venerdì 10 giugno 2011

Accadde a Bergamo (2).

(segue) Stavo per l'appunto riferendo di quel che accadde in Bergamo alta, quel venerdì fatidico del 13 giugno 1986, quando su "L'eco di Bergamo", comparve la notiziola del concerto del fantomatico organista tedesco Kurt Erdam, che si sarebbe dovuto svolgere la sera stessa alle 21, presso la chiesa di Sant'Alessandro in Colonna per celebrare la ricorrenza del centenario del beato Parazzolo. Orbene, fin dal mattino, al parroco di quella chiesa cominciarono a pervenire delle strane telefonate di appassionati che volevano avere ulteriori ragguagli riguardo a questo concerto. Dapprima, il parroco, perplesso, si limitava a rispondere agli interlocutori, che in realtà, quella sera, non gli risultava alcun concerto di qualsivoglia organista tedesco, ma, mano a mano che le telefonate continuavano ad arrivare, innervosendosi progressivamente sempre di più, cominciava a insultare sempre più pesantemente e a prendere a male parole i poveri malcapitati, finchè, esasperato dai continui squilli dell'apparecchio, alla fine, esausto, decide di staccare il telefono. Quel pomeriggio, in municipio, si stava svolgendo la consueta seduta del consiglio comunale. Uno dei consiglieri, tanto per cambiare, era tutto intento a pensare ai cavoli suoi e ad un certo punto, si mette a leggiucchiare distrattamente il giornaletto in questione, finendo col cadergli l'occhio sull'articoletto incriminato. Arrivato al "Water kagen ...", ecc. ecc., eccolo letteralmente scompisciarsi dalle risate. Il suo collega che in quel momento, in piedi, stava parlando al microfono della sala, s'interrompe di colpo, mentre gli altri consiglieri seduti sugli scranni si girano tutti quanti verso il tipo che, incurante di tutto ciò, continua a ridere sguaiatamente, come se nulla fosse. A quel punto, tutte le persone presenti in sala, gli si avvicinano, guardano anche loro il giornaletto, leggono e arrivati al punto incriminato, prorompono in fragorose risate, che riempiono tutta la sala, inducendo il presidente del consiglio comunale a sospendere definitivamente la seduta, per quel giorno. Nel tardo pomeriggio di quella stessa giornata, una vecchietta, solita rovistare nei bidoni dell'immondizia, rinviene pure lei, in mezzo alla spazzatura, una copia del famigerato giornaletto. Anche lei finisce, casualmente, per leggere l'articoletto fatidico, per cui giunta al "Water kagen ..." scoppia a ridere a crepapelle, venendo colta da malore. Un passante, accortosi di ciò, fa chiamare un'ambulanza, che una volta giunta in loco, trasporta d'urgenza la poveretta al pronto soccorso. Ma non finisce qui. Quella sera, già da prima delle 21, un gruppo di granitici appassionati, sosta per ore e ore, di fronte al portone sbarrato della chiesa di Sant'Alessandro in Colonna, nella vana attesa che inizi finalmente questo benedetto concerto del fantomatico organista tedesco. Quando si dice la passione! Peccato che, al giorno d'oggi sembra proprio che non vi siano più, in questo paese di una tetraggine sconfinata, simili sagaci ingegni, dei quali, ahimè, sembra proprio essersi perso definitivamente lo stampo, capaci di organizzare delle burle così efficaci nel mettere alla berlina l'ignoranza imperante. Non per niente, come ho già detto, il "Water kagen ...", fu il tormentone che risuonò per mesi in Bergamo alta, facendo sganasciare dalle risate, diverse persone. Ho voluto rammentare quest'amena storiella, poichè avendola di recente narrata a un amico che si è mostrato divertito di ciò, sia con la speranza di avere strappato almeno qualche sorrisetto ai miei 23 lettori, sia come antidoto alla mortifera atmosfera che pervade, volenti o nolenti, le nostre grige e banalissime esistenze, intendevo rievocare nostalgicamente un'Italia ridanciana che sembra non esservi più e della quale spero di non essere il solo ad avvertire acutamente la mancanza. Mi sembra che persino durante i famigerati anni di piombo, si avesse voglia di ridere, assai più di quanta non ce ne sia attualmente. Pensate solo alla famosa saga cinematografica nostrana di "Amici miei", le cui vicissitudini erano ovviamente inventate di sana pianta, ma i personaggi corrispondevano comunque a tipi reali, esistenti nel nostro paese, in quell'epoca. Di burle memorabili ne ricordo altre, ma mi sono limitato a citare soltanto questa, poichè è l'unica, fra quelle che rammento, che abbia una qualche attinenza con l'ambito musicale, essendo questo l'argomento che m'arrabatto a trattare abitualmente alla bell'è meglio, per cui spero che questa momentanea digressione non vi risulti inopportuna. Dalla prossima volta, riprenderò a trattare l'argomento secondo i canoni consueti.

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