mercoledì 26 febbraio 2014

Tagli, ritagli, frattaglie.

L'ho sempre detto che la "solita minestra", riscaldata all'infinito fino alla nausea, porta alla routine e che quest'ultima uccide l'estro, impoverendo la scena musicale. Ne ho avuto l'ennesima conferma iersera, ascoltando come al solito, un concerto radiofonico registrato il 19 dicembre scorso al Manzoni di Bologna, coi complessi dell' 'Orinale', diretti da Lothar Zagrosek, in un programma dall'impaginato altamente "fantasioso ed originalissimo", comprendente il concerto per violino di Beethoven e il Te Deum di Bruckner, brani che non si ascoltano mai, nevvero? Un concerto complessivamente di modesta routine, con un solista, nel brano di Beethoven, anch'egli non esaltante, Dimitri Sitkoveski, il quale ha concesso, per l'occasione, ad un pubblico come al solito di bocca buona, un bis "originalissimo", ovvero una Partita di Bach, i complessi dell' "Orinale", come al solito quando vengono diretti in maniera bolsa, sciatti e trasandati, apice un Te Deum di Bruckner speditissimo, sbrigativissimo e sfilacciatissimo (a suo tempo criticarono l'ultima incisione discografica effettuata da Karajan negli anni '80, di questo stesso brano, tacciandola di eccessiva speditezza, ma quella ascoltata ieri sera, mi è sembrata assai peggiore, priva oltretutto anche dell'intensità espressiva raggiunta dal grande Maestro austriaco) , a riprova per l'ennesima volta che, solo con un direttore di autentico 'polso', riescono a marciare decentemente, altrimenti sono cavoli amari. E pensare che Lothar Zagrosek, quando è impegnato nel repertorio del '900 storico, soprattutto quello più desueto, ed anche in quello contemporaneo, si rivela musicista di ben altra tempra, rispetto allo stanco, abulico mestierante del concerto trasmesso iersera, per cui, alla fine, mi pongo la solita domanda idiota, ma che senso hanno simili vuote esibizioni, aventi per oggetto musiche inflazionatissime, caratterizzate da un'amplissima videodiscografia esponente a temibili confronti, conseguentemente usurate dal punto di vista interpretativo, se non il soggiacere alla vanagloria di qualche insulso artistucolo da strapazzo? Simili consuetudini le ritengo insopportabilmente deprimenti e hanno un bel dire i 'belli spiriti' di turno che i cosiddetti grandi capolavori, rivelano sempre aspetti nuovi ogni volta che li si riavvicina, ma allora tutta quell'altra marea di musica che è stata composta, ancora in attesa di essere scoperta o riscoperta, l'hanno scritta degli imbecilli perditempo, visto che tanto bastano e avanzano i 'grandi capolavori', dimentichi del fatto che anche questi ultimi, così come i loro autori, sono stati a suo tempo degli sconosciuti esordienti, la qual cosa sta a significare che, se anche nei secoli passati, si fosse sempre ragionato così, noi non ne saremmo mai venuti a conoscenza, poichè sappiatelo, anche in passato c'erano già altri 'grandi capolavori' stabilmente presenti in repertorio, o pensavate per caso che questa fosse una prerogativa unicamente dell'epoca odierna? A parte il fatto che, per non pochi di questi acclarati capolavori e dei relativi autori, l'accoglienza iniziale da parte del pubblico fu contrastante quando non addirittura ostile, determinando parecchi fiaschi colossali e mettendo in crisi i loro stessi creatori, come nel caso de "Il barbiere di Siviglia" di Rossini, de "La traviata" di Verdi, della "Madama Butterfly" di Puccini, solo per citarne alcuni, senza contare l'accoglienza non sempre calorosa riservata, soprattutto quando i loro autori erano ancora in vita, alle sinfonie di Bruckner e di Mahler, ma anche Berlioz aveva già in precedenza collezionato diversi fiaschi, come credo di avere già rilevato in precedenti occasioni.  Senza rinnovamento non c'è conoscenza, senza conoscenza non c'è evoluzione, l'isterilirsi a oltranza sulle stesse cose, porta a involuzione, impoverimento, regressione, rimbambimento, sclerotizzazione, oscurantismo, ma è proprio questo quello che desiderate così ardentemente? Siete così stupidamente, barbaramente sadomasochisti? / In questi giorni ho letto il libro di Nicola Piovani, "La musica è pericolosa", in particolare il capitolo "La regia d'opera? Famola strana!", sottoscrivo quasi completamente, mi consola il fatto che anche un addetto ai lavori faccia al riguardo dei discorsi molto simili ai miei, perlomeno ciò significa che non mi sono ancora completamente bevuto il cervello, nonostante la mia vita attuale assomigli sempre più ad un perenne incubo kafkiano senza via d'uscita alcuna! Verrebbe spontaneo da dire che quel capitolo lo dovrebbero leggere innanzitutto gli indegni sovrintendenti dei nostri enti lirici, ma poi mi è sorto un dubbio atroce: ma sapranno leggere? / Vorrei capire perchè l'ultimo concerto della rassegna "Rai Nuova Musica" del primo marzo, non venga trasmesso in diretta, ma in differita, senza sapere ancora quando, vista l'estrema magrezza dei programmi dei concerti di questa brevissima rassegna, a parte l'idea bislacca di coinvolgere dei disc-jockeys negli intervalli, misteri della radiodiffusione nostrana! / Ho navigato spesso, in questi giorni, sul portale "Rai Classica", ma a parte la lentezza del caricamento di alcune pagine, la suddivisione a volte un po' cervellotica, la pubblicità chiassosa e invadente, il disagio aggiuntivo delle pagine che si ricaricano automaticamente in maniera periodica, non è malvagio nel suo complesso, anche se ancora migliorabile. Piuttosto quello che raccapriccia è la pagina dedicata agli sms inviati dagli ascoltatori di Radiotre, a parte sporadiche eccezioni, stante il fatto che il linguaggio adoperato, tacendo di coloro che adoperano lo squallidamente orripilante tipico frasario abbreviato in uso per questo genere di messaggi, oltre a fare pesantemente a pugni con la grammatica e la sintassi, è di una povertà espressiva francamente desolante, specchio di quanto si sia regrediti a livelli veramente subumani e preoccupanti. Per fortuna il livello degli sms inviati a Radiofd5, risulta senz'altro migliore al confronto, non scendendo mai, almeno per quello che ho potuto constatare, al di sotto della soglia di decenza minima. Quel che è certo è che, nonostante i miei limiti e imperfezioni, al confronto mi sento sempre più un Dante Alighieri! Povera Italia! / Ancora una volta, sempre più caotica si rivela la cronologia delle varie versioni delle sinfonie di Bruckner, altro mio tormentone, mi sono casualmente accorto, spulciando dischi in negozio, che esisterebbe addirittura una quarta versione della sua 3^ sinfonia in re min., risalente al 1890 (edizione Raeflingher), che però ritengo anch'essa di dubbia autenticità. Cercherò di verificare. / L'ho già rilevato in precedenza, ciononostante non posso fare a meno di irritarmi ogni volta di più per una pratica, una volta esclusivo appannaggio della musica cosiddetta di consumo, che continua sempre più a prendere piede progressivamente anche nell'ambito della musica colta, ovvero la continua scoperta di presunti nuovi giovani eccezionalmente talentuosi, da scaraventare lestamente nell'agone mass-mediatico e altrettanto rapidamente bruciare, per spingerne altri ancora, sempre più talentuosi ed eccezionali, talmente straordinari da risultare prefabbricati in serie con lo stampino, sì da lasciare il pubblico dei melomani continuamente disorientato, non dandogli il tempo materiale di assimilare il tutto, per poi vomitargliene addosso altri ancora. Se si dovesse dare retta alle riviste specializzate, alle emittenti radiotelevisive e ai vari portavoce delle case discografiche e delle agenzie operanti nel campo musicale, mai come in questa epoca, si assisterebbe a un'incredibile concentrazione di geni stratosferici, vista la conclamata scoperta di questo o quello strepitoso musicante, dichiarata a ogni piè sospinto. Simile degenerazione mediatica non può che portare ad autentici sfracelli, impedendo di fatto di distinguere il grano dal loglio, cioè un autentico talento da una meteora, facendo piazza pulita del benchè minimo senso critico, a vantaggio economico solo dei ciarlatani che perpetrano un simile costume perverso, ma a nocumento della causa musicale, con il progressivo impoverimento culturale ed artistico che è sotto gli occhi (e le orecchie) di tutti. Come al solito, tutto stramaledettamente nella norma. Il che è brutto e distruttivo! / Vorrei tanto capire, nella nostra era ipertecnologica, come mai i collegamenti radiotelevisivi in diretta, siano sempre più fallosi, ossia caratterizzati sempre più spesso da buchi, rispetto a una trentina d'anni fa, cosa veramente innammissibile (domanda retorica). Forse perchè progrediscono le macchine, ma regrediscono gli uomini? / Ho già affermato in precedenza come trovi del tutto fuorviante il fatto di accostare ai 4 compositori della 'generazione dell'80' (Casella, Malipiero, Pizzetti, Respighi), il nome di Alfano, in quanto, a differenza degli altri che agivano in contrapposizione all'egemonia del melodramma, quest'ultimo, al contrario, proprio in tale ambito si è messo principalmente in luce (per motivi simili, riterrei altrettanto fuorviante accostargli quell'altro valentissimo musicista che è stato Wolf-Ferrari, contemporaneo dei suddetti), ma trovo altrettanto assurdo accostare alla 'generazione dell'80', anche Ghedini, come ho letto di recente, se non altro per motivi anagrafici, essendo questi nato nel 1892. Codesti addetti ai lavori, cominciano a fare un po' troppa confusione, secondo i miei gusti! Il che è bello ed istruttivo (si fa per celia)! /  Faccio presente ai miei 23 lettori che, a distanza di tempo, sono solito correggere e integrare i miei scritti passati, per cui se ne avete letto qualcuno che vi risulti di un qualche interesse, vi consiglio di andarvelo a riguardare, di tanto in tanto, a distanza di tempo, poichè sappiate che, anche quando non aggiungo un nuovo 'post' a quelli già presenti sul blog, mi metto solitamente a ricontrollare alcuni di quelli preesistenti, succedendomi spesso di accorgermi di errori e incongruenze, anche a distanza di parecchio tempo dalla loro stesura iniziale, insomma questo sito lo curo e lo controllo quasi quotidianamente anche se voi non potete accorgervene, attingendo sia alla mia personale mediateca, sia confrontandomi con quanto viene immesso in rete, perciò siete avvisati! Inoltre, casualmente, mi sono accorto che il mio blog, non viene più segnalato dai motori di ricerca come in precedenza, salvo miei abbagli, la qual cosa mi pare singolare. 

mercoledì 12 febbraio 2014

Un parere veramente disinteressato, come no!

Uno degli scribacchini presenti sulla rivista "Suono", un certo Pietro Acquafredda, uno dei tanti fra coloro che predicano bene, ma razzolano malissimo, sul numero della rivista attualmente in edicola, inneggia per l'ennesima volta al ritorno della (secondo lui) meritevolissima trasmissione televisiva di Raitre, "All'Opera!, in un articoletto intitolato esplicitamente "All'Opera! - deve tornare!", magnificandone i pregi in confronto alle trasmissioni attuali dello stesso genere su Raitre e Rai5 e sciorinandone gli assai più elevati dati d'ascolto, nel confronto con le altre, almeno sempre secondo quanto afferma il bipede implume. Ammesso e non concesso che tutto ciò possa rispondere al vero, a maggior ragione ci sarebbe veramente da preoccuparsi, poichè il contenuto della stessa, condotta dall'incompetente Rai di turno, Antonio Lubrano (quest'ultimo a suo tempo, tra l'altro, coinvolto in una squallida vicenda giudiziaria inerente delle mazzette), era di una piattezza e di una banalità sconcertanti. Queste autentiche porcherie possono solo fare del danno alla causa della musica colta, con le loro banalizzazioni, volgarizzazioni e semplificazioni e poi cosa c'entra Lubrano con la musica seria, non risultandomi avere la benchè minima competenza e passione in questo campo. Ma il vero motivo del periodico infervorarsi dell'Acquafredda è un altro, chissà perchè omette regolarmente il fatto che l'autore degli insulsissimi testi, era proprio lui medesimo! Il suo quindi va decisamente considerato un parere spassionatissimo e disinteressatissimo, nevvero? Caro signor Docciafredda, ma vedi un poco di darti una calmata e smettila di renderti ridicolo, triturandoci i testicoli con le tue assurde paturnie, spero prestissimo che tu vada ad ingrossare le fila dei disoccupati come senz'altro meriti, anzichè rubare soldi imbrattando le pagine di una rivista, anch'essa finanziata da soldi pubblici! / In questo stesso numero compare anche un' ampia intervista a un certo signor Renato Fiacchini, in arte (sic!) Renato Zero, il quale a un certo punto, per esaltare Verdi, si mette a denigrare Wagner, affermando che se i legislatori creano delle leggi a danno della musica nostrana, la causa è dovuta al fatto che anzichè ascoltare la musica di Verdi, ascoltano troppo quella di Wagner e dei musicisti stranieri (ma da quando in qua, i legislatori, notoriamente ignoranti in materia, 'perdono tempo' ad ascoltare della musica? Adesso sta a vedere pure che la colpa di simili aborti legislativi si deve a Wagner e soci, ma stiamo, per caso, farneticando?) dimostrando così di avere perso una formidabilissima occasione per tacere, avendo avuto la presunzione di avventurarsi in un campo che non gli compete, ma se penso agli autentici sfracelli e colossali scempiaggini ammanniteci dal suo defunto collega Lucio Dalla, quando si volle, ahimè, interessare anche lui alla musica colta, non me ne meraviglio affatto! Ne ho la nausea di questi incompetenti retrogradi provinciali che, per esaltare l'uno denigrano l'altro, trattandosi notoriamente di 2 giganti assoluti della storia della musica, come già ampiamente assodato: preferire l'uno o l'altro è soltanto una banale questioncella di gusti personali. Tralasciando il fatto che detta affermazione è contenuta all'interno di un discorso che è già in sè, un campionario di assurdismi assortiti! Ma siamo ancora rimasti alle fazioni contrapposte dei 'verdiani' e 'wagneriani'? Ma questi sono retaggi ottocenteschi! In questo lurido paese l'arretratezza mentale e culturale è proprio veramente sconfinata! Ironia della sorte, se penso che questi cretini di bolognesi mi hanno appiccicato, chissà perchè, proprio il soprannome di "Renato Zero", del quale non sono certo mai stato un estimatore! Povera patria! / Faccio una piccola ammenda a proposito di quel che scrissi in occasione della morte di Abbado, in quanto non sapevo che il musicista, non aveva potuto, a suo tempo, presenziare alla cerimonia di consegna da parte del 'decrepito', delle nuove nomine a senatore a vita, in quanto già gravemente malato, anche se questo non cambia di una virgola le mie considerazioni in proposito. Se poi penso che Abbado aveva deciso di devolvere il suo stipendio di senatore a vita, alla Scuola di Musica di Fiesole, organismo elitario e spocchiosetto, già privilegiato di suo in materia di finanziamenti pubblici, per la serie ' l'acqua va al mare ', allora dico proprio che non tutto il male vien per nuocere! Troppe conventicole intorno ad Abbado, basta!!! Ma nessuno ricorda più che Abbado lisciava il pelo a quel 'tristanzuolo' di Fidel Castro, andandolo una volta addirittura a 'festeggiare' per il suo compleanno, con tanto di orchestra Mozart al seguito? Abbado che ossequiava un simile mentecatto? Tutto  nella norma! / In una rubrichetta dell'attuale numero del BBC Music Magazine, titolata "After hours - Musicians and their hobbies", il direttore d'orchestra statunitense John Axelrod, appassionato di cucina nostrana, si dichiara "americano di nascita, europeo settentrionale di religione, ma decisamente italiano nell'animo". Ah, sì? Ma prova a venirci a vivere da comune mortale disoccupato, cassintegrato, precario, pensionato con la minima, anzichè da straniero ricco e privilegiato, libero di girovagare a proprio piacimento nel globo e poi ne riparliamo! A me questi rammolliti da jet set, con il loro immaginario da stantia cartolina illustrata, mi danno proprio il voltastomaco, chiusi come sono nelle loro ridicole torri d'avorio, incapaci di vedere al di là delle loro vite effimeramente dorate, completamente avulsi dalla realtà, ottusamente e ciecamente stolidi nel loro conclamato egocentrismo, occupati unicamente a coltivare il proprio orticello, sommamente offensivi nella loro superficialità d'animo! Non contento di ciò, il nostro bello spirito, che vanta precedenti esperienze nel settore culinario (sic!), tiene pure un blog (anzichè scriverci un libro, come aveva originariamente pensato, sic!) sull'argomento, al fine di condividere questa passioncella con altri belli spiriti suoi pari, ma ne avevamo proprio un gran bisogno, come no! Con la crisi, crescono anche le smargiassate dei ricchi bastardi! Tutto dannatamente nella norma! Peccato che il 'Bel Paese', continui ad essere bello esclusivamente per costoro, quando per noialtri risulta un autentico inferno! Fermate il mondo, voglio scendere!!! / Qualche giorno fa, mentre ascoltavo Radiotre, ho appreso che una delle più recenti operazioni di recupero avviate dalla cineteca Lumière di Bologna, ha avuto per oggetto il film "La nave" di Gabriellino D'Annunzio, figlio del Vate (basato ovviamente su un soggetto teatrale paterno) e Mario Roncoroni, realizzato a Torino nel 1921, avente come protagonista femminile, la celeberrima danzatrice Ida Rubinstein, ovvero colei che sarà in seguito nota soprattutto per essere stata la prima interprete assoluta, nel 1928, della versione coreografica del famosissimo 'Bolero' di Maurice Ravel. Le musiche di questo film, vennero composte dal musicista parmense Ildebrando Pizzetti, suppongo realizzate sulla base delle musiche di scena già composte in precedenza per l'omonimo lavoro teatrale dannunziano, dal che è rilevabile come fosse certamente non nuovo a collaborazioni con D'Annunzio, il cui vero cognome era Rapagnetta (come per esempio, le altre musiche di scena, più note, con un organico di 36 esecutori, per il lavoro teatrale "La Pisanella", dalle quali venne tratta, in seguito, una suite per grande orchestra comprendente 5 brani), così come senz'altro fosse non nuovo neppure a collaborazioni cinematografiche (come la 'Sinfonia del fuoco' per baritono, coro misto e grande orchestra, realizzata per la seconda scena del primo episodio del film "Cabiria" di Piero Fosco, pseudonimo di Giovanni Pastrone, del 1914, autentica produzione colossale dell'epoca, con la sua durata totale di circa 4 ore, per la quale inizialmente avrebbe dovuto comporre l'intero commento musicale, ma che, a causa di un disaccordo col regista, affidò in seguito al suo allievo Manlio Mazza). Mi sto chiedendo se non ci sia la possibilità che tutto ciò sfoci in un 'cineconcerto' gratuito in Piazza Maggiore, nell'ambito della consueta rassegna d'inizio estate "Il cinema ritrovato" (maggiori dettagli su questa pellicola, sono reperibili su "Wikipedia" e relativi "link"). Visti i tempi difficili, non oso sperarci troppo. Comunque da quel che ho capito, qualche sequenza del film, al momento, dovrebbe essere visionabile su "YouTube". Di più non so! Nei testi in mio possesso, tutti citati nella bibliografia succinta da me a suo tempo 'postata' in questo blog, di questo film non se ne parla affatto, purtroppo! Ma nemmeno si dice che, per esempio, le musiche del film di Carlo Lizzani, "Cronache di poveri amanti", tratto se non erro dall'omonimo romanzo di Vasco Pratolini, furono composte dal musicista Mario Zafred. Io cerco di supplire come posso a queste carenze. Successivamente a "La nave", Pizzetti realizzerà le musiche per altri 3 film: "Scipione l'Africano" di Carmine Gallone (1937), "I promessi sposi" di Mario Camerini (1941) e "Il mulino del Po" di Alberto Lattuada (1949).

martedì 11 febbraio 2014

Il mio assurdo sciopero assurdista personalizzato.

A dicembre, con l'arrivo di un piccolo rimborso Irpef che attendevo da anni e riguardo al quale avevo perso ogni speranza, ho avuto una piccola ed estrema boccata d'ossigeno che mi ha consentito di pagare il conguaglio Imu, la pulizia annuale della caldaia, l'idraulico, la bolletta del gas e poco altro, ma adesso mi ritrovo di nuovo in fase cosiddetta 'ecologica', cioè al verde e viste le ultime angherie subite, non potendo più sperare in alcuna risorsa, nel tentativo patetico di ribellarmi a questo destino ingrato, ho intrapreso un mio personale sciopero della fame, difatti è da giorni che volutamente, non mangio e non bevo (onestamente, a parte i morsi della fame che, naturalmente, di tanto in tanto si fanno sentire, mi sento molto meglio di salute, il che contrasta col mio fine ultimo, porca miseria!). Mi sento in sciopero come cittadino italiano onesto e rispettoso, contro coloro che considero miei nemici, a cominciare dal Comune di Bologna, dal Centro di Salute Mentale di via dello Scalo, dalla Caritas, dalla Provincia, dalla Regione, dallo Stato Italiano (oltre che ovviamente dall'Agenzia delle Entrate e da Equitalia) e dal Vaticulo (non trattasi di un refuso, merita di essere definito tale in quanto, anacronisticamente, chiesa-stato che ingerisce pesantemente all'interno di un altro stato, usufruente di un'assurda esenzione fiscale da parte di quest'ultimo, con la flebile scusante di essere un 'ente benefico', soprattutto nei riguardi del clero medesimo, va da sè), folle no? Ma preferisco la mia pazzia alla cosiddetta normalità! Come primo passo non mangerò fino a che non mi vedrò trattato come mi compete (la qual cosa, ovviamente, è una pura utopia), al fine di accelerare la mia dipartita, poichè solo da morto posso avere quantomeno l'illusione di non essere funzionale a questo sistema perverso, come ho già affermato in precedenza. Ma sono in sciopero anche come bolognese, nauseato e schifato ad oltranza dall'inettitudine dei miei concittadini, questa cittaducola è più ammorbante, asfissiante, opprimente, di un carcere di massima sicurezza! E' veramente un luogo sordido e squallido, in misura incommensurabile, peccato che, proprio per i motivi già detti in precedenza, non intraveda alternativa, nel mio caso, a questo orrore, altrimenti avrei già tolto da un bel pezzo il disturbo, mica sono masochista! Lo stare in mezzo a voi, rappresenta per me, la peggiore delle condanne a morte, branco di filistei! Lo so, sono un ingenuo, un demente, ma non me ne importa, almeno voglio vedere se riesco a deciderla io la modalità della mia morte, in barba ai miei nemici. E possibilmente a fare in modo che il mio cadavere non sia rintracciabile, non si sa mai! Certo è che, se quei pagliacci buffoni del Centro di Salute Mentale, leggessero questo mio sfogo, magari mi premurerebbero di un bel Trattamento Sanitario Obbligatorio, o per caso, pretendo troppo? Forse il digiuno prolungato, comincia a giocarmi qualche brutto scherzo! Ma non ho altra scelta che proseguire su questa assurdità, tanto è come se mi avessero già ucciso più e più volte, andrò avanti in perfetta solitudine, nell'indifferenza generale. Nel frattempo, sogna Bologna, continua pure a dormire sonni beati, orrido incrocio di una Disneyland con un Circo Barnum, assurdo ottovolante sgangherato e impazzito! Tutto nella norma! Avessi almeno rimediato una denuncia o un arresto, per tutto quello che ho scritto ultimamente, ne sarei stato felice, invece un bel niente! Sono proprio così insignificante? Mi sa tanto di sì! Ma devo fare proprio tutto da solo? Che palle! Assurdissimo! Essere in sciopero contro l'aberrante contesto ambientale e sociale che mi circonda! Pura follia! Delirio assoluto! Nevvero, no?

Altri assurdismi...

Assurdo è anche il fatto che io continui a scrivere in questo blog di faccende musicali che non interessano alcuno, al massimo qualche trombone (tipo quelli di Radiotre) si fa bello attingendo a quel che scrivo, alla facciaccia mia. Gli unici 'outsider' degni di nota per lo spocchiosissimo ambiente culturale nostrano, sono esclusivamente del genere 'altolocati', sottospecie 'laureati', categoria 'raccomandati', come il musicologo Carlo Marinelli Rosciglioni, morto recentemente, che di professione faceva l'alto funzionario della Banca Nazionale del Lavoro, ma guarda un po', oppure quell'altro musicologo 'per diletto', un certo Venditti (nulla a che vedere col cantautore), appoggiato a quella sordida marmaglia di Comunione e Liberazione, che di professione fa il giudice. Ma anche Rodolfo Celletti, il noto esperto di vocalità, era in realtà un alto funzionario (sic!) di un grosso gruppo industriale, mentre Carlo Alberto Bruni-Tedeschi, compositore anch'egli 'per diletto', ma allievo di Petrassi e di Stravinski, era un industriale (sua moglie, la pianista Marisa Borini), padre anche di 2 figlie, Carla e Valeria, assai note nelle cronache mondane. Ma in un simile 'pregevolissimo' consesso, cosa si può mai aspettare il sottoscritto, insignificante disoccupato, non ci si scomoda nemmeno a insultarlo, non ne vale proprio la pena, d'accordo che dovrei fregarmene, che quadro pietoso, comunque! /  Su quel fogliaccio di carta igienica scadente, ma foraggiato con soldi pubblici, che è "L'Unità", qualche tempo fa un senatore del Pd (Parassiti dementi), di cui purtroppo non rammento il nome, aveva l'ardire di affermare che, anche senza il finanziamento pubblico ai partiti, gli italiani risparmierebbero soltanto 1 euro e 50 centesimi. Ma a cranio? Perchè se è così, viene fuori una bella cifra! E poi in che arco temporale? Un mese, un'anno? A parte il fatto che, per il male che ci fanno costantemente e per il quale non li si odierà mai abbastanza, non meriterebbero nemmeno un centesimo di un centesimo, il barbagianni in questione proseguiva asserendo che quelli come lui e il suo partito, costituiscono un baluardo allo strapotere dei grossi gruppi finanziari. Ma và! E allora, come si spiega il fatto che questi ultimi facciano allegramente i porci comodi loro da tempo immemorabile? Almeno, a questo punto, risparmiamoci di pagare questi inutili e insulsi intermediari, assai poco fantasiosi anche in materia di panzane! / Sempre su "L'Unità", tempo addietro uno dei suoi scribacchini, faceva la scoperta dell'acqua calda, cioè che gli italiani sono tutti contro tutti. Ma se per primi, proprio i padroni del giornale in cui vomita le sue sconcezze, prosperano in base al notissimo principio del 'dividi et impera', ma andate a morire ammazzati! / Sconciamente assurdo è l'evento mediatico montato attorno al noto quadro 'La ragazza con l'orecchino' di Vermeer, con tanto di paccottiglia a tema trasudante anche nelle librerie, con l'opera d'arte non potete interagire in mezzo alla calca, con guide bercianti e telecamere tra le balle, se siete dei veri appassionati e non dei volgari esibizionisti, ma per carità! /  Assurdo, nel mio caso, è l'essere penalizzati anche nell'inoltro delle bollette al mio indirizzo, è essere discriminati e maltrattati dalla Caritas essendo un Evangelista, è essere costretti, in casa propria, a piatire per delle briciole al cospetto di dannati forestieri ostili e arroganti, è sentirsi violentemente espropriati della propria dignità, della propria identità, del proprio territorio, senza poterci fare alcunchè, nell'indifferenza e menefreghismo generalizzato, di dover pagare le tasse al tuo peggior nemico, agevolandolo così nell'annientarti! / Le librerie nostrane trasudano di autentica spazzatura, ieri mi sono casualmente imbattuto in un'orrido tomo, da Ibs in via Rizzoli, inneggiante alla pratica dell'introversione, ad opera della tipica bestsellerista rampante a 'stelle e striscie' ipervitaminizzata, prontamente pubblicato da qualche demente editoriale anche dalle nostre parti, stupidamente offensivo nella sua tronfia affermatività. Secondo l'autrice di questo 'titolo spazzatura', una certa Susan Cain, gli introversi sono tutti dei grandi pensatori o addirittura geni assoluti potenziali, elogia l'uso dell'sms come modello di 'comunicazione asincrona' (ma che squallore!), mentre gli estroversi sono tutti dei vacui chiacchieroni inconcludenti, troppo occupati come sono a parlare anzichè pensare, come invece fanno gli introversi che fanno benissimo a passare dall'altra parte della strada per non doversi perdere in chiacchiere inutili col prossimo, solo per dirvi alcune perle! Certo è che, se avesse veramente ragione, allora voi bolognesi dovreste essere veramente degli ingegni portentosi, anzichè quei 'genitali' che vi rivelate, poichè quanto a introversione e musoneria non scherzate affatto, ciò detto da uno stupido 'estroverso' come il sottoscritto, che da giovane, al contrario, veniva redarguito per la sua eccessiva introversione, tanto da essere soprannominato dai compagni di scuola delle medie inferiori, "l'eremita". Qualcuno della mia generazione si ricorda ancora quella vecchia canzone del cantautore francese Antoine che così faceva: "Se sei brutto ti tirano le pietre, se sei bello ti tirano le pietre, ovunque vai, chiunque tu sia, piovono sempre pietre..." ? A volte dietro le sciocchezzuole apparenti, si celano delle verità assolute. A parte il fatto che proprio l'America ha conosciuto il più fulgido esempio di estroverso divulgatore musicale, quel genio assoluto di Leonard Bernstein, qui in Italia anche il compianto Giuseppe Sinopoli, la cui smisurata cultura trascendeva l'ambito meramente musicale, era persona affabile, disponibile e alla mano, come appresi da 2 comunissimi mortali che l'avevano avvicinato, ma era tutt'altro che un'inconcludente zuzzurellone. Ma di sicuro, per la dotta cretina statunitense che ha vergato simili colossali boiate, la musica è senz'altro roba da insulsi perditempo, cosa indegna di suscitare l'interesse dei potenzialmente geniali introversi, che non possono certo sprecare il loro preziosissimo tempo in simili quisquilie! Ma se si andasse a cacciare un grossissimo hot dog dove dico io e la piantasse di funestare il genere umano con i suoi sconclusionati deliri da ciarlatana, oscenamente arricchendocisi, per giunta! E poi ci si lamenta che anche di libri se ne vendono sempre di meno, ma chiudiamole per sempre queste grosse catene (del cesso) librarie, con le loro (il)logiche da letamaio e mi riferisco anche a quelle del gruppo "Mondadori"!!!! / Ve ne siete accorti che, di punto in bianco, con l'inamovibilità del 'decrepito' Giorgio Napolitano" che alla poltrona ci si è incollato con tutto il suo poderoso deretano, atteggiandosi con somma faccia tosta, al ruolo di grande salvatore della patria (???), siamo passati dall'essere una repubblica delle banane e terra dei cachi, a una geronto-monarchia (in)costituzionale? Altro che paraocchi ci abbiamo, branco di pecoroni che altro non siamo! / Intanto Bologna... sogna, ma arriverà mai il momento di una bella sveglia? Continuate pure a farmi vergognare di essere bolognese e a farmi schifare di essere italiano, maledico in eterno quei 2 cretini dei miei genitori che, per il loro egocentrismo ed egoismo, mi hanno scaraventato in questo brutto mondo, infischiandosene del mio futuro. Aveva ragione lo scrittore André Gide, quando affermava: "Famiglie, vi odio!", così come il filosofo Lamartaine quando, nell'800, ci definì "popolo di morti"! Accidenti all'unità d'Italia, nazione che non avrebbe mai dovuto formarsi! Bruttissimo paese, pornograficamente svenduto agli stranieri! / Riguardo al monnezzaro di "La Repubblica", Federico Rampini, questi si gloriava del fatto che all'Alma Water (closed) di Bologna, risultino attualmente iscritti più di 800 studenti cinesi. Ma se almeno se ne ritornasse a casa propria questo nefasto 'popolo di Pechino', una volta terminati i suoi dannatissimi studi, anzichè, come temo, piantare definitivamente le proprie radici qui, sotto al mio naso, da ostile esercito nemico d'occupazione, maledetti musi gialli del cavolo! Nulla da meravigliarsi, visto che l'Alma Water (closed) è governata da un branco di stupidissimi massoni imbarbariti, a cominciare dal "magnifico rettore (della catena del cesso)"! Ma quando mai terminerà questa assurda invasione di forestieri, stranieri, extracomunitari, meridionali laidi e immorali, arroganti, invadenti, strafottenti, prepotenti e irrispettosi? Domanda retorica! A Bologna, c'è sempre posto per tutti, tranne che per i bolognesi nativi come me, ovviamente, tutto nella norma! / Ha ragione chi afferma che razzisti non si nasce, come vorrebbero gli ipocriti 'buonisti', ma sono le circostanze a renderti tale, come nel mio caso. Una volta, ero una persona aperta e rispettosa, senza preclusioni, in cambio sono stato ostracizzato da cani e porci, ripetutamente e gratuitamente vilipeso, adesso mi sento come il personaggio interpretato da Michael Douglas, nel celebre film di Joel Schumacher, "Un giorno di ordinaria follia". Come fai a non essere un razzista antisemita, in un contesto così aberrante? Solo i falsi e gli ipocriti se ne possono adontare, tanto loro ci sguazzano in questo sistema perverso, trovandocisi con la pancia pienissima fino a scoppiarne! / Altre assurdità tipiche dei bolognesi maschi ben pensanti, buttare palate di soldi in scommesse al gioco e in massaggiatrici compiacenti (chè tanto che l'unica cosa che gli possono succhiare resta proprio quello, non avendo mai disposto di un autentico cervello), anche quando vanno a fare i sordidi vitelloni all'estero. In effetti, se siete persone serie, evitateli come la peste in guisa di compagni di viaggio! Ma anche le bolognesi, vacue spendaccione, quanto a grettezza d'animo, non scherzano mica!  

domenica 9 febbraio 2014

Assurdismi assortiti.

Trovo assurda e irritante la censura esercitata da Radiotre, nei confronti dell'invio di sms al loro indirizzo, visto che non solo non vengono pubblicati sul loro sito, quelli anonimi e/o contenenti turpiloquio (e fin qui mi troverei d'accordo), ma anche quelli firmati con tanto di nome e cognome (!) od anche col solo cognome (!!), accettandosi soltanto quelli firmati col solo nome di battesimo (!!!), seguito dalla città di provenienza, in ossequio alla cosiddetta legge sulla privacy (che poi sarebbe la 'riservatezza', per la serie 'parla come mangi', accidenti a Rodotà e compagni), o almeno questa è la risibile giustificazione che adducono (secondo me ci prendono spudoratamente per i fondelli, tanto per cambiare). Ma vogliamo scherzare? Ma se proprio fin da quando si è introdotta questa legge famigerata, al contrario ci ritroviamo sempre più spiati, controllati, angariati, costantemente importunati da cani e porci nel nostro quotidiano privato, siamo sempre più prigionieri, in libertà vigilata, di questo sistema perverso e questi cretini mi vengono a parlare di rispetto della 'privacy', branco di cialtroni ipocriti, oltretutto foraggiati con soldi pubblici (quelli che sarebbero i nostri soldi!), ma mi facciano il piacere! Tra l'altro, nel mio caso, dovendoli firmare semplicemente, col mio nome e la città di provenienza, finisco così con l'essere confuso con un altro 'Gabriele da Bologna', col quale ovviamente non ho nulla a che fare e la qual cosa non mi piace affatto, poichè come si evince anche da questo blog, ci tengo che le mie affermazioni, siano attribuibili senza ombra di dubbio a me soltanto, fossero anche le peggiori castronerie sulla faccia della terra, ho sempre detestato il fatto di vivere in un paese di codardi che, o si firmano con un ridicolo pseudonimo, o si trincerano dietro un pietoso anonimato! Ieri sera, durante la diretta della "Rusalka" di Dvòrak dal Metropolitan, ho sogghignato quando il forum di Radiotre si è per l'ennesima volta trasformato in un insulso pollaio, intasato dagli sms di questi ridicoli narcisisti masturbatori, che disquisivano di scempiaggini, riguardo alla corretta pronuncia di questo o quel cognome slavo, è proprio quello che si meritano quegli scemi di Radiotre! Certo è che se la madre dei cretini è sempre incinta, in Italia non solo fa gli straordinari, ma è addirittura di uno stakanovismo terrificante!!! / Sempre rimanendo in tema, è già da un po' di tempo che ho notato la presenza, nella vetrina del negozio di dischi "Bongiovanni" di via Ugo Bassi, di alcuni dischi della più triviale, insulsa e commerciale musica leggera da basso ventre italiana e internazionale, frammista ai titoli di classica e di jazz! Cui prodest? Poichè il cliente tipico di "Bongiovanni" è un melomane non certo interessato a quella porcheria, mentre al contrario, coloro che la cercano, hanno già altri punti da cui attingere, anche in pieno centro storico, a poca distanza da lì, tenendo conto anche del fatto che nelle varie grosse catene d'elettronica e negli stramaledetti ipermercati della periferia e  del circondario te la sbolognano sovente a prezzi stracciatissimi, sarò un perfetto cretino, ma non vedo alcun senso logico in tutto ciò, ma soltanto un sintomo di ulteriore decadenza! Piuttosto l'errore capitale, "Bongiovanni", lo fece parecchi anni fa, quando traslocò dalla vecchia, piccola ma caratteristica sede di via Rizzoli, strategicamente ideale, in quanto vicinissima alle 'Due Torri', all'attuale in fondo a via Ugo Bassi, senz'altro più grande, ma anche più anonima e defilata, con il rimarchevole risultato di vedersi drasticamente ridurre la clientela e non poteva essere altrimenti, inoltre ricorrendo al penosissimo espediente, al fine di 'riempirne' le assai più capienti vetrine, di infilarci sordida paccottiglia pseudo musicale, tipo orridi bustini di compositori, strumentini 'giocattolo' e boiate varie. Va bene che se si pensa a come il sordido Gruppo La Feltrinelli dei compagnucci sinistrorsi della malora, ha ridotto il 'Ricordi Media Stores', proprio all'inizio della stessa strada (causando, tra gli altri, anche la chiusura del bel negozio 'Ricordi' di via Goito, dove si vendevano partiture, spartiti, libri, strumenti musicali e accessori), dove i supporti audiovisivi si trovano in compagnia di videogiochi, agendine, cioccolatini e porcheriole varie, forse era inevitabile che il degrado giungesse fino alle lande di "Bongiovanni". Quella vera e propria associazione per delinquere costituita dal Gruppo La Feltrinelli e Librerie Coop, ha del resto scempiato, imbarbarito e volgarizzato, con la spudoratissima complicità delle autorità locali, anche parecchi esercizi del centro storico di Bologna, nel corso dell'ultimo ventennio, valga per tutti l'esempio della libreria/edicola di via dei Mille, autentico fiore all'occhiello con un bilancio perennemente in attivo quando era "Rizzoli Store", progressivamente depauperata e resa l'attuale ciofeca che è, con un bilancio ovviamente perennemente in passivo (adesso ci si vendono persino i mattoncini Lego!), da quando è caduta nelle grinfie di questa mafia sinistrorsa costituita dal Gruppo La Feltrinelli! Ma che geni tali! Aggiungiamoci l'insopportabile prosopopea dei 'miracolati' che vi lavorano, direttamente proporzionale alla loro incompetenza e il quadro (sic!) è completo! / Di recente ho casualmente letto su un supplemento di "La Repubblica" che, sempre qui a Bologna, l'associazione per delinquere di stampo calamitoso, costituita dal gruppo Coop ed Eatitaly (il cui titolare, Oscar Farinetti, viene descritto come un geniaccio, quasi quasi propongo che gli si conferisca un meritatissimo "Oscar... da bagno!), non bastasse già quello che hanno combinato con l'ex cinema 'Ambasciatori' e la libreria di piazza Galvani, sempre coll'"amichevole" sostegno di Comune e Regione, va da sè (pensate, ci lavorano proprio tutti, come si dice nel supplemento de "La Repubblica", in questi casi auspicherei un poco di sana 'disoccupazione'!), stanno facendo qualcosa di veramente eclatante, gulp! e stragulp! Riporto testualmente: "Sempre i bolognesi stanno preparando una cosa eccezionale. In una vasta area che era usata da magazzini industriali, nascerà una specie di Disneyland della gastronomia (o castronomia?, nota dello scrivente) italiana. Uno spazio espositivo enorme, con stand D.O.P. da tutte le regioni. Decine di ristoranti. C'è lo zampino di Oscar (da bagno) Farinetti, ... ecc. ecc." Poche righe prima, lo stesso cretino de "La Repubblica", l'italo-americano Federico Rampini, ci riferisce che gli imprenditori locali di Bologna gli "sussurrano" all'orecchio che è in atto da mesi un boom strabiliante delle loro esportazioni, verso la Germania in particolare, ma senza specificare di cosa si tratti, gatta ci cova! Ma torniamo alla 'genialata' di Eatitaly e soci, essendo un cerebroleso senza alcuna speranza di recupero, mi chiedo, ma per rispondere alla crisi, si deve per forza puntare al lusso più spudorato, poichè se vi fate un giretto nei paraggi dell' "Ambasciatori", vi accorgerete che Eatitaly non tratta certo generi alimentari di livello popolare, tutt'altro!? Secondo me, quelli di Eatitaly, rappresentano la punta di diamante di un certo modo di pensare vigente in questa cittadella spocchiosetta e provinciale. In effetti in questa città, negli ultimi anni, sono cresciuti gli esercizi dove si vendono esclusivamente articoli costosissimi, ne trovate vari esempi in via Farini, in via Santo Stefano, in via Marconi, per tacere dei negozi griffati che sbucano da ogni dove, soprattutto di quella tipologia che io definirei come "empori del lusso", in altri casi trattasi di cosiddetti "temporary store" non sempre fedeli alla loro denominazione, come quello di via Marconi, che tratta orrido arredamento d'autore e che è lì da un'eternità, tra i suoi articoli avendo anche un'orripilante e costosissimo cagnolino di plastica 'firmato' e all'interno del quale scorsi, passando sul marciapiede, tempo addietro, quel grandissimo deficiente di Pier Ferdinando Casini che si guardava intorno apparentemente estasiato! Uno di questi 'empori del lusso' ha preso il posto di un'altrettanto pretenziosa 'vineria' di recente, in via Rosselli, dove difatti, dopo l'inaugurazione in pompa magna (soprattutto, magna!), non ci si vede un cane che uno, un altro, ancor più di recente, si è inaugurato, in stile 'nozze coi fichi secchi', in quanto non c'era nulla da crapulonar, in via San Felice, dove il fessacchiotto che era con me, è voluto entrare all'interno, facendosi intrattenere dalla garrula e cinguettante proprietaria, la quale ha innanzitutto dichiarato enfaticamente di essere 'una bolognese doc' (in effetti non avevo alcun dubbio in proposito, chissà perchè!), principiando a sproloquiare sulla sua intrapresa! Sulla vetrina campeggiava un bel faccione di Albert Einstein, con tanto di baggianate sottostanti del genere "la crisi è un'opportunità" e corbellerie a gogò! Ma quanto siete geniali e fantasiosi, voi bolognesi doc!!! Qual'è veramente il modo migliore di reagire a questa benedetta crisi? Ma senz'altro abbandonarsi al lusso più sfrenato, evviva l'ottimismo e bando al disfattismo! Giusto e sacrosanto, perdio! Ma rimanendo al fessacchiotto che era con me, un disgraziatissimo individuo che vive in una rugginosa roulotte, parcheggiata nei pressi del cimitero, una volta uscito dal suddetto negozio, mi riferisce tutto estasiato riguardo a una bottiglia di passito dal 'modico' prezzo di 35 eurini (siete mai passati in via Irnerio, di fronte a quel negoziucolo d'abbigliamento che mette i prezzi in 'eurini', o poverini, ma quanto sono cretini!), mi viene spontaneo di proferire: "Bei ladroni!", "Ma guarda, " fa l'emerito fessacchiotto, "che lo fanno proprio loro!", "Come no!", ribatto io "Si mettono a pigiare l'uva personalmente, coi loro delicatissimi piedini!". Dicono che il mondo è bello perchè è vario, quanto vorrei allora che fosse bruttissimo! Qui è tutto un delirio, una convulsione epilettica di massa, Bologna sogna, completamente avulsa dalla realtà! Ergerei a simbolo di questo triste loculo che è Bologna, una Ferrari, da tempo immemorabile ferma in un cantuccio del parcheggio interrato di Piazza 8 agosto (sopra al quale si svolge notoriamente, il mercato de 'La Piazzola'), con il bollo dell'assicurazione abbondantemente scaduto sul parabrezza, con un ceppo a una ruota, probabilmente perchè sotto sequestro, impolverata, deturpata, con evidenti segni di un tentativo d'effrazione, parzialmente cannibalizzata, emblema perfetto secondo me di una città crassamente vacua, vuota ed insulsa come i suoi abitanti, eterni bamboccioni immaturi e smidollati. / Poco tempo fa alla sede del Pd (Parassiti dementi), vicino alla 'Drogheria della Pioggia', erano aperte le nuove iscrizioni e come al solito, in simili occasioni, c'erano frotte di extracomunitari che si accalcavano all'ingresso, manco dessero la tessera per il pane (o forse era proprio così?), certo è che ne avrei proprio abbastanza di assistere impotente alla svendita del mio territorio agli stranieri, per sordidi intrallazzi politici, ma evidentemente la cosa non sembra affatto disturbare i sonni dei placidi e benpensanti borghesi bolognesi, perciò non meravigliamoci, nè tantomeno lamentiamoci se, dopo l'onta di aver avuto un sindaco 'terrone' ( senza dimenticare il passaggio dell'inutile alieno Cofferati),utile idiota della mafia politica locale (sfido chiunque a menzionarmi un'altra città del nord, tantomeno un capoluogo di regione, che abbia un 'terrunciello' come sindaco, così come, al contrario, non mi risulta esservi al sud, alcun centro abitato che abbia un sindaco del nord!), ci troveremo un'extracomunitario, così come un'intera giunta infestata da stranieri di varia provenienza, magari fra un po' ce li troviamo anche come esattori delle tasse e, perchè no, alla Provincia, alla Regione, fino alla Presidenza della Repubblica, in sostituzione del 'decrepito'! Per me l'intera classe politica locale e nazionale è sinonimo di 'Traditori della Patria', meritevole di ghigliottina! Mi sento ingiustamente scippato del mio territorio, della mia identità, condannato in partenza alla perenne emarginazione e discriminazione ovunque mi dovessi trovare! Se, anzichè potermi sentire padrone assoluto, servito, riverito e rispettato, nel mio luogo natìo, mi sento peggio dell'ultima ruota del carro, subendo angherie e discriminazioni da cani e porci, questo per me rappresenta un'istigazione al suicidio, poichè finch'è sono in vita, anche da miserabile, mio malgrado risulto funzionale al sistema, in quanto come tale gli servo per smaltire scarti ed eccedenze! / Questi papponi sinistrorsi si sono presi tutto il prendibile, non vado più nemmeno all'ufficio elettorale a verificare se sono ancora nell'elenco degli scrutatori, tanto ai seggi ci vanno solo i 'compagnucci della parrocchietta'!!! / L'assurdo è di non avere alternative a tutto ciò, l'assurdo è il fatto di dover essere costretto ad aspettare passivamente che il mondo ti crolli addosso, l'assurdo è constatare che dovrei persino augurarmi di riuscirci a rimanere in qualche modo, in questo inferno di anime morte. / Non è vero che Bologna è una città aperta, al contrario è bigotta, ipocrita e provinciale. I cosiddetti 'diversi', una volta che il Comune li ha 'comprati' garantendogli un 'recinto protetto', sono diventati anch'essi una 'conventicola parassitaria' e durante le ore diurne se ne stanno ben nascosti o si camuffano da 'persone normali', al fine di non turbare i benpensanti locali, che li frequentano ovviamente soltanto di notte, poichè la 'diversità' qui è concepita soltanto in funzione della droga e della prostituzione. La stragrande maggioranza dei partecipanti all'annuale 'parata dell'orgoglio gay', sono in realtà eterosessuali, ma che falsi e buffoni che sono! / La Caritas è il "racket dei poveri", trae il suo potere e la sua nefasta influenza dal disagio sociale, prendendo contributi dal Comune, ed è corresponsabile della svendita del territorio al 'nemico', favorendo, in nome di un buonismo ipocrita selvaggio, stranieri ed extracomunitari, ricordiamocelo! Averci a che fare, nel mio caso, è costituito nel dover inghiottire diversi rospi! E' stato troppo umiliante che preferisco la morte, piuttosto che tornare ad averci a che fare!!! / Mi sento come Sansone, nel senso che vorrei trascinare con me anche tutti questi filistei, ma purtroppo, in questo caso, sarò solo io a perire, bel fesso! Fermate il mondo, che vorrei scendere!

giovedì 6 febbraio 2014

Assurdismo.

Così definì la propria poetica, ad un certo punto del suo percorso stilistico, il misconosciuto compositore danese Rued Langgaard (1893-1952), coniando questo termine, veramente singolare come la musica bizzarra che scriveva. Anche questa costituisce una mia piccola scoperta recente. Langgaard è stato uno dei musicisti più originalmente irritanti, spiazzanti e sorprendenti, nei quali mi sia imbattuto, poco considerato ai suoi tempi anche in patria, ingiustamente offuscato dall'ombra di Carl Nielsen, rispetto al quale, non gli è affatto inferiore quanto a statura artistica, almeno secondo il mio modestissimo parere di 'non addetto ai lavori'. Non saprei meglio definirlo che una sorta di strambo passatista, con tormenti modernisti, o forse un anomalo modernista, con fantasmi passatisti, o magari niente di tutto ciò, certo è che la personalità di questo musicista, resta enigmatica e problematica come la sua musica, di un'originalità stilistica e di una unicità assoluta, nell'intero panorama musicale del '900, tanto che sembra composta da un pazzo visionario scatenato, anche quando, apparentemente, assume uno stile accademico, ribadisco trattarsi di un genio follemente, spudoratamente irritante e al contempo straordinariamente affascinante, come pochi. Un vero eccentrico, insomma. Ne ho incidentalmente conosciuto la musica, imbattendomi, tempo addietro, in un cofanetto di 7 sacd della Dacapo, comprendente la prima integrale sinfonica realizzata secondo la nuova edizione critica, con l'aggiunta di 5 brevi pezzi separati, reperito nel reparto dischi usati (ma praticamente intonso) da "Il libraccio outlet" in via Oberdan, qui a Bologna, ad un prezzo stracciatissimo. In effetti la sua evoluzione stilistica è ben lungi dall'essere lineare, costituendo un bizzarro tira e molla fra spinte avanguardistiche e percorsi a ritroso nel tempo, poichè fra i suoi termini di raffronto, non vi è soltanto la corrente simbolista, ma anche il tardo romanticismo e il primo romanticismo (ascoltandolo, direi persino che si spinga indietro financo al classicismo di un Haydn o di un Mozart, così come a tratti la sua musica acquisisca persino un sapore bachiano). Un compositore che, dopo aver realizzato una prima sinfonia (1908-11) ampia e magniloquente, in 5 movimenti, dall'impianto sfacciatamente tardo romantico che più non si può (con Grieg, Wagner e Richard Strauss, come riferimenti stilistici più evidenti), ti compone quella successiva, per soprano e orchestra, in uno stile che sembra guardare decisamente a Brahms, almeno fin verso la fine del secondo movimento, quando all'improvviso il discorso si frantuma e si polverizza, disintegrandosi in una maniera non indegna di un Luciano Berio, per poi ritornare nuovamente su toni brahmsiani in seguito, ma successivamente assumendo toni straussiani in concomitanza con l'intervento della voce solista, nelle altre sinfonie che seguono a volte sembra richiamarsi anche a Dvòrak o persino a Mendelssohnn-Bartholdy o a Beethoven, questo solo per dare alcuni piccoli esempi, fra gli innumerevoli che si possono rilevare all'interno di questa bellissima integrale discografica, poichè in effetti, ciascuna delle sue 16 sinfonie (in realtà verrebbe da dire 17, poichè le due versioni della 5^, presenti ambedue in questa integrale, differiscono quasi completamente l'una dall'altra, a parte l'inizio e un brevissimo passaggio dell'ultimo tempo, da sembrare veramente 2 composizioni diverse), è un universo a sè stante, da richiedere un'analisi approfondita di ciascuna di queste musiche, che risulterebbe troppo lunga e tediosa in questa sede, per cui mi limito a cercare di darne un quadro generale. Nelle sue spinte più moderne, il linguaggio del compositore danese sembra guardare all'ultimo Sibelius (assai più moderno di quanto si creda comunemente, in barba agli adorniani!), allo stesso Nielsen come anche a Hindemith (in questo la 6^ sinfonia di Langgaard, la più sperimentale fra tutte, è assai eloquente), ma anche quando diventa apparentemente passatista, rivela quasi sempre delle stranezze a livello timbrico e ritmico, degne di uno spiritaccio burlone, si ha spesso l'impressione di essere presi letteralmente, ma amabilmente, per i fondelli, ti aspetti che prenda una certa strada e invece alla fine ti spiazza regolarmente, sembrerebbe per certi versi anticipare il polistilismo di un Alfred Schnittke, mentre in altri frangenti, con cellule motiviche che vengono reiterate all'infinito, con o senza lievi mutazioni progressive, sembra presagire la corrente minimalista. Aggiungiamoci una sapienza magistrale nel trattamento di voci e orchestra, capace di rivelare effetti inusitati, con straniate cadenze pianistiche dal sapore quasi chopiniano o rachmaninoviano, imprevisti assoli dell'organo, entrate e uscite di voci solistiche e di cori, ora sommesse, ora improvvise, sempre nei punti dove meno te l'aspetti e comunque mai in maniera convenzionale, ecco che il tutto concorre a formare una delle personalità più originalmente irritanti e anticonvenzionali del panorama musicale novecentesco, non per niente incompresa e scarsamente apprezzata in patria, nonostante qualche successo in area germanica, la qual cosa ovviamente non gli rese l'esistenza facile, molte delle sue 431 composizioni non trovando sbocchi esecutivi quando lui era ancora in vita. Le indicazioni agogiche delle sue sinfonie, spesso recanti anche titoli altrettanto singolari, sono anch'esse sovente strampalate, talvolta in deciso contrasto col carattere effettivo della musica che si ascolta (ma anche i singoli movimenti, sovente recano sottotitoli bizzarri), la terza è un bizzarro concerto per pianoforte e orchestra, con coro misto (che compare nel penultimo movimento, anzichè nel finale dove maggiormente te lo aspetteresti), la sesta è una sorta di tema con variazioni (ma dove il tema iniziale viene presentato in 2 versioni, prima di passare alla serie di variazioni), l'ottava e la quindicesima sono simili a delle cantate per soli, coro e orchestra, la decima è in realtà un poema sinfonico, l'undicesima e la dodicesima assomigliano a delle brevi ouvertures da concerto, la quattordicesima è una suite per coro e orchestra, nella quale ti schiaffa persino, a ulteriore sorpresa, una citazione dell'aria di Violetta, dalla scena 5^ del 1° atto de "La Traviata" di Verdi, "A quell'amor ch'è palpito...", almeno 2 o 3 volte nel corso della composizione (vatti ad immaginare che nella Danimarca degli anni '40, esistesse un'emittente, Radio Caruso, dedita alla lirica, ovviamente), le restanti fanno anch'esse per lo più pensare a delle suite sinfoniche, piuttosto che a delle sinfonie in senso classico. Altrettanto sorprendenti i 5 brevi brani separati in appendice, composti in vari periodi, soprattutto "Res absùrda!?", per coro e orchestra (1948), dal sapore protominimalista, col coro misto che ripete all'infinito le 2 parole del titolo, lo definirei il vero manifesto estetico e programmatico del compositore danese, non mi meraviglia affatto che sia stato incompreso, all'epoca. A ulteriore riprova di quanto ancora resti da scoprire nel secolo appena trascorso, perlomeno sul versante musicale, non adeguatamente esplorato nemmeno dalla maggior parte degli esperti. Un bellissimo cofanetto quindi, quello della Dacapo (appoggiata al gruppo Naxos), che appare come una giusta ammenda postuma da parte del suo paese natale, nei confronti di questo spiritaccio indomito di musicista scombiccherato, pazzoide sgangherato, autentico gigante misconosciuto che merita un posto d'onore nell'ambito della storiografia musicale, splendidamente eseguito ed inciso, dall'agosto del 1998 al giugno 2008, nella sala da concerto della Radio Danese, con un libretto fin troppo succinto comprendente note e testi cantati trilingui in inglese, tedesco e danese. Unica nota autenticamente negativa, anche stavolta, il confezionamento! Questo diabolicissimo cofanetto cartonato scarsamente protettivo dà parecchi patemi d'animo a chi, come il sottoscritto, voglia estrarne il libretto e i dischetti, senza colpo ferire, ma quanto sono sadici questi discografici! A parte ciò, viene da rilevare che l'etichetta discografica Dacapo, fondata nel 1986, con l'obiettivo dichiarato di promuovere la diffusione e la conoscenza dei compositori danesi di musica classica, attraverso produzioni di alto profilo, è stata sponsorizzata dal Kunstradet (Consiglio delle Arti Danese), ovvero un organismo governativo composto da una commissione ministeriale a tutela delle arti e quindi anche della musica. Anche negli altri paesi scandinavi, Svezia, Finlandia e Norvegia, sono sorte, se non erro, altre etichette discografiche similari supportate da organismi governativi (così come mi rammento di qualche disco della Decca, della Emi e di qualche altra casa discografica, comprendente musiche di autori anglosassoni, sponsorizzato dal British Council, il Consiglio dei Ministri Britannico); non so se la faccenda perduri anche attualmente, in questi tempi di crisi, comunque sia, quanto vorrei essere scandinavo, almeno in questo caso! / Rued Langgaard: le 16 sinfonie (+ Drapa - per la morte di Edvard Grieg - , per orchestra; 'Sfinge', poema sinfonico per orchestra; Hvidbjerg-Drapa, per coro, organo ed orchestra; Radio Danimarca, fanfare per orchestra; Res absùrda!?, per coro e orchestra); - Inger Dam-Jensen, soprano; Per Salo, pianoforte; Lars Petersen, tenore; Johan Reuter, baritono; / Complesso Vocale Nazionale Danese e Coro Nazionale Danese, diretti da Fredrik Malmberg; / Orchestra Sinfonica Nazionale Danese, diretta da Thomas Dausgaard; - Dacapo 6.200001 (cofanetto di 7 sacd) - nota: nel libretto non viene spiegato cosa sia esattamente un 'Drapa', penso che sia una sorta di ode. Il cofanetto è stato realizzato in cooperazione con la DR (Radiodiffusione Danese). Esisterebbe un sito, www.langgaard.dk, ma temo che sia di difficile comprensione per chi non conosca il danese. / Post scriptum: temo che per apprezzare pienamente la musica di Rued Langgaard, sia quantomeno utile, se non indispensabile, possedere una vena di autentica pazzia nel proprio cervello (in quanto a questo, il sottoscritto, che si è divorato l'integrale sinfonica, tutta in una botta, con crescente entusiasmo, non si può proprio lamentare; ricordo anche di aver ascoltato, una volta su Radiofd5, il suo brano "A Carl Nielsen, il nostro grande compositore...", per organo e orchestra, anch'esso dall'andamento curiosamente minimalista, che ha più l'aria di uno sberleffo ironico che di un autentico omaggio a quest'ultimo; del resto i rapporti fra i 2 furono controversi, Langgaard si sentiva ingiustamente messo in ombra dal suo più celebre collega)! Ho sempre ritenuto la musica classica scandinava "ghiaccio bollente" e la scoperta di questo autore, ne rappresenta un'ulteriore conferma, almeno per me! 

mercoledì 5 febbraio 2014

"La storia della rappresentazione di un balletto senza danzatori o 'Cinema per le orecchie' - Come è stato realizzato questo film musicale" di Gabriel Feltz.

"Nel giugno del 2007, nel corso di una tournée, diressi un concerto della Filarmonica di Stoccarda a Milano. In quell'occasione, eseguimmo, tra le altre musiche in programma, un paio di poemi sinfonici di Ottorino Respighi ("Le fontane di Roma" ed "I pini di Roma", ndt). Visto che, fra la prova generale e l'esibizione vera e propria, mi ritrovavo con un poco di tempo libero, mi recai così, nel pomeriggio, al fornitissimo negozio musicale "Casa Ricordi", situato all'interno dell'ampia galleria commerciale, nei paraggi del celeberrimo "Teatro alla Scala", negozio dove ogni appassionato di musica e ciascun musicista di professione, può scovare delle autentiche rarità. Per cui feci la scoperta di una partitura relativa a una suite orchestrale, tratta da un balletto di Respighi, che mi risultava completamente ignoto (strano che non sapesse nemmeno che all'epoca esistevano già, da diverso tempo, ben 3 incisioni discografiche della suddetta suite, ndt): "Belkis, regina di Saba". Mi misi giusto a sfogliarne le pagine qua e là, osservando le note sul pentagramma. E dopo soltanto qualche istante, ne ero certo: volevo decisamente dirigere questo brano! Quindi ne comprai la partitura (frase aggiunta dal traduttore). Dopo alcune ricerche effettuate una volta tornato a Stoccarda, scoprii  che la prima assoluta di questo balletto, che occupò l'intera serata (secondo quanto riportato dalla vedova di Respighi, in realtà inizialmente era previsto l'abbinamento con l'atto unico "Il Re" di Giordano, che avrebbe dovuto precederlo, successivamente sostituito, non trovandosi cantanti adeguati, con l'opera in 3 atti "Fedora", sempre dello stesso compositore, ndt), "Belkis, regina di Saba", ebbe luogo il 23 gennaio 1932, alla Scala di Milano, ovvero soltanto a poche centinaia di metri, rispetto al negozio dove avevo acquistato la partitura della suite. Varie fonti riportavano del concorso di parecchie centinaia di partecipanti per la messa in scena e della realizzazione di altrettanti sfarzosi costumi, interamente fatti a mano. Un recitante, un mezzosoprano, un coro misto e una grande orchestra, con gruppi fuori scena di ottoni e percussioni che suonavano in lontananza, costituivano i requisiti musicali preliminari per la sola esecuzione. Quanto incredibilmente complicato! Perchè questa composizione non venne mai più ripresa nuovamente, dopo la prima e unica breve serie di rappresentazioni? Ne esistevano delle registrazioni integrali? Il materiale musicale completo, partitura e singole parti strumentali, dell'intero lavoro, era ancora rintracciabile? Tutte queste domande necessitavano di una risposta. Dopo che venne presa la decisione di tentare il raggiungimento dell'obiettivo di pervenire a un'esecuzione integrale dell'intero lavoro, fissammo l'estate del 2012, come data per l'esibizione. Ulteriori ricerche rivelarono che, tutto il materiale musicale e le annotazioni relative al balletto completo, giacevano dimenticate (in realtà la traduzione letterale sarebbe 'sonnecchiavano', ndt) negli archivi di Casa Ricordi, fin dall'epoca della prima e unica serie di rappresentazioni alla Scala, la qual cosa significava che il nostro concerto avrebbe costituito la seconda esecuzione completa in assoluto, di questa musica. Tutto ciò, rappresentava un incentivo più che sufficiente per noi. In virtù della soddisfacente collaborazione che avevamo con loro da parecchi anni, ingaggiammo il Coro Filarmonico Ceco di Brno, il mezzosoprano Stella Doufexis (ed anche il tenore Metodi Morartzaliev, impiegato per i vocalizzi fuori scena nel finale, mi verrebbe da aggiungere, a meno che non sia un membro dello stesso Coro Filarmonico Ceco quivi impiegato, i nomi dei singoli elementi essendo inseriti nei titoli di coda, anche se in maniera, per me scarsamente leggibile - mi viene un sospetto - ndt!), per le parti vocali. Ma a questo punto, la faccenda si presentava più problematica. Avremmo dovuto includere anche una compagnia di danza? Come si sarebbe potuta inserire la parte del recitante, all'interno della rappresentazione? Dopo che il libretto di Claudio Guastalla venne completamente tradotto per noi, in una nuova versione ritmica in tedesco, sviluppammo il concetto d'innestare gli interventi recitati all'interno della partitura musicale. Secondo le indicazioni di Guastalla e Respighi, il recitante compare soltanto un paio di volte, la prima all'inizio e poi di nuovo all'incirca a metà. Le altre parti del libretto, non andrebbero recitate, limitandosi puramente a descrivere l'azione. Respighi le ha apposte in corrispondenza dei rispettivi quadri della composizione. Decidemmo coscientemente d'inserirle all'interno del flusso musicale. Pervenimmo a tale conclusione, conseguentemente ai seguenti fattori: la realizzazione scenica di un balletto all'interno della Beethoven Saal della Stuttgart Liederhalle (sede abituale dell'orchestra, ndt) era impossibile, stante la carenza di spazio a disposizione. Inserire delle parti recitate del testo in seno alla parte musicale, avrebbe creato un arco narrativo sufficiente a rendere esplicito lo svolgersi progressivo della trama del balletto, anche nell'ambito di una esecuzione in forma di concerto, specialmente stante il fatto che avevamo deciso di eseguire il pezzo con la versione ritmica in tedesco delle parti recitate (traduzione dall'italiano del libretto di Guastalla, a cura di Marzia Alesi, ndt). Fondere la musica con le parole, fu molto più facile di quel che mi aspettavo, poichè frequenti pause e passaggi tenui della prima, ci diedero l'opportunità d'inserire il testo recitato senza alcun cambiamento, e soltanto una volta dovemmo far ricorso ad alcuni espedienti, come si usa spesso nell'ambito dei musicals e delle operette. Ma chi avrebbe recitato il testo? Poichè il personaggio principale della vicenda, Belkis, era quello al quale venivano attribuite la maggior parte delle parole componenti il testo del libretto, optammo per una voce femminile, anzichè maschile come in origine. Stante che questa figura fiabesca, reca già in partenza, caratteristiche prettamente orientali, decisi conseguentemente di non cadere in questo luogo comune, affidando la recitazione a un'attrice dall'aspetto orientaleggiante. Questo ci avrebbe portato un po' troppo lontano. Perciò scegliemmo una fra le più autentiche e sensibili fra le attrici tedesche cinematografiche e teatrali - Julia Jentsch. Tutti questi sforzi di riportare alla luce una partitura che, secondo le mie considerazioni, era ispirata ed era caduta ingiustamente nel dimenticatoio, giungendo così a ridarle nuova vita ancora una volta, ebbero come risultato un autentico sforzo immane da parte degli oltre 200 musicisti coinvolti. Le prove delle singole parti, successivamente il metterle insieme come elementi integranti l'intero lavoro, ovvero orchestra, recitante, coro e cantanti, resteranno indelebilmente impresse nella mia memoria. Ogni nota cantata e suonata nelle prove era una novità assoluta, e tutto ciò rappresentava un viaggio all'interno di un nuovo mondo, ancora da scoprire. La straordinaria bellezza della musica, la sua strumentazione, l'integrazione magistrale di elementi Arabici, Ebraici, Gregoriani ed Africani, e il prorompente senso teatrale e drammatico di Respighi, si sono rivelati estremamente affascinanti. Nella speranza di avervi contagiato col mio entusiasmo per "Belkis, regina di Saba" di Ottorino Respighi, vi auguro un gran godimento nell'ascolto e nella visione di questo filmato! Vi saluto, il vostro Gabriel Feltz." / Questa la trama di "Belkis, regina di Saba": - "Il vento del Sud apporta novelle sulla Vestale Belkis, di Makeda, la Perla del Sud, dal remoto regno di Saba, al leggendario Re Salomone. Fin da quando è venuta a conoscenza della sua fama, della sua benevolenza e della sua saggezza, lei ha compreso di amarlo. Salomone le fa pervenire un messaggio tramite un uccello fatato, ovvero la leggendaria Araba Fenice, invitandola a raggiungerlo nella sua reggia di Gerusalemme, in maniera da poterla ricevere con tutti gli onori che le competono. Dopo che Belkis ha ricevuto l'invito e ha consultato i Saggi del suo paese, chiede lumi a un Oracolo delle Stelle: può così accettare l'invito. Una lunga carovana, carica di doni preziosi, viene approntata al fine di predisporsi a un lungo viaggio che si protrarrà per parecchi anni, al fine di condurre la Regina, attraversando il deserto, fino ad Israele. Con molta fortuna, tutti i componenti, riescono a sopravvivere a una terribile tempesta di sabbia, che rischia di soffocarli. Ad ogni modo, quando Belkis, finalmente giunta a destinazione, vede tutti i doni sfarzosi che Salomone ha messo da parte per lei, per poterla accogliere con tutti gli onori al suo arrivo, getta i regali che ha portato con sè, nella sabbia, vergognandosi per la loro pochezza. Il palazzo della Reggia di Gerusalemme viene addobbato a festa e gli Abissini, i Beduini e i Nubiani, appena giunti per l'occasione, danzano per intrattenere il Re. Quando Salomone vede per la prima volta il viso di Belkis, dopo averle tolto i veli, si mette anche lui a danzare per lei, come fece in precedenza suo padre Davide, al cospetto dell'Arca dell'Alleanza. Dopodichè il Re e la Regina, cadono l'uno nelle braccia dell'altra..." / Nota finale del traduttore: personalmente mi domando se, stante la presenza di elementi ebraici nella trama, così come nella musica, anche le leggi razziali promulgate dal regime fascista nel 1938 (Respighi era morto un paio d'anni prima, precisamente il 18 aprile 1936), non abbiano in qualche modo influito negativamente sulle sorti di questo balletto, contribuendo a decretarne la prematura scomparsa dalle scene (ma probabilmente ha ragione Elsa Olivieri Sangiacomo, la vedova di Respighi, nella sua celebre biografia concernente l'illustre marito, quando afferma, a proposito di questo balletto, che si trattava di un lavoro troppo ambizioso e grandioso, per poter sperare che rimanesse in repertorio). E sempre a riguardo delle numerose sortite solistiche di singoli strumenti in seno alla partitura, mi verrebbe da attribuire quelle del flauto al personaggio di Belkis, quelle del violoncello a Re Salomone, mentre quelle dell'ottavino le associerei all'Araba Fenice, ciò detto con beneficio d'inventario. / Per chi volesse saperne di più: www.belkisfilm.de /  Tutto qui!  

martedì 4 febbraio 2014

Cinema per le orecchie su grande schermo panoramico (segue)

Il mio scritto immediatamente precedente a questo, è stata un'imprevista, piccola digressione, da parte mia, ma adesso torniamo a bomba su "Belkis, regina di Saba", di Ottorino Respighi. Come già riferito in precedenza, il dvd del quale mi accingo a parlarvi, documenta quella che è non solo la riesumazione pubblica di una partitura 'dimenticata' da quasi ottant'anni e mezzo dalla prima assoluta (all'epoca della ripresa video), ma rappresenta anche la prima esecuzione integrale assoluta di questa musica, in Germania: --- Respighi: "Belkis, regina di Saba" / Voce recitante: Julia Jentsch; Mezzosoprano: Stella Doufexis; Tenore: Metodi Morartzaliev; / Coro Filarmonico Ceco di Brno, diretto da Petr Fiala; / Stuttgarter Philarmoniker, diretta da Gabriel Feltz; / Regia video: Martin Andersson; Produttore: Christian Mueller; / Ripresa dal vivo, effettuata il 17 giugno 2012, alla Beethoven Saal, Stuttgart Liederhalle; / Libretto interno con note bilingui in tedesco e in inglese; / Dvd 5 (singolo strato), regione 0, Pal 16:9 (1:2.35), Dolby Digital 5.1 (concerto) e 2.0 (documentario), durata circa 110 minuti (concerto) e circa 6 minuti (documentario), in tedesco con sottotitoli in inglese; - Dreyer Gaido DVD 21079 (disponibile anche in blue-ray disc come art. BD 21081); prezzo euro 19,99. --- Purtroppo, come usuale in questi casi, c'è da lamentare la vergognosa assenza di note in lingua nostrana, così come nel libretto non viene riportato il testo recitato e cantato, poichè trattandosi di un'esecuzione pubblica in terra germanica, la parte recitata, oltre ad essere stata affidata a una voce recitante femminile anzichè maschile come originariamente previsto in partitura, per motivi che vedremo più avanti, il testo relativo è stato tradotto in tedesco e purtroppo i sottotitoli sono soltanto in inglese, ma nonostante questi appunti, il risultato complessivo dell'esibizione, mi sembra decisamente rimarchevole. Ovviamente il mezzosoprano e il coro misto, cantano il testo originale in italiano e in quel caso sullo schermo, compaiono dei sottotitoli in tedesco, non sempre puntualissimi e precisissimi, peraltro; riguardo alla pronuncia italiana di ambedue, l'ho trovata un poco aliena, soprattutto quella del mezzosoprano che, ad un certo punto, pronuncia erroneamente 'insenso' anzichè 'incenso', ma per il resto la prova mi è sembrata più che valida. Riguardo agli interventi della voce recitante, nonostante si sia  adottata, anche per ovvie ragioni, una versione ritmica tedesca, l'attrice in questione mi sembra avere un bellissimo timbro, oltrechè integrarsi efficacemente nel flusso musicale, come purtroppo di rado capita di verificare quando la parte recitata di un brano musicale viene affidata a un attore teatrale o cinematografico, poichè in genere o risultano gelidamente accademici o insopportabilmente gigioni, in ambedue i casi rimanendo estranei al tessuto musicale, la qual cosa mi par proprio, nel caso di questo video, non accada affatto, per fortuna. Valido anche l'apporto del tenore fuori scena, con la sua serie di brevi vocalizzi, così come dell'orchestra, dell'organo e dei gruppi di ottoni e percussioni fuori scena anch'essi, una resa complessivamente ottima, come testimoniato dalle numerose sortite solistiche di singoli strumenti, nonostante qualche piccola smagliatura nel corso dell'esecuzione. Chiaramente entusiasta, convinto e convincente, nonostante si sbracci un pò troppo, mi è sembrato il direttore d'orchestra, in grado di dipanare l'intricata matassa, senza perdere mai il filo e senza mai farsi prendere la mano, poichè ripensando anche all'osservazione fatta dal regista del video e da me citata nello scritto precedente, per questa musica vale più o meno la stessa osservazione fatta, sere fa, da un conduttore di Radiotre, riguardo alla "Tzigane" di Ravel, ovvero che, trattandosi di musica sia pur bellissima ma costantemente al confine del kitsch, che sia nel caso di Ravel che di Respighi, viene dappresso sfiorato senza mai essere superato, questo richiede da parte dell'interprete un gusto sorvegliato, che non lo induca a debordare, a esagerare con l'espressività, a danno quindi della sostanza musicale. Direi proprio che, nel caso del video tedesco, il direttore, che stranamente mi era ignoto così come gli interpreti vocali e la recitante, sia stato bravissimo, pur nell'ambito di una conduzione intensa, vibrante e appassionata, giustamente salutata con calorosissimi applausi al termine (peccato solo per quei posti vuoti in prima fila, evidentemente anche in Germania mala tempora currunt), nel non cadere in queste trappole, rendendo così alla fine un bellissimo servizio a questa magnifica musica. La qualità delle immagini in formato panoramico del video è complessivamente molto buona, pur con qualche eccesso di ricorso alle sfocature da parte della regia, stacchi non sempre puntualissimi e qualche inquadratura un pò stramba (curioso che, in fase di montaggio del video, non si sia notato chiaramente, a un certo punto, quando vengono ripresi gli ottoni fuori scena,  piedi e gambe di qualcuno di passaggio, sullo sfondo). Certo il formato panoramico e i criteri di ripresa adottati, rispondono, almeno nelle intenzioni, al concetto di "cinema per le orecchie" propugnato innanzitutto dal regista del video, come si evince anche visionando il breve ma interessante documentario riguardante il 'dietro le quinte' dell'impegnativa intrapresa, anch'esso in tedesco con sottotitoli in inglese, ma al sottoscritto il risultato complessivo non sembra granchè diverso da una normale ripresa televisiva di buon livello di un concerto sinfonico (anche se, per onestà, devo ammettere di avere concentrato la mia attenzione più sul versante audio-musicale che su quello video). Nel breve documentario inoltre, a parte alcuni sintetici interventi del direttore d'orchestra e del regista video, si mostrano serratamente i criteri adottati per la disposizione dell'orchestra, dei solisti, del coro e dei gruppi fuori scena, in vista dell'esibizione pubblica con relativa ripresa video e si vedono anche alcuni istanti delle prove. Quanto al tipo di disco adottato, a singolo strato (DVD 5), anzichè ricorrere, in virtù di una minore compressione anche della parte video e quindi di una qualità ottenibile potenzialmente maggiore, a un disco a doppio strato (DVD 9), nonostante la qualità complessivamente adeguata delle immagini ottenuta pur con l'adozione di tale compromesso, ma soprattutto riguardo alla ripresa audio, complessivamente ottima, avrei però qualcosa da ridire, per via della codifica adottata, almeno nel caso del dvd in esame, poichè, trattandosi di un concerto sinfonico, avrei preferito al pur valido Dolby Digital, il più performante Dts o, meglio ancora, il PCM Stereo Lineare, che avrebbe senz'altro garantito una resa sonica superiore, importantissima in partiture complesse come questa. In ogni caso, la timbrica è buona, così come l'immagine stereofonica (non posseggo un impianto multicanale), per contro la selettività e il dettaglio mi sembrano a tratti leggermente offuscate dall'acustica riverberante della sala, quanto alla dinamica risulta complessivamente buona ma un poco manipolata, con qualche accenno di compressione in alcuni dei passaggi più intensi e una certa distorsione dei picchi, in corrispondenza della 'danza guerriera' nella seconda parte, ed è in questi casi, secondo me, che si avvertono i limiti del Dolby Digital, aggiungiamoci alcuni suoni un pochino incerti e traballanti durante la seconda parte, forse dovuti a un imperfetto montaggio audio o ai limiti insiti in una ripresa dal vivo, pur tuttavia questi sono ovviamente rilievi da parte di un ipercritico, che non inficiano più di tanto l'assoluta godibilità del risultato complessivo. L'unica caratteristica che trovo un poco fastidiosa è data dal fatto che l'audio del documentario è inciso ad un livello sensibilmente più alto di quello del concerto. Da rilevare il fatto che, nei titoli di coda, che scorrono rapidamente, siano anche riportati i nomi di tutti i singoli componenti del coro, sezione per sezione, analogamente a quelli degli orchestrali! Comunque sia, c'è da essere grati ai tedeschi, per averci consentito di colmare una simile rimarchevole lacuna, nell'attuale panorama videodiscografico, una delle pochissime uscite tutt'altro che inutili, anzi direi proprio essenziali, nel sempre più asfittico panorama delle novità discografiche in generale, un titolo comunque entusiasmante, nel suo complesso. Ma a questo punto, a ulteriore complemento di quanto già affermato, ritengo utile e interessante riportare, pressochè integralmente, nel mio prossimo post, quello che ci dice il direttore d'orchestra, Gabriel Feltz, nelle sue note, riportate all'interno del libretto del dvd e intitolate, per l'appunto, "Cinema per le orecchie" (la traduzione dall'inglese è del sottoscritto), alle quali seguono le considerazioni del regista del video, la trama succinta del balletto e cenni biografici concernenti gli interpreti principali, il coro e l'orchestra. Mi pare di aver capito, visionando il breve 'dietro le quinte' in appendice, con l'ausilio dei sottotitoli in inglese, salvo miei abbagli, che la filarmonica di Stoccarda abbia acquisito il diritto esclusivo di esecuzione di questa partitura nel 2009, non ho idea ovviamente a che condizioni e quando eventualmente scadrebbe. Comunque sia, nel frattempo, non sarebbe affatto male se, anche interpreti nostrani adusi a questo genere di repertorio, come per esempio Gianandrea Noseda e Francesco La Vecchia con le rispettive orchestre e relative etichette discografiche, ci facessero ben più di un pensierino in merito, approdando, prima o poi, a una qualche incisione in studio, dalla resa acustica potenzialmente ottimale, la qual cosa non guasterebbe affatto, anche se certamente, in questi tempi bui, l'impresa si dovesse rivelare ardua, per ovvie motivazioni, ma la speranza è l'ultima a morire, come ben si sa (continua).