mercoledì 8 giugno 2011

Degenerazioni audiofile.

Purtroppo un'inconveniente tecnico mi ha costretto a suddividere questo articolo, per cui riprendo dal punto in cui mi sono precedentemente interrotto. Stavo accennando al film d'animazione "Fantasia" di Disney e alle sue particolari tecniche avanzate di registrazione della colonna sonora; per riprendere l'orchestra si usarono ben 16 microfoni, collegati a una consolle di missaggio a 32 canali, fatto eccezionale per l'epoca; sarebbe un film da studiare attentamente anche ai fini di tracciare una storia dell'evoluzione nel tempo delle tecnologie di ripresa sonora. Ma andando ancor più a ritroso nel tempo, si hanno già registrazioni sperimentali in stereofonia nei primi anni '30, così come l'introduzione dei primi registratori a bobine della tedesca Telefunken, su nastri magnetici all'ossido di ferro prodotti dal colosso chimico Basf, si ebbe intorno al '35. A riprova che una qualità sonora adeguata era già ottenibile da parecchi lustri, ma si è dovuto aspettare ancora parecchio prima che divenisse appannaggio di un maggior numero di potenziali fruitori. Adesso per contro, con l'audio compresso in mp3 et similia si rischia di fare dei passi indietro in tal senso, tanto più che alle giovani generazioni, la qualità della riproduzione audiovisiva non sembra interessare più di tanto, l'importante è scaricare dalla rete quanto più possibile, basta poterlo fare gratis (fatto ancora più grave, non sembrano nemmeno preoccuparsi della qualità intrinseca della musica che ascoltano, ma tant'è!). In questo l'alta fedeltà si è rivelata un sostanziale fallimento, non riuscendo a diventare fenomeno di massa, ma al contrario, rimanendo conchiusa in un recinto ristretto di pochi adepti, una nicchia insomma. Per giunta l'alta fedeltà, portata alle sue estreme conseguenze, si è rivelata foriera di autentiche degenerazioni comportamentali da parte della comunità audiofila. Come già detto, lo scopo primario delle apparecchiature di riproduzione sonora, è o dovrebbe essere, quello di farti ascoltare la musica in maniera consona. E invece esistono diversi invasati che considerano la musica non come il fine ultimo della riproduzione audio, ma come un mezzo per far tuonare, esaltare il proprio feticcio elettronico. E non ci si ferma certo qui. A un ulteriore stadio di degenerazione, si arriva a considerare sia la musica, sia le apparecchiature atte alla sua riproduzione, come un mezzo per consentirti di udire il suono dei cavi di collegamento. Ma si può andare ancora oltre, ovvero considerare anche questi ultimi come un mezzo per consentirti di ascoltare il suono degli spinotti e delle prese. Benessum! In questo molta colpa ce l'hanno anche le riviste specializzate, che in nome di perversi e ovvii interessi commerciali, assecondano questa demenziale tendenza; basta andare a sfogliarsi il numero di giugno di "Fedeltà del Suono", in cui ho trovato diverse pagine dedicate ad analizzare le presunte caratteristiche soniche di alcuni costosissimi cavi di collegamento, per averne l'ennesima dimostrazione. Mi ricordo sempre, parecchi anni fa, quando abitavo in quella tetramente ridente cittadella di Cesena, un giorno che mi trovavo all'interno di un negozio di alta fedeltà, di un cliente facoltoso che chiese e ottenne dal negoziante che gli prestasse un costosissimo cavo di segnale, affinchè potesse andare a casa sua per provarlo, al fine di testarne le caratteristiche soniche, argh! Ma il 'famolo strano' impera più che mai in ambito audiofilo e di questo mi riprometto di riparlarne anche in seguito.

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