insostenibile, mentre la violenza fonica e ritmica viene portata al parossismo, in particolare nel 2° e nel 4° movimento. Nei primi 2 movimenti, quelli dal carattere più eminentemente descrittivo, la vicenda drammatica viene come rivissuta in prima persona, nell'immediatezza del momento, mentre nei restanti 2 tempi, dal carattere più per così dire astratto, gli eventi tragici sono come contemplati dall'esterno, a posteriori, ma con un occhio al presente storico (ovvero, trattandosi di una composizione del '57, alla Russia del dopo Stalin, quella di Krushov, caratterizzata dal cosiddetto "disgelo" e dalla apparente distensione e apertura nei confronti dell'Occidente, illusione purtroppo di breve durata, visto che di lì a qualche anno lo stesso Krushov sarà silurato e la nazione piomberà nel grigiore brezneviano, fino alla "perestroika" dell'85 di Gorbaciov). Per concludere, ribadisco che i pregi della partitura sopravanzano di gran lunga i suoi difetti, ovvero quegli sporadici eccessi retorici, che non ne intaccano più di tanto la travolgente e coinvolgente espressività, come testimoniato dalle non rare esecuzioni concertistiche pubbliche, oltrechè da un'ampia discografia. Per cui, volendo consigliare una fra le tante belle edizioni disponibili in commercio, mi limito a segnalare, per la sua economicità, quella diretta da Vasily Petrenko, con l'orchestra filarmonica reale di Liverpool, uscita nel 2009 per la Naxos e quindi facilmente reperibile, recensita favorevolmente dalla stampa specializzata internazionale. Anche nella sinfonia successiva, composta nel 1961, Shostakovich usò la stessa formula adottata nell'undicesima, sempre caratterizzata da 4 movimenti che si susseguono l'uno all'altro senza intervalli, ma con la differenza che, anzichè adottare come base per la composizione dei canti rivoluzionari come in precedenza, questa volta i temi sono interamente di pugno del compositore. Solo che, nel caso specifico, l'esito nel suo complesso è assai meno incisivo e convincente rispetto alla sinfonia precedente, con la quale dovrebbe formare un dittico. Secondo la critica musicale, la sinfonia n.12 "L'anno 1917", sarebbe la meno riuscita fra le 15 realizzate dal compositore, anzi sarebbe addirittura brutta musica. Personalmente mentre concordo sul fatto che sia la meno valida delle sinfonie di Shostakovich, mi sembra francamente esagerato definirla brutta musica. Anzi, se tutta la musica veramente brutta da cui siamo letteralmente funestati oggidì, fosse di livello paragonabile a questa sinfonia, io ci metterei decisamente la firma sopra! Ne riparlerò!

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