Disquizioni intorno alla musica colta, con particolare riferimento alla realtà contemporanea.
mercoledì 27 febbraio 2013
O tempora, o mores!
Il critico musicale Marco Riboni, è (o era?) il recensore che sul mensile nostrano "Amadeus", si occupa (o si occupava?) di giudicare i nuovi dischi che via via escono inerenti la chitarra classica. Ciò che trovo (o che trovavo?) lodevole in lui, è soprattutto quella rara caratteristica (ahimè!) che lo rende (o lo rendeva?) una mosca bianca, nel panorama invero miserello anzichennò dei critici musicali nostrani, ovvero che pur non mancando ovviamente di lodare, qualora meritevole, le doti tecniche e interpretative del musicista di turno, questo però non gli impediva di stigmatizzarne con giusta dose di severità le eventuali e purtroppo prevalenti banalità nelle scelte repertoriali (sarà un caso che, dopo il n. 272 del luglio 2012 di "Amadeus", non siano più comparse recensioni di dischi di musica chitarristica? Vorrei tanto sbagliarmi, ma chissà com'è...). Questo suo "riprovevole" atteggiamento ha suscitato, ovviamente in maniera del tutto prevedibilissima, l'ira di qualche discografico nostrano, tipo l'esimio signor Mirco Gratton (nomen omen?) responsabile (sic!) della Universal italiana, il quale piccato per il giudizio negativo che il nostro aveva dato inerenti la banalità delle scelte repertoriali di un disco Dg, interpretato dal giovane leone croato Milos Karadaglic (anzi semplicemente "Milos" per gli estimatori, così come il pianista cinese Yundi Li si fa chiamare semplicemente "Yundi", uaoh, mentre il violinista inglese Nigel Kennedy si fa chiamare soltanto "Kennedy", doppio uaoh, si vede che così facendo fa più fico e si pensa di vender meglio la mercanzia, bah!), inviò una lettera irata al suddetto mensile, nel quale ribadiva che dopotutto quel disco aveva avuto un buon successo di vendite, che aveva contribuito a diffondere la conoscenza della musica classica, eccetera eccetera. Insomma le solite banalissime giustificazioni da volgarissimo mercante. Anzi a volte, per indorarti la pillola, cercano di farti credere che il successo commerciale, ammesso poi che sia veramente tale, di simili titoli, spiani la strada alla proposta di dischi contenenti repertori più desueti. In tutto ciò a essere colpevoli non sono ovviamente solo i discografici (che personalmente considero alla stregua di venditori di letame, vista la competenza che dimostrano continuamente nel trattare i supporti audiovisivi, con la stessa grazia con cui venderebbero concimi organici!), ma anche questi plasticosissimi musicisti, che pur di spianarsi la strada per il successo, non esitano a svendersi nella maniera più ignominiosa! Quando per giunta si tratta di repertorio già strainciso da cani e porci in tutte le salse, come si può non pensare che tutti gli appassionati non ne posseggano già più esecuzioni, sovente più prestigiose delle nuove arrivate, e non siano certo eternamente disposti soprattutto in tempi di crisi, a spendere altri quattrini, per ascoltare sempre la solita minestra, trita e ritrita, che alla fine ti esce proprio dalle orecchie??? E' proprio vero che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire e che abbia più probabilità di vendite un titolo che batta strade meno risapute, poichè come dimostrano fatti recenti, vedasi la fine che ha fatto il gruppo Emi che per esempio aveva affidato il ciclo pianistico delle 32 sonate beethoveniane a una fraschetta cinesina rispondente al nome di Hi Lim, queste strategie bassamente commerciali non salvano giustamente dalla catastrofe, contribuendo solo a degradare e involgarire il panorama musicale in generale. Per giunta il nostro Marco Riboni, aveva osato criticare uno dei presunti cavalli di razza, su cui la Universal sembra puntare molto! Si vergogni il reprobo!!! Per fortuna che fra le luminose eccezioni a questo mare magnum di banalità assortite e autentico trogloditismo culturale, c'è un recente disco della Chandos, contenente il Magnificat e il Salmo IX di Goffredo Petrassi, inciso dai complessi del Teatro Regio di Torino, diretti da Gianandrea Noseda, recensito giustamente in maniera positivissima proprio nell'ultimo numero del "BBC Music Magazine", ed è di prossima uscita un altro disco di opere di Petrassi contenente il Divertimento, i 4 Inni Sacri, il Coro di Morti e altro, questa volta con l'orchestra sinfonica di Roma diretta da Francesco La Vecchia, su etichetta Naxos e quindi a prezzo economico. Queste sono le cose da fare in tempi di crisi! Una sola cosa vorrei a questo punto: poichè siamo in tempo di vacche magre, auspicherei che Noseda, La Vecchia e le rispettive case discografiche si mettessero d'accordo per non creare inutili e dannose sovrapposizioni di progetti discografici come è già avvenuto in parte con Alfredo Casella, stante la marea di autori e musiche sinfoniche nostrane che ancora attendono di essere scoperte o riscoperte. Sarebbe molto più proficuo per loro e per noi! Mi raccomando! Tra gli autori che oserei suggerire al riguardo ci sono Bettinelli, Rocca, Tosatti, Aldo Finzi, Porrino, Fuga, Peragallo, Zafred, Ferrari, Franco Mulè, Renzo Rossellini, Veretti, Pietro Canonica (celebre come pittore e scultore, ma anche compositore niente affatto disprezzabile), Pick-Mangiagalli, Refice e di sicuro ne sto dimenticando tanti altri! Ad maiora!
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