Disquizioni intorno alla musica colta, con particolare riferimento alla realtà contemporanea.
martedì 16 aprile 2013
Dischi veramente fetenti!
I dischi Joker, forse i più scadenti in assoluto, erano ovviamente prodotti in Italia e non poteva essere altrimenti, vista la nostra vecchia tradizione in tal senso (generalmente variabili dal mediocre al catastrofico erano anche le stampe delle succursali italiane della Cbs, Emi ed Rca, tacendo poi di quelle penosissime della Fonit Cetra, ecc. ecc.). Ma chissa perchè nei primi anni recavano le copertine e le etichette scritte esclusivamente in tedesco, salvo in anni successivi alternare a quest'ultima sia l'italiano, che l'inglese e il francese. Inoltre, a volte le etichette, che all'inizio erano nere o grigio scuro, talvolta sembravano scimmiottare quelle della Capitol americana, caratterizzate dal logo "Fds", che stava a significare Full Dimensional Sound per i dischi mono e Full Dimensional Stereo per quelli stereofonici. Le etichette Capitol, scure anch'esse, avevano la caratteristica di una vivace fascia colorata sul bordo, simile a quella che talvolta compariva anche sui dischi Joker (attenzione che esistono dei Capitol Fds stampati anche in Italia, pressochè simili agli originali, ma comunque distinguibili se osservate bene il retrocopertina, dove è indicato l'effettivo stabilimento di fabbricazione. Gli originali venivano stampati in una fabbrica a Scranton, in California e a volte ristampati anche dalla Emi inglese.). Le copertine, inoltre, con una grafica che ambiva forse a essere raffinata ma che io trovavo alquanto greve, avevano inizialmente la superficie lucida, divenendo poi successivamente opaca. All'iniziale etichetta scura sulle facciate dei dischi, ne succedette negli anni '70, una gialla caratterizzata da un nuovo logo "Joker International", presente anche sulle copertine, scimmiottante quello della Dgg. Le incisioni che proponevano nel loro catalogo di classica talvolta provenivano anche da case come Remington, Everest, Saga, Musidisc, ma molte erano di dubbia provenienza. Probabilmente il belletto grafico a cui erano sottoposti aveva il solo scopo di dare del fumo negli occhi, all'acquirente tipo, generalmente neofita, dandogli l'illusione di comprare a poco prezzo, un prodotto di prestigio. La qualità dello stampaggio variava dal mediocre al catastrofico, la qualità sonora dal miserrimo all'ectoplasmico e quella interpretativa dallo scadente al discreto, salvo sporadiche eccezioni. Anche quando gli interpreti del disco erano nomi celebri, il tutto veniva comunque vanificato dalla scadentissima resa del supporto fonografico. Sono dei dischi-zombie, dei titoli da Helza-Poppin! Con l'avvento del cd, questo catalogo ne è stato almeno parzialmente riversato, io però me ne sono tenuto alla larga, saggiamente. Va da sè che le versioni in musicassetta di questi titoli siano, se possibile, ancora più obbrobriose, perciò gettatele direttamente nel cassonetto: le uniche che salvo, anche se non c'entrano per niente con la musica, sono quelle contenenti i vecchi monologhi del cabarettista romagnolo noto con lo pseudonimo di Sgabanaza, perchè almeno sono divertenti e la qualità sonora è meno critica in questo caso, però è un po' poco per mutare di opinione generale. Ovviamente le mie osservazioni in materia di collezionismo discografico, sono riferite massimamente all'ambito della musica classica, con la leggera e gli altri generi, il discorso cambia. Ricordo di aver letto, per esempio, che nel caso dei dischi di Elvis Presley, stampati all'epoca, varrebbero di più collezionisticamente gli esemplari fabbricati in Italia, rispetto agli originali provenienti dagli Stati Uniti, in quanto i primi avrebbero avuto una tiratura complessiva inferiore a questi ultimi, ma la cosa mi fa sorgere dei dubbi sulla sua attendibilità, essendo le stampe italiane non molto considerate in generale, stante la loro intrinseca qualità, di norma non esaltante. Tutto è possibile però!
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