L'ho già detto più volte: quest'anno mi sembra proprio che la Terribile Mietitrice sia più efficente che mai: in queste ultime settimane, essendo venuti a mancare, fra gli altri, il violoncellista Janos Starker (88 anni), il compositore Henri Dutilleux (97 anni) e ultimo in ordine di tempo, almeno per ora, il direttore d'orchestra Bruno Bartoletti (87 anni). D'accordo che si trattava di persone non più in verde età, ma il problema è che di sostituti alla loro altezza, la scena odierna non sembra offrirne, purtroppo! Quanto a Bartoletti, del quale anche su Radiotre è stata nuovamente sottolineata la sua propensione per certo repertorio del '900 storico ("Assassinio nella cattedrale" di Pizzetti, "Cardillac" di Hindemith, "L'affare Makropoulos" di Janacek, "L'imperatore Jones" di Gruenberg, "Napoli milionaria" di Rota, "Morte a Venezia" di Britten, "Il prigioniero" di Dallapiccola, ecc.), peccato che questo traspaia poco o nulla dalla sua video-discografia ufficiale, eccettuato il dvd Dynamic dell'opera di Britten citata poc'anzi, eccessivamente incentrata sui soliti titoli arcinoti, coi quali, non sempre il nostro, poteva reggere il confronto coi mostri sacri della direzione. Tra l'altro, ricordo di aver visto parecchi anni fa in tv, una ripresa del "Mefistofele" dal Maggio, veramente diabolica, in cui, a cominciare dalla direzione dello stesso Bartoletti, confusionaria e fracassona, sembrava proprio voler dare ragione ai detrattori di Boito, con dei cantanti sguaiati e stonati che, a cominciare dal protagonista, strillacchiavano a più non posso per sollecitare i copiosi applausi di un pubblico di bocca buona e dei complessi corali e orchestrali allo sbando totale, salvandosi solo alla fine la regia teatrale, le scene e i costumi. Bartoletti, come Serafin, Patanè, Previtali, De Fabritiis, Rossi, Santi e altri, era uno di quegli eccellenti professionisti del podio di cui si è perso definitivamente lo stampo, che davano il meglio di sè, proprio nel repertorio più desueto, quello che l'insulsa industria discografica non gli faceva incidere quasi mai, preferendo sottoporli a ingenerosi confronti coi mostri sacri della direzione, facendogli incidere la solita minestra e rendendogli alla fine un pessimo servizio, vista l'ampiezza del loro repertorio, assai più vasto di quanto appare dai documenti audiovisivi esistenti. Trattasi dell'ennesimo caso di miopia e sottoutilizzo artistico da parte dei discografici, insomma. Mi sovvengo, proprio in questo istante, sempre a proposito delle scelte repertoriali di Bartoletti, di possedere anche un cd Fonè con "La lupa" di Tutino e credo inoltre che di Janàcek abbia diretto anche "Katia Kabanova" e "Jenufa", se la memoria non m'inganna. Mi chiedo tra le altre cose, eventualmente in quali archivi polverosi dell'emittente radiotelevisiva di stato, possano giacere la ripresa televisiva del '77, dal festival di Spoleto, della prima assoluta di "Napoli milionaria" di Rota e le registrazioni radiofoniche dell' "Assassinio nella cattedrale" di Pizzetti, con Ruggero Raimondi, dal Teatro Regio di Torino, e dell' "Imperatore Jones" di Gruenberg, dal Teatro delle Muse di Ancona, semprechè non abbia avuto un abbaglio. Come ho già detto in precedenza, anche Bruno Bartoletti, faceva parte di quella "schiatta" in via di estinzione, di eccelsi professionisti del podio, anzi forse lui era persino un gradino più sopra, tra cui, oltre quelli già citati, bisognerebbe ricordare anche Gardelli, Molinari-Pradelli, Basile, Savini e un consistente manipolo di soggetti gravitante soprattutto nell'ambito delle stagioni musicali dei complessi Rai, come Simonetto, Tieri (morto prematuramente giovane), Caracciolo, Scaglia, Argento, La Rosa Parodi, Gracis, Boncompagni, ed anche Gallino, specializzato soprattutto nell'operetta, e sia pure ad un livello inferiore, financo Santini, Capuana e altri di cui mi sono dimenticato. A parte l'abbandonarsi a un'inevitabile operazione nostalgia stante la mia non più verde età, da questo quadro molto parziale si evince che, a fianco dei mostri sacri della bacchetta (avercene anche un Gavazzeni, al giorno d'oggi!), non c'era affatto il vuoto assoluto, ma una pletora di fior di musicisti, a cui andrebbe aggiunto anche un Votto, con un mestiere e una capacità artigianale di condurre in porto una serata, oltrechè una somma abilità di fronteggiare le situazioni più disparate e difficili, di perspicacia nel sostegno al canto, sovente superiore a quello delle bacchette più blasonate. Erano delle autentiche volpi di teatro, spesso validissime anche nel repertorio sinfonico, come per esempio Sanzogno e grazie a loro e alle loro scelte repertoriali sovente più originali, il pubblico veniva a conoscenza di perle musicali, bellamente e scandalosamente ignorate dai grandi nomi, troppo propensi a dedicarsi esclusivamente al grande repertorio, purtroppo. Stimolando ulteriormente la mia memoria, mi viene in mente anche uno Ziino, ed esulando un poco dallo specifico, il pianista e direttore Carlo Zecchi, che non viene ricordato come meriterebbe. A proposito di negligenze dell'industria discografica, mi ricordo che Patanè, giustamente si lagnava del fatto che gli facessero incidere solo titoli operistici, mentre lui si sentiva portato anche sul versante sinfonico, avendo in repertorio tra gli altri, anche lavori di Ciaikovski (ricordo una buona "Patetica" in radio negli anni '80, credo con l'orchestra della Rai di Roma, calorosamente applaudita dal pubblico in sala), R. Strauss, Shostakovich. Un altro ricordo che mi riaffiora adesso è una puntata di "Esercizi di memoria" di alcuni anni fa, in cui venne trasmessa una registrazione dal vivo degli anni '60, in cui Basile rivelava una verve insospettabile dirigendo splendidamente la 'Sinfonia india' di Chavez, con un'orchestra Rai di Milano galvanizzata e il pubblico che esplode in un boato, al termine dei circa 13 minuti di questa bella musica, trattandosi di un tipo di repertorio che normalmente non assoceresti a questo direttore. Ma, guarda caso, la prima esecuzione italiana della 2^ sinfonia di Bernstein "The age of anxiety" per pianoforte e orchestra, avvenne con l'autore al pianoforte, l'orchestra de "La Fenice" di Venezia, diretta proprio da Basile, che doveva avere una certa propensione per questo tipo di musiche, ovviamente anche in questo caso, assurdamente ignorata dalle case discografiche, come da norma. Mi ricordo in quella stessa trasmissione, di buone esibizioni sinfoniche di Erede (la 'Classica' di Prokofiev) e di Molinari-Pradelli (2^ di Beethoven), ma indubbiamente quella di Basile, era la più straordinaria. Preda di questa assurda operazione di nostalgia in cui mi sono imbarcato, mi stanno venendo le lacrime agli occhi, ma prima di concludere vorrei sottolineare che il discorso fatto a proposito di Bartoletti e soci, lo si può tranquillamente estendere a tutte le altre categorie di musicisti, vocali e strumentali. Come potrei mai essere lieto di un così miserrimo presente?
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