venerdì 3 maggio 2013

L'ora del dilettante.

Per pianoforte e (minima) orchestra (ma i danni sono stati massimi, secondo il sottoscritto!). Così recitava il titolo del concerto gratuito (per fortuna, altrimenti avrei preteso a grandissima voce il rimborso!), tenutosi martedì 8 maggio 2012 alle ore 21, nell'aula absidale di Santa Lucia, in Bologna (ahimè!), con il "sommo" Leone Magiera al pianoforte (più forte che piano, però!), accompagnato dall'Harmonicus (ma piuttosto dis-harmonicus!) Concentus (tormentus!). Il programma comprendeva l'adagio e fuga in do min. KV546 di Mozart e il quartetto in mi bem. magg. D87 op.125 n.1 di Schubert, nella prima parte, mentre la seconda era occupata dal concerto n.1 in mi min. op.11 per pianoforte e orchestra di Chopin, nella versione cameristica per pianoforte e quintetto d'archi, edita da Kistner nel 1830. Mi corre l'obbligo di riportare i singoli nomi dei componenti del complesso strumentale, stante l'esito (s)travolgente della serata, degni senz'altro di una "minzione d'onore": GABRIELE RASPANTI, (nomen omen, altrochè se raspava!) e MANUEL VIGNOLI ai violini; NICOLA CALZOLARI (anche qui nomen omen, avente l'animo più di un ciabattino che di un musicista!) alla viola; MARTA PRODI (e infatti fra il pubblico era presente Flavia Franzoni, cuore di mammà!) al violoncello; LUIGI PARISI, al contrabbasso. Insomma la tipica accozzaglia italica di cognomi celebri raccomandati, il che è la norma, stante il fatto che, anche prescindendo da ciò, il livello esecutivo è stato veramente basso! Leggendo le note del programma di sala, si apprende anche che gli sciagurati hanno anche inciso un disco dal vivo, comprendente i Vespri di Pergolesi, allegato a suo tempo alla rivista 'Amadeus' in occasione del terzo centenario dalla morte del compositore (e così gli avranno rifatto i funerali, per giunta d'infima classe!), per tacere di partecipazioni a festival più o meno illustri (sic!), ecc. ecc. Poi non lamentiamoci ipocritamente di come vanno le cose in ambito musicale qui da noi! Tornando al concerto dell'8 maggio 2012, fin dal brano di esordio ho ravvisato in costoro una gelidità d'approccio, una freddezza, in aggiunta a una scarsa fusione d'insieme, a una precarietà d'intonazione, a una disomogeneità generale, che dava la netta sensazione che ognuno andasse per i cavoli propri, impressione confermata anche dal brano successivo, caratterizzato da un'eccessiva legnosità d'approccio, per cui ho applaudito debolmente e più per riflesso condizionato che per altro. Ma il peggio doveva arrivare nella seconda parte, con l'ingresso del "sommo solone (nel senso di grande 'sòla')", Leone Magiera, che evidentemente non pago degli sfracelli combinati come accompagnatore di cantanti lirici, cerca di riciclarsi come improbabile e improponibile camerista (io uno così non lo metterei nemmeno nel cesso, figuriamoci!). Tanto per fare 2 esempi della sua somma arte direttoriale, ricordo di averlo visto dirigere in tempi remoti in tv, l'orchestra filarmonica di New York, in una ouverture dalla "Luisa Miller" piattissima e piallatissima, senza alcuna variazione agogica e dinamica purchessia, con un gesto che era quanto di più metronomico si potesse immaginare. In un altro concerto, sempre in tv, scaraventava con malgarbo dal suo podio, tonnellate di suono al 'povero' Pavarotti, costringendolo a forzare, durante l'esecuzione di 'Pourquoi me réveiller' dal 'Werther' di Massenet; e potrei continuare ancora, ma rischio di dilungarmi troppo. Per cui torniamo a parlare della seconda parte di quel "memorabile" concerto, in cui il nostro ineffabile musicista ha dato veramente il meglio (o il peggio?) di sè (continua).......

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