venerdì 2 agosto 2013

Postille.

Io vorrei non una 'repubblica fondata sul lavoro' ma un 'sistema fondato sul salario di cittadinanza', tanto più che visto che la tecnologia, ossia il progresso, ha ridotto e continuerà a ridurre la necessità del lavoro, almeno nel senso tradizionale del termine, la cosa in sè non è affatto un male, è stolto e pericolosamente demagogico quello che si continua a fare, ovvero parlare di lavoro per tutti, visto che a livello mondiale continuiamo ad aumentare numericamente come popolazione complessiva, con una tecnologia che sempre meno richiede l'utilizzo di manovalanza, imbattendomi più volte in persone che, pur lavorando, non percepiscono alcunchè o sono sottopagate e questo conferma che il lavoro non è affatto quella panacea per tutti i mali che qualcuno ci vorrebbe far credere, essendo anzi al contrario, fonte esso stesso di problemi e nevrosi. Insomma è un dannato tormentone che andrebbe quantomeno drasticamente ridimensionato a livello d'incidenza nella vita umana. Va da sè che anche il creare posti di lavoro artificiosamente, pone i presupposti per corruzione, derive clientelari e inefficienza. Guardatevi intorno e vi accorgerete di quanto terziario inutile esiste a questo mondo e nel nostro paese in particolare, non entro nel dettaglio semplicemente perchè la faccenda si rivelerebbe troppo lunga e articolata, ma basta avere un pò di spirito di osservazione per rendersene conto. Saltando di palo in frasca, devo dire che ieri sera su Radiotre, l'opera "Maria da Venosa" di Francesco D'Avalos, ripresa in prima assoluta italiana in forma scenica il 19 luglio di quest'anno a Martina Franca, pur risalendo al 1992 come composizione, è stata un'autentica rivelazione, peccato proprio che il suo autore, credo napoletano di nascita e noto all'estero anche come direttore d'orchestra, sia poco conosciuto qui da noi, tanto per cambiare, peccato anche per la breve intervista telefonica concessa dal medesimo prima della messa in onda del suo lavoro, in cui il nostro biascicava le risposte alle domande del conduttore in studio, in uno strano idioma scarsamente comprensibile, ma nessuno è perfetto e per fortuna la sua musica parlava eloquentemente anche per lui!

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