sabato 9 novembre 2013

Il programma di sala, questo sconosciuto.

Lunedì sera, durante il collegamento con il Teatro alla Scala, per il concerto d'inaugurazione della stagione della Filarmonica, quegli ameni simpaticoni di Radiotresuite discettavano, tra le altre cose, anche della progressiva estinzione dell'utilizzo del classico programma di sala, sempre più sovente sostituito da presentazioni verbali dei brani musicali componenti il programma del concerto, da parte degli stessi interpreti, adducendo come motivo il sempre maggior bisogno del pubblico degli appassionati, di forme di comunicazione più immediate e meno gelide di quelle rappresentate da un programma cartaceo (e giù il solito profluvio di luoghi comuni sul fatto che viviamo in un'era basata sulla comunicazione, provocata dal diffondersi massiccio di tutte queste nuove tecnologie, ecc. ecc.). Io, in casi come questo, mi sento un emulo sbiadito di quello zuzzurellone del ministro della cultura della Germania nazista, rispondente al nome di Goebbels, al quale, come è noto, per sua stessa ammissione, veniva spontaneo il portare la mano alla pistola, ogni qualvolta sentiva pronunciare la parola 'cultura'. Beh, io ho una reazione molto simile ogni qualvolta sento pronunciare la parola 'comunicazione', con la non irrilevante differenza di non possedere alcuna pistola (casomai un miserrimo pistolino, che in tal guisa non serve proprio a un cavolo!), ed ecco il motivo per cui mi sono definito un emulo sbiadito del suddetto. Abbiamo, con questa barbarie generalizzata, letteralmente stuprato, violentato, vilipeso, svilito, il significato autentico di parole come amore, amicizia, sesso, cultura (anche in assenza di personaggi come Goebbels), rivoluzione e per l'appunto comunicazione, svuotandole, con il costante ed indebito abuso, di qualsivoglia essenza, riducendole a banalissime espressioni verbali con le quali ci riempiamo costantemente quell'orrido, immondo orifizio che ancora chiamiamo bocca, ritrovandoci sempre più immersi in un assurdo vuoto pneumatico esistenziale che cerchiamo malamente di riempire di aria fritta, piombando regolarmente in uno stato di convulsione epilettica continua, autocondannandoci a un'esistenza priva del benchè minimo costrutto. Ma quale comunicazione mi posso aspettare in una città di spettri come Bologna, in cui, dopo 11 anni dal mio esservi ritornato, mi ritrovo ancora più solo di quando ci sono arrivato, in cui la sera, aggirandomi per il centro storico, non m'imbatto più in una sola faccia conosciuta, ritrovandomi in mezzo ad individui completamente sconosciuti, peggio che se avessi traslocato altrove e se per caso t'imbatti in un volto conosciuto per pochi, fugacissimi istanti, hai la netta sensazione di aver visto riaffiorare, per un attimo, un qualche spettro riemerso da chissà quali reconditi recessi, un autentico relitto di un passato remotissimo e sbiadito, non ci siamo proprio! Aggiungiamoci la bufala di internet e di tutti i gingilli tecnologici ad essa correlati, coi quali ci masturbiamo e balocchiamo quotidianamente da stupidi bamboccioni quali ci siamo ridotti, ingannando noi stessi coltivando le nostre fallaci, flebili illusioni di credersi al centro dell'universo, rifiutandoci di vederci per ciò che noi siamo realmente, cioè un branco di umanoidi alla deriva, per cui di quale cavolo di comunicazione parliamo se abbiamo perso financo la capacità di salutarci se per caso c'incontriamo fisicamente per strada? Ma fatemi il sacrosanto piacere! Piuttosto, ritornando alla questione del programma di sala, la sua progressiva sparizione non può che essere vista che come un ulteriore segno di degrado e impoverimento culturale, può magari far comodo alle nostre istituzioni musicali, visto che in quella maniera risparmiano un po' di quattrini, stante il fatto che la sua realizzazione comporta ovviamente dei costi dal punto di vista economico, potendo oltretutto far leva sulla naturale pigrizia mentale del pubblico, che non ha la benchè minima voglia di sforzarsi nemmeno di dargli una scorsa, figuriamoci leggerselo per intero, per carità! Al giorno d'oggi si vuole tutto 'cotto e mangiato', il cervello è l'organo del corpo umano più in disuso e disprezzato e con ragione, tanto c'è internet, facebook, twitter e compagnia bella, perchè perdere tempo ed energie a usarlo, dico bene? Non dico affatto di essere contrario in senso assoluto ad una presentazione a viva voce dei brani in programma, ma a patto che non si pretenda di sostituirla in toto a un programma di sala cartaceo, ne deve semmai costituire un'aggiunta, un'integrazione. Una presentazione verbale, per non correre il rischio di risultare prolissa e tediosa, deve per forza di cose essere più sintetica, veloce, superficiale, mentre un programma di sala ben redatto, può a volte costituire un vero e proprio saggio in miniatura, nel quale gli aspetti musicali trattati per ovvie ragioni più superficialmente se non addirittura sorvolati del tutto in una presentazione verbale, possono essere più approfonditi e stimolare la curiosità dell'appassionato in una maniera più compiuta, se poi si aggiunge che in certi casi può essere dotato anche di un corredo iconografico, di rimandi bibliografici  e/o video-discografici, oltrechè di eventuali testi cantati, a volte di difficile reperibilità, con relative traduzioni, ecc. ecc., si capisce che sostituirlo integralmente con una presentazione verbale, non è esattamente la stessa cosa! Io stesso conservo tutt'ora, a distanza di tempo, la stragrande maggioranza dei programmi di sala delle varie esibizioni musicali alle quali ho assistito nel corso degli anni passati, consultandoli periodicamente. E poi non dimentichiamoci del fatto che 'verba volant, ma scripta manent', anche in un'era di chincaglieria tecnologica come l'attuale, teniamolo ben presente, mi raccomando! Va da sè che talvolta ci s'imbatta in programmi di sala sciatti, lacunosi, indecenti persino, ma proprio per questo chi di dovere si proponga eventualmente di migliorarli e non certo di farli sparire definitivamente, per rimediare ad eventuali buchi di bilancio, gli sprechi sono altrove, lo sappiamo bene tutti quanti! Ai miei simili, bipedi implumi, ribadisco che l'organo del corpo umano più importante è il cervello e non quello che vi ritrovate tra le coscie, chiaro? A buon intenditor ...  

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